Yuppie Flu - Mail, 06-04-2008

(Gli Yuppie Flu - Foto da internet)

Il 29 marzo gli Yuppie Flu hanno fatto uscire il nuovo "Fragile Forest", senza nessun tipo di preavviso alla stampa e mettendo tutto il disco disponibile in modalità fai-tu-il-prezzo. L'idea non è nuova - non c'è bisogno di ricordare i Radiohead lo scorso ottobre - ma è chiaro che molte altre alternative, oggi, non ce ne sono. Nuovi modi, nuovi equilibri, nuove canzoni. L'intervista di Sara Scheggia.



“Fragile Forest”, finalmente. Scaricabile da internet in modalità il-prezzo-lo-decidi-tu e in altre due opzioni da confezione speciale e limitata. Radiohead, ottobre 2007: l’idea viene solo da lì?

La vicenda è più lunga: circa un anno fa, mentre stavamo registrando il disco, avevamo pensato all'eventualità di farlo uscire in anteprima in digitale e in forma gratuita, e di fare poi una versione speciale “fisica” per chi avesse voluto acquistare il cd. Avevamo pensato che l'unica soluzione per fronteggiare la crisi del mercato discografico fosse quella di ridurre al minimo i costi di produzione e promozione, e quindi di puntare al 100% sul web. Questo ci ha permesso di far pagare meno al pubblico per procurarsi il disco, scegliendo quanto pagare o addirittura di scaricarselo gratis. Certamente l'evento dei Radiohead ci ha aiutato a finalizzare la modalità di come proporre il tutto e ci ha dato lo stimolo per tentare questa via fino in fondo.

Dunque il disco nasce già pensando a restringere la catena di intermediari tra voi e il pubblico?

Non abbiamo mai pensato di restringere la catena di intermediari, ma la situazione contingente richiede degli aggiustamenti tra le parti. E' impossibile pensare che l'industria discografica possa andare avanti quando le spese sono più alte delle entrate, soprattutto per un'entità piccola come la nostra. Abbiamo sempre supportato i nostri amici della distribuzione e i negozi, bisogna semplicemente trovare un punto di incontro dove nessuno ci rimetta pesantemente, e difatti il nostro distributore Audioglobe pubblicherà a maggio una versione semplice e poco costosa del disco per i negozi.

I Radiohead non sono stati gli unici ad aver scelto di distribuire la propria musica attraverso la rete, bypassando case discografiche e quant’altro. E’ da prendere come sintomo di una crisi ormai dilagante (economica, prima di tutto, ma anche di curiosità e di affetto verso il supporto cd), o è una fase di transizione e rinnovamento?

Credo che sia semplicemente una situazione nuova e più stimolante. Il pubblico stesso ha più scelta e più importanza nel tutto: non ci sono prezzi imposti, chi non può permetterselo può scaricare gratutitamente. Chi decide di supportare il gruppo può decidere quanto pagare per il lavoro che abbiamo fatto o comprare la versione fisica, che è più costosa anche per noi ma decisamente più bella di un semplice cd inscatolato in una plastica. Il packaging come dimensioni è simile ad un libro, è di cartone e la grafica è stata interamente svilluppata da noi.

Come dire… è puro DIY o con i tempi che corrono non c’era altra scelta?

Un po’ tutte e due le cose. Inoltre, arrivati al quinto disco, questa scelta ha dato nuovi stimoli anche a noi del gruppo.

Diverse versioni del disco, con prezzi diversi. Ormai anche la musica entra nell’epoca “on demand”. Io la vedo quasi come uno dei pochi modi per uscire dall’appiattimento generale in cui siamo immersi oggi, con i pro e i contro del caso.

Concordo pienamente, perchè stampare migliaia di copie in anticipo se non sai chi le comprerà?

Avete in mente altre forme alternative di distribuzione? Penso, per esempio, a chi ha provato a regalare, o vendere a prezzi contenuti, i dischi con i giornali, o ad usare punti di passaggio massiccio per lasciare delle copie. Prince, Paul McCartney. Lucio Dalla, Elio. O altri, che fanno concerti gratis.

Pensiamo che la rete sia la cosa più interessante: uno può ascoltare, vedere e poi decidere se prendere o no. Perchè infilare un disco dentro un giornale o una catena di caffè (Starbucks)? Al pubblico si proporrebbe un cd che poi magari va a finire dentro ad un cestino. Che senso ha? Non ce ne frega di distribuire la nostra musica a tutti, anche a chi non la vuole. Oggi con internet puoi avere un assaggio e poi scegliere.

