Intervista con gli Afterhours alle Officine Meccaniche di Milano

Incontro Manuel Agnelli presso le Officine Meccaniche di Milano, gli studi dove è attualmente impegnato con la produzione del secondo album dei Verdena.

Sono tante le domande alla vigilia dell'uscita di Siam tre piccoli porcellin, il doppio live degli Afterhours. E tante le cose che Manuel ha da dire. E' un fiume in piena.



Rockit: Iniziamo dal titolo del nuovo album... I Tre piccoli porcellin siete tu, Giorgio Prette e Xabier Iriondo?

MANUEL: Bhe, sì... Non è per forza indentificabile in tre personaggi però... In realtà quello che ci piaceva era stata la casulità con la quale è venuto fuori questo titolo, perchè per riempire lo spazio vuoto, che doveva essere preso poi dal pezzo inedito, i grafici avevano messo la filastrocca "Siam tre piccoli porcellin, siamo tre maialin, mai nessun ci dividerà, trallallallallà..." (canticchia - ndi). Dopo un periodo in cui effettivamente ci sono state tantissime tensioni, non tanto fra di noi, ma rispetto a quello che facevamo ed il nostro pubblico, quello che facevamo e la professionalità, quello che facevamo ed il fatto che dovesse essere reso a livello di efficacia, è stata una cosa un pò sdrammatizzante, abbiamo preso al balzo l'occasione, ed abbiamo deciso che il disco si sarebbe chiamato così. Ed in più era un pò un ritornare ad avere un'immagine semiseria dopo Non è per sempre, che era un disco abbastanza scuro. Alla fine l'abbiamo scelto noi, per cui non eravamo prigionieri delle nostre maschere, ed adesso possiamo tornare forse a mettercele, se vogliamo.

Rockit: Hai parlato di tensioni... Che genere di tensioni c'erano?

MANUEL: Mah... Sai, le cose si sono ingrandite parecchio in questi ultimi due anni. Per cui è normale ad esempio che il rapporto con il pubblico non sia più quello di una volta, non tanto da parte nostra, che abbiamo fatto il possibile per mantenere lo stesso atteggiamento, ma da parte del pubblico. E' normale che quando il pubblico si ingrandisce, ci possa trovare personaggi sia positivi che negativi, alla fine. E' anche molto più difficile dare lo stesso tipo di attenzione a tutta questa gente... Le date sono aumentate, il pubblico è aumentato, è dura uscire ogni sera a parlare con tutti, ed a rispondere magari 100 volte alle stesse cose nello stesso modo, eccetera. In più pensiamo che una parte del pubblico giustamente abbia interpretato a modo proprio il nostro modo di fare musica, ed alla fine non ci sentivamo neanche più in possesso di quello che stavamo facendo: durante i concerti l'atmosfera era troppo celebrativa, cantavano tutti dall'inizio alla fine, il che è una cosa invidiabile e meravigliosa, lo so, però ci sentivamo un pò più grotteschi, pensavamo di non avere in mano tanto la situazione. E la cosa è cambiata molto naturalmente, siamo stati noi a cambiare ed a riconcentrarci su noi stessi e sul nostro modo di suonare, e credo che questa cosa al pubblico l'abbiamo trasmessa, per cui senza dire una parola si è ristabilita un'atmosfera direi di complicità totale, e questa cosa ci ha molto rinfrancati.

Poi avere a che fare con la professionalità in questo mestiere è particolarmente duro, perchè comunque tutti i giorni ti metti un pò alla prova. Bisogna imparare a separare completamente 'il mestiere' da 'il fare il musicista', e non è una cosa molto semplice, soprattutto quando non vendi milioni di dischi, e quindi alla fine non hai un grossissimo potere decisionale all'interno di certe situazioni. In più, credo che Internet sia una cosa meravigliosa, però forse c'è un eccesso di democrazia, perchè ogni coglione può dire la sua. Non c'è nessun tipo di selezione, e noi forse abbiamo prestato troppa attenzione a quello che il nostro pubblico voleva da noi. In realtà dobbiamo ricominciare, anzi l'abbiamo già fatto, a stare attenti prima di tutto a noi stessi, perchè noi suoniamo prima di tutto per noi stessi, e vogliamo continuare a farlo. Credo che questo sia l'unico modo per rimanere davvero sinceri e freschi con quello che fai. Credo che l'attenzione che abbiamo prestato ad un sacco di situazioni, polemiche, richieste, domande su Internet sia stata eccessiva, perchè non è umanamente possibile seguire tutta questa gente. Probabilmente i grossi musicisti lo fanno con un Ufficio Stampa apposito, che firma gli autografi e risponde per loro, ma nel nostro caso siamo nella condizione in cui ci sentiremmo grotteschi ad avere una cosa del genere... Per cui alla fine preferiamo stare zitti, e probabilmente staremo più zitti da ora in poi, e ci faremo più i cazzi nostri, lasciando la libertà di immaginare... (ridiamo - ndi)

Rockit: Parliamo adesso di Siamo tre piccoli porcellin, finalmente un live, un doppio live, per gli Afterhours. Come è nata l'idea?

