Gli Offlaga Disco Pax c’erano già nel 2005, al primo MI AMI. Era tutto diverso, a cominciare dalla location. La volontà di cambiare le cose, di proporre qualcosa di nuovo e duraturo era presente alle menti degli organizzatori, ma per il momento bastava ascoltare bella musica e passarsela bene. Quell’edizione e questa, vent’anni dopo, hanno due protagonisti in comune.
C’erano gli One Dimensional Man, formazione da cui da lì a poco sarebbe nato il Teatro degli Orrori, e con loro gli Offlaga Disco Pax, che hanno dato vita a un’emozionante reunion. Max Collini, frontman della band, riavvolge il nastro per noi.
Cos'era il primo MI AMI del 2005?
Ricordo molto nitidamente le prime date del tour di Socialismo Tascabile, che uscì tre mesi prima di quel MI AMI primigenio tenutosi nel parco dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano. Erano giorni frenetici, il nostro primo album Socialismo Tascabile venne accolto con un interesse molto superiore alle nostre aspettative e il tour stava decollando di conseguenza. Arrivammo al MI AMI già abbastanza rodati dopo una ventina di date, ma consapevoli che era il primo festival che affrontavamo con alle spalle un supporto mediatico significativo e venimmo accolti con grande curiosità sia dall’organizzazione che dalle band che erano in roster. Era un festival allora piccolo, ma già ambizioso. A ripensarci oggi è incredibile quanta strada fecero poi gli artisti di quella prima edizione: Zen Circus, Tre Allegri Ragazzi Morti (andai a cantare sotto il palco a squarciagola la loro Occhi bassi, una delle mie canzoni italiane preferite di sempre), Paolo Benvegnù, Mariposa, Disco Drive, gli One Dimensional Man (proprio un attimo prima di svoltare verso il Teatro degli Orrori), Altro, Marta sui Tubi, Non voglio che Clara, solo per citarne alcuni. Il MI AMI era già a quei tempi un festival lungimirante, che univa tante cose diverse e che guardava avanti.
Che ricordi hai di quella prima edizione del festival?
Sono due i ricordi che amo particolarmente di quella giornata. Il primo è quando ho conosciuto l’ufficiale pagatore del festival la notte del nostro concerto. All’epoca si veniva ricompensati direttamente sul posto con un assegno e come delegato amministrativo della band andai a ritirare il nostro, modestissimo, rimborso spese. Quei duecentocinquanta euro (era un mondo davvero indie e davvero povero) mi vennero consegnati da un giovanissimo Carlo Pastore, già allora uno dei principali organizzatori del festival. Non ricordo se quell’anno avesse la maturità o avesse finito il quarto anno, so solo che mi fece una tenerezza infinita vedere un ragazzino capace di tenere in piedi, assieme ai suoi sodali, una cosa così complicata come un festival di due giorni in un posto non attrezzato per i concerti. Mi piace questa cosa che ancora adesso ci sia lui, tra gli altri, a far funzionare un carrozzone diventato enorme rispetto agli esordi. Io quel giorno avevo trentotto anni, non mi pareva possibile che uno dei boss del festival fosse uno sbarbo del genere, ma la sua sfrontatezza gli ha garantito poi una carriera del tutto non pronosticabile.
E l'altro?
La seconda cosa che vorrei raccontare è ancora più tenera e, purtroppo, con un finale triste. Quella sera al Pini incontrai un signore di nome Mario Peruzzo. Venne con sua figlia, Ambra, che all’epoca aveva dodici (!) anni. Mi raccontò che in realtà fu proprio Ambra a chiedere di portarla, perché ci aveva sentiti su Radio Popolare. Rimasi sconcertato dal fatto che una ragazzina delle medie potesse trovare interessante la nostra cosetta, ma poi Mario e famiglia vennero a vederci dal vivo diverse altre volte e conoscendolo meglio scoprii che dietro al suo “aspetto ordinario” c’erano ascolti di un certo livello. Come mi disse lui una volta: “io vengo dal punk hardcore”. Putroppo Mario è scomparso diversi anni fa in un incidente stradale. Sua figlia Ambra adesso ha trentadue anni, siamo ancora in contatto sui social e mi piacerebbe moltissimo che tornasse a vederci al MI AMI dopo vent’anni. Mi date due accrediti?
