Mauro Ermanno Giovanardi - Che cos'è l'amore?

Ci racconta quando nel 79 tornato da Londra credeva che la musica italiana non contasse un cazzo, ma che la madre della sua ragazza di allora gli fece cambiare idea con Tenco. Ovviamente ci spiega anche come si scrive una canzone d'amore. L'intervista a Mauro Ermanno Giovanardi.

Aveva già un nuovo album pronto ma quando ha capito che da un ukulele si poteva tirare fuori un'orchestra ha mollato tutto e si è trasferito a Livorno per registrarne un'altro. Il risultato l'avete già ascoltato: "Maledetto colui che è solo", 11 canzoni (per lo più cover) scelte da Mauro Ermanno Gi
Aveva già un nuovo album pronto ma quando ha capito che da un ukulele si poteva tirare fuori un'orchestra ha mollato tutto e si è trasferito a Livorno per registrarne un'altro. Il risultato l'avete già ascoltato: "Maledetto colui che è solo", 11 canzoni (per lo più cover) scelte da Mauro Ermanno Gi

Aveva già un nuovo album pronto ma quando ha capito che da un ukulele si poteva tirare fuori un'orchestra ha mollato tutto e si è trasferito a Livorno per registrarne un altro. Il risultato l'avete già ascoltato qui su Rockit: "Maledetto colui che è solo", 11 canzoni (perlopiù cover) scelte da Mauro Ermanno Giovanardi e riarrangiate insieme al Sinfonico Honolulu. Tante storie: ci racconta quando nel '79, tornato da Londra, credeva che la musica italiana non contasse un cazzo, ma che la madre della sua ragazza di allora gli fece cambiare idea con Tenco. Ci racconta di Capossela, di De Andrè, dei Sex Pistols, dei La Crus, dei Non Voglio Che Clara. Ovviamente ci spiega anche come si scrive una canzone d'amore. L'intervista.

 

Quando nasce il disco?
Fino a metà gennaio non esisteva nemmeno. Questo disco è... è un atto d'amore, tieni presente che io ho già pronto il mio disco di inediti, ma non ho resistito. La storia è: Daniele Catalucci, il bassista e direttore del Sinfonico Honolulu, suona anche nella mia band. Due estati fa partecipai ad un festival a Livorno chiamato Effetto Venezia, per una delle serate il direttore artistico era Simone Lenzi dei Virginiana Miller, aveva disposto il Sinfonico come orchestra resident e invitato diversi ospiti, tra cui me. Andò bene. L'anno dopo dovevo ritirare il Premio Lunezia, che è un premio prestigioso di Carrara, ci sono stati da Fossati a Vasco; mi sono portato dietro il Sinfonico. Abbiamo fatto “Io Confesso” e “Se perdo te” della Patty: in 13 sul palco e seimila persone sotto che cantavano, una figata, lì ho detto a Daniele che se non avessimo fatto qualcosa saremmo stati dei cretini. Ci abbiamo ragionato su, ho capito che poteva diventare una roba importante, ho mollato tutto e mi sono trasferito a Livorno.

A che punto eri con l'album?
Il disco è pronto, devo registrarlo. Ma, sai, quando hai voglia di fare una cosa, la fai e come si deve, senza menate, la major e le varie sovrastrutture. C'è stato un mese di preproduzione nella salaprove dei Virginiana e poi due mesi di studio con turni assurdi, a Lari, questo paesino nella provincia di Pisa di 600 persone.

Quante ore lavoravate al giorno?
C'erano due fonici, Marco e Andrea, il primo arrivava alle nove del mattino e andava via alle sette di sera; il secondo faceva il turno notturno, arrivava alle otto prendeva le consegne e stava fino alle due, le tre, le sei, le otto, le nove della mattina. Era un lavoro complesso, volevamo che il disco avesse una struttura sinfonica per strumenti altri. L'ukulele è un chitarrino giocattolo, con tutti i difetti che può avere una chitarra piccola: ha poco suono, tiene poco l'accordatura, volevamo portarlo a suonare cover arrangiate nella maniera più diversa. “Storia d'Amore” è quasi un pezzo balcanico, quella di De Andrè è diventato un mambo... 

Sei avaro di inediti: tra tutti i dischi pubblicati a tuo nome ci sono più cover che pezzi tuoi.
Ma no, anzi.“Maledetto colui che è solo” non ne doveva avere e io ho voluto che ce ne fossero. Mi piace molto portare avanti questa doppia figura dell'autore e dell'interprete. Quelli della mia generazione hanno iniziato a suonare senza saperlo fare, siamo cresciuti facendo subito pezzi nostri, non c'erano ancora i Police per fare il gruppo cover dei Police (ride, NdA). Nel primo disco dei La Crus c'erano la versione de “Il vino” di Ciampi e “Angela” di Tenco, nel secondo c'era “Dentro Me” che era un pezzo dei Detonazione dimenticato da tutti. Ecco, io ero rimasto veramente colpito dai ragazzi che venivano a farsi firmare i dischi ringraziandomi perchè gli avevo fatto conoscere musica “nuova”.