MANUEL: Un pò per caso, perchè in realtà sapevamo che il live è comunque un passo un pò più delicato, perchè può essere troppo celebratico per lo stadio che stiamo vivendo adesso. Però quello che ci ha convinto è soprattutto il concerto di Civitanova Marche, in teatro. Abbiamo ascoltato le registrazioni, fatte veramente per caso, e suonavano molto bene. Il concerto me lo ricordo, è stato bellissimo, magico, e nelle registrazioni c'è parte di questa magia, credo... spero... E quindi alla fine abbiamo pensato che il materiale era sufficientemente diverso dagli originali, completamente rielaborato, in una veste, quella elettro-acustica, che non era tipica nostra, ma che a me piaceva molto sottolineare, perchè mostra un'altra faccia di quello che facciamo, di quello che siamo, della sensibilità musicale che possiamo sviluppare insomma. E poi bhe... semplicemente ci piaceva, era bello... Da lì siamo andati ad ascoltare anche le registrazioni elettriche. Perchè abbiamo fatto un sacco di discussioni sul fatto di metter fuori un album acustico, il fatto che potesse rappresentarci o meno, il fatto che potesse essere letto in un certo modo... anche questo ha creato un pò di scompenso, lo scompenso del quale parlavo prima... Queste discussioni secondo me non si dovrebbero più fare all'interno del gruppo, e paradossalmente vogliamo essere meno condizionati possibile dall'esterno, ma poi lo siamo sempre quando si tratta di prendere decisioni sulla nostra immagine e su quello che possiamo rappresentare... Però è vero che le registrazioni elettriche ci sono piaciute tanto, e quindi alla fine non è stato uno sforzo compilare anche un album elettrico e metterlo fuori.

Ci sembrava anche bello per la gente che ci segue il fatto che il pubblico ci fosse nel live, si riconoscesse, si sentisse cantare e fosse partecipe e complice del risultato dei concerti. Il pubblico è una parte fondamentale ed imprescindibile del nostro progetto, perchè il nostro progetto all'80% è un progetto live. Perchè noi viviamo di quello e su quello. E comunichiamo soprattutto con quello, e quindi il pubblico è una parte insustituibile di noi, del nostro progetto. E credo che il fatto di fare un disco con il pubblico dento sia riconoscerlo questo, è stato il moto principale. Per il resto, è vero che il concerto elettrico è più una compilation, c'è forse una magia inferiore rispetto al concerto acustico, però credo che le versioni siano sufficientemente rappresentative, ci sono anche dei pezzi come Simbiosi sviluppati in maniera completamente diversa e che possono darti uno spunto per quello che noi vorremmo fare in futuro.

Rockit: Mentre il CD acustico è la Polaroid di un unico concerto, quello elettrico è una raccolta di fotografie di tanti concerti diversi. So che c'è stato un lunghissimo lavoro di ascolti dietro, per scegliere i pezzi che avrebbero fatto parte di questo 'album di fotografie'...

MANUEL: Sì. In realtà non avevamo registrato i concerti nostri negli ultimi tre anni con del materiale molto professionale. La maggior parte sono infatti DAT, per cui non potevamo neanche intervenire tanto pesantemente mixando i pezzi. Per questo ho ascoltato un sacco di materiale, per cercare di tirar fuori veramente il meglio di quello che avevamo, che magari fonicamente effettivamente rimane abbastanza scadente - sto parlando dell'elettrico, penso che l'acustico invece suoni molto molto bene, insomma. Però c'è anche la natura live in questo. Abbiamo volutamente lasciato le differenze di suoni fra un concerto e l'altro. I primi due pezzi, Germi e Pulcini, che sono del '97, erano proprio registrati malissimo, però secondo me lì c'è un'energia incredibile... non sono neanche precisissimi tecnicamente, però... chi se ne frega! Quei pezzi volevano dire quello, e secondo me lì c'è. Per altri pezzi abbiamo lavorato in modo molto molto più sottile. Come ho già detto altre volte, anche negli Studio Report che scriveva Giorgio, alla fine abbiamo lavorato anche in studio su questi pezzi, perchè non sempre siamo riusciti a registrare tutto quello che c'era, e lo scopo di questo disco non era quello di riprodurre un concerto live degli Afterhours, perchè è impossibile su un disco, ma dimostrare un pò che cosa potevamo essere, che dimensione ci poteva essere insomma... Per cui alcuni archi, soprattutto le percussioni ed alcuni cori li abbiamo rifatti in studio perchè non erano stati registrati, però c'erano all'origine, per cui non abbiamo aggiunto niente che non ci fosse.

