Linea 77 - Mail, 17-03-2008

(I Linea 77 - Foto di Marco Becker)

Una lunga chiacchierata tra Emi e Michele 'Wad' Caporosso, in occasione dell’uscita dell’ultimo disco dei Linea 77. Con accorgimenti poetici e linee retoriche che potrebbero definire meglio l'idea di vuoto e di nulla. Che non siamo già morti.



Qual è l’horror vacui della società da cui stiamo fuggendo?
Difficile da dire. Dipende da cosa si intende per società. Se ad una festa in maschera si presentano 6 miliardi di sconosciuti vestiti da divinità è ovvio che si crei qualche imbarazzo. E quando uno dice: “hey, avete notato che siamo vestiti tutti uguali?”, la conseguenza purtroppo è che alcuni iniziano a pensare: “Perché hai parlato? Ora siamo costretti a ucciderti.” Ma questa è solo una delle possibilità, e non la peggiore. Temo l’abbandono del dubbio quando ciò è alimentare una paura, un rimosso, e preferisco usare il termine cercare al posto di fuggire. L’unico processo che genera il giudizio, la scelta tra poter morire e dover morire.

Quindi non siamo già morti?
Io alle feste vado per divertirmi. E porto a casa sempre qualcosa, anche quando non prendo niente. Perché andarci altrimenti?

Pensi ci sia qualcosa di affascinante al suo interno?
È una festa da non perdere. Mi accompagni a prendere un drink? Chi sei? E poi chissà…

Il fatto che “Horror Vacui” sia buono significa che è nel vuoto dell’esistenza socio-culturale nasce la determinazione per fare rumore?
Ogni crisi è il fondamento di un nuovo paradigma. Tendiamo ancora, sbagliando, di definire il vuoto come il nulla. La meccanica quantistica immagina il vuoto come un luogo pervaso da continue fluttuazioni energetiche dalle quali si genera nuova materia, mentre la fisica del microcosmo ha scoperto che il vuoto non è affatto vuoto. Ci sembra tale a livello macroscopico, invece è luogo di continua creazione e distruzione di materia e particelle, impossibili da individuare fisicamente poiché avviene su tempi troppo brevi per i nostri strumenti di rilevazione. Fluttuazioni più o meno stabili di energia. Ed è in questo tipo di nulla che tutto ciò che esiste o esisterà è già virtualmente presente. Non sono né un matematico, né un fisico e non serve esserlo per capire quanto ciò possa gettare nuova luce sul modo in cui conduciamo la nostra vita. Ci sembra ancora impossibile immaginare che la nostra esistenza possa essere annullata da un evento imprevedibile, non governabile, un meteorite, un buco nero, un flash. Vogliamo ancora essere noi gli artefici della nostra fine e purtroppo ora pensiamo di riuscirci meglio che in passato, guardando il Mondo con un ghigno che dice: “ora, io posso”. Follia. Magari diventeremo scarafaggi e vivremo nei nostri rifiuti. A questa deriva verso la fine bisogna opporsi, non temendo il fallimento, è una necessità che supera il dovere morale. Ed è piuma, non piombo.

Le urla anche in “Horror Vacui” non mancano. Forse però avete diminuito il tiro. Dobbiamo ipotizzare che piano piano i Linea alleggeriranno la zona ‘casino’ a favore del reparto ‘poesia e retorica’?
Non la vedo così. Si può urlare sempre, anche parlando.

Emo è un nome che oggi potrebbe essere “alla moda”. Cosa si fa in questi casi?
Gli altri del gruppo mi chiamano così da sempre. Io non gli ho dato peso, una parte del resto dell’umanità purtroppo sì. In un mondo perfetto avrei il diritto di intentare causa “alla moda”. Mi sembra il minimo. Diciamo così: il mio vero nome è Emiliano e se dici Emi mi giro ugualmente.

Un disco supervisionato da Toby Wright non è “alla moda”. Ma quindi quale cazzo è la moda dei Linea?
Non so se un disco con Toby Wright è alla moda o no. Per me siamo 5 macchine degli autoscontri. John Nash cercava un algoritmo che descrivesse i movimenti sul terreno dei piccioni, noi suoniamo. Male, bene non importa. Cerchiamo di farlo autenticamente, costruendo una certezza che contenga l’impronta del dubbio, facendo in modo che diventi, anche sbagliando, un modo per conoscere qualcosa in più di noi stessi e delle dinamiche che regolano i nostri rapporti. La vena di una miniera. Ci nutriamo e nutriamo. Superiamo argini, scavandone altri. Siamo felici. Vivi, e tanto ci basta.

