Bisca - Napoli, 22-05-2001

Già da un mesetto il loro nuovo album è nelle librerie ed, ovviamente, nei negozi di dischi. Tra l'altro ad un prezzo quasi irrisorio, considerando le cambiali da firmare per acquistare quella merce che tanto ci emoziona, e che spesso dà un senso alla nostra vita: i maledettissimi dischi.



I Bisca, dunque. Dovevo intervistarli. E l'ho fatto. Ma Sergio Maglietta merita più di una semplice intervista sul nuovo disco. E' una persona con cui è talmente piacevole e formativo chiacchierare che bisognerebbe averlo sempre a disposizione in un cantuccio della propria stanza. Per avere un consiglio, per scambiare opinioni, per essere illuminato.

Sergio dei Bisca non è un guru, nè aspira ad esserlo. Quindi quanto scritto è tutto frutto di mie riflessioni personali. I Bisca, diciamolo chiaramente, sono uno dei gruppi più sottovalutati della scena musicale italiana. Perchè? Forse per "colpa" loro. Troppo rigorosi, troppo schierati, troppo sè stessi.

Forse (anzi, sicuramente) perchè in Italia va forte la musica leggera stupida e fine a se stessa, per cui i Bisca cosa potevano mai pretendere. Infatti non pretendono nulla. Ma hanno la capacità di fare musica libera e passionale. "Il cielo basso" è un gran bel disco, che apre nuovi orizzonti. Il pop di qualità, in quattro parole. L'elettronica ben calibrata che si sposa con melodie semplici ma raffinate.

Cosa rappresenta per te "Il cielo basso"? Mi è parso un disco davvero diverso dai precedenti.
Sono molto affezionato a tutti i nostri album, ma ti dico con fierezza che "Il cielo basso" è il miglior disco che abbiamo mai realizzato. E' un lavoro maturo, completo, c'è tutto quello che mi piace. Ho speso ben due anni dietro a questo disco e, nonostante ciò, risulta fresco, immediato, diretto. Di solito, quando i brani si ritoccano troppo, viene fuori un'opera fredda e calcolata. Ciò non è accaduto, perciò sono particolarmente soddisfatto.

Non dirmi che i dischi precedenti non li hai fortemente voluti ed amati.
No, non affermo questo. Il punto è che ora sento di aver centrato maggiormente l'obbiettivo. In passato c'erano qua e là degli squarci geniali ma poi il resto, in un certo senso, distraeva l'ascoltatore e faceva dimenticare ciò che di buono avevamo creato. Erano promesse di far bene che rimanevano tali. Probabilmente alcune forme d'arte, per perfezionarsi, richiedono del tempo: nel nostro caso è stato così. Del resto il "tiro" lo aggiusti col tempo. Lo stile di un artista emerge con chiarezza ma non è mai definitivo.

Allora state attraversando un buon periodo. Giunti a vent'anni di carriera, che speranze nutrite, sotto il profilo professionale?
La speranza di poter sfondare delle porte. La musica in Italia, e non solo, mi pare da troppi anni bloccata, asfittica, priva di ossigeno: qualcosa dovrà pur succedere, non si può continuare con questo piattume generale salvato solo da alcune rare eccezioni.

Io sto dall'altra parte della barricata, ma al posto vostro forse mi sarei già arreso. Alcune dinamiche del mercato mi avviliscono.
Ti avviliscono se le scopri tutte d'un colpo, io invece le ho metabolizzate, non mi sorprende più nulla. MTV e la "filosofia" sottostante, per esempio, mi dà allo stomaco. Rappresenta proprio l'archetipo di ciò che odio cioè cultura dell'immagine e musica fatta a comando. E, poi, perchè in Italia dobbiamo sorbirci la cultura angloamericana? Perchè questo è il nostro destino? Se mi fai ascoltare Madonna, mi va pure bene. Anche se commerciale, è musica con un progetto alle spalle, ha una sostanza. Ma il resto? Può andar bene solo per 15enni brufolosi.

Non posso non chiederti della vittoria di Berlusconi. Ti tange? Ti rattrista?
Certo che mi tange. Se una sola persona ottiene 16 milioni di voti, c'è qualcosa che non va... o, quantomeno, qualcosa di nuovo e molto grave. Neanche Mussolini ha ottenuto questo consenso così largo. Purtroppo la maggioranza degli italiani ha gettato il cervello al macero, ha abdicato dal pensare con autonomia ed ha creduto alle bugie di un venditore. Mi va bene che si voti a destra, che si creda nei valori di destra, anche se non li condivido. Ma eleggere un pagliaccio vanitoso mi preoccupa moltissimo.

Lasciamoci con ottimismo. Dov'è la luce?
La luce si intravede in personaggi ammirevoli come Manu Chao. Conoscendolo anche personalmente, mi fa molto piacere che abbia avuto successo. Il suo percorso artistico è simile al nostro. Prima il progetto Mano Negra, stimolante, innovativo ma anche confuso, ingarbugliato e poi l'esperienza solista che all'inizio ha spiazzato ma in seguito ha suscitato una notevole attrazione. I Bisca come Manu Chao, insomma. Ora sappiamo qual è la strada da seguire.

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L'articolo Bisca - Napoli, 22-05-2001 di Carlo Porcaro è apparso su Rockit.it il 2001-05-22 00:00:00

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