Gang - Milano, 28-03-2000

Io e Luca incontriamo Marino e Sandro, i fratelli Gang, negli studi della Wea a Milano. La sala della chiaccherata è abbastanza grande, alle pareti sono appesi dischi d'oro e di platino di molti personaggi e in fondo c'è uno stereo enorme. La prima cosa che diciamo a Marino e Sandro riguarda il loro disco: non l'abbiamo ancora sentito, ma abbiamo i suggerimenti di un amico che l'ha sentito. Poi si prosegue con le chiacchere, davvero tante, si va avanti per circa un'ora. Quello che segue è un estratto.



rockit: il disco nuovo: noi non l'abbiamo ascoltato, ma l'ha fatto Fausto, che c'ha "passato" delle domande... comunque, parlatecene un po' voi.

marino: mah! diventa difficile parlarne, perchè non sai mai da quale angolo guardarlo, se ne parlassimo noi saremmo i più grandi bugiardi perchè vedremmo tutte luci e niente ombre. Se l'intervista era tra un anno, allora uno fa in tempo a guardarlo da un altro punto di vista, ma adesso...

rockit: ah, ok, allora estraggo le domande di Fausto! (risate)

marino: ma sì, almeno come partenza...

rockit: (apro il foglio) ...qua c'è anche la recensione di Fausto, poi ve la lascio, più che delle domande sono delle richieste di approfondimento su alcuni brani, ad esempio "Lavami nel sangue dei miei nemici"...

marino: è una frase tratta dall'Apocalisse, di San Giovanni, "apocalisse" perchè siamo alla fine del millenio, e quindi l'inizio del nuovo, l'apocalisse è il testo adatto per affrontare qualsiasi cambiamento in atto, pur essendo un testo legato al mondo cristiano, permette di ritrovare tutta una serie di grandi tensioni e di dinamiche che l'uomo ha di fronte ai grandi cambiamenti della storia. E penso che anche per quello che riguarda l'occidente non è solo la fine di un secolo e l'inizo di un altro, è vicino a quello spirito...

rockit: ma si tratta di una trasformazione vostra o...

marino: è una trasformazione in generale, dal punto di vista umano, culturale, politico, c'è una trasformazione in atto soprattutto nel mondo occidentale e in particolare in questo paese...

rockit: anche nel mondo della musica, proprio a livello di distribuzione, c'è una trasformazione in atto... anche voi che di internet non sapevate nulla (l'avevate detto nell'intervista di un paio d'anni fa a Cascina Monluè) ora vi ritroviamo con un sito vostro, indicato pure sul cd: mi sembrava che allora non vi interessasse la cosa, e che volevate tenerla fuori...

marino: nooo. non è una cosa da tener fuori. Magari potessi lavorare con energia in quel campo... ma non è cosa per me, magari Sandro, che è più curioso e più attratto da quel mondo di quanto lo sia io. Non lo trovo facile e non ho neanche i mezzi tecnologici per farlo...

rockit: bhè, tornando al discorso dei cambiamenti, questo è un nuovo mezzo di comunicazione... è di sicuro un cambiamento per questo mondo...

sandro: è importante anche che chi lo utilizza sia padrone del mezzo, ma noi altri... (è un po' rassegnato). Anche per questo, il sito internet non lo facciamo noi ma lo fa un nostro amico...

marino: è giusto anche che lo faccia chi trova in esso un grande stimolo e una forma di espressione.

rockit: e l'idea di distribuire la musica tramite internet, di semplificare la catena tra produttore e consumatore... come la vedete?

marino: guarda, penso che internet sia un enorme scatolone, un enorme catalogo, come quelli che arrivavano a casa per posta, guardi i prezzi e scegli quello che vuoi. E' chiaro che ci stanno delle grandissime possibilità e che vanno sfruttate nella maniera più intelligente e più creativa possibile. Io però sono un grande ignorante: mio padre ha fatto la terza elementare, io ho fatto l'università, ma di fronte a tutto ciò mi sento come mio padre. Per i Gang può essere un veicolo importante... speriamo, per promuovere il disco nuovo.

sandro: magari internet può funzionare meglio per i gruppi nuovi o quelli delle etichette indipendenti, può essere un canale utile per chi deve farsi conoscere...

rockit: è comunque un territorio nuovo, che va conquistato, un po' come quello che furono le radio all'inizio...

