Qui, tra queste vie, Fabrizio De André trovò ispirazione per quello che è forse (ma è davvero difficile stabilirlo) il suo capolavoro più grande: Creuza de mä. Qui da oltre 30 anni l’associazione Botti du Shcoggiu porta le avanguardie della “nuova scena” italiana e internazionale: artisti come Ralph Towner, Chicago Jazz Band, Alfio Antico, Antonello Salis, Luciano Biondini, Gianluca Petrella, Gavino Murgia, Michel Godard.
Siamo all’estremo ovest dell’Italia, nel cuore del Mediterraneo. Sull'isola di San Pietro, in Sardegna, uno dei posti più belli di questo Paese. Qui si trova Carloforte un paese fatto di stradine piene d'incanto, scogliere vulcaniche, oltre a un mare unico. L'ultima creatura di Botti du Shcoggiu (nata sulle ceneri di una rassegna già esistente) si chiama Marballu's, festival di musica, teatro, danza, e video di corti animati che in pochi anni – è nato nel 2022 – si è già imposto per le sue scelte artistiche e la sua capacità di attrarre pubblico di ogni generazione. Qui hanno suonato, tra gli altri, Daniela Pes, Mefisto Bras, Bluem, Veeble e Freak Motel.
L'edizione 2025 sarà ancora più ambiziosa. Va in scena dal 25 al 30 agosto al Parco del Canale del Generale, in line up ci sono il Mago del Gelato, Delicatoni, Tonino Carotone e Sarafine, tutti in esclusiva per la Sardegna. Nato "dall’entusiasmo di volontari appassionati e di una comunità che ha fatto dell’accoglienza e della creatività il proprio marchio di fabbrica", Marballu’s vuole un offrire anzitutto uno spazio di aggregazione e cultura. Un obiettivo semplice, eppure fondamentale, quello degli organizzatori. Che sono Bittalab (agenzia creativa che si occupa di comunicazione, promozione e organizzazione Francesco Rivano e Simone Petrucci) Marina Alessandrini, (coordinatrice organizzativa ed ecomanager), Maria Vittoria Durante, (cocreazione e presentatrice Marballus Fuori e comunicazione), Sara Parodo, Angela Plaisant, Mariella Murgia logistica, accoglienza volontariato, Riziero Moretti (Presidente dell'associazione), Susanna Mannelli (direzione artistica teatro, nuovo circo, teatro danza), Sofia Omati Corbellini e Alessandra Corinti (assistenti).
Qua trovate tutto il programma (ci sono molti altri appuntamenti interessanti, oltre ai live), noi abbiamo parlato con i ragzzzi e le ragazze di Bittalab per farci raccontare la visione del festival e le novità di questa edizione.
Quando e come nasce Marballu's?
Il Marballu’s nasce nel 2021 con l’edizione zero. Marballu’s nasce dalle radici di un festival precedente — un’esperienza isolana “dall’isola di un’isola di una penisola” promossa da Botti du Shcoggiu — e prende vita grazie all’energia di un gruppo di amici appassionati di arte, musica e teatro. Mosse dall’urgenza di colmare il vuoto lasciato dalla scomparsa di una cara amica e artista sarda, queste persone hanno unito coraggio e creatività, mettendo le proprie competenze professionali a disposizione in forma volontaria. In questo contesto isolano, lavora sul territorio l’associazione Botti du Shcoggiu, che da oltre 30 anni, organizza eventi culturali, portando a Carloforte le avanguardie della “nuova scena” italiana e internazionale: è grazie a loro se negli anni, sull’isola si sono esibiti Ralph Towner, Chicago Jazz Band, Alfio Antico, Antonello Salis, Luciano Biondini, Gianluca Petrella, Gavino Murgia, Michel Godard, Paolo Angeli e Daniela Pes, e talenti emergenti, come Joan Thiele, che all'inizio della sua carriera, ha trovato qui il suo primo palcoscenico.
Come portate avanti questa "missione"?
Il Marballu’s porta avanti oggi quel solco, selezionando, per cinque giorni, un cartellone che affianca grandi nomi nazionali e internazionali. In pochi anni il festival ha già ospitato realtà all’avanguardia come Daniela Pes, Mefisto Bras, Bluem, Veeble e Freak Motel. Nell’edizione 2025 arriveranno Il Mago del Gelato, Delicatoni, Tonino Carotone e Sarafine. Dietro a ogni scelta c’è un’attenzione profonda e spasmodica ai generi più contemporanei e alle tendenze emergenti: un’offerta pensata appositamente per locali e per gli amanti dell’isola, che altrimenti dovrebbero volare verso le grandi metropoli per ascoltare queste proposte.
Marballu's è un festival multidisciplinare. Perchè l'avete concepito così?
Siamo un collettivo di persone curiose e creative che ama lasciarsi contaminare dalle diverse forme d’arte, senza limiti o confini. Qui confluiscono le nostre passioni e le nostre idee — dal teatro alla danza, dalla musica alle installazioni e proiezioni — con un solo obiettivo: creare un vero e proprio melting pot di espressioni artistiche, dove ogni linguaggio si mescola e dà vita a sorprendenti mash‑up.