E’ pur vero che siete famosi per essere un po’ maniaci del suono… l’mp3 non fa perdere il disco in qualità? In più, distribuendo su internet forse si incoraggia la tendenza a non ragionare più per album ma per singole tracce. In definitiva: il cd è davvero morto (e, con lui, anche i concept abum)?

In realtà noi non siamo così maniaci del suono, i miei dischi preferiti sono quasi tutti registrati a bassa qualità, vedi Daniel Johnston o i primi Pavement. Noi crediamo fermamente che la qualità della musica sia nella canzone in se stessa, non nella registrazione o in quello che gli sta attorno, l'estetica o il supporto sul quale si trova. Chi volesse fare un concept album in digitale e mantenerlo integro basterebbe che editasse l'album in modo che risulti un mp3 singolo lungo, che contiene tutti i pezzi. Semplice, no?

Prevedete accordi con qualche piattaforma di distribuzione online, tipo iTunes e simili? Se sì, ci sarà qualche forma di DRM anticopia?

Con Homesleep abbiamo già la distribuzione su iTunes senza DRM, ma per ora abbiamo preferito mettere il nuovo disco in esclusiva sul nostro sito.

Tanta attesa intorno a “Fragile Forest”. E anche una certa chiusura alla stampa, visti i pochissimi comunicati e la scarsità delle informazioni fino all’uscita del disco. E’ finito anche il ruolo della stampa musicale? E’ ancora utile che qualcuno scriva delle recensioni?

In realtà non c'è nessuna chiusura alla stampa da parte nostra, siamo stati impegnatissimi nel finire il disco, che è stato mixato e masterizzato venerdì 28 marzo ed è uscito sabato 29! Nel frattempo, dovevamo anche fare le prove per il tour che avevamo già fissato. Insomma, spiegare ai giornalisti che cosa avevamo fatto mentre ancora lo stavamo facendo era un po’ complicato. Il ruolo della stampa è importante, ma la promozione come la conoscevamo una volta non ha più alcun senso per noi, non è più possibile spendere migliaia di euro in cd-promo, pubblicità, ecc: non si coprirebbero i costi e di conseguenza il pubblico stesso dovrebbe pagare di più per procurarsi un disco.

Per i Radiohead la sensazione dopo alcuni mesi è che si sia parlato fino alla nausea di come è stato fatto uscire il disco, ma poco del lavoro in sè. Non avete paura di generare solo chiacchiere intorno al come e non sul cosa?

Questo disco non contiene singoli o brani fatti apposta per essere mandati in radio o per dei video. Ogni brano ha un significato particolare per noi, estremamente personale. Scavano dentro di noi, non guardano all'esterno, non hanno nulla di politico o di estetico. In realtà, è la stampa che parla molto del come è stato messo a disposizione, ed è giusto che sia così, mentre la gente comune, il pubblico, è interessato alla musica: ci stanno scrivendo in tanti, ci chiedono i testi e ci esprimono quello che pensano sulle canzoni, e questo è molto importante per noi.

E infatti, è ora di parlare del disco. Foresta fragile. Un ossimoro, quasi…
“Fragile Forest” si può anche vedere come una metafora di uno stato d'animo interiore, se vuoi. Mi interessano, ad esempio, le persone che si mostrano sicure e che ti esprimono un senso di tranquillità e positività, che non si lamentano mai, e poi scopri che invece sono estremamente fragili. Mi piace studiare questo tipo di persone, sono in genere molto interessanti.

Pensando a titoli precedenti come “Yuppie Flu at the Zoo”, “Our Nature”, e adesso a foreste fragili e colline gialle, si nota la presenza di un qualche elemento naturale che disegna scenari onirici, misti ad un senso di allegria. Stavolta, però, mi sembra ci sia anche un po’ di blu, qualche tocco malinconico qua e là. Anche voi ci sentite questo?

“Fragile Forest” è senz'altro più maliconico rispetto a “Toast Masters” per quello che riguarda i testi. Non so dirne il perchè, è venuto così, forse è perchè stiamo invecchiando? Anche se i nostri testi sono molto personali, ci piace pensare che ognuno possa interpretarli trovandoci qualcosa in cui si può riconoscere. Ma non è necessario: c'è anche chi viene colpito dalle emozioni che gli suscita la sola musica, a me succede spesso.

Il primo impatto non ci porta lontano da quello che siamo abituati a sentire da voi. Più che in altri lavori, però, tutte le canzoni sembrano permeate da un’impronta beatlesiana molto marcata. In “Eyes” o in “Cold Device” sembra che anche voi siate partiti per l’india.