Che discografia era quella di allora? È rimasto qualcosa di quell’epoca?
Il modo di ascoltare la musica stava già cambiando, ma i dischi si vendevano ancora. Non era tornato invece in auge il vinile, che era ai margini rispetto ai cd e in pochissimi stampavano i loro dischi in vinile. Tra i pochi che lo facevano c’erano i nostri amici Disco Drive e proprio grazie al loro esempio e alla Unhip di Bologna del mitico UDA decidemmo di pubblicare anche in vinile Socialismo Tascabile, che nel 2005 uscì invece solo in cd (il vinile uscì l’anno dopo). Non so cosa sia rimasto davvero di quell’epoca, quando i numeri erano diversi da oggi e il pubblico dovevi conquistartelo strada per strada, casa per casa andando a suonare dappertutto per quattro spicci. In ogni città c’era un posto, un club, un circolo Arci dove si faceva musica dal vivo e volendo sbattersi potevi fare cinquanta, sessanta, settanta concerti all’anno. Oggi anche volendo non sarebbe possibile, sopravvivono solo le realtà nelle medie e grandi città, la musica dal vivo richiede investimenti significativi e di fatto molti operatori rischiano solo su eventi grandi. È sparita dal radar ogni curiosità, si va sempre sul sicuro e le logiche sono sempre più legate agli affari che non alla proposta artistica in quanto tale. Forse è anche per questo che chi propone dei contenuti oggi riassapora un successo live non immaginabile fino a pochi anni fa. Vale per Brunori e Lucio Corsi in un ambito più generalista e, nel nostro piccolo, anche per noialtri Offlaga Disco Pax. O almeno mi piace pensare che sia così.
Chi erano gli Offlaga Disco Pax nel 2005 e chi sono oggi?
Abbiamo un po’ perso “il candore di allora”, ma credo sia inevitabile vista l’anagrafe. Però i nostri vent’anni di attività artistica, con una lunga interruzione causata dalla scomparsa di Enrico Fontanelli, sono stati vent’anni in cui abbiamo fatto solo quello che volevamo fare. Lo abbiamo fatto e lo facciamo ancora oggi con grande rigore, rigore a cui non abbiamo mai derogato, nemmeno quando ci sarebbe convenuto farlo. Restiamo quello che siamo sempre stati: meravigliosamente imperfetti.
Che rapporto hai avuto col MI AMI negli anni?
Ho continuato a frequentarlo, a volte come semplice spettatore, a volte come ospite di altri gruppi e a volte con i miei progetti dopo la fine degli ODP. Riassumendo: concerti con gli ODP nel 2005, 2007 e 2012; concerti di Spartiti: 2014 e 2017; ospite dei post CSI: 2015; ospite dei Materazi Future Club: 2023. Ridendo e scherzando sono più le edizioni che ho frequentato da spettatore o come artista di quelle che ho saltato.
Cosa state preparando per il live di Milano?
Il nostro unico obiettivo è presentare le nostre canzoni dal vivo nel miglior modo possibile, non abbiamo altre ambizioni oltre questo. Sul palco con noi ci sarà Mattia Ferrarini, che nel tour nei club di questa primavera si è rivelato una garanzia in questo senso. Sarà bellissimo, credo. Sia per chi non ha mai avuto modo in passato di ascoltare un nostro concerto, sia per chi c’era quanto tutto si è compiuto e ci vuole ancora bene, sia per noi, che dopo tanto tempo torniamo a suonare quei brani. Brani che sono un pezzo importante della nostra vita, sia artistica che personale.
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L'articolo Il piano ventennale di Offlaga Disco Pax e MI AMI Festival di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2025-05-18 10:31:00
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