Baustelle, l'adolescenza raccontata in un'intervista via email

Sono molto legata alla musica dei Baustelle, che ho ascoltato già dalle versioni demo dei brani che poi sono finiti sull'album d'esordio della band di Montepulciano, Sussidiario illustrato della giovinezza.

Dopo il concerto al Buddha Cafè ho intervistato Francesco e Fabrizio nei camerini del locale, con ospite d'eccezione Amerigo Verardi, musicista di spicco del panorama italiano nonchè produttore del primo lavoro dei Baustelle. E' stata una lunga e piacevolissima chiacchierata, tra risate ed incursioni degli altri componenti della band.



Rockit: Innanzi tutto una domanda scontata... Molta gente ancora non vi conosce, quindi chi sono i Baustelle?

FRANCESCO: Sono Francesco Bianconi, voce, chitarra, altre cose, tastiere e piano Rhodes; Frabrizio Massara, tastiere, sintetizzatori, pianoforte, campionamenti ecc.; Rachele Bastreghi, che suona i sintetizzatori, la chitarra, canta, fa i cori ed in alcuni pezzi è voce solista; Michele Angiolini che suona la batteria; Mirko Cappelli che suona il basso; Claudio Brasini che suona le chitarre 'serie' e... basta, quanti ne vogliamo mettere?

Rockit: Avete appena pubblicato il vostro album d'esordio, 'Sussidiario illustrato della giovinezza'. La prima cosa che mi viene in mente del sussidiario, di quando ero alle scuole elementari, è l'odore particolare, mi piaceva annusarlo. L'impressione che ho avuto col disco è il piacere di ascoltarlo. Un sapore un pò retrò, ma allo stesso tempo nuovo. Voi come vi presentate, come vi definite?

FRANCESCO: In parecchi hanno scritto di questa storia dello scrivere, suonare, del riproporre quelle atmosfere vecchie... Secondo me non è del tutto vero, perchè ci sono comunque degli elementi, soprattutto nelle sonorità, c'è un uso dell'elettronica, anche se non troppo invadente, quindi siamo retrò per certi approcci, e proiettati avanti per altri. E' una risposta scontata, poi magari ti dirà meglio Fabrizio.

Poi c'è anche tutta la storia del presentarsi retrò nei testi, che è la cosa che mi riguarda. 'Le vacanze dell'ottantatrè', quanti anni avevi nell'83 e tutte queste stori qui... Sei troppo vecchio, sei troppo giovane... Non lo so... L'ottantatrè è comunque una questione di metrica, di endecasillabo, io l'ho scritto perchè finiva con ottantatrè, quindi poteva essere 'Le vacanze del sessantatrè', 'del settantatrè', ma anche 'del settantotto' , del 'sessantotto', del 'novantotto', 'del duemilaotto'... Però avrebbe suonato molto peggio, e quindi... Sono soddisfatto di aver scelto l'ottantatrè (ridiamo - ndi)... E poi, a parte gli scherzi, nei testi se c'è qualcosa di vecchio, di riferimento al passato non è tanto per fare i modaioli, perchè ammetto che alcune delle tematiche, ogni riferimento trattato in questo disco è casuale, ma anche voluto, non tanto perchè io sono appassionato delle cose troppo vecchie, ma percè mi viene naturalmente così... Magari parto da una cosa vecchia per arrivare ad una spiegazione nuova, quindi... Mi vedi, più o meno esteticamente appartengo ad una certa epoca, però non è così riduttivo, non è che facciamo musica degli anni '60, non siamo un gruppo beat, quindi secondo me gli elementi di novità ci sono, sia nella musica che nei testi.

Rockit: Oserei dire che rileggete una certa musica, ma in direzione 'futura', sia come sonorità che come tematiche...