Rockit: Nel live elettrico c'è anche un inedito registrato in studio, La sinfonia dei topi, che sarà anche un singolo per cui avete registrato anche il video. Un brano che mi pare abbia un testo un pò ironico... Cosa vuoi trasmettere con quelle parole?

MANUEL: E' un pò rappresentativo del momento che stiamo vivendo. Il fatto che abbiamo discusso, siamo stati disponibili alla discussione, per carità, lo dovevamo anche a tutti, al nostro pubblico, ai giornalisti, però il risultato finale è che noi ce la vogliamo godere, vogliamo divertirci, stiamo facendo questa cosa perchè per noi è energia, è vitalità, e non perchè siamo in una tribuna politica dove si discutono gli elementi, ma non si produce niente di veramente vitale. A noi interessa produrre qualcosa di vitale, indipendentemente dalle discussioni, per cui semmai analizziamo le cose dopo, a posteriori. Diciamo che è un pò una rivendicazione essere noi stessi fregandocene completamente dei commenti e delle reazioni degli altri. Non soltanto dal punto di vista musicale, ma noi stessi come persone, nei confronti delle cose della vita in generale. Non c'è niente di male nel godere ed io voglio godere. Basta.

Rockit: La prima volta che ho ascoltato La sinfonia dei topi sono rimasta un pò spiazzata, rispetto a quello che è il vostro sound. Tu mi hai citato Frank Zappa... L'ho sentita poi dal vivo e mi sono dovuta ricredere... E' un pezzo abbastanza diverso dagli altri. Avrebbe mai fatto parte di un vostro disco?

MANUEL: Mah... Forse sì. Sicuramente non di Non è per sempre. Questo era un sigolo in più, ce n'erano già 4 là, per cui non ne avevamo bisogno. In più a livello di atmosfera ripeto, "Non è per sempre" è un disco particolarmente scuro, e questo pezzo non c'entrava niente con quel tipo di atmosfera perchè è un pezzo semiserio, piuttosto ironico e piuttosto solare come tipo di sonorità, per cui abbiamo deciso di non inserirlo. Ai tempi di 'Non è per sempre', nel '98 quando abbiamo fatto le registrazioni, questo pezzo non aveva nè il testo, nè il cantato completo nè gli arrangiamenti sonori che ci sono adesso. Lo abbiamo proprio elaborato e finito nell'ultimo periodo. Abbiamo un pò ripreso l'idea della base e c'erano un paio di strofe... Per cui forse era un pezzo che poteva uscire con qualcosa di futuro.

A livello sonoro, al contrario di quello che dici, è un pezzo che rappresenta molto quello che vogliamo fare, come sonorità strette. A livello invece di scrittura non è un capolavoro, questo è poco ma è sicuro, nel senso che non è un capolavoro di scrittura musicale, si basa tutto su un riff, su un ritmo praticamente. A livello di scrittura magari non è esattamente quello che stiamo facendo adesso con i pezzi nuovi, però a livello di sonorità, l'uso delle chitarre, dell'effettistica sicuramente sì. Ed è vero che vogliamo fare un album di pezzi più veloci che in passato, stiamo lavorando su quello. Però è un pezzo che ci appartiene, penso che ci appartenga come tipo di ironia, come tipo di sonorità, ed in questo momento anche come voglia di dire delle cose pesanti con leggerezza.

Rockit: Hai parlato dei nuovi pezzi su cui gli Afterhours stanno lavorando. E' ancora valida l'idea di rientrare in studio subito dopo il tour per far uscire un nuovo album a fine anno?

