Umberto Maria Giardini (ex Moltheni) - Milano - Rolling Stone, 20-12-2001

Incontro un Moltheni non in smagliante forma fisica subito dopo il soundcheck al Rolling Stone. Dopo aver parlato dei reciproci malanni, iniziamo la nostra chiacchierata.



Rockit: La prima volta che ci siamo incontrati è stata due anni fa, proprio qui al Rolling Stone. Allora presentavi il tuo primo album "Natura in replay". Due anni, nuovo album "Fiducia nel nulla migliore". Subito mi sono domandata: "Cos'è il nulla migliore? come può essere migliore il nulla?".

MOLTHENI: Eh... Una domanda da centomila punti... Innanzitutto volevo dare a questo album un titolo "importante". e "Fiducia nel nulla migliore" poteva essere il titolo che secondo me meglio lo rappresentava, poichè alla fine, a differenza di quanti pensavano che fosse un album pessimista, con questa copertina nera, senza foto, ho voluto dare un titolo che in realtà pessimista non lo è affatto, in quanto dice per l'appunto di aver fiducia in un qualcosa di migliore che comunque non ho saputo identificare in niente, e allora ho voluto mettere questo aggettivo "nulla" che potesse significare veramente "nulla", perchè non so cosa, ma anche "tutto", perchè a volte il nulla è come il periodico, l'infinito... E' nulla ma è anche tutto proprio perchè è nulla.

Rockit: Perchè è sconfinato...

MOLTHENI: Esatto... Sai, c'è questa similitudine tra il troppo e il poco, tra il tutto e il niente, il tutto e il nulla... E quindi aver fiducia in qualcosa di migliore, che però ho messo a fuoco con questo aggettivo che tra l'altro a me piace molto. Cioè "nul-la".(ridiamo - ndi)

Rockit: E' un album dai suoni un pò più elettrici, un pò più "grezzi" rispetto agli esordi. Più ruvido oserei dire. E' stata una cosa voluta? Lo hai pensato così o mentre eri in sala alla fine sono usciti quei suoni?

MOLTHENI: No... E' stato un percorso, perchè il primo album era stato registrato sotto una visione e una produzione estremamente diversa e probabilmente non adatta a me. Lo dimostra il fatto che alla fine il primo album ha avuto un buon successo, visibilità, pubblicità, Sanremo, ma probabilmente non era proprio la mia dimensione. E "Natura" è stato un album dove si è lavorato molto in studio, mentre per "Fiducia" il discorso si è invertito completamente. Con tutti i rischi, e ne sto pagando le spese, ma ne sono felice. E quindi è un album nato in sala prove e sviluppatosi anche negli Stati Uniti nel periodo in cui lo abbiamo registrato. E' un album ruvido, sì, ma alla fine per quel che mi riguarda poteva anche essere un pò più duro, e mi auguro che il mio prossimo album sia veramente metal.

Rockit: Ah! Hai preso questa strada?

MOLTHENI: Sì sì... Croci, cimiteri... Voglio finalmente fare qualcosa di serio e di poco banale. Credo nelle croci, credo nei cimiteri e nei norvegesi. Pecco un pò di ironia in questo momento! (ridiamo - ndi). Non è affatto vero... Però è un album molto sanguigno, molto passionale... E' un album molto maturo.

Rockit: Sì, intendevo "duro" proprio in quel senso...

MOLTHENI: Io credo che il più grosso complimenti che mi abbiano fatto in questi giorni sia che lo hanno definito, sia nel suono che nei testi, molto più adulto, molto più maturo, nel bene e nel male. E questo è un complimento che mi è piaciuto tanto, perchè se non altro lo scopo era quello, di fare un album più serio, più maturo, ma non necessariamente pessimista e scuro. E' un altro vestito, è un cappotto anzichè una sottoveste, ma nient'altro.

Rockit: Un approccio diverso quindi sia per quanto riguarda la composizione che per quanto riguarda i testi?

MOLTHENI: Per quanto riguarda i testi no. C'è stata una maturazione, ho un mio metodo di cut che è sempre quello, mi auguro che sia sempre quello, perchè nel mio piccolo senza vanità riesco un pò oramai ad indentificarmi proprio per la scrittura. Quindi per la scrittura non ho cambiato metodo, ho scritto cose nuove, cose diverse, più passionali, più superficiali piò darsi, dipende dai punti di vista... Mentre per la musica sì, l'approccio è cambiato veramente. Ho passato più tempo a casa mia con le chitarre, ho lavorato più coi pedalini...

Rockit: Hai sperimentato...