FRANCESCO: ...anche perchè se ti piacela musica pop italiana devi assolutamente concentrarti, per svolgere una ricerca seria, su un determinato tipo di pop, o perlomeno parite da lì per arrivare da un'altra parte. Non è per parlare male dei colleghi, però non puoi partire da Laura Pausini o da... non lo so, da qualcun altro che mi viene in mente... - mi scoccia un po' perchè si tira sempre in ballo Laura Pausini, quando parli di una cosa banale... Poi alla fine ce ne sono centomila altri di nomi... - però ecco, secondo me per fare una ricerca che vada nella direzione giusta, sia nella parte dei testi che nella parte delle sonorità devi fare riferimento agli anni '60 ed agli anni '70 pop in Italia. Quindi a tutto il mondo degli arrangiamenti, a Mina, agli arrangiatori degli anni '60 e '70, Reberberi, i compositori della musica da film. E' quello per forza, non è una questione di voler ricercare per forza le cose... Se ti piace partire da una cosa puramente italiana, originale, pop, secondo me da lì ci devi passare per forza, devi passare da Battisti, da quelli insomma.

FABRIZIO: E non solo secondo me. E' vero che c'è il periodo italiano, però in generale era proprio il periodo internazionale, dai tardi anno '50. Come lo chiamano i giornalisti il 'pop perfetto', tutta la famosa ricerca della canzone perfetta, comunque un certo approccio più profondo dal punto di vista armonico, che era fatto come ha detto Francesco anche da grandi maestri compositori, però era fatto anche da ventunenni come Brian Wilson, che incise 'Pet sounds' a 21-22 anni. Sicuramente c'era un'attenzione che poi un pò si è persa col passare del tempo, tramutata, sì, però anche persa come attenzione a quella forma, avendo comuqnue altri sviluppi interessanti quali possono essere stati il punk, ecc. però proprio l'approccio pop alla canzone breve, diciamo i quattro minuti, possono essere i quattro minuti e mezzo, quella ricerca di creare un'emozione intelligente in qualche modo, che magari può andare anche in classifica, ma che però rimane se non altro più intensa rispetto a quella che può essere la Pausini, almeno perlomeno quella è la sfida: il rapporto di tenere una cosa semplice per creare comunque una rezione nell'ascoltatore.

Irrompe Rachele: Posso salutare la mamma?

Rockit: Voi siete in sei. Come vi ponete davanti all'atto del comporre? Vi mettete davanti ad un tavlo tutti e sei, vi scornate, parte l'idea da qualcuno? Come fate?

FRANCESCO: Finora non è successo così. Finora è successo che le idee vengono da me, da Fabrizio o da Claudio principalmente, vengono rielaborate in sala prove. Alcune cose vengono maggiormente rielaborate in sala prove, alcune cose già partono con un arrangiamento abbastanza netto.

FABRIZIO: Poi avendo vissuto per tre anni assieme io e Francesco per l'università ovviamente alcune cose, passando tutto il giorno assieme, era inevitabile che si facessero, a parte i cazzeggiamenti vari...

FRANCESCO: Però nell'intervista puoi scrivere che abbiamo abitato insieme, ma non è vero che abbiamo affittato il teatro dell'università! (ridiamo)

Rockit: Affittato il teatro?!?

FABRIZIO: Sì, come hanno scritto sul Mucchio, mi pare.

FRANCESCO: Sul Mucchio e da un'altra parte. da una parte hanno scritto che abbiamo affittato il teatro dell'università di Siena, che non esiste, da un'altra parte abbiamo affittato un teatro a Montepulciano...

Rockit: Avete i soldi insomma!

FABRIZIO: Sì, e poi sembra questo...

Rockit: Vabbè, rimane nel mito del gruppo!

FABRIZIO: E sì, il teatro dei Baustelle...

Rockit: ha capito E poi ci sono quelli dell'università che vengono a cercarmi, 'Ma quale teatro!'...

Nel frattempo Amerigo Verardi esce dal camerino

Rockit: Ora che non c'è, voi siete stati prodotti da Amerigo Verardi, che a mio parere è un'altra delle menti geniali della musica italiana. Com'è stato rapportarsi con lui in studio, in fase di registrazione e produzione dell'album?