MANUEL: Sì, non sappiamo se a fine anno, vogliamo fare le cose veramente con molta calma, vogliamo veramente fregarcene di tutto e di tutti e fare un disco con tutto il tempo che ci vuole... Però sì, vogliamo fare soltanto queste 25 date in primavera, salvo poi qualche apparizione in qualche festival estivo, se sarà il caso... Però fare solo queste date quest'anno perchè vogliamo concentrarci sul disco, lavorarci su tutto l'anno. Che poi esca alla fine dell'anno o meno dipenderà da quanto siamo soddisfatti. Abbiamo già molti pezzi in cantiere, sono già 8, che non è male, però vogliamo veramente averne tantissimi, cioè averne più di una ventina per poter riuscire a compilare un album che stia in piedi, che sia anche abbastanza granitico. Forse quest'album potrebbe essere più granitico degli altri, sia come tipo di scrittura che come tipo di sonorità, contraddicendo un pò l'andazzo che abbiamo avuto sino ad adesso, nel fare album che avevano comunque pezzi molto diversi fra loro.

Rockit: Il nuovo disco sarà supportato da un tour. Io vi ho visti la scorsa settimana nel concerto elettro-acustico a Radio Popolare, e mi siete sembrati molto molto carichi. Quanta voglia c'è di tornare sul palco?

MANUEL: Adesso che ci siamo riposati tanto ed abbiamo fatto delle cose che ci piacciono come il live... tanta! Abbiamo tantissima voglia di suonare perchè abbiamo riscoperto un pò il suonare assieme. Non ci suoniamo più conto, ma siamo ritornati a suonare l'uno con l'altro, ascoltandoci e seguendoci. E questa è una dimensione che chiaramente ti fa riportare così alla magia che c'è in un concerto. Siamo molto curiosi di vedere come riusciremo a trasmettere questa cosa al pubblico ed a noi stessi. E poi le tournée mancano comunque tantissimo, sempre. Penso che l'altra sera dopo 6 mesi di fermo ci fosse una tensione pazzesca proprio perchè sapevamo di avere un sacco di energia dentro, un sacco di voglia, però abbiamo scardinato un pò i punti fermi che erano propri del tour passato, per cui ci siamo un pò riazzerati per ritornare a suonare meglio, e quindi non abbiamo più tante sicurezze... questa cosa un pò procura nervosismo, però spero che ci faccia suonare meglio.

Rockit: Dobbiamo aspettarci qualche pezzo nuovo dal vivo?

MANUEL: E' probabile, ma non più di due/tre pezzi, perchè abbiamo fatto l'errore con Non è per sempre di iniziare il tour con praticamente tutto l'album in scaletta, cosa che ci ha irrigiditi parecchio, perchè non avevamo ancora familiarità con i pezzi, il pubblico non l'aveva, per cui c'era un'atmosfera un pò troppo forzata, un pò troppo innaturale. Non ci sentivamo a nostro agio perchè non avevamo la padronanza dei pezzi... e quindi per esperienza non metteremo più di due/tre pezzi nuovi alla volta in questo tour. E' anche vero che siamo curiosi di provarli dal vivo, perchè così come per La sinfonia dei topi il live è un grossissimo banco di prova, e ti aiuta anche a migliorarli a livello di produzione..

Rockit: Un'altra peculiarità del tour che state per affrontare è il fatto che abbiate scelto dei gruppi, degli artisti che sono dei signori artisti, ma che hanno poca possibilità di farsi vedere in giro. E' forse in piccolo quella che doveva essere l'idea del famoso 'Lollapalooza italiano'?

MANUEL: No, assolutamente no. Il Lollapalooza italiano, fra le altre cose, è un'idea che non ho per niente abbandonato, ma non voglio ricominciare a parlarne da cialtrone prima di avere le cose concrete. Questo non è un sostituto del Lollapalooza italiano, è semplicemente la volontà di far suonare persone e progetti che noi stimiamo molto e che ci piacciono molto, ma che hanno poche possibilità di visibilità, in un momento in cui la maggior parte di loro sta facendo uscire qualcosa, qualche prodotto a livello discografico. Per cui è una cosa che a livello promozionale può servire a questi gruppi, che sono Marco Parente e Paolo Benvegnù, gli Alias, Cesare Basile ed i Sux!. In realtà ci sono anche altri personaggi che ci piacciono, però non potevamo dar loro una visibilità concreta, per cui far suonare 4/5 date a testa a tutti i gruppi che ci piacciono. Abbiamo scelto questi perchè era il momento in cui uscivano i loro prodotti, e quindi era più utile per loro venire con noi, e poi perchè anche dal punto di vista logistico era più facile organizzare la situazione con loro.