Quali le direttrici che segue la direzione artistica?
Ricerca costante: già a fine festival ci mettiamo al lavoro, raccogliendo stimoli dai concerti, dagli spettacoli e da ciò che ci restituisce il pubblico che partecipa. Da allora, fino a febbraio dell’anno successivo, il cartellone prende forma, sempre pronto a evolvere in base alle novità e alle opportunità.
Radici teatrali: l’associazione nasce come centro di produzione teatrale sull’isola di San Pietro. Da qui la scelta di concentrare in un unico luogo — il Parco del Canale del Generale — il massimo dell’azione culturale, trasformandolo in punto di incontro tra discipline, artisti, abitanti e turisti.
Contaminazione e qualità: selezioniamo progetti nazionali e internazionali in cui la musica diventa percorso drammaturgico, la danza si fonde con il circo contemporaneo e le installazioni interagiscono con performance live. Vogliamo offrire un’esperienza a 360°, accessibile e di livello elevato, dando spazio soprattutto alla nuova scena e ai talenti emergenti, per un pubblico eterogeneo che sa trovare nel festival qualcosa di potente, vario e sempre all’avanguardia.
Che posto è Carloforte?
Carloforte è l’unico centro abitato dell’isola di San Pietro, all’estremo sud‑ovest della Sardegna: un gioiello nel Mediterraneo dove si intrecciano contaminazioni tabarchine, nord‑africane, liguri e sarde, a dar vita a una cultura e a un’identità uniche. Noi siamo un gruppo di organizzatori nato da un incontro di percorsi diversi — autoctoni e “forestieri” che hanno scelto Carloforte come casa e fonte d’ispirazione. Veniamo da città come Roma, Parma, Torino, Cagliari, Venezia e Milano, e portiamo con noi esperienze in ambiti umanistici, sociali e creativi: teatro, fumetto, musica, architettura, cinema, attivismo e organizzazione di eventi.
Cosa significa vivere qui?
Vivere a Carloforte significa abbracciare i confini tracciati dal mare, accettando il traghetto non come un ostacolo, ma come il filo che ci collega all’isola madre. Questa “condizione insulare” crea un’atmosfera ovattata, in cui i rapporti faccia a faccia si fanno più immediati, gli spazi si misurano secondo dimensioni umane, e il contatto con la natura — scogliere, macchia mediterranea, tramonti sul mare — diventa fonte di continua ispirazione. Al contempo, l’isolamento stimola la curiosità: ci spinge a importare suoni, idee e progetti che osserviamo altrove, trasformando Carloforte in laboratorio culturale aperto. Negli anni qui sono nati musicisti e compositori, e l’isola ha accolto artisti di passaggio che l’hanno scelta come residenza creativa. Per noi organizzatori “fare musica” e “fare cultura” significa proprio questo: mettere in contatto mondi e visioni diverse, arricchire un luogo già ricco di storia con le nuove tendenze che arrivano da fuori, e restituire alla comunità un’offerta artistica che nasce tanto dalle radici tabarchine quanto dal desiderio di esplorare nuovi orizzonti.
Ci dite 5 artisti indissolubilmente legati all'isola, e perché?
Fabrizio De André: ha trovato nei caruggi e nel dialetto ligure che a Carloforte si parla ancora diffusamente, le suggestioni linguistiche e melodiche che hanno ispirato “Creuza de mä”, rendendo l’isola parte viva della sua creazione artistica.
Mauro Pagani: Dopo aver collaborato con De André nel periodo di “Creuza de mä”, è diventato frequentatore assiduo di Carloforte e, in segno di riconoscenza, ha ricevuto la cittadinanza onoraria, consolidando il suo legame con l’isola.
Daniela Pes: All’esordio del tour “Carne” (edizione 2023), ha scelto il Marballu’s Festival come tappa, riconoscendo nell’atmosfera del Marballu’s il contesto perfetto per presentare al pubblico il suo progetto più intimo.
Joan Thiele: Qui, prodotta dall’associazione Botti du Shcoggiu, ha tenuto i suoi primi live.
Paolo Angeli: Amico di lunga data dell’associazione, ha portato sul palco le ritmiche sperimentali delle sue chitarre preparate in numerose edizioni, contribuendo con il suo linguaggio d’avanguardia a rendere unica l’esperienza musicale di Carloforte.
La line up di quest'anno va molto nella direzione della musica "suonata" e pure "ballata". Come avete scelto gli artisti?