FRANCESCO: Ti parrà una risposta scontata questa, però abbiamo lavorato benissimo. Lui è stato super disponibile cn noi, anche quando non eravamo amici. Ci ha trattato bene, non ci ha picchiati.... (rientra Amerigo e ridiamo tutti) Stiamo parlando di te! Neanche una sberla... Ha dato uno schiaffo una volta a Mirko, ma può succedere...

A parte gli scherzi, noi avevamo questa idea del produttore che comunque ti impone le idee, che ti indirizza... Lui ci ha indirizzato dove era giusto che ci volesse l'indirizzo, anche perchè noi siamo arrivati in studio di registrazione molto inesperi, però eravamo strani perchè sia io che Fabrizio avevamo delle idee di arrangiamento ben precise, un sacco di cose... Avevamo l'orchestra in testa, e lui ci ha portato invece in maniera intelligente ad una realtà più produttiva, più razionalmente utile. Abbiamo capito che a volte è meglio togliere che aggiungere, insomma è tutto merito suo. E poi la cosa essenziale è che ha capito il suono, molto probabilmente perchè gli piacevamo, perchè sennò forse tutta questa armonia non ci sarebbe stata. Ti piacevano le cose quando le hai sentite (rivolto ad Amerigo)...

FABRIZIO: Sì, mi ricordo la prima telefonata... Ma non posso dirla!

FRANCESCO: E quindi niente... Abbiamo lavorato benissimo. Il disco secondo me, nei limiti tecnici di quello che è stato il budget è venuto benissimo, suona bene, con tutte le cose e le particolarità che volevamo.

FABRIZIO: E' stata la scelta secondo me più adatta, perchè un produttore 'classico' nel senso del termine probabilmente avrebbe potuto in qualche modo snaturarci, approfittare della nostra inesperienza, soprattutto in alcuni pezzi, come Cinecittà, pezzi rischiosi, dei quali forse noi non ci rendevamo neanche conto... Li suonavamo, però non avendoli mai registrati ed ascoltati... Forse Musichiere è stato il pezzo che ha subito le modifiche maggiori, lì c'è stata secondo me una sensibilità artistica che ha funzionato.

FRANCESCO: Ti faccio un esempio lampante. Musichiere era una canzone che era molto diversa, noi la suonavamo in maniera più rock, ed è merito di Amerigo se è venuta fuori invece così come la volevamo nel nostro inconscio. Poi è venuta fuori questa cosa un pò più anni '70, con la batteria spostata da una parte, tutte intuizioni geniali di Amerigo.

A questo punto interviene lo stesso Amerigo Verardi - ndi
AMERIGO: Mi intrometto... Ha ragione Francesco, l'inizio del lavoro è stato il fatto che comunque questi provini che mi avevano fatto avere erano già di per sè una cosa completamente fuori dall'ordinario. Io non credo di essere un produttore, sono un musicista, penso che ormai dopo tanti anni mi sono convinto di esserlo, per cui quando riesco ad entrare in sintonia con delle persone, con dei musicisti, so che comunque posso riuscire a dare una mano. Nel loro caso era facile, perchè comunque avevano una tale sovrabbondanza di idee che il mio lavoro era semplicemente quello di ordinarle. E mi è bastato veramente avere poche idee per ordinare il suone dei Baustelle, tutto lì... Togliere qualcosa, perchè comunque da tutte le grandi creazioni basta togliere qualcosa, se rimane l'essenza resta un capolavoro.

Secondo me il loro disco è venuto un capolavoro, al di là del fatto che ci abbia lavorato io. Al di là del fatto che Musichiere abbia subìto delle variazioni o che altro... Però il lavoro con loro è stato facile. Sono stati più i problemi tecnici magari da superare che non il lavoro creativo di per sè. E' un gruppo che mi ha proprio sconvolto già dal primo ascolto del demo, e quindi ci ho voluto lavorare ad ogni costo, anche a perdere... (ridiamo tutti - ndi) Era una di quelle cose che sapevo di dover fare...

FABRIZIO: Una missione...

AMERIGO: ...perchè ci sono delle cose che devi fare per lavorare, e delle cose che devi fare perchè è importante farlo, per dei motivi che non stanno assolutamente sui criteri e sulle consuetudini di questa società. Il loro lavoro è stato in questo senso qui, per cui io sono prima di tutto felice di averlo fatto, poi se gli ho dato una mano ovviamente sono più contento, questo è chiaro. Io mi sento in sintonia con loro e penso che se un gruppo come i Baustelle non esce fuori nel giro di qualche anno sarà purtroppo l'ennesima conferma che in Italia non c'è un cervello ed un cuore musicale, c'è solamente un'industria musicale... Quindi oltre che fargli un augurio affermo che questo disco qui è uno dei dischi più belli e per certi versi più importanti che siano stati fatti in Italia negli ultimi anni. Punto.

Rockit: Francesco, mi hanno incuriosita molto i testi, che scrivi tu, dove parli da Cinecittà ai fumetti che leggeva tou papà, dal sesso alle vacanze... Da quale cilindro tiri fuori l'ispirazione per i tuoi testi, che sono tutto fuorchè banali?

FRANCESCO: Questa è una domanda difficile, una domanda sull'ispirazione... Cavoli... Non lo so... La risposta più sincera è non lo so. C'è questo filo conduttore, te l'ho detto, dell'ancorarsi alle cose passate, però credo che poi sia una cosa abbastanza naturale. Almeno io sono portato ad amare maggiormente gli scrittori o gli autori, ma in qualsiasi campo, che parlano al passato. E' un vezzo cantautorale, perchè se ci fai caso l' imperfetto ed il passato remoto sono delle consuetudini stilistiche della canzone d'autore, del cantautorato. "Mi ricordo quando ero felice con la mia donna, adesso non lo sono più..." ecc., tutte queste cose qui. Forse perchè sono tendenzialmente triste, tendenzialmente pessimista e quindi cerco di tornare al passato in generale. Tornando al passato in generale poi ti rimbalzano in testa delle cose puntuali, come sono certi riferimenti ai fumetti. Poi ti lasci trasportare a volte anche dalla musica...

Non lo so, non so spiegartelo, è una specie di cilindro, una specie di minestrone in cui ogni tanto tiri fuori una cucchiaiata e ti viene fuori... Bella questa metafora! (ridiamo - ndi)...un minestrone n cui tiri fuori i fumetti, le vacanze dell'ottantatrè, Camerini e tutte queste cose qui. Alcune cose poi le ho vissute... Alcuni, alcuni cattivi hanno scritto "Ma come fa questo a conoscere queste cose degli anni '60...", "Non ero ancora nato" ecc. No, prima di tutto nei testi non ci sono solo riferimenti agli anni '60 e '70. Secondo punto, io sono nato nel '73 e quindi alcune cose dei tardi anni '70 posso ancora ricordarmele, tipo Modugno, "Piange il telefono", quindi la canzone al telefono, Cinecittà...

AMERIGO: "Buonasera Dottore"...

FRANCESCO: Sì, "Buonasera Dottore", poi Camerini e determinate cose degli anni '80 me le ricordo perchè le ho vissute in prima persona, e quindi concludendo i riferimenti strani e zotici che trovi nei testi poi sono alla fine tutte cose che vengono dal mio inconscio e che comunque mi appartengono. Non possono venire a farmi le paranoie anagrafiche dicendo "Non era nato: bugiardo!". In una canzone, Le vacanze dell'ottantatrè, c'è il falso letterario dell'ottantatrè, ma poi c'è anche il fatto che la storia di cui parla la canzone mi è successa veramente: c'era questa ragazza che si chiamava Sara, non era a Rimini ma era a Castiglione della Pescaia... Io le avevo dichiarato il mio amore, siamo usciti una sera insieme, la seconda sera siamo usciti io, lei e quest'altro ragazzo - che pensavo fosse il mio migliore amico -, la terza sera è uscita lei col mio migliore amico! (ridiamo - ndi). Succede... quindi c'è anche una forte componente di verità...

Rockit: desso passiamo alla vostra dimensione dal vivo. Come vi ponete davanti al live rispetto allo studio, quale dimensione preferisci?

