24 Grana - Milano, 06-02-2004

Francesco Di Bella è voce e chitarra dei 24 grana, il gruppo partenopeo che ha appena pubblicato “UnderPop”. Lo abbiamo incontrato a Milano per parlare del nuovo video e di tutto ciò che oggi ruota dentro ed attorno ai 24 Grana. Buona lettura!



Siamo sul set del nuovo video dei 24 grana “Canto pè nun suffrì”, che dovrebbe esser presentato entro fine febbraio. Perché avete scelto proprio questo brano come primo singolo?
Francesco: Perché è la prima canzone manifesto che ci è saltata agli occhi. Nella scrittura di questo pezzo abbiamo usato pochi messaggi, e diretti. E’ quello con la frase più chiara, quello con la chiave di lettura dell’intero album: canto per uscire dalla sofferenza.

E’ un tema che ritorna spesso nelle vostre canzoni: il canto, la compagnia, il fumo sono espedienti che usate per vivere meglio... ma cos’è che non va in questo mondo?
Francesco: Forse siamo in un universo un po’ borderline: non ti dà sicurezze ma tu hai bisogno di un qualcosa; come, per esempio, di una forza collettiva per tirarti fuori da situazioni difficili e complesse.

Io penso che forse sia anche questa sofferenza a spingerti a voler fare musica. E’ incontrollata quando sei adolescente e da controllare nel momento in cui superi l’adolescenza.

L’espressione è una cosa fisiologica, necessaria.

24 grana ed il regista Sabino Esposito è ormai un binomio vincente per i vostri video. C’è qualcosa che voi volete assolutamente nei vostri video?
Francesco: Si, una cosa la chiediamo: di essere più vicini possibile al testo, cercando però di non raccontare una storia. Secondo noi la narrazione attraverso le immagini impigrisce chi ha bisogno di ascoltare col cuore. Per valorizzare una canzone preferiamo non distrarre con dei racconti.

Ma poi dipende dalle canzoni. Quando lavoriamo con Sabino scegliamo canzoni molto sofferte. Cose più divertenti le abbiamo visualizzate anche in modi più “leggeri”: “Stai mai a ca’“ (Metaversus, CGD, ‘99) aveva la regia di Davide Toffolo, il famoso fumettista. In questo video è diverso… è più divertente il cartone animato della canzone. Comunque in questo caso andava bene così.

In “Canto pè nun suffrì” ci sono da chiarire certi sentimenti. Se tu la storia la interpreti bene nel momento in cui la suoni sicuramente chi la ascolta (e guarda il video) non avrà bisogno dei fumetti per capirla. E’ qualcosa di più complicato però del tutto sperimentale; ci permette di mantenere fede al modo di dirsi le cose underground.

C’è differenza tra come hai vissuto i set dei primi video rispetto agli ultimi? Francesco: Adesso seguo le riprese più tecnicamente. E’ un processo parallelo a quello che accade in sala di incisione: prima c’era un impatto più emotivo e diretto con la telecamera, come anche in studio di registrazione; ora l’approccio è più professionale, sono in grado di dire la mia. All’interno della nostra storia riconosco che ci sono video che ci completano:noi siamo nati anche con i video.

”Underpop” mi sembra un po’ un ritorno ai primi 24 grana. “Metaversus” era forse un rock troppo elaborato, “k-album” troppo concept …
Francesco: Anch’io ho avuto questa impressione ancor prima che iniziasse la preproduzione.

“Metaversus” e “k-album” sono due dischi abbastanza sofferti; non mi sono mai chiesto perché li vivo in questa maniera. Semplicemente vivo la mia vita e la trasmetto attraverso la musica. Ho questa grossa fortuna di poter raccontare le cose “col vestito migliore” cioè anziché dovermi sfogare con un amico o brandire un fiasco d whisky posso comunicare attraverso le canzoni.

Qual è il disco che vi descrive di più?
Francesco: La risposta giusta sarebbe: il disco più intimo realizzato con la consapevolezza che si sta affidando qualcosa alle orecchie di qualcun altro…
“Underpop” e “loop” sono sicuramente dei dischi pop, fatti per esser ascoltati e, per questo, presentati senza mettersi troppo in imbarazzo.

“K-album” è nato in un momento particolare ed è più freddo e più distaccato di “Metaversus”. Entrambi comunque sono i dischi più intimi.

Io metterei “loop” ed “underpop” in vetrina!

Ormai avete inciso quattro album: siete un riferimento nel panorama della canzone italiana. Se qualcuno decidesse di fare la cover di un vostro brano, chi vorreste che fosse?
Francesco: Una nostra canzone!? Oddio!

…deve esser fatta da una donna. Mi piacerebbe che non fosse italiana… magari spagnola, ma non mainstream: sono troppo costruite!

Mi hanno fatto già una domanda simile ma ho fatto scena muta, mi esce fuori il cervello quando penso una cosa del genere, mi sovreccito!

Fammi pensare… nooo: una canzone dei 24 grana la possono fare solo i 24 grana! E poi dovrebbe essere di Napoli…

E Marisa Laurito non ti andrebbe bene?
Francesco: No no! Non ce la vedo! Ecco… mi piacerebbe che fosse o Manuel Agnelli o Giovanni Lindo Ferretti.

Visto che avete realizzato live praticamente ovunque, quale potrebbe essere un posto stranissimo dove non hai ancora suonato ma ti piacerebbe farlo?
Francesco: Mi sono sempre immaginato abbastanza a suonare in infrastrutture industriali quindi mi vedrei bene in un enorme fabbricone che fosse un bel reperto di archeologia industriale. Una volta abbiamo suonato vicino ad un casinò in Slovenia che era stranissimo: era quasi abbandonato a se stesso e dentro aveva tutte cose sovradimensionate, tipo, che ne so, una poltrona gigante! E anche la slot machine… un posto così sarebbe bellissimo per suonare!

Io sono già contento rispetto al riuscire a fare ciò che desidero, non riesco a fare nuovi sogni perché mi sembrerebbe di prendere i sogni di altri! Sai quando si dice che se accendi la sigaretta con una candela muore un marinaio…

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L'articolo 24 Grana - Milano, 06-02-2004 di Elisa Orlandotti è apparso su Rockit.it il 2004-02-27 00:00:00

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