Come vi siete trovati col produttore di “Follow the Leader” dei Korn?
Molto bene. Senza forzare ci ha messo a confronto con i nostri limiti, ci ha conquistato con gesti semplici, mostrando forza e debolezza con la stessa dignità. È merito suo l’aver creato quel sano equilibrio tra umanità e professionalità che abbiamo percepito come una conquista possibile e alla portata.

Cosa vi ha lasciato Dave Dominguez o Dave Collins per "Available For Propaganda" che Tony Wright ha completato (o corretto?)?
La gioia di essere un gruppo, la volontà di stare insieme, di equilibrare esigenze collettive e individuali, nel bene e nel male.

”Horror Vacui” è un disco più spesso e meno virtuoso di "Available for Propaganda"?
Penso di sì. E il motivo è nella risposta precedente.

Mi racconti come, dopo più di dieci anni di casino, il percorso dei Linea è arrivato fino ad un album come "Horror Vacui"..
Ti ripeterei più o meno quello che ti ho detto prima, domanda numero sette. Per me “Horror Vacui” è la realizzazione di una salvezza, istintiva, primordiale. Siamo animali, e come dice Jared Diamond “noi differiamo dagli scimpanzè per l’1,6% del nostro DNA e ne condividiamo il 98,4%”. La chiusura del contratto con la Earache ha rappresentato la fine di un rapporto ormai logoro e privo di stimoli. “Available for Propaganda”, il nostro precedente disco lo visualizzo come un nuotatore perso in mezzo al Pacifico che cerca una merceria. Quando abbiamo iniziato a scrivere “Horror Vacui” è stato come avvistare terra, ti senti salvo, è quello che vuoi, ma allo stesso tempo sai che sei stanco e che prima di uscire dall’acqua ancora tutto può succedere. Ora siamo naufraghi, non so se su un’isola o un continente. Godiamoci la conquista, riposiamoci, nutriamoci, costruiamo capanne, affrontiamo la foresta.

Linkin Park, Bullet for my Valentine, Mogwai, Subsonica, J-Ax, Soulfly, Bluvertigo, Madball, Battiato, Deftones. Tra questi nomi chi è assolutamente fuoriluogo col suono di “Horror Vacui”?
Alcuni li conosco più di nome che per la musica che propongono. Quindi direi nessuno, siamo un buco nero.

C’è qualcun altro che ha contribuito implicitamente ad influenzare il disco?
Oltre al privato che resta tale, anche se non si tratta di una persona, direi il clima. Per scrivere un disco oscuro e pastoso come sento “Horror Vacui” la cosa migliore era andare al mare, vedere colori, sudare e non tremare.

I Finley o i Vanilla Sky sono la nuova musica italiana?
Per me no, forse per Cecchetto. Chiedetelo a lui.

Ma quando arriva la Nuova Musica italiana?
Non importa. Alcune parole vanno fatte riposare, così si svegliano con un senso nuovo. Abusandone, manifestano una paura. Arriverà quando sarà multiforme colonna sonora di un’identità collettiva. A mia memoria, l’ultima volta è accaduto durante gli anni 90, quando alcune tensioni latenti negli anni 80 sono esplose (la rave culture, il cyberpunk, l’esplosione dei centri sociali, i movimenti…) ed ha avuto il suo epilogo con il G8 di Genova nel 2001. Ora, cosi come è successo altre volte nel passato, tutto mi appare atomizzato. Si intravedono macrotendenze che non fanno però sistema. Ciò non toglie che non esistano tensioni vitali e rilevanti. E va bene così, è così che deve andare. Certe cose non si forzano, succedono.

Ti piace che "Horror Vacui" sia italianizzato nelle parole e stranierizzato nel suono?
Sì, la nostra lingua e la nostra memoria sonora. Per questo disco è perfetto.

Non avere paura di poter cambiare” in Italia. Adesso. Politicamente, socialmente e culturalmente. Cosa significherebbe?
La politica, come specchio sociale e culturale di una nazione, vive una crisi profonda e non rappresenta più il paese, ne manifesta la deriva, ormai schiava di interessi privati e dipendente dalle organizzazioni criminali. E nessun rappresentante istituzionale finora è stato in grado di raccogliere e fare proprio il senso e lo spirito di quel grido di vita che, ognuno a proprio modo, magistrati, comici, intellettuali, musicisti, preti e cittadini negli ultimi anni hanno continuato a lanciare in maniera sempre più forte trovando consensi ed eco in una parte sempre maggiore dell’opinione pubblica. Personalmente, trovo interessante l’esperimento di Veltroni.

