Halloween si avvicina, vedete voi se gioirne o meno (dipende molto dalla fascia anagrafica). Di certo è una bella notizia la pubblicazione, proprio in queste ore, di Transylfornia, il terzo disco di Fabrizio Lavoro in arte Nikkie ancora più in arte La Superluna di Drone Kong (Drone Kong, distribuito da ADA Music Italy). Perché di gente che ci mette la sua passione in quel fa, in giro, oggi non ce n'è. Quando suona e quando fa suonare gli altri, in quella radio da cui parla dall'età di 18 anni, contribuendo a portare al pubblico una cultura e un'infinità di artisti che di solito nel mainstream non trovano cittadinanza.
Per chi lo amasse su Deejay o per chi non sapesse chi sia, può trovare molto di lui in questo terzo capitolo della sua saga musicale. Che Nikki stesso descrive così: "Transylfornia è un mix-tape rock'n'roll con diverse sfumature. Un viaggio tra castelli gotici, deserti tarantiniani e spiagge oceaniche". In effetti nelle 12 tracce che compongo l'album ci sono davvero 50, anzi molte di più,sfumature di rock. Dall'omaggio a Ozzy Osbourne dell'intro alle atmosfere goth, dalle chitarre in pieno stile alternative al surf, fino a echi TARMici. E poi trap-doom, merce buona per le colonne sonore.
Insomma, tante influenze, tante suggestioni. Tanta libertà. Tipica di chi non ha intenzione di mettersi sul banco del mercato, anche se non si chiama fuori dal mondo e dalla discografia (per quanto la componente escapista del disco sia presente, eccome). Ne abbiamo parlato con Nikki, e come ogni volta è stato un piacere.
Sei al terzo disco della Superluna. Quando il progetto è partito lo immaginavi così longevo?
Non saprei, é un po’ come il viaggio che fai quando hai un mese libero e cominci con l’andare a trovare un amica di Trieste che non vedi da un po’, poi finisci in un villaggio sperduto in Croazia dove conosci degli italiani che vivono a Berlino che ti danno uno strappo fino allo Sziget. Alla fine del mese hai qualche cicatrice in più ma tante avventure da raccontare. Diciamo che per il momento mi sto divertendo molto e che comunque non c’è nessun ‘business plan’ … e forse neanche un plan in generale ;)
Cosa ti muove?
Mi ci sono buttato per necessità, cercavo un modo per completare quello che faccio nel resto della vita, poi ci ho preso gusto. Suono da quando ero un ragazzino e penso di aver sempre avuto qualcosa da dire, la canzone con un certo tipo di sound è una forma d’arte che amo e il mio primo obbiettivo era quello di trovare la concentrazione per finalizzare e incorniciare gli spunti che fino ad allora erano rimasti registrazioni e appunti frammentati. Fare musica é come fare radio, ci vuole una scintilla che potenzialmente può diventare fuoco ma poi bisogna curarla e stare vicino al camino, anche a costo di rinunciare alle chiacchiere che si fanno in sala. Il mio sogno è sempre quello di condividere queste canzoni con più gente possibile cercando persone con cui possono risuonare. Sia da disco che live. Sarebbe bello poi finire in qualche colonna sonora, l’altra sera hanno messo la mia versione diYou Spin Me Round al Grande Fratello, diciamo che è un inizio ;) Poi mi piacerebbe anche fare canzoni per altri (ora ce n’è una che ho pensato per una band italiana che forse uscirà e mi gasa tantissimo).
Cos'è, e dove si trova, la Transylfornia?
Un posto magico che esiste solo nel subconscio collettivo. Ci sono l’elettricità e l’amore che percepisci di notte in certi festival, la luce nei locali è bassa, il cielo è stellato, i motori sono proibiti, si cammina su strade morbide come il tartan, l’aria è buona e un vento tropicale soffia tra palazzine gotiche. I suoi abitanti si curano con i bassi che escono dalle casse del paese e alle elementari si insegna come favorire l’effetto pelle d’oca quando si ascolta musica.
Cosa c'entra il Transex – locale storico di Milano, mecca per metallari e dintorni – in questa vicenda?
Ahah, un luogo dell’anima! Ci arrivai quattordicenne dopo aver chiesto a dei ragazzi se c’era un posto dove si trovavano quelli come noi (rockers). Avevamo appena traslocato in Lombardia e non conoscevo nessuno, così quando racimolavo i soldi per il treno venivo a Milano a fare un giro. Transex era più di un negozio di dischi specializzato in metal e hard rock, vendeva anche vestiti e accessori ma fondamentalmente era un ‘punto di ritrovo’ (so che questa espressione suona super boomer). Però era davvero incredibile il senso di community che si respirava. Era diverso dalle cosiddette ‘compagnie’ in provincia perché qui ci si arrivava dalla provincia per incontrare gente che aveva la tua stessa passione, like-minded people dicono nei podcast americani. Un po’ come quando incontri dei ragazzi di Pescara che sono venuti all’Arci Bellezza per sentirsi più a casa. Sono felice di aver vissuto l’era pre-cellulare, però mi piace anche questa.
