Nino da Trapani a Parma passando per Malaga

Nato in Sicilia, trasferito in Spagna e poi in Emilia Romagna ora Nino sta per pubblicare il suo nuovo ep mentre porta in giro per Parma un po' di musica emergente con la sua associazione

nino - foto stampa
nino - foto stampa

Nino Cirrone è una di quelle persone che potresti incontrare al bar insieme alla sua associazione (GEN). Uno che ti può raccontare una vita in cui la Sicilia incontra le Canarie, il punk si mescola al jazz. Uno che poi finisce a Parma e apre un'associazione (GEN) per portare nei locali e nelle piazze un po' di musica emergente. Uno che imbraccia la chitarra e da quel momento è solo Nino.

Classe ’97, trapanese d’origine e parmigiano d’adozione, Nino suona, scrive, organizza, costruisce studi di registrazione da zero e prepara un ep che ancora non ha un nome. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua storia, tra un live in piazza e un’assicurazione firmata.

Come ti sei formato a livello artistico? Quando hai cominciato a fare musica?

Quando avevo 5 anni, mia sorella maggiore aveva appena cominciato gli studi di pianoforte al conservatorio, così i nostri genitori decisero di comprarne uno. Doveva essere per lei, ma a ripensarci credo fosse più uno sfizio di mio padre. A Trapani abitiamo al quinto piano. Ora, immagina di essere alto poco più di un metro e di vedere un 88 tasti penzolare a 15 metri da terra, appeso a una corda.
Credo che dopo uno spettacolo del genere nessun bambino possa sognare di fare il calciatore.
Inizio così a studiare piano in casa. A 10 anni entro alle scuole medie a indirizzo musicale, dove continuo col pianoforte e soprattutto conosco quelli che ancora oggi considero come fratelli. Con loro mettiamo su una band punk rock in cui ero cantante, situazione formativa e super divertente. Imparo a suonare un po’ la chitarra, inizio a scrivere e soprattutto affronto i primi live. Dopo le medie, continuo al conservatorio di Trapani con pianoforte e canto jazz, poi dopo il diploma mi trasferisco a Parma.

Qui, nei primi anni, l’esperienza che più è rimasta impressa è stata quella del suonare per strada. Con gli amici creavamo una bolgia illegalissima davanti al Teatro Regio, suonando praticamente sempre le stesse venti canzoni. Di solito finiva con l’arrivo dei carabinieri e il sequestro di chitarre e cajon.

Nel 2020 mi trasferisco a Corralejo, nelle Canarie, e insieme a un ragazzo argentino conosciuto completamente a caso in un ostello, formo un duo acustico con cui suono nei locali di Fuerteventura. Lì ho imparato che, se non parli bene la lingua del posto, è meglio avere cinque pezzi in più in scaletta.

Dopo la Spagna torno a Parma a metà 2024 con le idee chiarissime su cosa voglio fare: musica, in ogni modo possibile. Da qui nasce l’associazione e il progetto Nino, che ormai da un anno mi tiene sveglio la notte.

nino con band - foto stampa
nino con band - foto stampa

Con chi collabori?

I ragazzi che suonano con me sono proprio gli amici storici delle medie. Gabriele Leto è il mio produttore e chitarrista, Giovanni Cara il batterista e Saverio Catania il bassista. Da qualche mese si è unita alla combriccola Paola Bresciani, tastierista fenomenale. Sono persone incredibili, con cui passo la maggior parte del mio tempo (che siano prove, lavoro o sbronze al bar). Senza di loro non avrei mai fatto nulla di tutto questo. Per quanto riguarda registrazioni, mix e master, ho affidato i miei brani a Giacomo Bruschi e Domenico Vigliotti, fondatore del Sonic Temple Studio.

Come definiresti la tua musica?

Sicuramente pop, a tratti forse jazz o reggae. Probabilmente la risposta più sensata in questi casi è la parola magica "indie", che oggi vuol dire tutto e niente.

Quali sono i tuoi ascolti e a chi ti ispiri?

Bella domanda. Ascolto di tutto: cerco sempre di dare una possibilità a qualunque pezzo mi passi tra le orecchie, e credo che qualunque cosa in qualche maniera entri anche inconsciamente a far parte delle mie reference. Ultimamente dall’estero sono in fissa con gli Alt-J, i Cage The Elephant e i The Kooks. Dall’Italia invece è arrivato fortissimo e non vuole andare via Marco Castello. In live porto sempre una cover di Copricolori, che alla fine copre solo qualsiasi mio brano in scaletta, ma è troppo bella per non essere suonata.

nino - foto stampa
nino - foto stampa

Genesi e significato complessivo del tuo ultimo lavoro?

Domani 6 giugno uscirà il mio nuovo singolo, diario. Il ritornello e la linea vocale sono nati poco dopo la pandemia, dopo una rottura per cui sono stato davvero di merda. Una storia piccola, insignificante a ripensarci ora, ma allora mi sembrava la fine del mondo. Dopo almeno sei mesi, a casa di Gabriele, tra mille cazzeggi, mi fa ascoltare questo riff di chitarra che aveva scritto.

Quando l’ho sentito per la prima volta gli ho detto: «Compà, ho un testo con una linea che secondo me ci sta da dio». E così è nata diario, un collage di momenti completamente sconnessi e casuali accaduti in quasi cinque anni.

È un raccoglitore di delusioni. Il testo, preso da solo, è triste almeno all’80%, ma c’è quel 20% che vuole essere motivante. Ti spinge ad andare avanti e superare le brutte storie, normalizzandole. È il primo brano di un ep in uscita nel 2025, di cui non ho ancora scelto il titolo, prodotto insieme a tutta la band.

Come stanno andando i concerti?

Tornare a suonare dal vivo dopo tre anni di stop è stato rigenerante: era una di quelle cose che ti mancano ma non te ne accorgi. Negli ultimi mesi stiamo suonando parecchio, tra Parma e Milano. E come sempre, ci sono quei dieci amici fissi che vengono a ogni live, cantano tutto, ti portano da bere e si sorbiscono la stessa scaletta mille volte. Santi.

In uno degli ultimi live, però, c’era un gruppetto di ragazze che non avevo mai visto prima, in un angolo a canticchiare le mie canzoni. Quella cosa mi ha emozionato un sacco. Capire che un pezzo arriva anche a perfetti sconosciuti è una botta d’energia e anche un po’ d’ego.

Progetti futuri?

Sto lavorando tantissimo tra assicurazioni e musica, immerso tra polizze, scrittura, produzioni, live, concorsi, foto, video… di tutto. Con i soci stiamo finendo i lavori dello studio di GEN: mai avrei pensato di usare una sega circolare nella mia vita, eppure la musica mi sta portando anche questo tipo di conoscenza. Oltre a questo, stiamo ultimando i pezzi dell’ep e non vedo l’ora che esca!

---
L'articolo Nino da Trapani a Parma passando per Malaga di Redazione è apparso su Rockit.it il 2025-06-05 15:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia