Omega Storie, dal freestyle al poetry slam e ritorno

Samuele Scali ha pubblicato un libro che raccoglie i suoi testi migliori, alcune poesie e racconti, ma è la musica che lo fa andare fuori di testa. Dopo le battle di rap in giro per i posti occupati, è in arrivo il suo quinto album: “mega storie” da raccontare

Samuele in arte Omega Storie - Ph: Francesca Ruberto
Samuele in arte Omega Storie - Ph: Francesca Ruberto

Omega Storie è un rapper di Milano Nord. Inizia a registrare i primi brani a tredici anni e cresce masticando il suono più classico dell’hip-hop, quello del duo Centauro & Omega Storie. Da solista pubblica due lavori per IRMA Records/Mandibola, Bruco e Labor Limae EP. E nel 2019 esce il suo primo disco ufficiale, Mondo Possibile, interamente curato da Logos.Lux, da cui è estratto Vernice Nera, singolo che da' il titolo al suo libro-raccolta di versi e poesie.

Parallelamente al percorso da rapper, infatti, Omega Storie nel 2016 intraprende la strada del poetry slam e si laurea campione italiano under 20. Anticipato dal singolo Storia Mia Bella, L’Equivoco è Il prequel del prossimo album del rapper-poeta di Paderno Dugnano.

 

Perché hai scelto questo nome?

All’inizio del mio percorso mi chiamavo solo Omega. Poi, un pomeriggio, un amico che ai tempi mi dava una mano mi ha fatto notare che esiste un artista omonimo sudamericano che fa un sacco di numeri. Da lì, svarionando, è nato Omega Storie, che si può leggere anche "ho-mega-storie". A mia avviso un nome che rappresenta bene il mio modo di utilizzare le immagini. 

E il titolo dell’EP? Il prequel di cosa??

Ho scelto di chiamare questo EP L’Equivoco perché lo sento come un punto di rottura, sia nella mia vita sia nella musica. È come se fosse successo un qualcosa che nemmeno ho realizzato a pieno. Mi ritengo un appassionato di hip hop – l’ho frequentato e esplorato a 360 gradi nel corso degli anni –, anche se adesso determinati eventi sono più rari. Prima vivevo il rap con molta più filosofia, perchè in fondo provenivo da una determinata scuola. Ora faccio musica con una mentalità molto più aperta. C’è stato un equivoco, appunto, e questo equivoco dovrebbe essere Il prequel del nuovo album.

Il tuo libro, invece?

Ho scritto un libro, s’intitola Vernice Nera ed è uscito a giugno: è una raccolta dei miei testi migliori (a mio avviso) e delle poesie che recito ai poetry slam. Più alcuni brevi racconti inediti.

Ti sei avvicinato con la poesia alla scrittura e al palco?

In realtà no. Ho iniziato a rappare quando ero molto piccolo, intorno ai dodici anni. Quando sono cresciuto, ho cominciato a girare per posti occupati in tutta la Lombardia. Partecipavo a ogni tipo di evento: contest di freestyle, concerti open mic, jam e sessioni di writing. È il rap che mi ha avvicinato al palco.

Le battle di freestyle sono molto diverse da una gara di slam poetry?

È completamente diverso. Nelle battle di freestyle s’improvvisano rime in maniera competitiva. Devi fare una quartina più figa rispetto a quella che ha appena fatto il tuo avversario. Ai poetry slam, invece, si recitano testi del tuo repertorio. Nulla è improvvisato, e c’è molta meno competizione.

Poesia e rap necessitano di due pubblici diversi?

Non per forza, anzi. Spesso chi ha una certa sensibilità possiede il gusto per apprezzare entrambi. La poesia è poesia e il rap è rap. Certo, con entrambe le discipline possiamo andare a toccare sfere della sensibilità comunicanti. Diciamo, quindi, che la fruizione di entrambe può suscitare sul pubblico lo stesso apprezzamento estetico. La musica (almeno quella italiana e di determinati artisti), dagli anni Sessanta si è parzialmente sostituita alla poesia. Con il tempo e con lo sviluppo dei generi (dal cantautorato al rap, che è uno dei generi connotato dalla maggiore libertà espressiva), questo processo si è alimentato.

Se dovessi paragonarti a un artista, citerei Dutch Nazari. Tu cosa ascolti?

Duccio è un capo, ammetto di averlo ascoltato molto qualche anno fa: proveniamo entrambi dal poetry slam. Io ascolto poca musica italiana e poco rap in realtà. Ora come ora sono completamente sotto con Eartheater, Nathy Peluso e i Laguna Bollente.

La poesia influisce sul modo in cui scrivi le tue canzoni?

In realtà no, almeno a livello di scrittura, anche se poi la lente tramite la quale guardo il mondo è la stessa. Quando scrivo una canzone non penso: "Qui ci metto questa perifrasi, qui questa figura retorica". Le immagini si compongono da sole.

È più facile ragionare con un beat sulla base?

Assolutamente, quasi sempre le idee dei miei brani nascono da un’idea musicale che da' una direzione, un colore alle emozioni che provo mentre scrivo.

E se dovessi scegliere tra scrivere un best seller o un disco campione di ascolti, cosa sceglieresti?

Probabilmente un disco, perché alla fine è la musica che mi manda fuori di testa. Faccio questo tutti i giorni da quasi dieci anni. Però anche un best seller non sarebbe male. A sto punto proverò con un audiolibro.

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L'articolo Omega Storie, dal freestyle al poetry slam e ritorno di Marco Beltramelli è apparso su Rockit.it il 2021-02-01 11:15:00

Tag: album

COMMENTI (1)

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  • Ivanuzzo 3 anni fa Rispondi

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