Dentro a questo disco ci sono, come da tua tradizione, le mille sfumature di quel che ti piace, con la chiave "generica" del rock dietro ma che trova forma in mille sfaccettature diverse. Come definisci (se lo fai) la tua musica?
Mi diverte utilizzare il termine Rock per vari motivi. Un po’ per andare contro certi ambienti hipster-chic che lo ritengono vecchio e sfigato e a volte lo usano con una specie di sarcasmo, un po’ perché effettivamente tutti i pezzi hanno chitarra distorta, basso e batteria. Poi ovviamente il Rock è un ombrello gigante a cui sono state date mille sotto etichette e tra i Nickelback e gli Hives per me c’è una differenza enorme. Però quando parte Rock’n’roll star e 60.000 persone saltano e hanno i brividi come definisci la musica che esce dalle casse?
Ascolti tantissima roba, sia registrata sia live (la tua presenza ai live, da quelli più grandi a quelli più underground, è una bellissima certezza). Come entra nella tua musica e come fai a non farti "sopraffare" da tutti quegli ascolti?
Dici bene, se ascolti troppa roba c’è il rischio di diventare poco ricettivo e andare in una specie di overdose, soprattutto se lo fai per decenni. Per me è come avere una libreria fisica su cui non c’è più spazio quindi ogni tanto regali qualche libro per far posto ai nuovi. Di qualcuno magari conservi qualche paragrafo o addirittura solo qualche frase. Una volta sentivo musica costantemente ora mi ritaglio ore di silenzio e aspetto che riaffiori nella testa quella che mi piace di più. Poi va be', c’è anche la musica che ascoltiamo nostro malgrado, tipo quando entri a farti un caffè in un bar o negli stabilimenti balneari, lí sí che a volte si viene sopraffatti ;)
Perché ci sono sia l'italiano sia l'inglese nelle tue canzoni?
L’inglese è la lingua del blues, e di tutti i suoi derivati, compreso il rock’n’roll. Credo che più del 90% della musica che amo sia cantata in inglese. Io studiavo i testi degli Iron col vocabolario di fianco al giradischi quando avevo 13 anni, per me è una lingua stupenda, con migliaia di sfumature, sempre in evoluzione, mi piace anche sentirla parlare/cantare da chi non è madrelingua, che ne so, Manu Chao. Ma l’italiano è la mia lingua e la amo per gli stessi motivi. Ha una musicalità diversa e la sfida è quella di riuscire a incastonarla nel rock’n’roll. Il primo artista italiano che ci é riuscito davvero per me è Vasco, o almeno quello in cui per primo mi sono ritrovato. Per noi teenager nei primi ‘80 era la voce dell’alternative italiana prima che si usasse il termine alternative.
Un disco a cui Transylfornia assomiglia. E uno a cui proprio non assomiglia per nulla.
A me fa pensare a Psycho Tropical Berlin dei La Femme, anche se il sound è diverso apparentemente. C’è una darkitudine di fondo ma è un disco da festa e c’è un mood generale che rappresenta il disco anche se alcune canzoni sono tiratissime e altre chill. Anche la copertina secondo me è stupenda, per quella di Transylfornia abbiamo cercato un po’ quello stile che io chiamo ‘Decoupage digitale’. Di dischi totalmente diversi ce ne sono migliaia ma ne sceglierei uno che mi piace, Maya di Mace, che è diverso più che altro per la quantità di featuring enorme e variopinta.
Tre artisti nuovi nuovissimi che dobbiamo seguire in questo momento.
Allora, il concetto di ‘novità’ è sempre in evoluzione, e sulle uscite di questa settimana non sono caldissimo ;) In generale mi stanno piacendo molto le ragazze con le chitarre. è carichissima, Gigi Perez mi sa che la conoscete già tutti, poi c’è l’ep di Flora from Kansas che mi fa tenerezza. Credo sia minorenne e si sia fatta aiutare dal padre per registrare su Logic. Poi su tiktok incrocio spesso questo tipo che fa passare la chitarra da un ghetto blaster originale ‘80 e fa una specie di shoegaze futuristico e retro contemporaneamente ma non mi ricordo come si chiama ;)
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L'articolo Nikki e la Superluna: la mia musica senza business plan di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2025-10-17 10:02:00
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