Dirty Trainload - Mail, 27-02-2008

(I Dirty Trainload - Foto da internet)

I Dirty Trainload sono un progetto di Bob Cillo a cui, ultimamente, si è aggiunto il cantante/performer Alexander De Large. Sono quanto di più sorprendente sia emerso dalla secena blues/lo-fi italiana. Il loro "Rising Rust" (Side Records) è un concentrato di suoni Delta e visceralità punk. Uno dei dischi più interessanti usciti ultimamente. L'intervista di Mario Panzeri.



Signori e signore, here's the nü blooz duo Dirty Trainload: come nasce questo progetto di scarno ma trascinante "blues deragliante"?
Ho sempre amato i grandi bluesmen di colore come Hound Dog Taylor, Lightnin’ Hopkins, Howlin’ Wolf, Mississippi Fred McDowell o R.L. Burnside e l'attitudine punk di gruppi come Stooges, Blue Cheer e Gun Club. Il punto di contatto tra punk, rock'n'roll ed il blues delle radici è il rifiuto radicale del tecnicismo a cui viene preferito un approccio viscerale, passionale ed istintivo. Proprio su questo territorio, rimasto ancora in parte inesplorato, cercano di muoversi i Dirty Trainload.

Siete di Bari, un habitat poco consono alle sonorità del Delta: mi sbaglio? Si suona in città?

Non sbagli, siamo ammorbati dalle tribute band, un fenomeno deleterio che distrugge la musica intesa come espressione creativa e forma d’arte; ormai questa è divenuta una vera piaga sociale nazionale. I musicisti baresi a cui siamo più legati appartengono alla scena che ruota attorno alla net-label Lepers come il cantante Alexander de Large nel suo progetto da performer ed i Bread Pitt, poi ci sono i Lo-Flopper, derivati dai grandissimi Bz-Bz Ueu, i But God Created Woman ed i Situation 3.

Tra le influenze citate Alan Vega: anche Springsteen ha omaggiato recentemente i Suicide... Riuscireste a spiegare come il luciferino operato della band di New York governa le vostre sfere?
Il primo album dei Suicide è un cult nella mia top ten di tutti i tempi; da loro abbiamo ereditato la formula del duo con un significativo contributo di elettronica, in prevalenza analogica, asservita ad un’attitudine rock’n’roll, ben diversa dall’elettronica da mela fosforescente. Vidi Alan Vega in concerto nella mia città nel 1986, è stata la prima volta che ho sentito delle rhythm box e dei loop suonare del vero rock’n’roll.

Uno dei vostri pezzi più belli è "Tv Screen Watcher", una stanza chiusa illuminata da improvvisi squarci di luce blues: come è nato?
Grazie per la lusinghiera definizione. Immagina di trovarti in un postaccio come una caserma, un’ospedale o un carcere, un ambiente ostile dove la cosa migliore che c’è è la sala TV: non ti rimane che vedere la televisione ma non puoi cambiare canale e devi accontentarti del programma che hanno scelto gli altri, che ovviamente è assolutamente inguardabile. A quel punto non ti rimane che osservare i puntini luminosi che si muovono sullo schermo e concentrare la tua attenzione su quelli.

La morbiba ma sensuale "Bad Thoughts About Irene" mi ha invece ricordato certe zone erogene toccate dalle corde degli ZZ Top...
Beh, la mia chitarra sicuramente passa per il blues texano, quindi non posso dire che sbagli. La song è dedicata ad un’amica che porto nel cuore anche se il testo, come dice il titolo, contiene delle cattiverie inimmaginabili. Penso di aver inconsciamente creato un processo catartico, una sorta di vaso di Pandora in cui racchiudere tutte le cose cattive che potrebbero minare questo rapporto di amicizia.

Nel disco fate cover di Tommy Johnson, Lee Hazlewood e John Lee Hooker: ma quali sono le gemme nascoste, gli artisti meno conosciuti che vi hanno fatto innamorare...
Naturalmente dobbiamo molto agli artisti della label americana Fat Possum. Mi piacerebbe anche citare un concerto di Hugo Race che vidi nel 1994, dove sentì l’anima del blues venir fuori da una loop station o l’avant-blues dei Groundhogs.

E qualche riferimento italiano, anche attuale?
I musicisti italiani a cui oggi ci sentiamo più legati sono i palermitani Waines, il one man band milanese The Big Sound Of Country Music ed il leggendario Angelo “Leadbelly” Rossi, che riveriamo come il più grande bluesman italiano. Ci piacciono anche Rosolina Mar, Neo e Disco Drive, poi l’album "Uhozmerigotz" dei baresi Bz-Bz Ueu, una delle migliori release indipendenti italiane di tutti i tempi. Personalmente da ragazzo ero un fan dei Not Moving, che a tutt’oggi ritengo la più grande rock’n’roll band mai nata nella nostra penisola: già nei primi anni ’80 facevano in Italia quello che in contemporanea in America facevano X, Cramps e Gun Club.

Cosa ne pensate del "blues virato musica leggera italiana" come quello di Alex Britti o Zucchero?
Che ognuno si assuma la responsabilità delle proprie scelte: loro hanno scelto di stare dalla parte del mainstream perché suonando il blues non puoi aspirare agli onori delle cronache o alle major. Però li compiango perché suonare la musica che si porta nell’anima è molto meglio che vendere qualche disco, tanto più che in realtà oggi nessuno vende più dischi ed il mainstream è agonizzante, con nostro enorme piacere.

La dimensione live: vi ritenete dei buoni improvvisatori?
Purtroppo l’uso di rhythm box e basso in loop ha come controindicazione il fatto di costringere l’improvvisazione entro dei percorsi predefiniti, ma compatibilmente con ciò io ed Alexander De Large siamo fondamentalmente degli improvvisatori.

Come sono andati i concerti di fine febbraio 2008 in giro per l'Europa?
La nuova line-up con Alexander De Large come cantante e “half band man” è esordita a Zurigo, dove la nostra esibizione è stata accolta in maniera entusiastica, abbiamo quindi proseguito per il White Trash di Berlino dove le cose sono andate addirittura meglio. In Inghilterra abbiamo avuto il piacere di condividere il palco o addirittura fare da headliner ad alcune delle più grandi alternative-blues band europee come i grandissimi Jooks of Kent, che speriamo di vedere presto in Italia, i Glass Eye ed i Mudlow, attesi in Minnesota per la prossima edizione del Deep Blues Festival. Naturalmente dopo aver condiviso il tour Italiano, abbiamo trascorso molto tempo con Honkeyfinger, anche lui nel cartellone del prossimo Deep Blues Festival. Probabilmente la cosa più significativa che abbiamo fatto in UK è stata la registrazione per uno show newyorkese chiamato Breakthru Radio.

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L'articolo Dirty Trainload - Mail, 27-02-2008 di Mario Panzeri è apparso su Rockit.it il 2008-03-07 00:00:00

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