marino: allora nei paesini di provincia c'erano due o tre radio libere, ed erano aggreganti perchè proprio non potevi fare tutto da solo, il motore era l'aggregazione: forse la cosa che manca con internet è che puoi fare tutto da solo. Perchè anche nella radio l'esigenza fondamentale era l'incontro, la piazza... non nella stanzetta di casa propria. E c'è un problema grosso: non senti gli odori! (risata)

rockit: ah ah, anche per radio dai... comunque hai ragione, manca un pezzo, è incompleto.

marino: il problema è forse l'isolamento quindi... ogni tanto bisogna uscire. Addosso a me significherebbe non alzarsi più dalla poltrona.

rockit: il brano "Paz", parla di Pazienza...

marino: sì

rockit: anche la Bandabardò ha fatto un brano su Pazienza...

sandro: in che disco, nell'ultimo?

rockit: no... è in "iniziali B.B."... adesso non ricordo il titolo, ma è un brano dedicato ad Andrea Pazienza.

marino: Andrea Pazienza va rivalutato e rivisto... è una specie di eroe tragico rispetto alla nostra generazione, a tutti i costi non ha voluto accettare le condizioni della noia e del quotidiano e ha preferito vivere in maniera tragica, pur di risorgere a tutti i costi. C'è stato, pure lì, un contro e un verso, è una vita piena di grandi contraddizioni non risolte, e in noi c'è comunque dell'affetto e della nostalgia per dei personaggi come Andrea Pazienza. L'idea era quella di comunicargli quello che era successo in questi anni dalla sua partenza, quello che è successo nel frattempo... e il testo dice: "non ti sei perso niente"... perchè non c'è stata più una grande esplosione in termini di trasformazione della società, si sono un po' accettate le condizioni...

rockit: bhè, questa è una cosa ormai consolidata e mi pare che anche noi ci siamo adeguati (sorrido)...

marino: ma non è mai detto, dipende poi dalle circostanze, dagli appuntamenti, dai segnali, dai richiami della foresta... non è una partita chiusa.

rockit: no. quello no, è che siamo in uno stato di torpore...

marino: è un periodo d'attesa questo, di vigilia. E' un po' anche l'atmosfera di questo disco e in una frase lo diciamo, alla fine...

rockit: sempre dal foglio di Fausto, vi chiedo di approfondire e raccontarci un po' l'esperienza con Erri De Luca...

marino: Erri De Luca è uno scrittore che a me personalmente ha regalato delle grandi emozioni negli ultimi anni, è uno che ha attraversato tanti anni della storia d'Italia e riesce ancora regalare delle grandi emozioni. L'abbiamo invitato negli studi a raccontare una storia che risale a diversi anni fa quando faceva il muratore in Francia, racconta la storia di un suo amico turco che si chiama Nagual... e alla fine noi non siamo riusciti a farne una canzone e allora abbiamo preferito che fosse lui a raccontarla e quindi a tirare fuori un lato inedito di Erri De Luca, il lato del racconto orale... lui è stato disponibile e alla fine l'abbiamo messo.

rockit: Tra le collaborazioni c'è anche Davide Lenci...

marino: Sì, che è il fonico. E' il primo lavoro che facciamo con lui, è stato fatto in uno studio di Senigallia, quindi è un disco tutto marchigiano. Davide c'ha regalato molto, soprattutto in termini di sonorità... un suono che Sandro cercava e che è stato possibile raggiungere, tiene conto di tutto un panorama musicale americano, sia facendo i conti con la tradizione sia rapportandolo al presente. Davide suona anche l'armonica in un brano, è l'unica partecipazione "esterna" al gruppo.

rockit: ...bhè adesso faccio la domandona stupida, visto che l'altra volta v'ho chiesto se eravate "i" Gang o "la" Gang... (risate) ora la domanda è: il saluto di fine concerto sarà sempre lo stesso?

marino: e qual'era il saluto...?

rockit: quello che augura "buona fortuna perchè ce-la-me-ri-tia-mo!!" roteando l'asciugamano!!! (risate)...

marino: ah ah... non so se anche quest'anno ci sarà quest'augurio. Comunque è un augurio, un saluto di buon auspicio, con spirito positivo... sul fatto di meritarselo c'è l'orgoglio. E' importante anche lo spirito con cui si saluta, come alla fine di una cena a casa degli amici.

rockit: come mai il disco è uscito così in ritardo rispetto ai programmi iniziali?