MOLTHENI: Sì... Soprattutto abbiamo preso un altro elemento dei Massimo Volume, che è un gruppo che io adoro, che mi ha da sempre toccato particolarmente. Abbiamo preso un nuovo elemento nella band che è Egle Sommacal e pertanto abbiamo avuto la possibilità di organizzare qualcosa anche con l'organo. E' un disco per il quale quando siamo arrivati negli Stati Uniti ho dato due CD alla produzione e gli ho detto che doveva suonare come quei CD...

Rockit: Cosa gli hai dato?

MOLTHENI: Gli ho dato i Queens of the Stone Age e naturalmente gli Screaming Trees.

Rockit: Wow, grande!

MOLTHENI: Si è cercato di lavorare in quel versante, pur sapendo che in Italia sarebbero stati in 46 ad apprezzare il disco, rispetto ai 13.000 del disco precedente... (ridiamo - ndi) Capisci, è un pò un percorso, una fede... Uno va dritto per quello in cui crede e tutto quello che gira intorno...

Rockit: Bhè, questo è importante...

MOLTHENI: E' importante, sì, ma è anche relativo, e quindi con molta serenità, con molti problemi, con molti ostacoli, anche al momento... Mi si sta ritorcendo tutto contro, però non fa nulla... Capisci?

Rockit: L'importante è andare avanti...

MOLTHENI: Ma sì... E' come quando uno si innamora di una donna e gli vanno tutti contro... La famiglia, gli amici, la sfiga... E' tutto contro di te, però è quello che dovevi fare, è la tua donna e l'importante è che ci sia.

Rockit: Il tuo album è stato registrato negli Stati Uniti, e tutti hanno pensato che tu volessi spaccare, volessi fare il bullo... Come sono andate le cose in realtà?

MOLTHENI: Le cose sono andate che io volevo assolutamente fare l'album a Milano, nella mia città. Avevo già tutto chiaro, tra l'altro dovevo subentrare immediatamente dopo i Verdena al Regson (le Officine Meccaniche di Mauro Pagani - ndi). Poi è successo che il mio produttore (Francesco Virlinzi della Cyclope Records - ndi) era morto da qualche mese, e l'etichetta era stata rilevata da Jefferson Holt dei R.E.M.. E Jefferson mi ha detto che potevamo farlo tranquillamente a Milano, però negli Stati Uniti c'erano delle attrezzature migliori. Infatti abbiamo lavorato solo con strumenti vintage, banconi vintage, cervelli vintage, gente che si è fermata con la testa al '75, e tutto costava la metà di quello che sarebbe costato qua...

Rockit: Addirittura!

MOLTHENI: Eh sì! E in più ci siamo fatti una bella esperienza. Lui mi ha proposto questo, e a quel punto di lavorare con produttori italiani non me ne è fregato nulla. Se si fosse potuto andare a fare la stessa cosa in Polonia o in Pakistan io sarei partito immediatamente... Però il mio sogno è registrare a Milano...

Rockit: Addirittura!

MOLTHENI: Sì sì, è il mio sogno in assoluto... Lo è stato da sempre e lo rimarrà. Come i miei video: nessuno mi ha proposto di fare video negli Stati Uniti, ed è per questo che sono riuscito a farli tutti rigorosamente a Milano! Quindi prima o poi riuscirò a registrare un disco!

Rockit: Sei particolarmente legato a Milano, pur essendo marchigiano e vivendo a Bologna...

MOLTHENI: Sì, sì... Prima vivevo a Milano e ancora prima all'estero, però Milano...

Rockit: Il tour è iniziato da poco. Hai già parlato di Egle Sommacal che si è aggregato al Santo Niente, una band già bella "tosta", che dà davvero tantissimo dal vivo. Come sta andando? Quali sono le sensazioni, il feedback che hai dal pubblico?

MOLTHENI: Mha... Buono, buono, anche perchè l'attività live è quella che ci identifica di più. E poi, come hai detto tu, il Santo Niente, non c'è bisogno di presentazioni o chiarificazioni a riguardo, è una band straordinaria... E' molto bello, è anche fondamentale il feeling che hanno loro tre, al di là del fatto che sono musicisti straordinari. Poi le mie caratteristiche, e soprattutto quelle di Egle Sommacal, che ha un background molto più delicato, molto più da culto, abbiamo mischiato le diverse esperienze ed è venuta fuori una bella cosa. Di questo progetto, apprezzo, godo come un matto quando proviamo pezzi nuovi in sala prove... E' lì che uno si entusiasma, oltre che quando provi poi i pezzi durante il concerto.

Rockit: Perchè hai la possibilità di sperimentare cose nuove, di creare cose nuove, e di intersecare le vostre conoscenze...

MOLTHENI: Esatto! Ogno volta che provi qualcosa di nuovo ti guardi, ti viene da ridere, dici "Ragazzi, dai che figo, facciamola!". Sono fortunato, sono fortunato di avere il Santo Niente, sono fortunato di avere Egle Sommacal, sono fortunato di avere Lorenzo Ori che è un fonico... non voglio dire parolacce... molto bravo...

