Denise - Maroccolo e il mio flusso di coscienza, 06-11-2010

Denise sembra aver raggiunto l'attenzione che cercava da tempo. Gianni Maroccolo e Lorenzo Tommasini hanno firmato la produzione del suo primo disco, "Dodo, do!". Radio due l'ha scelta per i suoi eventi e non perde occasione per mandarla in onda. E così anche Radio Deejay e molte altre. Per Rockit è un disco con ancora qualche insicurezza di troppo, ma era giusto intervistare quella lolita ventenne che, solo due anni fa, sembrava condannata a far musica da cameretta e poco più. Ora ci parla di flusso di coscienza, di essere donna, di sperimentare cosa più le piace. L'intervista di Fausto Murizzi.



Giusto due anni fa ci scambiavamo via e-mail alcune riflessioni sul tuo futuro discografico e, nonostante alcune (prevedibili) perplessità su ciò che sarebbe potuto accadere, é il caso di dire "buona la prima". Hai comunque da rimproverarti qualcosa o rifaresti tutto allo stesso modo?
Denise: Sono molto soddisfatta del disco, è sicuramente diverso da come me lo sono sempre aspettato. Registrarlo è stato quasi come dare vita ad un flusso di coscienza, una cosa estremamente stimolante a livello creativo. Ammetto che essere perfezionista è un difetto che mi porta a non accettare mai completamente ciò che faccio e un po' alla Donnino Rumi a lavoro finito mi verrebbe voglia di cancellare tutto e ricominciare da capo. Mi ritrovo così a rivalutarlo miliardi di volte e a trovarci ogni volta qualcosa di imperfetto, scoprendo così nuovi dettagli e nuove sfumature, un arcobaleno di colori. Sono dell'idea però che fare un disco significhi riuscire a scattare, come mi dice anche spesso Gianni Maroccolo, una fotografia di un determinato momento 'storico' di un artista e questo implica anche il saper rinunciare alle infinite modifiche che si potrebbero andare ad effettuare, chiudendo e impacchettando un piccolo universo, bello soprattutto perché vario. "Dodo,do!" attualmente mi appare più che mai come un'istantanea realizzata raccogliendo alcuni pezzi ai quali ero particolarmente affezionata, pezzi elaborati e molto rodati live nel corso degli ultimi anni (vedi "Ageless" e "Flowers in the drawer") e anche dei brani che sono "nati" nell'ultimissimo periodo o addirittura in studio come è accaduto per "Stones".

Chi (o cosa) ha convinto Al kemi ad investire su Denise?
Denise: Toni Verona, fondatore di Ala Bianca group ci seguiva e apprezzava già da un paio di anni. Con la nascita della Al Kemi, creata grazie alla sinergia trovata con Gianni Maroccolo, c'è stato un contatto tramite la Ma9 promotion (nostro management) e ci stata fatta la proposta di entrare nel loro roster. Io, dal mio canto, sono stata subito lusingatissima, per me è stato un grande onore lavorare al fianco di persone di questo calibro all'interno della scena discografica italiana. Questi i fatti, cosa li ha convinti a lavorare con me dovresti chiederlo a loro.

Scorrendo i credits del disco si leggono una miriade di musicisti che hanno contribuito alla realizzazione delle canzoni. Quanto c'é di Denise in questa fase rispetto alle scelte della produzione?
Denise: Pietro Giordano, Paolo Tornitore e Donato Loia sono ormai dei collaboratori stabili del progetto già dai tempi di "Twee". Lorenzo Corti, Diego Caravano e Fulvio di Nocera sono musicisti (nonché carissimi amici) che stimo e seguo da un po' di tempo, non a caso ho indicato i loro nomi alla produzione, avendo già un'idea del 'ruolo' che potessero svolgere all'interno del disco. Infine c'è Cristiano Della Monica che invece ci è stato presentato da Gianni Maroccolo in quanto già suo collaboratore in "A.C.A.U." e PGR.

C'é qualche traccia in cui hai/avete incontrato particolari difficoltà nel trovare il giusto mood, anche a costo di averla lascita fuori dal disco?
Denise: Beh, con Maroccolo durante la pre-produzione abbiamo fatto una cernita fra circa quaranta brani che avevo registrato in forma di provino homemade nel corso degli ultimi due anni. Dopo questa prima selezione abbiamo raggruppato una rosa di circa venti brani dalla quale poi abbiamo estratto i dodici del disco. Ovviamente in studio sono stati fatti vari esperimenti e alla fine della sessione delle registrazioni abbiamo scelto quelli che sentivamo più "rappresentativi" ed espressivi.

