La leva calcistica del '18: Pensie - Sampdoria

La leva calcistica del '18 è una nuova serie di interviste di Rockit incentrate su due delle più grandi passioni degli italiani: la musica e il calcio. Oggi Pensie ci racconta la sua Sampdoria

Grafiche di Cosimo Nesca e Maria Serafini per Rockit.it
Grafiche di Cosimo Nesca e Maria Serafini per Rockit.it
24/04/2018 - 11:00 Scritto da Marco Beltramelli

La leva calcistica del '18 è la serie di interviste di Rockit dedicate a due delle più grandi passioni degli italiani: la musica e il calcio. Che rapporto hanno i musicisti nostrani col pallone? Salire sul palco è come scendere in campo? Qual è il loro grande desiderio calcistico? Oggi Pensie, autore di "Blucerchiato" ci racconta la sua Sampdoria.

Il tuo nome mi è stato suggerito da Davide degli EraSerenase. Quando sono andato ad ascoltarti, in realtà, ho poi scoperto che già ti conoscevo. Hai per caso scritto la canzone sul derby?
Ti ricordi bene, anche perché in due settimane ho fatto circa 100mila views, numeri assurdi per quei tempi. Ma sono stato costretto a toglierla da Youtube, in una città come Genova non era cosa.

In una città in cui la fede calcistica è questione di vita o di morte, schierarsi troppo, anche in termini di pubblico, non era una scelta azzeccata?
Esattamente. Genova era già una città difficile dove emergere, dove fare rap, inimicarsi metà della popolazione non mi sembrava la mossa migliore. Ho molti amici genoani, anche tra le nuove leve, per chi non mi conoscesse è per i miei trascorsi sampdoriani che da poco ho cambiato il mio nome. Il mio mixtape si chiamava “Genova reale”, conteneva pezzi che parlavano della movida nei vicoli, delle periferie... In questo contesto la canzone sul derby era un’altra traccia che raccontava qualcosa di tipico nella mia città, un altro suo aspetto caratteristico. Il derby di Genova è uno dei più belli del mondo. Mi arrivarono centinaia di messaggi per chiedermi se fossi sampdoriano o genoano. Ma ribadire la mia fede calcistica era persino più importante della mia carriera musicale. Ecco perché ho rimosso quella canzone e subito dopo ho pubblicato “Blucerchiato”, per ostentare i miei colori d’appartenenza. “Blucerchiato” è diventata ancora più virale della canzone sul Derby. Ho iniziato a fare freestyle dopo ogni partita della Samp, a volte facevo persino delle telecronache in rima in diretta. Alla fine quest'aspetto del calcio è diventato la componente principale della mia musica. Non smetterò mai di produrre canzoni sulla Samp ma le mie prossime uscite non saranno tutte a tema Blucerchiato.

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Il calcio ed il rap hanno un legame molto forte perché sono spesso strumenti di rivalsa. Inoltre, il calcio, proprio come il rap, si lega spesso alle vicissitudini di un quartiere. È sicuramente il caso della Sampdoria e della tua musica, anche tu vieni da Sampierdarena?
Sono tutti temi presenti nella mia musica, in particolar modo il mio quartiere è stato veramente una fonte d’ispirazione. Quest’orgoglio legato alla propria zona è un aspetto del rap che è ritornato in voga con la trap. In Italia, sono stato uno dei primi a cantare del quartiere, cosa che mi ha procurato non poco critiche: era visto come un atteggiamento troppo americano, un po’ poser. Nel frattempo però tutti scimmiottavano gli artisti statunitensi indossando maglie da basket e sneakers della Jordan. Siamo stati i primi anche ad apparire nei video con le tute da calcio. È solamente una questione estetica, nulla di fondamentale, ma mi fa arrabbiare che molti ragazzini di oggi vadano a girare i video nei pressi di palazzoni dove non hanno mai abitato. Io comunque vengo da Molassana, la passione per la Samp me l’ha passata mio padre.

Te l’avrei proprio chiesto visto che in “Blucerchiato” canti “per che squadra tifi come mio papà”…
È stato lui il primo a portarmi allo stadio e ho avuto la fortuna di iniziare a frequentare Marassi nel periodo più alto della storia della Samp, quando vincemmo lo scudetto e giocammo la finale di Champions.