Rockit: Una cosa particolare di Siam tre piccoli porcellin è che sarà un CD doppio venduto al prezzo di un singolo. Una cosa molto positiva per chi lo acquisterà, vista anche la qualità del contenuto...

MANUEL: Sì, sono contento di essere riuscito a strappare questa cosa di comune accordo con la Universal, perchè la gente non ha mai idea di quanto poco possiamo incidere sul prezzo dei CD, e poi chiaramente prima di tutto attacca sempre l'artista, che appunto può incidere molto poco. Questa volta abbiamo insistito tantissimo perchè questo non fosse un doppio che costasse come un doppio, e siamo arrivati al compromesso per cui fino a 20.000 copie il CD doppio costerà come un singolo, dopo di che l'acustico verrà ritirato dal mercato per un pò, per essere rimesso sul mercato più in avanti singolarmente, con un prezzo spero già speciale, ma comunque con un prezzo a sè. E' stato un buon compromesso, sono abbastanza soddisfatto di questa cosa. Ci tenevo comunque a far uscire il lavoro sotto questo formato, perchè credo che sia 'speciale' in questo modo, che sia completo, speciale, e che comunque offra un'immagine di noi più giusta, più reale.

Rockit: Da anche la possibilità di guardare le due facce degli Afterhours, quello elettrico, quello 'cattivo', e quello acustico...

MANUEL: Sì, tra l'altro sottolineo ancora il fatto che secondo me gli After, perchè sono un progetto caratterizzato, e lo sanno, ed alla fine lavorano sempre in una direzione, però non hanno mai cercato di buttare tutto quello che vogliono fare, tutto quello che "sanno" fare in ogni disco, perchè sappiamo che gli After hanno un carattere e vogliono mantenere quel carattere. Per me è importante già averlo trovato un carattere all'interno di un progetto. Per questo molti di noi, me compreso, hanno dei progetti collaterali che sono gli A Short Apnea da una parte, gli Agnelli Clementi dall'altra, i Sux! piuttosto che i Volwo. Credo che il fatto di mettere un CD elettro-acustico ed un CD elettrico ci renda più giustizia per quello che siamo come musicisti, perchè la gente possa vedere che abbiamo anche una diversa sensibilità nei confronti delle cose che facciamo.

Rockit: Sicuramente ognuno di voi ha una propria sensibilità musicale. In fase compositiva questo come si traduce? Come riuscite a far incontrare le vostre differenti sensibilità musicali?

MANUEL: Io credo che un pò la magia vera degli After sia questa, e cioè avere musicisti molto eterogenei fra loro anche come personalità, e non soltanto come modo di suonare... Forse è proprio per questo che il progetto è in piedi da così tanto tempo, perchè ci rispettiamo nella nostra diversità... Credo che il carattere degli Afterhours si sia formato anche così, cioè con la diversità fra i vari musicisti. Secondo me è una cosa molto interessante quando gente così diversa si incontra e ne viene fuori una cosa comune. Magari ci manca quella magia adolescenziale che hanno alcuni gruppi che sono formati da elementi che studiano assieme, vivono assieme, mangiano assieme, hanno le stesse ragazze, però paradossalmente spesso in questo tipo di situazioni c'è tanto autocompiacimento, per cui ci si riconosce nelle emozioni e non si sviluppa più di tanto il progetto proprio perchè si è soddisfatti già di quello. Era uno ad esempio dei difetti dei Verdena, che lo stanno risolvendo. Vivendo assieme 24 ore al giorno spesso erano soddisfati dall'emozionalità che nasceva dalla loro musica e non la rielaboravano più di tanto. Negli After questo è impossibile: se una cosa non è abbastanza bella qualcuno te lo dirà... Qualcuno degli After te lo dice, ti dice: "Questa cosa guarda, fa schifo! Non mi interessa che tu la senta in un cero modo, non mi piace, fa schifo". Questa schiettezza vicina al cinismo ci ha fatto crescere tantissimo, veramente tanto. Ed è, credo, una delle cose più interessanti di questo progetto.

Rockit: Cosa vuoi dirci di questo live che non ti hanno mai chiesto, ma che avresti voluto dire?

MANUEL: (Ci pensa un pò - ndi) Ma no... Niente in particolare. Secondo me siamo tornati a fare le cose in modo molto naturale. A farci un pò più 'scorrere', a ragionare un pò meno sulle cose da fare, per cui questo è un album importante per quello. Ci ha un pò riportati al senso primordiale di questo progetto. Ma proprio per questo, sinceramente non ho dichiarazioni particolari da fare sull'album. In realtà la cosa più importante è sancire definitivamente dentro noi stessi che dobbiamo tornare a far musica solo ed esclusivamente per noi stessi. E quindi probabilmente ascolteremo sempre meno, se non niente del tutto, quello che ci arriva dall'esterno, sia dai giornalisti, sia dai discografici, che anche dal pubblico.