Nella sua intervista Gianni Maroccolo sostiene, a proposito del rapporto lavorativo con l'universo femminile, che "le donne sono molto più serie, precise, disponibili e puntuali di noi uomini". Quanto ti ci ritrovi in questa descrizione, essendo di fatto la sua ultima "fiamma", artisticamente parlando…
Denise: Io in quanto donna e perfezionista potrei rappresentare a pieno lo stereotipo con cui si è confrontato Gianni fino ad ora, eppure ci sono degli uomini musicisti che sono anche loro estremamente attenti e che arrivano ad essere quasi maniacali nei loro lavori come ad esempio DM Stith, per citarne uno o il nostro Lorenzo Tommasini, anche lui preciso e professionale all'ennesima potenza (cosa che secondo me è sempre estremamente positiva). Non credo quindi che si possa generalizzare, è qualcosa che non dipende dal sesso quanto dalla sensibilità e indole di una persona.

Nello specifico, quando hai intuito che poteva essere affidata a Maroccolo la produzione artistica cosa hai pensato? Eri più timorosa o orgogliosa all'idea di lavorare con lui?
Denise: Ero più curiosa di un gatto curioso ma ero timorosa anche, certo. Credo che chiunque lo sarebbe stato, è sempre una nuova scoperta confrontarsi con degli altri musicisti a maggior ragione se di quel calibro.

Sull'idea del sound complessivo di "Dodo, do!" avete in qualche modo pianificato delle scelte (per quanto possibile…) o, più semplicemente, vi siete affidati, di volta in volta, all'atmosfera del momento?
Denise: Come ti dicevo "Dodo, do!" per molti versi è stato una specie di flusso di coscienza, per cui l'atmosfera del momento non ha fatto che stimolare e affinare il lavoro che avevamo già molto chiaro in mente e che eravamo già pronti a realizzare. Quando siamo entrati in studio infatti la maggior parte dei pezzi aveva già strutture e mood ben definiti. Nonostante questo ci siamo lasciati trasportare di volta in volta, e abbiamo giocato sulle interpretazioni, com'è accaduto ad esempio durante le registrazioni di "Horses", brano che a mio avviso ha assunto un grande carisma durante la registrazione, modificando ogni nostra aspettativa. Considera che l'abbiamo registrata in presa diretta, di notte e in penombra, eravamo tutti col fiato sospeso e con gli occhi chiusi. Ora riascoltandola è come se rivivessi ogni volta quel momento. Un'esperienza quasi mistica.

Il suono di "Dodo, do!" in alcuni punti suona datato, ci sono sfumature anni novanta come in "Horses" per non parlare di certe orchestrazioni alla Burt Bacharach. Cose molto distanti dal twee pop degli inizi. Quanto ha influito avere a che fare con produttori che hanno quasi il doppio dei tuoi anni?
Denise: Twee pop... Anche quello è stato un passaggio naturale. Quando siamo andati in studio avevamo le idee molto chiare, ma quando hai a che fare con personaggi come Gianni o Luca inizi a sperimentare molto. E' "Sunny Lovers" è forse il risultato più evidente. Mi ripeto ancora: è stato un flusso di coscienza, stando insieme a loro forse ho subito la loro influenza ma non era nulla di voluto o di stabile, o che rimarrà stabile in futuro. Quello che ci piaceva in quel momento ha vinto, è sempre stato il nostro metodo di fare le scelte e "dirigere" questo il disco.