La scelta della line‑up musicale è sempre un processo complesso e instabile, che si scontra con le sfide logistiche di un’isola e con le risorse limitate di una piccola associazione. Nel nostro intento c’è la volontà ferma di rappresentare la nuova scena e ciò che ascoltiamo nella nostra quotidianità, liberi da imposizioni o diktat di tendenza, ma sempre ricettivi a consigli e proposte esterne per offrire un percorso vario e contestualizzato. Da cinque anni portiamo avanti un progetto di musica “suonata” e “ballata” per abituare la popolazione isolana a un’esperienza live fuori dalle proposte e dalle tendenze che propongono gli algoritmi dei social media, consapevoli di non poter ancora competere con le grandi organizzazioni ma decisi a diventarlo. Il nostro obiettivo futuro è ospitare cantautori, rock band, artisti urban ed elettronici — linguaggi che richiedono fan base solide, pronte a raggiungere l’isola di proposito. Allo stesso tempo, sappiamo che molti spettatori sardi vedono questi artisti esibirsi solo fuori regione e apprezzano l’occasione di seguirli da qui. Da non dimenticare, inoltre, che nella line‑up di quest’anno Carloforte è l’unico palco in tutta la Sardegna ad accogliere questi musicisti.
Quanto è difficile organizzare un festival su un'isola (di un'altra isola)?
Organizzare un festival su un’isola presenta sfide logistiche e costi superiori rispetto alla terraferma. Ogni strumentazione deve essere trasportata via mare o aria, spesso da città distanti, con inevitabili maggiorazioni di budget. L’associazione si regge su fondi provenienti da bandi regionali, contributi di fondazioni e, per la prima volta, sul finanziamento del Comune di Carloforte. Anche la ricerca di alloggi per artisti, tecnici e ospiti durante l’alta stagione turistica richiede un’accurata pianificazione anticipata. Nonostante questi vincoli, il festival è strutturato in collaborazione con le realtà locali, incentivando un’economia circolare di cui beneficia l’intero borgo. Per gli artisti, esibirsi in un contesto naturale come le scogliere e il mare di Carloforte rappresenta un valore aggiunto, offrendo un’esperienza differente rispetto ai palchi tradizionali. Infine, quasi la totalità degli eventi, ed in particolare quelli musicali, è offerta gratuitamente al pubblico e l’organizzazione si avvale dell’impegno di volontari, garantendo una realizzazione efficiente nonostante le risorse contenute.
In un mondo di costi esplosi, com'è oggi fare un festival "boutique" in posizione molto decentrata?
La condizione di insularità porta vantaggi e svantaggi. La bellezza del luogo e la peculiarità di questa comunità un po' genovese, un po' sarda, con influenze tunisine, è un plus che artisti e pubblico apprezzano. La decentralità ha come rovescio della medaglia una difficoltà e dispendiosità logistica per tutto, dalle attrezzature agli spostamenti di artisti e pubblico, che in parte penalizza l'affluenza alle serate. Anche la scommessa di valorizzare il Parco del Canale del Generale, un luogo non scontato e usualmente poco frequentato – in paese, ma anche esterno, quindi facilmente raggiungibile ma non in vista – è una scelta per noi fondamentale: vogliamo far sentire le persone in una sorta di “villaggio turistico lisergico”, dove gli ospiti si immergono in uno spazio verde di arte, creatività e spensieratezza (dalle 19:45 alle 1:30).
Coi costi, però, immaginiamo non sia semplice...
Il festival, economicamente, si regge su fondi pubblici e ogni “extra-seat” richiesto dagli artisti per portare sull'isola la loro strumentazione ci costringe a rivedere i budget. Gli ultimi sviluppi legati al FUS e l’incremento dei costi di viaggio hanno reso la situazione ancora più impegnativa. Grazie al rapporto costante con la comunità, possiamo contare sullacompagnia di traghetti per scontistiche durante i giorni del festival; finora la risposta del pubblico è stata positiva, con tantissime persone che transitano nel parco, mangiano e bevono. I costi di ospitalità sono elevati anche in virtù della vocazione turistica dell'isola che ad agosto ha il suo momento di apice. Una fortuna da un lato, certamente, ma questo significa che per noi l’accoglienza costa più che in zone non turistiche. L’aumento dei trasporti aerei e marittimi rischia costantemente di compromettere la vita del Marballu’s. Per tutte queste ragioni, diventa sempre più difficile organizzare il nostro festival. Per noi la gratuità degli eventi è un caposaldo fondamentale per restituire alla comunità momenti di alto valore culturale inclusivi e aperti a tutti. Il nostro impegno sta nel gestire al meglio i fondi pubblici che ci vengono affidati e l'auspicio è quello di poter incrementare il nostro budget anche grazie a partnership private.
Artisti che sognate di ospitare e perche?
Non potremmo limitarci a un solo nome, perciò sognamo di ospitare sul palco del Marballu’s artisti come Verdena, Nu Genea, Marco Castello, Franco 126, La Nina, Baustelle, Iosonouncane, Tamango, OkGiorgio. Ognuno di loro incarna una direzione artistica che ammiriamo profondamente. In tutti questi progetti riconosciamo una sensibilità e un coraggio creativo che vorremmo far vivere al nostro pubblico
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L'articolo Il Marballu's vuole trasformare Carloforte in un laboratorio culturale a cielo aperto di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2025-07-29 10:05:00
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