marino: perchè c'erano altri appuntamenti, altre cose che la casa discografica doveva portare avanti, per ultimo anche San Remo. Quindi mesi dopo mesi dopo mesi...

rockit: ma non è brutta una cosa così? dico per voi.

sandro: mah, il problema è che fai tutto in fretta, cerchi di rispettare i tempi, ma poi vedi che invece potevi fare tutto con più calma, più tranquillo, perchè tanto il tempo c'era.

marino: accumuli tensioni, nervosismi e scazzi, ma questo fa parte delle relazioni che c'hai per forza di cose, perchè non lo fai te da solo a casa con gli amici... lavori in una struttura, è una multinazionale, e c'hai dei rapporti sia con le persone che con le leggi e le regole di questa struttura.

rockit: voi siete sempre stati con la Wea?

marino: noi eravamo CGD fino a "Una volta per sempre", con "Fuori dal controllo" siamo passati alla Wea, ma solo perchè la CGD è stata assorbita dalla Wea e anche il direttore artistico della CGD è passato alla Wea e tutti gli artisti... è importante soprattutto per i rapporti umani, che poi alla fine contano: c'è confidenza, stima reciproca e si creano dei rapporti che sono anche amicizia e non solo rapporti di lavoro. Però sono sempre rapporti molto complicati...

rockit: voi come gruppo, come concetti che esprimete, come vostra immagine, siete più un gruppo da "indipendente"...

marino: ma se ci fossero in Italia delle realtà realmente indipendenti... ditemi quali sono e poi... comunque, ti dirò, si lavora molto meglio - dal punto di vista artistico e quindi della creatività - all'interno della multinazionale, dove alla fine sei abbastanza libero, noi abbiamo fatto i nostri dischi in piena autonomia. Ma se vai da un'etichetta cosidetta indipendente - noi le abbiamo conosciute anni fa - lì le cose non sono a questa maniera, perchè se vendi 100 copie in meno, queste incidono parecchio sul bilancio. E allora no, a meno che le cose non siano cambiate in Italia in questi anni...

rockit: qui in Italia sta nascendo, anzi è nata, una specie di organizzazione che si chiama Audiocoop che cercherà di coordinare e di dare un po' più di forza alle indipendenti, partendo dall'idea che insieme si può avere più peso e più potere contrattuale quando si va a parlare con le istituzioni... potrebbe essere una buona strada questa.

marino: come no! certo. come s'è detto prima "buona fortuna, perchè ce la meritiamo". Il problema è che ne abbiamo viste talmente tante che prima di fare una scelta come questa bisogna che ci siano delle cose su cui contare, delle esperienze, delle persone, delle situazioni... e non sono solo gli ideali. Perchè poi tutti son bravi, tutti son buoni però vai lì e non ci sono i soldi per realizzare quello che vuoi.

rockit: succede spesso che molti artisti partono come indipendenti e poi finiscono nelle multinazionali...

sandro: ci sono anche molte etichette che partono come indipendenti e poi finiscono nelle multinazionli.

rockit: eheh... sì, etichette che vengono "mangiate".

sandro: no. non vengono mangiate, c'è la volontà loro di vendere tutto quello che hanno fatto. E' diverso, non è che sono mangiate.

marino: si fanno un catalogo di dieci gruppi e una volta che hanno qualche nome buono e che possono vendere, danno tutto alla grossa casa discografica. Sono cose viste e straviste.

sandro: non è che c'è dietro un progetto culturale che fa la differenza con la casa discografica, sono indipendenti perchè non possono diventare major.

marino: ...però l'atteggiamento che hanno è duro più di quello che hanno le major... e allora sai... è meglio che ognuno faccia la propria esperienza e alla fine tragga consiglio. Io penso che in Italia, un po' per cattive intenzioni, non si sia mai fatto un discorso serio, che veramente possa risolvere il discorso, qualcosa che parta dal ministero della cultura. Ma nessuno c'ha voglia di farla una riforma così, il mondo della musica piuttosto che avere a che fare con i politici preferisce confrontarsi con il mercato e con i mercanti. Mentre invece il modello della Francia degli ultimi anni è emblematico ed indicativo su quello che si può fare.

rockit: cosa hanno fatto in Francia? quel discorso di far suonare un gruppo francese ad ogni concerto di un gruppo straniero...