A cosa ti riferisci?
A due cose in particolare: 1 votare con questa legge elettorale equivale a non votare, i candidati e le dinamiche decisionali interne ai partiti seguono ancora le stesse logiche consociativistiche e private. 2 Su temi quali la lotta all’organizzazione criminale, la legalità e il rispetto di regole condivise non esiste da parte della classe dirigente di questo paese, o almeno, da parte di chi desidera proporsi come tale, una presa di posizione netta, chiara, non equivoca. Oltre alle normali formule di rito continuano le candidature sospette (pregiudicati per reati incompatibili con le cariche pubbliche) e la pratica del voto di scambio. Ripeto, lo raccontano, analizzano e gridano giudici, intellettuali, comici, preti, artisti. Sono meccanismi svelati che quasi non sembrano più sorprendere. È a questo disincanto che non bisogna cedere, nelle cose che facciamo, nel mondo delle relazioni che come esseri umani abitiamo.

Mille amici su Myspace” è uno dei motivi della solitudine ad esempio della scena heavy/metal/hardcore in Italia?
No, non credo. Io, per quanto mi sforzi, a mille amici non riesco neanche a pensarci. Mi viene mal di testa.

Chi tiene vivo secondo te un certo movimento sotterraneo?
Ultimamente, tra gli indipendenti, seguo con interesse le proposte de La Tempesta dischi. Tra i locali e i promoter segnalo lo Spazio 211 a Torino e l’Hana-bi di Ravenna, due piccoli spazi con una programmazione interessante e curata.

Ma i due colpi di pistola alla fine di Nuova Musica Italiana ci volevano proprio?
Sì, e vanno presi con leggerezza, con ironia. Non diamogli un’importanza che non hanno.

Perché nelle vostre interviste (ve lo chiedono, lo dite, lo dicono...) viene sempre fuori MTV, cioè cosa c’è di strano (per voi, o per gli altri)?
Forse volevi dire All Music, o Rock Tv, o Radio Italia? Scherzo. Abbiamo fatto molte interviste e concerti con loro. Per me, non c’è nulla di strano. Per gli altri, non lo so, veramente.

Siete musicalmente contenti del pezzo con Tiziano Ferro?
Molto, ed è stato più difficile immaginarlo che realizzarlo. È un pezzo dei Linea a tutti gli effetti e, pur essendo consapevoli delle differenze, Tiziano vi si integra alla perfezione, ognuno mantenendo la propria identità. Anche se riferendosi alle relazioni uomo-donna, Gaber diceva una cosa che secondo me trascende la specificità del discorso per assumere un valore universale: “bisogna mantenerle certe differenze, esaltarle”. Secondo me, è ciò che siamo riusciti a fare con Tiziano.

La trovata di regalare l’ingresso ad ogni acquirente del disco originale è interessante. Ma non trovi che sia tristissimo un periodo in cui bisogna sedersi ad un tavolo e pensare a come ‘costringere’ direttamente o indirettamente la gente a non scaricare la musica?
Di sicuro il modo di percepire, di ascoltare è cambiato radicalmente e le note oggi sono contemporaneamente musica, sottofondo, playlist, suoneria. È vero anche che, per sovraesposizione, per facilità e molteplicità di utilizzo e di accesso che il digitale ha realizzato come mai nessuna tecnologia prima d’ora, ormai siamo diventati più insensibili alle informazioni che giungono al nostro orecchio. Detto questo credo che “sedersi a un tavolo e pensare”, inventare soluzioni per leggere e interpretare in modo nuovo un problema concreto è il terreno su cui noi artisti e addetti ai lavori dobbiamo lavorare. Non siamo legislatori, né avvocati, siamo una parte, importante, della soluzione. Ha ragione Barenboim quando dice che “l’essere umano, purtroppo, ha la tendenza di intridere di autorità morale gli oggetti, così da liberarsi da ogni responsabilità”

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L'articolo Linea 77 - Mail, 17-03-2008 di Michele Wad Caporosso è apparso su Rockit.it il 2008-03-18 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • stefanoise 13 anni fa Rispondi

    ma tipo quante ore? cioè riesci a quantificarlo?

  • utente48326 13 anni fa Rispondi

    Io questo Emi lo leggerei e ascolterei per ore.