Bludinvidia - Milano, 17-05-1998

Ai microfoni di Rockit, Marco Ancona.



Rockit: Non mi sembra ti abbia soddisfatto il suono di stasera, vero?

Marco: Sì, sostanzialmente problemi non c'erano. Il fatto che però stasera ci sono vari gruppi che si alternano sul palco, la resa sonora non può essere il massimo.

Rockit: Quando nascete come Bludinvidia?

Marco: Nel '97, anche se già dal '91 suonavamo con un altro nome; eravamo una cover-band ma ci concentravamo anche su nostre produzioni che mandavamo in giro. Poi è arrivato il periodo in cui l'assetto del gruppo, a livello musicale, si è trasformato, coincidendo con il battesimo del nome che abbiamo attualmente. Naturalmente il tutto è avvenuto grazie all'incontro con la Columbia (sotto etichetta della Sony, ndi), che ha fatto uscire il nostro primo singolo, e successivamente c'è stato il passaggio alla Noys. Le cose sono andate più o meno così: sai, io bado a suonare, per il resto…

Rockit: Allora potete ritenervi fortunati per un certo senso?

Marco: Ma neanche tanto, sai! Più o meno te l'aspetti, perché quando ti fai un 'culo quadrato', suoni e ti impegni, in qualche modo ce la devi fare. Poi io sono fatalista: se ce la devi fare prima o poi emergi. ('Bravi, bravi, bravi', la voce di Paolo Benvegnù, leader degli Scisma, che si complimenta con loro.)

Rockit: E delle tue passioni musicali che mi dici?

Marco: Beh, i Beatles fin da quando ero piccolo, dal momento in cui si cominciava a strimpellare la chitarra. Si sentono le influenze, ma vogliamo comunque mantenere il nostro suono, che cerchiamo in qualche modo di rendere il meno ripetitivo possibile e molto vario. Pensa che un giornalista scrisse che noi "abbiamo perso la bussola", all'interno del disco; ci siamo messi d'impegno a capire dove voleva arrivare con quest'affermazione, ma non ci siamo riusciti.

Rockit: Forse perché alla fine il discorso è sempre quello: voi fate musica e basta!

Marco: Sì, ci dicono che facciamo 'pop', ma è un genere elastico, flessibile e per questo ci piace.

Rockit: Sembra che in Italia la scena musicale alternativa si stia sviluppando, vedi ad esempio il lavoro congiunto della Noys che raggruppa vari management (Ultimo Piano, Baracca & Burattini)…

Marco: E' vero anche questo, soprattutto rispetto a quello che il panorama offriva fino a 10 anni fa. L'esempio degli Afterhours (suonavano quella sera stessa, ndi) è emblematico: si comincia a cantare in inglese….

Rockit: …e poi c'è stata un'inversione di rotta ?

Marco: Ma per me è una cazzata: non vedo quale valido motivo ci fosse per cantare in inglese: la cosa più bella è la comunicatività, e cantando in un'altra lingua si finisce per perderla.

Rockit: Stesso discorso per il lavoro che compiete sulla melodia?

Marco: Se mancasse quella sarebbe finita! I rumori, alla fine si esauriscono, mentre noi cerchiamo di sperimentare tutto ciò che ci piace.

Rockit: La cosa più bella è che alla fine avete già un vostro suono…

Marco: Ti ringrazio del complimento, ma ti confesso che alla fine ci interessa fare una 'canzone', più 'canzoni' che magari arrangiamo a secondo dei momenti che passiamo.

Rockit: E a livello di vendite e tour come sta andando la vostra proposta?

Marco: Guarda, per il disco supponiamo che si venda qualcosa. Il tour ha molte date, soprattutto se pensi che fino a ieri siamo stati a 'Sanremo rock' e c'erano le telecamere; perciò in qualche orario notturno la Rai provvederà a trasmettere la serata.

Rockit: Tra l'altro il vostro video promozionale sta girando molto in tv?

Marco: Sì, sta passando molte volte, e come puoi notare io oggi indosso la stessa maglietta del video, sia perché mi piace, sia perché credo che l'immagine visiva, associata alla canzone, serva tantissimo come mezzo per farci conoscere. In fondo i passaggi in radio servono, ma l'aspetto colpisce più a fondo, sia in negativo che in positivo.

Rockit: Le vostre origini?

Marco: Sìamo tutti leccesi, ma ora stiamo a Forlì, siccome lì abita il nostro produttore Massimo Carpani, molto interessato alle nuove proposte italiane e che ha lavorato con Cecchetto per tanti anni, senza stare a farsi pregiudizi sul nome. Poi la città ci piace, siamo più vicini al centro rispetto al nostro luogo di nascita, lavoriamo tranquilli…

Rockit: Comunque la Puglia partorisce periodicamente dei gruppi che riescono a emergere?

Marco: Alla fine il problema rimane quello: lontani dal centro delle produzioni, quasi che una soluzione estrema come quella di portare i discografici al Sud sarebbe il mio sogno… Ma già il fatto che le major cominciano ad interessarsi alle band nuove è comunque buon segno, a prescindere dalle politiche che successivamente realizzano…

Rockit: Come vi siete sintonizzati sull'onda del brit-pop?

Marco: No, non è così! Diciamo che abbiamo sfruttato la scia, perché a me gli Oasis fanno schifo, ma Radiohead e Blur sono grandiosi, soprattutto gli ultimi, vista la loro attitudine a sperimentare continuamente, senza pregiudizi sull'evoluzione artistica. Penso sia possibile realizzare vari cambiamenti, a seconda dell'ispirazione che c'è in quel momento… Rispetto all'arte parlo in 'buona fede': se uno si impegna ed ha la mente aperta deve poter fare tutto quello che gli passa per la testa…

Finisce qui, visto che era tempo di andare a mangiare.

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L'articolo Bludinvidia - Milano, 17-05-1998 di Faustiko Murizzi è apparso su Rockit.it il 1998-10-22 00:00:00

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