Quindi è solo una cosa puramente divulgativa, da fratello maggiore che passa la musica al più piccolo.
E' una cosa affascinante, te lo assicuro, e poi era importante anche per un mio percorso personale. Se eri a Londra nel '79 e rimanevi ammaliato da Rotten che voleva la tabula rasa dei dinosauri, dei Led Zeppelin, degli Stones, dei Genesis, tornavi a casa e facevi tabula rasa di Vecchioni, Guccini e DeGregori. La nostra generazione è cresciuta pensando che la musica italiana non avesse mai prodotto un cazzo, che la canzone italiana fosse la canzonetta, Sanremo, oltretutto il Sanremo peggiore, quello degli anni '80 con i playback plasticosi. Per me scoprire Tenco è stato un colpo di fulmine. La madre della mia ragazza di allora si chiamava Angela e mi disse: dovresti sentire Luigi Tenco che ha un modo di cantare triste come il tuo, mi fece sentire quel pezzo, rimasi folgorato.

Che anni erano?
'89, lì è nata la mia curiosità. La mia idea era di mutuare l'hip hop solo che al posto di rapparci sopra volevo cantare. Volevo far convivere il nostro background, i Joy Division, i Pistols fino ai Massive Attack, e il recupero della canzone d'autore. Nel mio prossimo disco ci saranno dodici inediti e una sola cover.

Quale sarà?
Non te la dico, ti posso anticipare il titolo, “Il mio stile”, quando uscirà capirai il perchè.

Lanci una linea di vestiti?
No (ride, NdA)

“Maledetto colui che è solo” è un concept album sulla solitudine?
(Lunga pausa, NdA) No, è casuale: c'è il titolo, c'è “Solo con il sole in faccia”, diciamo che alcuni elementi ti potrebbero portare da quella parte...

...“Io Confesso”, “Livorno”, “Accarezzami musica”, “Storia d'Amore”, “Non è L'amore che va via”, leggi i testi in fila e non trovi un attimo di speranza.
Questo ti fa capire un po' di cose su come scrivo e su cosa mi piace. Quest'atmosfera c'è, è vero, ma il titolo ce l'avevo lì da un sacco di tempo.

Ed è tuo? Perchè ho trovato dei rimandi bibilici ma non sono precisi.
Bravo. Me l'ha passato una mia amica poetessa, Tiziana Cera Rosco, mi ha detto che l'ha tirato giù dal libro della Genesi ma in effetti non lo trovi da nessuna parte. Inizialmente pensavo anche di giocarci su, volevo mettere come sottotitolo “Tratto dal libro della Genesi” anche se non era vero. Era un titolo molto forte, poteva anche essere quello del mio nuovo disco di inediti, poi pensando a questo ho capito che era perfetto. Può essere letto come un'esortazione: maledetto colui che è solo perché si perde la possibilità della condivisione, umana e musicale, e in questo caso era far condividere il mio universo con quello dei Sinfonico.

La musica non è così malinconica, i testi sì. “Solo e con il sole in faccia” è una riscrittura di una tua canzone del 2007, "Testamento d'amore", hai tenuto la melodia e cambiato le parole. E' particolare come cosa, avevi bisogno della canzone sulla crisi e sul lavoro precario e l'hai rifatta ad hoc?
Devi sapere che sono un cagacazzo esagerato: con i La Crus arrivavamo ad avere cinque-sei versioni differenti dello stesso brano, “Vedrai”, ad esempio, ne aveva dodici, me le ricordo ancora. Non so spiegarti come mai, ad un certo punto mi giravano e buttavo via tutto per rifare il pezzo da capo. Questo testo è stato scritto con Marco Lodoli, che è un scrittore e giornalista bravissimo, ed è del 2004. Ha otto anni, sembra scritto stamattina. Un anno fa l'ho ritrovata sul computer, era perfetta per il disco.

Raccontami un po' la storia delle canzoni: perchè “Storia d'amore” di Celentano è nel disco?
Ne avevo sentita una versione dal vivo rifatta da Mike Patton, mi era rimasta in testa a lungo, ed è l'unico pezzo proposto dal Sinfonico. Io avevo messo in gioco sedici-diciassette brani, abbiamo provato a fare anche quella, è venuta subito.

“Ho visto Nina volare” di De Andrè?
Perchè è da quando è uscito “Anime Salve” che la voglio fare, è un pezzo bellissimo, mi piaceva l'idea di farne una versione un po' voodoo. Se fosse un film “Ho visto Nina Volare” mi piace pensarla in una palude cubana, e poi c'ha un testo esagerato.

“Non è l'amore che va via” di Capossela?
Volevo commisurarmi con il maestro... Io ho conosciuto Vinicio quando è uscito “Camera a sud” e quel disco mi piaceva un casino. Non volevo fare uno dei suoi classici, tipo "Il ballo di San Vito" o altri, a prescindere che sia una delle penne più felici che abbiamo, credo sia più toccante in altre occasioni. Poi “Camera a Sud” è molto raffinato, curato dall'arrangiatore dei dischi di Paolo Conte, con quel tipo di pulizia.

