Mattia: restare fedeli a sé stessi non è mai un’opzione

Tra musica, identità e condivisione, il musicista lombardo ci racconta un percorso artistico che mette la musica al servizio dell’incontro, del live e della verità personale.

Quella del musicista è una strada che, molto spesso, non promette scorciatoie. Un percorso che fin dall’inizio costringe a uscire da quella comfort zone, fatta di routine più rassicuranti e una maggiore stabilità economica, entrambi tipiche di un lavoro "standard". 

Lo sa bene Mattia Tosoni, in arte semplicemente Mattia, che ha scelto di trasformare la musica non in un mestiere come un altro, ma in una vera e propria forma di presenza nel mondo. "Ho scelto di far diventare la musica qualcosa che va oltre il concetto di lavoro: per me è un mezzo per trasmettere emozioni, creare connessioni e far stare bene le persone. È una scelta di vita, non solo una professione".

Figlio dell'Italia degli anni '90, Mattia ha costruito il proprio percorso artistico partendo da una formazione più emotiva e umana piuttosto che tecnica, spinto da un bisogno autentico di esprimersi e dare un senso a ciò che sentiva dentro. Una spinta che, nonostante la sua irresistibile forza, ha richiesto una decisione netta. "C’è stato un momento di verità - ci racconta - in cui ho scelto consapevolmente la strada della musica, rinunciando a tutto il resto. Non è stato semplice. Alcuni presunti amici si sono allontanati, come se stessi scegliendo qualcosa di frivolo o sbagliato".

Una frattura che, invece di farlo vacillare, ha ulteriormente illuminato la strada da percorrere. "Per me la musica non è perdizione: è cura, luce, condivisione. Da persona molto credente, sento che Dio ci ha creati per incontrarci attraverso ciò che sappiamo creare. Questo è il cuore del mio percorso artistico".

Ed è proprio attorno a questa visione che Mattia ha scelto di costruire un progetto corale, basato su un’idea di collaborazione orizzontale, dove ogni contributo creativo ha il medesimo peso. Un lavoro condiviso che prende forma grazie all’incontro con realtà diverse ma complementari, capaci di dare profondità e direzione al suo immaginario sonoro.

Dalla produzione in studio curata da Andrea Culpo, Moggie the Cat e Reizon alla cura visiva di Enrico Cencini per le copertine dei dischi fino al duo composto da Babi B e Lorenzo Meid sul fronte dei videoclip: tutto ruota intorno a un vero proprio ecosistema creativo, in cui le singole competenze si intrecciano senza gerarchie rigide. Anche sul palco, Mattia non sale mai da solo: nel corso del tempo è riuscito infatti a circondarsi di un team che sente profondamente suo, fatto di artisti, vocalist e performer con cui costruire uno scambio autentico, prima ancora che uno spettacolo.

Mattia Tosoni, in arte semplicemente Mattia
Mattia Tosoni, in arte semplicemente Mattia

Questo costante dialogo tra idee e spunti differenti si riflette anche nel variegato mondo artistico, soprattutto italiano, da cui Tosoni trae ispirazione per la propria musica: da Elodie e "la sua indubbia eleganza emotiva" a Rose Villain, "per la potenza del suo immaginario", passando per la sincerità autoriale di Alfa, l'assoluta libertà creativa di thasup fino ad arrivare "all'incredibile "intensità e verità presenti nele canzoni di Tiziano Ferro. Mondi differenti che Mattia ha cercato di far dialogare all'interno del proprio microcosmo, trasformandoli in un linguaggio riconoscibile ma mai rigido. 

Dopo 2 DI ME, il suo album d'esordio uscito lo scorso novembre, il cantante lombardo è già al lavoro sul suo secondo disco. Un progetto che nasce da una scelta tanto semplice quanto radicale: aprirsi agli altri. Questa sua nuova prova sulla lunga distanza "racconta la mia battaglia personale per affermare chi sono, senza farmi definire da nessun altro. Credo che ognuno abbia il diritto di dire chi è, e che siano le opere a parlare più delle parole".

Al centro del disco c’è infatti l’immagine potente e simbolica dell’armatura, intesa non solo come forza, ma anche come protezione della propria fragilità. Un vero e proprio oggetto totemico, in grado di simboleggiare "un percorso in cui ho imparato a espormi senza perdere la mia essenza". Il secondo disco di Mattia metterà infatti al centro il concetto di identità, ma soprattutto di appartenenza, lasciando emergere un messaggio tanto diretto quanto universale: nessuno è mai davvero solo. "Quando ti accorgi di far parte di un esercito di persone simili, tutto cambia".

Una visione che dal vivo trova la sua forma più pura. Il palco è il luogo in cui Mattia sente di potersi spogliare di tutto il superfluo, trasformando le canzoni in un’esperienza condivisa. "Ogni concerto - sottolinea - è un momento di scambio reale, dove le canzoni smettono di essere mie e diventano di chi le ascolta. Ricordo sempre gli sguardi, il silenzio prima di un ritornello, le voci che si uniscono alla mia. È lì che capisco perché faccio musica". Uno spazio sacro, fatto di attese e connessioni invisibili, capace di rappresentare il vero punto di arrivo (e di ripartenza) del suo percorso.

Guardando al futuro, Mattia oltre alla pubblicazione del nuovo disco, cercherà di dare forma al suo primo vero tour, previsto proprio per il 2026, pensato non come una semplice sequenza di concerti, ma come un’esperienza emotiva e visiva completa. Un nuovo capitolo di un cammino che non promette scorciatoie, ma che continua a muoversi verso una direzione chiara: restare fedele a sé stesso, mettendo la musica al servizio dell’incontro, della condivisione e di quella verità che, una volta trovata, non può più essere ignorata. 

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L'articolo Mattia: restare fedeli a sé stessi non è mai un’opzione di Luca Barenghi è apparso su Rockit.it il 2025-12-19 11:11:00

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