Rockit: Una cosa che si è riscontrata con gli Afterhours, all'epoca di Non è per sempre, è stata la scarsa visibilità che i video hanno avuto sui canali musicali - o presunti tali - italiani. Cosa ti aspetti questa volta?

MANUEL: Intanto voglio puntualizzare una cosa, e cioè che non è del tutto vero che c'è stata scarsa visibilità... C'è stata scarsa visibilità su MTV. Su TMC2 e MatchMusic, lo dico per onestà, siamo passati sempre molto, ci hanno dato grande spazio, quindi per carità, onore a chi di dovere... MTV sicuramente è una rete televisiva che ormai si è specializzata, e lo fa sempre di più, soltanto in grossissime produzioni, iper-popolari, iper-commerciali ed iper-giovanilistiche... Noi non facciamo tanto musica per ragazzini, anche se mi piace vedere ai concerti persone molto giovani. Però forse abbiamo un target leggermente diverso... Quando questo target combacia anche con le idee dei veejay eccetera noi non possiamo che esserne contenti, non abbiamo niente contro la visibilità e neanche contro il vendere il più copie possibile, se significa ampliare poi il tuo progetto ed avere più "utenza" possibile.

Credo che MTV stia un pò massificando il mercato dell'immagine, le regole per fare un buon video sono dettate da loro e sono veramente molto restrittive, soprattutto per quanto riguarda le produzioni italiane. Com'è successo per le radio ed i singoli - cioè il fatto che i singoli si siano massificati per gli standard radiofonici, e quindi il singolo vuol dire singolo radiofonico, non più soltanto singolo, e che ha fatto abbastanza male alla forma canzone, perchè ha ridotto tutti i pezzi ad avere le stesse strutture, le stesse durate, le stesse velocità - credo che anche per i video stia un pò succedendo la stessa cosa con MTV. Noi non dobbiamo per forza avere visibilità, per cui per noi è anche uno stimolo come professionisti e musicisti fare dei singoli o fare dei video che possano passare. Io non l'ho mai presa come un compromesso, come una cosa frustrante, come una cosa che sono costretto a fare... probabilmente perchè sdrammatizzo più di altri la musica che faccio, probabilmente perchè ho tanti progetti e riesco a non essere frustrato con la musica che faccio, perchè sinceramente noi After in questo momento stiamo vivendo NELLA musica, che è la cosa più bella che poteva succederci: stiamo veramente portando avanti le cose che vogliamo fare nel modo in cui lo vogliamo fare, e quindi il fatto di trovarsi davanti alla dimensione "Devo fare un video che passi su MTV" e "Devo fare un pezzo che passi sulle radio" non è frustante, non è un compromesso, per noi è uno stimolo in più a portare in là, se vuoi, il nostro "messaggio" comunque. Ed infatti io apprezzo tantissimo i Marlene per l'operazione che hanno fatto con questo disco, perchè hanno raggiunto anche loro una forma di maturità tale da poter mettere sè stessi in gioco, da poter mettere le propria credibilità in gioco, però per cercare di fare qualcosa di veramente tangibile per la musica. Questo molta gente, soprattutto gli integralisti, non lo sta capendo! Stanno continuando a pensare che noi facciamo queste cose per interesse personale, soprattutto dal punto di vista economico, che è la cosa veramente più ridicola del mondo, perchè veramente guadagnerei molto di più ad andare a lavorare nell'azienda di mio padre... ho il posto pronto... e l'ho anche fatto per due anni, solo che morivo lì... Questa gente veramente non riesce a capirlo, e fra l'altro mi dà abbastanza fastidio il fatto che spesso queste critiche siano mosse da ragazzini di vent'anni che sono ancora mantenuti dai propri genitori, dopo che noi abbiamo fatto 12 anni di gavetta facendo veramente la fame, facendoci veramente il culo!

Per cui alla fine, sinceramente credo che un certo tipo di situazioni vadano completamente riconsiderate, e sono comunque molto orgoglioso di quello che è successo negli ultimi anni all'interno della musica italiana, perchè lo sappiamo noi, i nostri cugini, i nostri fratelli, gruppi come il nostro, i C.S.I., prima ancora i Litfiba - anche se poi sono finiti come sono finiti - i Marlene, gli Almamegretta... Noi lo sappiamo, che pensiamo di aver comunque dato veramente tantissimo, e credo che qualche risultato cominci a vedersi...

