Luci: il Molise esiste e voglio ripartire da lì

Dopo 5 anni a Vienna, l'arpista 32enne ha scelto di tornare al suo paese: Bojano. Dove ha anche aperto un centro per le arti e la cultura, perché la sua terra merita di più

Luci con la sua arpa - foto di Francesco D'Adderio
Luci con la sua arpa - foto di Francesco D'Adderio

"Quest’estate ci sono state poche occasioni per suonare dal vivo, e questa condizione ci ha tarpato le ali per la promozione e il resto. Allo stesso tempo, però, ci ha spinto a ricercare spunti creativi diversi e abbiamo trasformato quest’evento in un’occasione per creare qualcosa di bello: così è nato il video a La Gallinola", racconta Luci.

Al secolo Luciana Patullo, trentaduenne di Bojano in provincia di Campobasso, scrive e canta i suoi pezzi accompagnandosi con l’arpa. Con testi concettuali arricchiti dall’elettronica ambientale di Aurelio Rizzuti e spesso legati alla chitarra, al pianoforte e ad altri archi (oltre che all’arpa), Luci ha da poco pubblicato per Sugar/Metatron Dal Principio e La semplice volontà, in attesa dell’album in arrivo entro il 2020.

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Un prato indifferente al buio del mondo che si spegne tra Campitello Matese e La Gallinola, nel cuore del Molise. Una chitarra, un violoncello, qualche spettatore e la natura perfetta per l’arpa e la voce di Luci che, immersa nella bellezza del paesaggio, intona una versione acustica del suo secondo singolo, La semplice volontà, mostrando un Molise nascosto, vergine e incontaminato che merita ascolto.

"Cercavamo un luogo che mi rappresentasse dove girare un video del singolo. Un mio amico – il ragazzo che, poi, ha girato le riprese – mi fa: 'Luci, c’è un posto dietro casa tua assurdo. Mi ricorda l’Islanda, mi ricorda i Sigur Rós, dobbiamo andarci'. Allora siamo andati a fare un sopralluogo e mi sono innamorata: non c’era assolutamente nulla, se non i pascoli, gli animali e la natura. E un pastore, con cui abbiamo parlato", racconta Luci: "Ci ha raccontato la sua vita: si sveglia tutte le mattine alle quattro e non ha Internet in casa. Lascia la famiglia per il pascolo estivo, poi, in questo periodo, comincia a scendere con i suoi animali verso il mare, percorrendo il tratturo (la strada antica). È verso ottobre che i pastori con i loro greggi scendono e invadono il paese".

Bojano (CB), dove vive Luci. Un paese di 8.000 anime, pochissima musica e pochissima arte: "La scena in Molise, come si può immaginare, non è molto attiva. Ci sono degli eventi, come il meraviglioso Sonika Poietika, organizzato dalla regione a Campobasso, però una volta l’anno", spiega la cantautrice. Che quest’anno, al Sonika del 4 settembre, ha avuto il piacere di aprire a Cesare Basile e ai Caminanti, durante una rassegna di musica e poesia dove sono apparse anche altre due cantautrici molisane: Liana Marino – candidata anche per le targhe Tenco – e Alessia d’Alessandro.

Luci - foto di Fiorella Patullo
Luci - foto di Fiorella Patullo

Per il resto, a parte qualche scuola di musica e qualche band giovanile, poco altro. Dopo gli anni a Roma – dove studia pianoforte al conservatorio e suona musica elettronica con i Flug, insieme al chitarrista dei Viito, Zin Giu – e dopo l’avventura a Vienna – dove insegna in un asilo e porta la sua musica in giro –, Luci decide di portare quello che con la sua esperienza ha raccolto altrove, in un posto che davvero ha bisogno: "Stavo pensando di organizzare un open mic in collaborazione con il circolo Beatnik – che ha da poco avviato un progetto radio, Radio Beatnik –, per dare ai giovani uno spazio che qui non c’è mai stato", dice la cantautrice.