marino: no. quelli son luoghi comuni, è folklore. C'è un programma sulla cultura che permette di creare un circuito che sia davvero forte, anche di denaro, e che coinvolge la forza politica e quella pubblica e amministrativa. In Italia è lasciato tutto al mercato, l'unica legge - che si parli di etichetta indipendente o no - l'unica legge che vige in Italia è il mercato. Ci vuole in Italia un progetto di legge che parte dal ministero della cultura e che è l'unica cosa che può veramente cambiare le cose. Dovrebbe costruire un'argine per un certo tipo di musica che non fa i conti col mercato... se vuoi vedila come una specie di "protezione", tra virgolette. Qua il problema fondamentale è che manca il riconoscimento, non c'è dignità di lavoro per chi fa musica, e agli stessi artisti non gli piace dire che "lavorano", non gli piace sentirsi "lavoratori". Invece è un vero mercato del lavoro questo e muove tante energie: da chi fa e vende gli strumenti, a chi produce i dischi, a chi suona, a chi come voi scrive... non capisco perchè tutto questo non sia rispettato. Una legge significherebbe un cambio, ma grande, sul mercato: un assessore alla cultura in ogni paese cambierebbe le cose, ogni persona che organizza un concerto, comprese le grandi agenzie che hanno sempre dettato legge non dovrebbero fare i conti con me, con te, coi mille promoter locali, ma con un assessore alla cultura che è legato ad un ministero. In Italia non esiste un sindacato per i musicisti, non c'è nessun tipo di riconoscimento... ok, ci sono delle organizzazioni come la SIAE e altre... e non è una contraddizione cercare di firmare con una major, perchè alla fine l'unica forma di sopravvivenza è andare a lavorare per una multinazionale ed è l'unica possibilità per lavorare.

rockit: già... se è un lavoro forse è l'unica possibilità, se invece non è il tuo lavoro...

sandro: perchè uno non deve lavorarci? allora cos'è? è un hobby...

rockit: bhè per i piccoli gruppi...

sandro: ma anche quelli che te chiami "piccoli gruppi", all'inizio fanno così, però poi ci pensano e cercano anche loro...

marino: a meno che non c'hai un assegno mensile vitalizio, uno arriva a venti-venticinque anni e poi va in ufficio o da qualsiasi parte e non pensare che te torni alle otto de sera e riesci a tirare avanti un gruppo e questo non mi sembra un modo civile di affrontare la cultura in Italia, se questa è cultura, se è altro allora va bene... Questa se vuoi è la vera polemica, ma non va caricata sulle spalle dei piccoli, grandi gruppi, perchè non possono sognarsi di affrontarle. Il resto son tutte delle cagnare fatte a tavolino, via internet, al telefono dicendo "quello è politicizzato, fa il disco comunista però poi firma per una multinazionale...". Tutti i gruppi che sono conosciuti lo sono grazie ad un mercato che è gestito dalle multinazionali.

sandro: e poi guarda che è la stessa cosa anche per le auto, non è che un anarchico si costruisce la macchina a casa sua, pezzo per pezzo, si compra la Fiat... il rapporto è lo stesso, con la differenza che la musica è cultura e l'automobilistica no.

marino: ci deve essere un incentivo, una legge... perchè vedi se i gruppi sono abituati per tanti anni a prendersi a coltellate, a fare ognuno i cazzi suoi alla fine il mercato porta ad essere maleducati. Se ci fosse un mercato diverso in cui magari se si è in dieci gruppi a muoversi insieme hai diritto a delle sovvenzioni, a delle facilitazioni per le sale prove, allora vedi come questi dieci gruppi lavoreranno insieme e cresceranno artisticamente insieme. Se no anche quelli che vogliono essere indipendenti alla fine diventano dei piccoli mercanti e allora non c'è più differenza... anzi c'è perchè se vai a lavorare nella grande fabbrica magari riesci sempre ad imboscarti, mentre se vai a lavorare sotto il piccolo imprenditore che c'ha quindici operai, quello ti controlla e ti fa ben lavorare (risate).

rockit: ah ah... è così...

marino: bhe' forse adesso non proprio, perchè il clima non è più quello di una volta... ma comunque per quindici anni io e Sandro abbiamo sentito sempre questo discorso: "la contraddizione è SOLO del gruppo". Ma più in là non ci vede nessuno?

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L'articolo Gang - Milano, 28-03-2000 di Giulio Pons è apparso su Rockit.it il 2000-04-28 00:00:00

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