Rockit: Toglimi una curiosità... Leggendo le recensioni di "Fiducia", in tutte c'è sempre stato chiaro il riferimento a Manuel Agnelli, specialmente per quanto riguarda il modo di cantare. Questa cosa ti fa piacere o ti dà fastidio?

MOLTHENI: Ma sì, ci sono dei grossi legami con Manuel, ci sono dei grossi legami anche nell'impostazione del primo disco con Carmen (Consoli - ndi)... La mia voce quando canto pezzi dolci può ricordare Carmen, quando canto pezzi incazzati può ricordare Manuel, però io comunque credo che se uno sente un brano alla radio lo identifica subito che non è nè Agnelli, nè Carmen. Capisci, sono le caratteristiche, come negli anni '70 tra Finardi, Battisti, De Gregori ed altri c'erano dei fili conduttori. Probabilmente in quest'epoca c'è... Nel suono tutti mi dicono "Cazzo, si vede però che sei molto amico dei Verdena!".

Però sai, l'Italia è un paese molto piccolo, i riferimenti si fanno subito. Per me è un grosso complimento, se mi viene detto in modo offensivo non me ne importa nulla. Perchè alla fine il mio riferimento è Mark Lanegan, da sempre... Se uno sente cantare Mark Lanegan può ricordargli Manuel Agnelli, se uno sente me può ricordargli Agnelli, se uno sente... E' così, alla fine è un cerchio. Posso assomigliare a Manuel, posso assomigliare ad altri, nel prossimo disco potrò assomigliare anche a un altro, mentre i Verdena potrebbero assomigliare di più a Manuel...

Rockit: L'importante è avere la tua identità...

MOLTHENI: Ma sì... Credo di scrivere e di cantare alla fine come Moltheni. Il fatto di Agnelli è abbastanza sottinteso, perchè io sono stato un grosso fan degli Afterhours, soprattutto nel 1996/97, in quegli anni lì io ero a Milano, ero nel giro... Bluvertigo che erano agli inizi con il primo album, After, Casino Royale, Karma, Ritmo Tribale... Non nego che possa aver attinto di più dagli Afterhours rispetto alle altre band, però l'universo Afterhours onestamente non mi interessa un granchè, nel sento che credo di avere riferimenti su versanti diversi. Poi magari faccio dei brani che possono esere molto più "afterhoursiani", ma se si vuol parlare di questo si può parlare fino a domani, i concetti sono questi... Io faccio una musica mia, scrivo nella mia maniera, posso assomigliare a questo o quell'altro, non ci penso comunque più di tanto...

Rockit: Al momento cosa ascolti? Cosa ti ha più colpito nell'ultimo anno ad esempio, visto che siamo in periodo di playlist?

MOLTHENI: Guarda, io ascolto molta musica, tanta... Ho purtroppo questo vizio di comprare molti CD, spendo molti soldi regolarmente, e ascolto generi completamente diversi. Ascolto molto stoner, molto metal, e poi ascolto cose molto sperimentali, però esclusivamente statunitensi. Il mio gruppo di riferimento sono "Le stelle del coperchio", Stars of the lid, della Kranky, etichetta di Chicago famosissima, Labradford, questo giro qua. Però sono innamoratissimo dello stoner, quindi conosco di persona e conosco tutto il movimento che c'è in questo momento in California, nel deserto, dai Queens ai Nebula, Kyuss, Fu-Manchu...

Rockit: Adesso Mark Lanegan ha in corso una collaborazione coi Queens...

MOLTHENI: Bhè, lui ha registrato solo l'album ed ha fatto qualche data, però fondamentalmente sta portando avanti il suo disco in tour, però ha musicisti ex Queens nella band... Poi fondamentalmente può capitarmi di ascoltare cantautori, cantautrici, quasi sempre americane... Mi piacciono molto i Radiohead... Ascolto un pò di tutto, però tendenzialmente da qualche anno a questa parte sono sul versante Ovest degli Stati Uniti, con gruppi Stoner per lo più.

Rockit:Visto che siamo in clima di feste e di passaggio all'anno nuovo, come ultima domanda ti chiedo quali sono i tuoi buoni propositi per il 2002.

MOLTHENI: Per la mia vita personale non me ne frega così tanto, visto che è una domanda così seria... Spero che ci sia più voglia di volersi bene globalmente e nient'altro... Tutto il resto conta poco alla fine.

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L'articolo Umberto Maria Giardini (ex Moltheni) - Milano - Rolling Stone, 20-12-2001 di Roberta Accettulli è apparso su Rockit.it il 2002-01-26 00:00:00

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