FRANCESCO: Io persiìonalmente finora mi sono divertito molto a stare in studio, nel senso che siamo tutti molto più topi da biblioteca e topi da studio... Però ammetto nche che suonando e cominciando a suonare dal vivo è bello, e ti dà soddisfazione, anche se ancora non c'è molto riscontro dalla gente, perchè comunque il disco non lo conosce, rimane sempre un pò più spiazzata e sorpresa della gente che è partecipe e danzante. Però è divertente suonare dal vivo. Non posso rispondere completamente alla tua domanda perchè dobbiamo ancora suonare parecchio dal vivo secondo me.

Rockit: Ho notato molti riferimenti al cinema d'autore. Che legame hai con il cinema?

FRANCESCO: Il legame col cinema c'è, è una passione mia, dell'università, delle cose che ho studiato... Sono sempre andato parecchio al cinema, ho sempre videoregistrato un sacco di cose in televisione, videoregistravo i film e facevo le cassette coi sonori dal videoregistratore, quando ancora la moda delle colonne sonore non era scoppiata, giuro che lo facevo... Ho una cassetta con "Profondo Rosso" versione audio... Però il cinema è assolutamente è una passione mia, e credo anche di Fabrizio e di altri del gruppo. Poi nei testi si sente perchè è una passione mia... Secondo me la maggior parte dei riferimenti delle canzoni di Sussidiario illustrato della giovinezza sono più riferimenti cinematografici, ed anche quando sono riferimenti o citazioni da canzonette, da libri, cerco sempre di ritradurli in maniera che abbia a che fare con la sensazione visiva, col cinema.

Rockit: Domanda di rito: cosa c'è nel futuro dei Baustelle?

FRANCESCO: Nel futuro dei Baustelle ci sono in maniera molto concreta date dal vivo, e speriamo di farle, perchè serve a noi per imparare e per essere più belli e più spontanei. E poi che altro c'è? (ride - ndi) ...poco! Nel futuro dei Baustelle ci potrebbe essere il fatto di continuare a scrivere canzoni, ne abbiamo già scritte parecchie, pure troppe... Infatti poi ci dispiacerà nell'eventuale secondo disco, semmai lo faremo, dovremo scartarle, un casino...

Rockit: Bhè... fate un doppio album!

FRANCESCO: Ma sì, facciamo un doppio, anzi un triplo! Niente, per ora ci divertiamo a scrivere un sacco di canzoni. E' la cosa che abbiamo dovuto fare per forza in questo periodo, finchè non sono cominciate le prime date, perchè qualcosa dovevamo fare, e quindi... No, mi piacciono le nuove canzoni...

AMERIGO: Questo lo posso confermare pure io!

FRANCESCO: Amerigo ne conosce un terzo, un quarto però... (ridiamo - ndi). No, no, sono belle... Celentano elettronico-psichedelico... Questo nuovo genere, per i giornalisti... Cutugno, Minellono, Beretta, Del Prete, questi grandi autori della musica italiana... (continuiamo a rdere - ndi) Questi accordi minori, La-, Re-, veramente... alcuni pezzi sono molto Celentano.

E però, questa è un'altra cosa futura, vorrei che il secondo disco fosse ancora più cinematografico, se dovesse essere per caso un disco più ricco, un disco con più soldi, vorrei utilizzare meglio strumenti anche esterni ai Baustelle, questo mi piacerebbe parecchio. Era già un'idea malsana che avevamo ai tempi del primo disco, ed infatti questa vena è venuta fuori con l'utilizzo della sezione fiati... Questa idea è venuta fuori nelle canzoni più recenti che sono finite nel disco, tipo Cinecittà (dove gli arrangiamenti dei fiati sono stati curati da Luciano Brigidi - ndi)... Sono un pò più spostate su quella vena lì le nuove canzoni, speriamo che a qualcuno piacciano, speriamo che ce le faccia registrare qualcuno...

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L'articolo Baustelle, l'adolescenza raccontata in un'intervista via email di Roberta Accettulli è apparso su Rockit.it il 2000-10-01 00:00:00

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