Mi racconti la storia di “Come ogni volta”?
E, cosa ti devo dire... E' un pezzo a cui sono affezionatissimo. Uno dei ragazzi del Sinfonico, Luca, era un fan storico dei La Crus, suonicchiavamo "Ogni Volta", e mi fa “Deh, sarebbe bellissimo farla”. L'abbiamo provata, ha subito assunto un sapore interessante. Poi un pezzo dei La Crus ci stava.

Come hai coinvolto Nada per rifare “Livorno” di Ciampi?
Quando l'ho sentita le ho detto: magari ne hai piene le palle ma l'orchestra è di Livorno, il pezzo è di Piero, tu sei livornese, sarebbe fantastico che la cantassi tu. Lei: è vero, ne ho piene le palle di fare duetti, ma come faccio dire di no a te e a Piero, quando vengo a cantare?

Come si scrive una canzone d'amore?
La ricetta non c'è. Una canzone è riuscita, al di là che sia d'amore o meno, quando le tue esperienze diventano quelle di un altro. La cosa fondamentale è che sia una roba credibile, deve passare come una storia vera. Io sono convinto che sul palco sei nudo, se fai finta ti scoprono, e quindi c'è un lavoro da fare prima di salirci.

Sembra facile quindi.
Non so usare altre parole, anche perchè è una cosa pratica: scrivi e riscrivi, fino a quando non senti che funziona, che ha una potenza espressiva. Poi, sai, la canzone d'amore è un pretesto per raccontare altro. “Io Confesso” è una canzone d'amore ma è anche un pretesto per descrivere una cosa diversa, che è: ho fatto una puttanata, dammi una possibilità, la nostra roba è più forte. C'è il senso di colpa, c'è l'attesa, la solitudine. Che cos'è l'amore? Puoi scandagliare il rapporto in tutti i suoi aspetti, ovviamente non è il cuore-sole-amore.

Dobbiamo chiudere, ultima domanda: ti sei riappacificato con il mezzo internet? Ho letto interviste dove dici che è stato la rovina della musica.
Probabile che abbiano riportato male le risposte. Io ho sempre detto che l'errore delle discografiche sia stato di snobbare Napster, dovevano regolamentarlo fin da subito e invece se ne sono fottute, bastava mettere 20 centesimi di dollaro a canzone, per dire. Oltre a sottovalutare il piccolo dettaglio che se il disco costava la metà ne vendevi il doppio. Nel '99, quando è uscito “Dietro la curva del cuore”, volevamo prendere il mix di “Anche Tu”, quella con Carmen Consoli, e rendere disponibili tutti i file in modo che chiunque potesse fare il proprio remix, alla parola “scaricare” quelli della Warner avevano dato di matto.
Ma a prescindere da questo c'è una cosa importante da dire: la differenza fondamentale tra la mia generazione e la tua è che quando io avevo 40 mila lire in tasca andavo in un negozio prendevo 15 dischi, passavo il pomeriggio ad ascoltarli per poi comprarne tre, e quei tre poi li consumavo. Mi è capitato di andare a casa di amici con pile di dischi masterizzati, anche molto belli, ma che conoscevamo a malapena. Se una cosa non la paghi difficilmente gli dai importanza. Poi, ripeto, il free download l'ho sempre considerato stimolante, quando stavamo mixando “Crocevia”, la notte che avevamo finito il mix di “Vieni Via Con Me” senza pensarci l'abbiamo messa disponibile a tutti. L'avesse saputo la Warner ci avrebbe fatto un culo così...

E l'hanno saputo?
Manco se ne sono accorti (sorride, NdA). Se devo essere sincero, era una figata vedere alle due di notte trecento persone che lo stavano scaricando. Però quest'ultimo mio disco è costato 40.000 euro, capisci da solo il problema. E' vero che Internet ti dà la possibilità di farti conoscere e magari riesci a fare il botto, ma mi sembrano dei casi, l'eccezione che conferma la regola, diciamo.

Il rap degli ultimi tre-quattro anni ha cambiato un po' le regole del gioco. Quelli che adesso sono in classifica FIMI hanno tutti cominciato con una serie di album in free download.
E' vero, io le ho anche fatte quelle robe lì, e le puoi fare anche nella tua cameretta. Come faccio a farlo io che devo fare un disco con trenta elementi?

Ultimissima domanda: chi meritava di più, qual è la band rimasta in ombra e che oggi dovrebbero conoscere tutti?
A parte i La Crus? (Ride, NdA). Quando uscì il primo disco dei Non Voglio Che Clara, era bellissimo. Per me, per tanti motivi, meritavano di più.

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L'articolo Mauro Ermanno Giovanardi - Che cos'è l'amore? di Sandro Giorello è apparso su Rockit.it il 2013-05-27 00:00:00

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