Io sono molto legato alla Sampdoria di Flachi, Bazzani, Volpi ed il primo Palombo. Questi sono momenti che non ho neanche avuto la possibilità di vivere. In generale, quali sono i più bei ricordi legati alla tua fede calcistica? La finale di Champions la vidi da casa in televisone piangendo, mio padre andò anche allo stadio. L’ultima partita contro il Lecce, la partita dello scudetto, è stato sicuramente uno dei momenti più felici della mia vita. Mi ricordo ancora la corsa per le scale mentre tornavo dallo stadio con mio padre e gridavo a mia nonna che eravamo Campioni d’Italia. La vittoria della coppa Italia contro l’Ancona. L’anno della Champions con Cassano e Pazzini è stato fenomenale anche se il campionato seguente siamo retrocessi. La risalita in A con Iachini è stata probabilmente un’emozione più forte dell’approdo ai preliminari contro il Werder Brema.

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Hai scritto molte canzoni sulla Samp, puoi raccontarci brevemente le vicende calcistiche che si celano dietro ogni pezzo?
Ho iniziato a scrivere pezzi sulla Samp da “Blucerchiato”, il remix di “Black and Yellow”, perché volevo rimarcare sin da subito la mia appartenenza. In seguito è uscito un ep a tema completamente Doriano scritto mentre eravamo in serie B per esaltare il senso d’attaccamento alla nostra maglia anche nei momenti di difficoltà. L’anno dopo, per celebrare la promozione, ho scritto un nuovo pezzo intitolato “Sempre qui”, il video è stato girato in diretta tra le strade di Varese dove è partita la festa blucerchiata. È stato il mio primo pezzo scritto in seguito ad un risultato sportivo positivo. Ho riutilizzato il coro della sud per fare un pezzo sul “Il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano. Ho fatto una canzone tributo agli ultrà Tito Cucchiaroni intitolato “Il cuore del Ferraris”. Dal 2011 ho suonato a tutte le feste ultrà.

Vuoi dirmi che il famoso coro “ma il cielo è sempre più blu cerchiato di blu cerchiato” è opera tua?
No no, l’ho solamente campionato. Ma ho un amico tra i capi ultrà che spesso mi manda i cori chiedendomi di scriverci le parole. Qualche mia strofa allo stadio puoi averla ascoltata.

Anche tu ti definisci un ultrà?
Ho degli amici che lo sono al 100%, in tutti i loro aspetti della vita, per me rimane una mentalità affascinante e che condivido. Non posso definirmi un ultrà semplicemente perché non vivo lo stadio nello stesso modo in cui lo vivono loro, non vado ad attaccare gli striscioni al mattino, non seguo tutte le trasferte tantomeno gli infrasettimanali più assurdi. Ho anche un lavoro normale. Quindi sì, sostengo la compagine ultrà con la mia musica e condivido con loro i momenti allo stadio, vado a tutte le partite in casa, ma, per rispetto nei loro confronti, non posso sicuramente definirmi così.

Hai scritto anche una canzone contro la tessera del tifoso che è stata adotta come colonna sonora della battaglia in tutta Europa.
A mio avviso è una delle canzoni dall’attitudine hip hop più forte, protesta vera, ribellione, volontà di cambiare lo stato delle cose con la musica. La battaglia per la tessera è una battaglia che ha riguardato tutta l'Europa, sono orgoglioso di essere diventato uno dei paladini di questa faida, anche se, effettivamente, paladino è un termine esagerato. Ma non parlo solamente di visualizzazioni estere, il mio pezzo è stato ripreso da importanti testate tedesche, inglesi e russe. Se l’obiettivo era quello di riportare le famiglie allo stadio la tessera del tifoso andava sicuramente nella direzione opposta. Fortunatamente è una battaglia che abbiamo vinto proprio quest’anno.

Mantovani, Garrone e ora Ferrero, come hai vissuto questa escalation presidenziale?
Il giorno in cui Ferrero si è presentato alla stampa non avevo parole, ero allibito. L’esatto contrario di Mantovani, il presidente pacato e di classe che ha lanciato una sorte di “stile Samp”. Ma poi è rinsavito, non so se sia tutta una recita o abbia delle persone molto competenti alle spalle, ma io negli ultimi due anni non ho nulla da rimproverare alla mia squadra.

Hai mai sognato di scrivere una “Lettera ad Amsterdam” 2.0?
Come no. Assolutamente. Volevo scrivere una specie di risposta. Ma fortunatamente ho fermato questa iniziativa perché ho da poco iniziato a lavorare con i De Scalzi Bros, autori di questa canzone e forse esponenti principali dei colori blucerchiati nel mondo musicale. Hanno fatto la storia della musica italiana, io non sono un musicista come loro e vengo da un'estrazione totalmente diversa, ho tante cose da imparare. Ma il rispetto che si instaura tra tifosi sampdoriani è qualcosa di unico.

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L'articolo La leva calcistica del '18: Pensie - Sampdoria di Marco Beltramelli è apparso su Rockit.it il 2018-04-24 11:00:00

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