Anche se credo che questo disco sia molto differente dai passati lavori, il nostro suono rimane comunque riconoscibile in qualche modo. A me, personalmente, ricorda forse alcune atmosfere vicine al nostro secondo album, “At The Zoo”, anche se con contenuti decisamente diversi. Gli arrangiamenti tradizionali della musica indiana sono sempre stati una mia passione: essendo un amante della musica ipnotica e psichedelica trovo che quella tradizione sia molto suggestiva.

C’e’ lo zampino di qualcuno in “Fragile Forest”? Qualche ospite, qualche produzione esterna?

No, abbiamo fatto tutto in casa, nessuno studio di registrazione. Negli anni ho avuto modo di procurarmi diversa attrezzatura di buona qualità per registrare, una specie di studio mobile. Abbiamo registrato, mixato e masterizzato “Fragile Forest” noi stessi, come ai vecchi tempi, e devo dire che il risultato mi piace. Abbiamo speso anche molto meno, e questo ci ha permesso di far uscire il disco in questa modalità.

C’e’ qualcosa che ha influenzato le canzoni? Un viaggio, un momento storico particolare, facce luoghi avvenimenti. Insomma… di che segno è “Fragile Forest”?

La vita di tutti i giorni, i nostri ricordi, i nostri sogni, le persone che abbiamo vicino e che abbiamo avuto vicino. Come dicevo, “Fragile Forest” guarda più dentro di noi che all'esterno.

Inevitabile chiedervi qualcosa su Bologna, in un momento in cui sono in molti a dire che non è più l’isola felice di un tempo. Si fa fatica anche a trovarle nei pochi negozi rimasti, le produzioni indipendenti. Anche voi la percepite così?

Noi siamo tutti originari di Ancona, eccetto il nuovo batterista, Simone, che è di Imola. Io vivo a Bologna da alcuni anni, non la conosco da molto quindi non saprei dirti come è cambiata nel tempo. A livello musicale mi sembra ci siano diversi gruppi interessanti ma oggi come oggi, con la rete e tutto il resto, dove vivi non è più così importante. I dischi nei negozi non si trovano più nè qui nè da nessun’altra parte, ma se digiti il titolo su Google facilmente trovi in 2 minuti dove acquistarlo via mailorder. Se consideri questo, credo sia più facile trovare un disco indipendente oggi rispetto a dieci anni fa.

Però Bologna è una delle capitali della musica targate Unesco. Il Comune sta anche censendo tutti gli operatori musicali in città... Credete che ne venga fuori qualcosa di buono o è solo un’inutile patina destinata a staccarsi presto?

Non credo che da questo tipo di situazioni possa venire nulla di buono o di interessante. Negli anni ho sempre avuto la sensazione che queste operazioni siano un gran spreco di soldi e finanziamenti invisibili. Penso che le cose uno se le deve costruire da solo, sburocratizzare la vita delle persone ed offrire servizi migliori è quello di cui si dovrebbe occupare un'amministrazione. Per realizzare il nostro disco abbiamo dovuto combattere con uffici e burocrati della SIAE per circa un mese, e noi non siamo nemmeno iscritti alla SIAE: vi sembra normale che una società di autori ed editori debba essere un ostacolo anzichè un aiuto per gli autori e produttori stessi? La vita di tutti i giorni è piena di queste cose insensate, in tutti i campi.

Infine, progetti per una qualche distribuzione all’estero?

In autunno ci occuperemo dell'estero, sinceramente per ora non abbiamo avuto molto tempo per pensarci. Nel frattempo dal nostro sito il disco è acquistabile, sia in forma fisica che digitale, da tutta Europa.

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L'articolo Yuppie Flu - Mail, 06-04-2008 di Sara Scheggia è apparso su Rockit.it il 2008-04-07 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • drinktome 16 anni fa Rispondi

    ho scaricato il disco lasciando l'offerta. bello. preferisco quest'anima. mi manca solo lo scorso disco degli yuppie flu, ma ho un chiodo fisso riguardo le seconde tracce dei loro dischi(almeno quelli che conosco - una specie di versione tedesca di boat ep, days before the day e questo): una "simil-race for the prize" (con tutte le ovvie riserve contenute nel "simil") c'è sempre, ed è sempre in quella posizione!(e tra l'altro sono sempre le canzoni che preferisco)

    qualcuno ha sto chiodo o è solo nel mio cervello bacato?



    (Messaggio editato da Drinktome il 08/04/2008 16:32:05)