Retina.it - Mail, 06-10-2007

(Retina.it - Foto da internet)

Lo scorso giugno è uscito per l'americana Hefty records "Semeion", una raccolta di remix e tracce inedite dei Retina.it. Il duo di Pompei, in anni e anni di carriera, si è ritagliato uno spazio importante nella scena IDM italiana. Oggi sono uno dei nomi che ci rappresentano meglio all'estero. L'intervista di Simone Caronno.



Innanzitutto, come è andata a Chicago? Meglio Chicago o Pompei?
Benissimo. Appena arrivati John (John Huges, proprietario della Hefty Records, NdR) ci ha portato nel suo nuovo studio, nonostante la stanchezza per il jetlag ci siamo messi subito al lavoro. Quei 5 giorni sono schizzati via velocissimi ma sono stati intensi, sia sul lato umano che lavorativo. John è un personaggio bizzarro tanto quanto la musica che produce. Insieme abbiamo imbastito una dozzina di tracce e di recente ci ha inviato un paio di bozze, ci stiamo lavorando. Avere a disposizione un synth modulare grosso quanto una libreria a muro non ti lascia tanto tempo libero per le passeggiate turistiche e le notti folli. Durante il nostro soggiorno ci siamo concessi ben poche uscite nella grande metropoli. Ma avevamo già avuto occasione in passato di saggiare le sorprese di questa città.

Tra l'altro siamo stati spettatori di un evento naturale ciclico che si ripete ogni 17 anni: l'invasione delle cicale. Immagina milioni di questi insetti che cantano tutti insieme all'unisono. Ci siamo subito attivati, abbiamo raccolto alcuni di questi insetti arancioni e neri, grossi quanto una noce. Li abbiamo portati in studio e con un paio di buoni microfoni abbiamo campionato il loro canto stridente. E' stata un'esperienza magnifica che ricorderemo con tanto affetto e nostalgia. Fare un paragone tra le due città è piuttosto arduo, Chicago rappresenta per noi la musica, Pompei il quotidiano.

Titoli come "Civiltà meccanica" denotano un certo distacco dal reale. Poi intitolate un pezzo "Zucchine alla Scapece". Siete dei giocherelloni o sbaglio?
Si ci piace molto scherzare, prenderci poco sul serio. Ma quando ci concentriamo sulla musica tiriamo fuori il nostro lato più intimo e serio.

Il genere che proponete è solitamente privo di messaggi. Ci sono artisti, però, che sono riusciti ad amalgamare il glitch con la forma canzone: Bjork e Piano Magic, per dirne due. Anche voi avete avuto un'esperienza simile, collaborando a Nous (progetto di Meg e Marco Messina, entrambi ex-99 posse, NdR). Come è andata?
Quella con Meg e Marco è stata una bella esperienza, ci chiesero di partecipare ad un loro brano "Il canto di ariel". Il nostro contributo si è limitato all'aggiungere alcune parti ritmiche ed ambientali. Ma Nous non è la sola collaborazione con voci. Contiamo altri due featuring che non sono mai usciti ufficialmente. Abbiamo collaborato con un gruppo berlinese che incide per la Kitty yo, Tape vs rqm, ne è venuta fuori una traccia industrial hip-hop molto serrata. E poi con Bosco & jorge, gruppo di Chicago che ci ha chiesto di remixare un pezzo a nostra scelta tra quelli di un loro album. Abbiamo scelto un brano con la voce di Frank Navin di Aluminum Group, il corno di Rob Mazurek (Chicago Underground e Isotope 217) ed il drumming di John Herndon (Tortoise).

Certi, parlando di musica simile alla vostra, dicono "isolazionismo". Vi ci ritrovate?
Avendo uno studio situato nella periferia del tutto, si, certo che ci ritroviamo.

Come vedete la scena IDM italiana ?
Ci sono moltissime proposte interessanti. Assolutamente paragonabili ai più blasonati artisti d'oltralpe, e talvolta anche una spanna al di sopra questi. Ma sai, c'è una certa chiusura rispetto al sottobosco nostrano. Qualche giornalista estero recensendo il nostro disco ha detto che l'Italia non ha una tradizione nella musica elettronica. Niente di piu' errato. Da quando iniziammo ad oggi abbiamo assistito al moltiplicarsi in modo esponenziale di nuovi progetti di musica elettronica. Crediamo che non ci sia bisogno di fare grossi elenchi, basterebbe citare lo studio di fonologia della Rai di Milano, negli anni 60 era uno dei più grossi d'Europa.