Che ora vorrebbe rimanere nella sua regionee continuare a investire qui, dove le persone sono affamate di bellezza e di arte: "Prima del coronavirus ho aperto Lo Scarabocchio, uno spazio culturale per bambini e adulti dove fare arte, fotografia, musica, abbiamo fatto concerti. Mi hanno accolto davvero tutti con gioia: la gente ancora mi dice 'grazie', perché in un luogo così silenzioso, serviva davvero accendere una luce".

Adesso, però, data la situazione covid, è parecchio complicato procedere con Lo Scarabocchio e con il resto: "Allora ho deciso di dedicarmi totalmente al progetto Luci", annuncia. Dopo tanti di silenzio dall’esperienza romana con i Flug – culminata nel 2013 con la pubblicazione di un EP –, Luci a 32 anni decide di ricominciare con il suo progetto solista. Con la delicatezza di una voce e di una personalità che, finalmente, ha preso coraggio: Luci "ora si vede", come canta in Dal Principio, suo singolo di debutto.

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Perché questi anni di silenzio?

Per anni mi sono raccontatata un sacco di bugie: mi sono detta che non volevo fare musica perché è un lavoro troppo narcisistico e perchè non ero in grado di sopportarlo. In realtà, mi celavo dietro un dito per non dirmi che non avevo coraggio di affrontare l’esterno e i giudizi degli altri. Poi, ho scoperto che si trattava solo e unicamente di come io mi vedevo e di come io immaginavo la mia persona, non c'entravano nulla gli altri.

Dal Principio esprime questa lotta tra te e gli altri?

Sì, è un po' concettuale come brano, ma quello che volevo dire è che quello che vediamo dall’esterno non è mai completamente reale: è spesso quello che ci costruiamo in testa, marcato dalle nostre debolezze, dai nostri limiti, dai preconcetti. Negli anni in cui ho smesso di fare musica, ho vissuto un blocco per paura e per mancanza di coraggio di liberarmi di tutto questo. Quando è successo, mi sono resa conto che era tutto nella mia testa. Nella canzone dico "Adesso mi vedo": non fa niente se piaccio o non piaccio, il mio valore esiste a prescindere dagli altri e dal fallimento. A proposito, mio padre mi ha insegnato una cosa, di rispondere "Io voglio fallire" quando sorge il dubbio che non riesco a farcela. Il suo è stato un aiuto prezioso che mi ha dato tranquillità e credo si senta molto nelle mie canzoni. Dove cerco sempre di sottolineare che l’errore, lo sbaglio, esistono e sono necessari nella vita. Fallire non significa essere finiti e Dal Principio significa soprattutto questo.

La Semplice Volontà, di fare cosa?

Di accettare quelle fasi di transizione che derivano da un trauma, ma anche semplicemente da un cambiamento. È una canzone che ha scritto Giuseppe dei Viito: la suonavamo con i Flug, ma non l'avevamo mai registrata nè incisa perché non trovavamo il vestito giusto per la canzone. Quando ho cominciato a suonare l’arpa, è venuto molto più spontaneo tirarla fuori. È una canzone molto dolce, che parla delle fasi di transizione – forse per questo non l’ho mai lasciata in questi anni e ho sempre continuato a cantarla –. La canzone parla di una rottura, di una relazione amorosa che finisce. Tuttavia, il finale non è molto chiaro e lascia davvero spazio a ogni tipo di interpretazione: una mia amica che è mamma, quando ascolta il pezzo pensa ai suoi figli e al fatto che quando cresceranno, non basterà il suo amore, perché loro dovranno crescere e allontanarsi. Un'altra persona mi ha detto la canzone per lei parla della mancanza di una persona cara, da poco scomparsa.

Luci dietro l'arpa - foto di Francesco D'Adderio
Luci dietro l'arpa - foto di Francesco D'Adderio

Com'è cambiata la tua musica, ora che veste l'elettronica?

Quando ho ricominciato a scrivere le mie canzoni, il sound era molto essenziale e volevo che fosse così: c’era la mia voce, l’arpa, al massimo il pianoforte. Poi, quando ho registrato le canzoni e le ha prese in mano Aurelio Rizzuti, ci ha aggiunto gli archi e l’elettronica. È stato un trauma sentire il risultato finale, perché ero sempre stata abituata a suonare e ad ascoltare quei pezzi da cantautrice. Poi, mi sono resa conto che in realtà era cresciuta. Un po’ come i figli: una canzone vorresti tenerla tutta per te, per sempre. Però non cresce se rimane solo a te. Il mio sound originario è dato da una forte fragilità testuale, che sono delicati e dolci, e dall’arpa. Aurelio con le sue produzioni ci mette sempre un tocco più energico e forse più accattivante, diverso da quello che farei io, però mi ci rivedo. Perchè rievoco il mio passato rock: ai tempi dei Flug ero molto diversa da come sono diventata. 