Rockit: Risultato della "contaminazione" di cui avete sempre parlato...

MANUEL: Sì, infatti. Secondo me è necessario uscire dal proprio guscio caldo e comodo - e sto parlando dell'underground, dove sono tutti fratelli finchè anche lì si sta all'interno di certi standard, per cui comunque ci sono anche lì delle regole, anche lì delle restrizioni ed anche lì una grossissima mediocrità dal punto di vista attitudinale. Credo che sia molto vigliacco rimanere all'interno di queste regole per avere delle belle recensioni, per sentirsi a posto con sè stessi... Penso che la regola fondamentale di una persona creativa, di una persona che crea sia mettersi in gioco, mettere in gioco la propria creatività e cercare di comunicarla il più possibile. Secondo me i gruppi che hanno veramente le palle, che hanno veramente i coglioni devono uscire allo scoperto, e fare il possibile perchè quelo poco che possono fare a livello di cultura o a livello di costume abbia la maggior visibilità possibile.

Rockit: Molti gruppi alle prime armi indicano tra le loro influenze artistiche quella degli Afterhours. E' una cosa che ti fa piacere o vorresti che si staccassero da questa cosa e prendessero una loro anima?

MANUEL: E' una cosa che mi fa un piacere enorme, anche se quando ricevo le cassette chiaramente rimango un pochettino spiazzato dal fatto che ci siano dei gruppi che assomigliano tantissimo ai Marlene o ai Massimo Volume o ai C.S.I. o a noi. In realtà quando siamo nati noi l'approccio dei gruppi era completamente diverso, i gruppi nascevano per essere completamente diversi da chiunque altro. Ripeto, poi magari non ci riuscivano e davano origine a fenomeni abbastanza grotteschi di ibridi stranissimi, però la prima cosa che ha in mente un gruppo adesso quando nasce è "Fare successo". Questo è colpa di MTV ed è colpa delle radio comunque, di questo tipo di cultura che ha massificato tutto e spostato l'asse sul mondo dello spettacolo, invece che sul fare musica perchè ne hai bisogno. Però io sono anche convinto che un mercato duro alla fine faccia selezione, e quindi la gente che ha veramente bisogno di suonare e che non lo fa per avere successo, alla fine continuerà a suonare, questo è il punto. Sono orgoglioso che un sacco di gente ci citi come fonte, però preferirei che facessero delle cose proprie.

Rockit: Uno dei tuoi tanti progetti è quello degli Agnelli Clementi: tu, Emidio Clementi dei Massimo Volume e Pasquale De Fina dei Volwo. Una cosa nata forse per caso, che man mano si è ingrandita, tramutandosi anche in un viaggio in India. Cosa ci racconti di questa esperienza 'parallela'?

MANUEL: Questa cosa nata per caso deve continuare ad essere una cosa che cresce per caso. In realta è proprio un progetto nato perchè volevamo fare un qualcosa di diverso, sia musicalmente che come approccio rispetto ai nostri progetti principali, che rimangono i progetti principali. Per cui non ci siamo dati scadenze, non ci siamo dati obiettivi professionali... Così un pò com'è il rapporto personale fra me ed Emidio: non ci diamo appuntamenti fissi, ci vediamo quando succede e viviamo il nostro rapporto quando succede. Diciamo che questa cosa è per questo un progetto molto fragile, sia a livello rappresentativo che a livello organizzativo, però fino ad adesso ha funzionato molto bene. Dobbiamo crescere ancora tantissimo, ma non abbiamo nessunissima fretta di farlo.

Il viaggio in India è stato un pò un viaggio semiserio: volevamo fare questa esperienza probabilmente prima come persone, e poi per il fatto che avevamo questo titolo, The Bombay Tapes, e dovevamo dargli un senso e... la cosa migliore era andare a Bombay a vedere cosa significasse 'The Bombay Tapes'... Ancora io non lo so cosa significa 'The Bombay Tapes'... Il viaggio è stato un vero viaggio, non una vacanza. Per cui anche pesante, anche toccante, ed i veri viaggi si assorbono e si rielaborano dopo, col tempo. Però è stata una delle esperienze più forti della mia vita, quindi credo che qualcosa salterà fuori.

Rockit: In contemporanea all'uscita del live sei anche impegnato come produttore. Una nuova esperienza con un gruppo giovanissimo come i Verdena. Dei ragazzi che hanno tantissimo da imparare da te, ma forse da cui anche tu impari qualcosa?