Alcuni si chiedono se la tua immagine da "eterna lolita" - che, per inciso, é senza dubbio congeniale al tuo personaggio - rimarrà una costante su cui continuerai a giocare nel corso degli anni...
Denise: Sai, in questi anni ho ripetuto fino alla noia che il mio progetto non è altro che un mio modo molto personale di vedere le cose, come se prendessi per mano l'ascoltatore e dicessi : "Prova anche tu, vedi che effetto ti fa". Non ho la pretesa né avrei avuto mai la capacità di crearmi un personaggio e non a caso il progetto porta il mio nome, senza pseudonimi e giri di parole. Dicesi Lolita: "Ragazza adolescente di aspetto provocante che suscita desideri sessuali anche in uomini maturi (De Mauro, il dizionario della lingua italiana, Paravia)" ora, sinceramente, non credo di assomigliare a questa definizione, e sono sempre più lontana dall'uso della sessualità e della provocazione come mezzo per far salire le vendite come accade spesso nel mondo pop (vedi Lady Gaga). Credo sinceramente quindi che non sia quello il primo aspetto ad uscir fuori quando si guarda una mia foto o si viene a contatto personalmente con me. Nabokov quindi lo metterei da parte, concordi? Se poi invece intendevi il mood adolescenziale a cui può far pensare la mia voce allora è un altro discorso. Credo che il fatto di avere un timbro molto sottile e acuto come il mio non debba necessariamente costringermi in un determinato personaggio. Un esempio lampante è Alison Shaw.

Su internet c'è traccia della tua esibizione con Stefano Bollani al piano in occasione del "Cater raduno" organizzato dalla trasmissione Caterpillar di Radio due. Ci racconti un po' di questa collaborazione?
Denise: E' stata un'esperienza incredibile. Stefano prima di quel momento non l'avevo mai incontrato e partì proprio da Caterpillar l'idea di una collaborazione fra noi. Così un quarto d'ora prima dell'esibizione abbiamo deciso di fare la cover di "Dream a little dream of me", pezzo a cui sono particolarmente affezionata e senza pensarci molto su siamo saliti sul palco e l'abbiamo suonata insieme. E' stata una magia, mi seguiva in tutti i miei respiri e accentuava tutte le mie intenzioni quasi come se mi leggesse nel pensiero è stato come essere una cosa sola, non mi era mai successo su palco. La mia prima volta davanti a 5000 persone è stata con lui, direi che è una gran bella cosa, ne sono davvero onorata.

E com'è passare da un pubblico di coetanei, come immaginiamo sia chi segue abitualmente i tuoi concerti, ad una platea composta sostanzialmente da famiglie?
Denise: Ma ti dirò, non l'ho avvertita. Molto spesso si avvicinano alla mia musica molte persone più grandi di me. Ma come ci sono tantissimi quindici-sedicenni che che mi scrivono e mi fanno i complimenti. Ripeto non l'ho sentito così tanto il cambiamento.

Suppongo che ultimamente tu abbia avuto modo di frequentare Milano in maniera più assidua. Che idea avevi in origine di questa città e cosa, invece, ne pensi adesso?
Denise: Beh in realtà sono stata molto più a Roma che a Milano ultimamente e ammetto che mi piacerebbe molto frequentarla più assiduamente, la trovo e l'ho sempre trovata piena di stimoli, artistica, grande e varia. Penso che se avesse il cielo terso di Salerno sarebbe perfetta, il grigio di sicuro mi intristirebbe, sono abituata a svegliarmi con il sole alto nel cielo e con l'odore di mare che entra dalla finestra. Impossibile resistere.

Qual é oggi il sogno nel cassetto di Denise, dopo aver raggiunto un simile traguardo?
Denise: Il disco non è un traguardo, è solo un piccolo punto di partenza e la gavetta non è che appena cominciata. Il fatto di essere molto sostenuti dalle radio ed arrivare alle orecchie di così tante persone non era di certo nei miei programmi per cui sono contenta. E' chiaro che questo vuol dire un mettersi in gioco duro e crudo che porta con se moltissime difficoltà. Il mio sogno nel cassetto è quello di suonare, conoscere tantissimi musicisti, collaborare molto e nonostante questo rimanere sempre me stessa, resistendo alle intemperie e agli squali che circolano in questo ambito. Mi piacerebbe scoprirmi attraverso la mia musica, raggiungere ogni volta un nuovo Karma e raccogliere tanti pezzettini di Denise in tutte le esperienze accumulate. E poi, sogno la cosa che potrebbe sembrare più banale ovvero di poter vivere con la musica cosa che sembra sempre meno possibile oramai.

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L'articolo Denise - Maroccolo e il mio flusso di coscienza, 06-11-2010 di Faustiko Murizzi è apparso su Rockit.it il 2010-11-08 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • utente45878 14 anni fa Rispondi

    non vedo l'ora di vederla dal vivo