Perché l'arpa? 

Ho iniziato a suonare l’arpa molto tardi, avevo 27 anni. Ero a Vienna e non stavo facendo tanta musica in quel periodo: lavoravo con i bambini in un asilo italiano dalla mattina alla sera, tornavo a casa con un mal di testa assurdo. Finché ho sentito che sarei dovuta tornare assolutamente a fare musica. Allora, ho cercato un'insegnante di arpa: è nato come un hobby, non in linea con un progetto da cominciare come cantautrice. L’insegnante che mi seguiva era fantastica: un’artista che da sempre aveva il desiderio di cantare, quindi ci siamo davvero trovate. Mi aveva insegnato accordi rapidi e veloci, senza troppi arpeggi tecnici. Lei ha l’arpa da concerto – io, invece, utilizzo quella celtica –. Uno strumento impressionante: per suonarlo devi appoggiarlo addosso al corpo, devi spingerlo su di te, e le vibrazioni sono così forti che ti fanno passare qualunque mal di testa, quaunque dolore. Uscivo dalle lezioni di arpa come avessi appena fatto un massaggio. Con uno strumento nuovo in mano così bello, mi è venuto spontaneo cominciare a scriverci sopra. Da lì sono nate le prime canzoni, le più semplici. Come una cantautrice che suona la chitarra, ma non da chitarrista. Io lo stesso: sono un'arpista non professionista che canta e suona con questo strumento.

Luci - foto di Gabriele Brunetti
Luci - foto di Gabriele Brunetti

Hai sempre paura, ora che hai ricominciato con la musica?

La paura mi pizzica un po', però poi riesco a superarla, forse grazie anche alle persone di cui mi sono circondata. Oltre la mia famiglia, le persone con cui sto lavorando sono stupende. Quando c’è un feedback negativo che mi butta un po' giù, non mi dicono mai abbiamo sbagliato, ma riproviamo. L’ambiente è super propositivo e non me l’aspettavo, considerando che si dice che il mondo della musica sia assurdo!

Su cosa stai lavorando adesso?

Faccio musica da tanto, ma è da pochissimo che sono entrata a pieno ritmo nella promozione e nelle scelte di comunicazione. Ho ancora tanti dubbi su come presentarmi, quindi devo sicuramente lavorare nel mantere la lucidità: quando magari non mi piace qualcosa, pensare che ci si può lavorare ancora e non mollare al primo ostacolo. Voglio lavorare sulla mia personalità umana, prima che artistica. Vorrei scrivere sempre più canzoni che possano ispirare gli altri. Non che non sia soddisfatta di quelle scritte finora, ma vorrei cercare di lavorare sull’immediatezza e provare ad allontanarmi da testi troppo concettuali. Voglio imparare a guardare più all’esterno, e non solo al mio mondo e alle mie cose.

Come lo vedi il tuo futuro prossimo?

Quest'anno sono successe tante cose belle di cui non mi ero creata aspettative. Ho lavorato tantissimo. Dall’altro lato l’unico vero obiettivo che ho è contnuare a fare musica: guadagnare abbastanza per vivere di questo, nonostante sia difficile se non si hanno dei risultati positivi immediati. Tuttavia, è una lotta quotidiana che mi piace. Credo anche che chi arrivi in altro, chi riesce a fare cose più grandi delle mie, non debba mai cadere in down emotivo, anche se non è facile. Io sono agli inizi e non ho progetti lontani, ma ho sicuramente il desiderio di arrivare a un punto in cui anche a livello economico e finanziario sarà facile e sicuro, per me, fare musica.

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L'articolo Luci: il Molise esiste e voglio ripartire da lì di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2020-09-30 13:00:00

Tag: singolo

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