Avete indetto un web contest dove chiunque poteva remixare un vostro brano e ad un web contest capita di tutto. State avendo delle sorprese?
Intanto vogliamo ringraziare Matteo di Musicaoltranza per averci chiesto di fare il contest. Ha dato i suoi frutti. Soddisfatti? Certo che si. Tra i pezzi arrivati ce ne sono molti che ci piacciono. Fortunatamente non saremo noi a decidere quali saranno scelti per il podcast. Sarebbe davvero dura.

Ascoltando quali dischi avete capito di voler fare musica vostra?
Nicola: sin da piccolo ho sempre avuto una grande passione per la musica, iniziando da dj, passione che ho poi accantonato per concentrarmi sulla mia attività produttiva. Ero sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma, soprattutto, di qualcosa che suonasse differente ...direi Front 242 "Front by front".

Lino: era il 1978, il mio primo 45 giri,"The robot" dei Kraftwerk. Da lì in poi molti altri dischi hanno contribuito alla mia scelta di far musica. Tra i tanti citerei, senza ombra di dubbio, Devo "Are we not man?" e John foxx "Metamatic".

Meglio in studio o dal vivo?
Son due lati della stessa medaglia. Non troviamo una grande differenza fra le due situazioni. Certo, dal vivo abbiamo molta più libertà di interagire con il materiale audio che proponiamo. In effetti partiamo da semi per far fruttare il nostro stimolo creativo così da rendere ogni live un set unico. In studio si ha l'opportunità di essere molto più riflessivi. In entrambi i casi lavoriamo sodo per ottenere il massimo.

Sul vostro sito è presente una lista interminabile di macchine sonore. Quali sono le vostre preferite e perchè?
Di certo i synth analogici. Di recente Nicola ha autocostruito dei piccoli giocattolini, tra i quali un piccolo synth composto da 8 oscillatori e 2 sequencer. I sequencer li ha ricavati da un kit di lucine ad intermittenza, di quelli che si trovano alle bancarelle dei cinesi. Molti altri synth li abbiamo trovati scavando nelle cantine dei negozi e spulciando giornali di annunci di compra/vendita dell'usato. E' una ricerca partita agli inizi degli anni '90, anni che combaciavano con l'avvento dei nuovi strumenti digitali. Tutti abbandonavano le vecchie macchine svendendo dei veri e propri gioielli per poche lirette. Con sole 200 mila delle vecchie lire comprammo l'Ms 10, con altre 150 una Tr 606 insieme ad un Poly 800. Pensa che una volta entrammo in negozio dove il giorno prima avevano dato via una Tr 909 nuova di zecca ancora imballata per sole 200 mila lire!

E gli strumenti etnici, cosa ci fanno nel vostro studio?
Ma anche tanta ferraglia ...non so se hai notato lo xilofono di tubi innocenti. Tra i tanti ascolti la musica etnica ritaglia il suo spazio. Non ti nascondiamo che molti dei suoni che usiamo sono stati ricavati campionando appunto quegli strumenti di cui hai visto le foto .

Hefty, Afe, Mousikelab ed una manciata di net label. Il prossimo passo?
Di questi tempi fare delle previsioni è un po' difficile. Sono ormai diversi anni che siamo in contatto con Laboratory instinct (A Guy Called Gerald, Atom Tm, Freeform, Daedalus etc...) avevamo concordato di far uscire il nostro ultimo lavoro entro la fine di quest'anno, purtroppo hanno dovuto bloccare la produzione. Per il momento aspettiamo e vedremo cosa ci offrirà il futuro. Intanto ci rintaniamo nel nostro nuovo studio.

Retina: dove sta l'accento ?
Dove meglio credi ...libero arbitrio!

Mi regalate l'MS 10 ?
E' come se ci avessi chiesto un braccio.

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L'articolo Retina.it - Mail, 06-10-2007 di Ex User3503 è apparso su Rockit.it il 2007-11-07 00:00:00

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