MANUEL: E' stranissima questa posizione, perchè i Verdena mi hanno fatto completamente cambiare idea su di loro. Il primo disco non mi faceva impazzire, sinceramente. Il fatto è che loro suonino veramente bene, molto molto meglio della gran parte dei gruppi italiani che ho sentito, e non solo italiani. Poi smentisco la voce che dice che non sanno suonare, perchè assolutamente sono bravissimi! Questo fatto non me li faceva però sembrare un caso, mi sembrava più il circo equestre... ragazzini giovani che suonano benissimo, non mi interessa. In realtà ho sentito il materiale nuovo, che è molto molto più maturo, molto più interessante del disco precedente. Penso che questo verrà veramente un bel disco, e che loro devono crescere ancora tanto, però sono sulla strada giusta. Fra l'altro ho sentito ed ho letto che qualche coglione ha detto che io ho fatto questo lavoro per soldi... Non lo smentisco solo verbalmente: io sto bene di famiglia, non ho bisogno di soldi. E non mi vergogno di star bene di famiglia, per cui quando faccio qualcosa non la faccio per i soldi, anche se c'è in giro questa voce... Fra l'altro non capisco perchè, avrei fatto delle cose completamente diverse nella vita... Non ci avrei messo 10 anni di gavetta , non avrei fatto certe scelte eccetera... Comunque appunto: siccome i soldi ce li ho già, non mi interessa!

Rockit: Sdrammatizziamo... E' anche divertente leggere gli Studio Report dei Verdena che non ti trattano benissimo!!!

MANUEL: In realtà qua ci insultiamo spessissimo in studio, c'è un rapporto però molto molto affettuoso. Come persone mi piacciono molto, per cui riusciamo a tenere altissima la tensione, e secondo me è proprio questa che fa tirare fuori delle cose abbastanza intense. Ma sono contento che ci sia comunque un sacco di ironia anche nelle situazioni più serie, va benissimo... A me il confronto non spaventa.

Rockit: Un altro dei tuoi numerosi aspetti è quello dello scrittore. E' già stato pubblicato un libro di racconti, di cui si è parlato tanto, tantissimo, forse anche troppo... Avevi accennato tempo addietro l'idea di scrivere un romanzo. Sei sempre della stessa idea?

MANUEL: Certo. Io tra l'altro ho ricevuto diverse offerte, però siccome non ho scritto quei racconti perchè volevo fare un libro, ma li ho scritti perchè avevo qualcosa da dire ed avevo bisogno di dirlo, anche questo futuro pseudo-romanzo, o quasiasi altra cosa dovessi elaborare, nascerà nel momento in cui avrò il tempo, il bisogno e la necessità di dirla. Non voglio darmi alla scrittura professionalmente. Fra le altre cose, non lo voglio fare in ambito musicale. Questo libro ad esempio è stato preso molto molto meglio in ambito letterario che in ambito musicale, perchè io sono un musicista, naturalmente. Sinceramente non mi interessa dimostrare niente a nessuno. Se scrivo qualcosa, se compongo qualcosa, se dico qualcosa è perchè ho bisogno di dirlo e devo farlo, ed ho qualcosa da dire.

Fra l'altro, a difesa della Mondadori, che è stata bistrattata per questa operazione, secondo me ingiustamente - perchè comunque ce ne fossero nelle major di persone che vogliono fare operazioni di questo genere - devo dire che, oltre ad aver avuto la libertà più completa di fare quello che volevo, se loro si sono rivolti a dei musicisti scrittori, che hanno fatto dei libri in una certa maniera, è proprio perchè la collana era sui musicisti scrittori. Io ho fatto il mio libro non per il mondo della musica, ma per chi il mondo della musica non lo conosce, inserendoci dei testi proprio perchè sono una parte letteraria di me, per chi gli Afterhours non li conosceva. Per cui non per i miei fans, prendendoli per il culo perchè c'erano 15 testi invece di 15 racconti... E devo dire che se si sono rivolti a noi per un'operazione di questo genere qualche motivo ci sarà, nel senso che evidentemente NOI abbiamo qualcosa da dire, qualcun altro forse che scrive magari anche meglio ed è più professionale di noi dal punto di vista letterario... non lo so, forse ha qualcosa di meno da dire.

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L'articolo Intervista con gli Afterhours alle Officine Meccaniche di Milano di Roberta Accettulli è apparso su Rockit.it il 2001-02-09 00:00:00

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