Rancore, almeno tu nello Xenoverso

Nel suo nuovo disco il rapper romano ci fa entrare in una dimensione sconosciuta, per svelarci un segreto: come conservare il proprio io nella confusa frenesia dei tempi moderni. Tra poesia e filosofia, atmosfere cupe e ironiche, un viaggio in 17 tappe che spiega il presente. La nostra intervista

Rancore - foto di Giovanna Onofri
Rancore - foto di Giovanna Onofri

Esistono tante cose che non conosciamo, tante storie che si muovono fuori dal nostro presente, tanti mondi nascosti dietro gli angoli dell’Universo. Ho cercato una parola che riuscisse a sintetizzare questa sensazione. L’ho trovata in Xenoverso e ho dovuto navigare tanto per arrivarci.

Così Rancore spiega l’enigmatico titolo del suo quinto album – uscito a 4 anni da Musica per bambini – che suona come una sorta di romanzo distopico di Huxley, in cui l’atmosfera cupa e dubbiosa veste ogni traccia di curiosità e mistero. Se il metaverso, termine coniato in un libro di fantascienza del 1992, è un concetto ormai noto ai più, quello dello xenoverso è per definizione una dimensione ancora sconosciuta, che vive accanto a noi e dissolve i confini delle nostra identità.

In occasione dell’uscita del nuovo album, è stato aperto anche il sito xenoverso.com per un’esperienza immersiva nel disco e nelle sue diverse sfumature.

Il rapper romano ci racconta da dove nasce l’idea di un universo "estraneo" (xeno) a noi, svelandoci il segreto per riuscire a conservare il proprio io nella confusa frenesia del nostro tempo.

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Da dove nasce l’idea dello Xenoverso? Abbiamo bisogno di un’altra dimensione perché la nostra ci sta già stretta?

Lo xenoverso è un mondo che nasce da una parola che ho cercato per molto tempo, ma alla fine è stata lei stessa a trovarmi. Riguarda tutto ciò che non si conosce, ciò che è intangibile attorno a noi. L’uomo si è sempre dovuto confrontare con ciò che non conosce: il mistero del mondo, della vita e del tempo. Per questo l’album è stato concepito come una sorta di colonna sonora di un film dove i protagonisti sono i nostri enigmi.

Torni con una produzione complessa, che vede coinvolti nomi come Michelangelo e Durdust. È stata un’esigenza dovuta al linguaggio e a ciò di cui parli nei brani?

Giungere a una produzione più complessa è sinonimo di una crescita artistica. Il sound del disco è stato pensato in modo da esaltare l’inquietudine e la cupezza dei testi, senza mai mettere in secondo piano l’elemento narrativo essenziale.

Da Platone a Nietzsche, da Galileo a Seneca: nella traccia Federico citi alcuni dei più grandi filosofi della storia del pensiero, e li raffiguri come zombie. Significa che il nostro presente ha bisogno di nuovi pensatori?

Non pretende di essere un brano culturale, ma presenta un testo no sense, a tratti splatter in stile Tarantino, per evidenziare quanto il passato ci sembri oggi lontanissimo. In realtà è una sorta di critica a chi decontestualizza le idee del passato, riadattandole nel nostro tempo in una formula superficiale e priva di approfondimento.

Rancore - foto di Giovanna Onofri
Rancore - foto di Giovanna Onofri

Anche Guardie&Ladri appare come un’ironica critica a chi vende parole vuote, e pecca di una comunicazione ipocrita e faziosa. Nel mondo della musica chi sono le guardie e chi sono i ladri?

Nel brano ho voluto sottolineare l’approccio consumistico che oggi pervade anche il settore dell’arte, seppur con un linguaggio ironico. Il mio intento non è criticare, semmai osservare con lucidità ciò che mi circonda. Le guardie sono il pregiudizio, le leggi del mercato. I ladri sono il palco e la musica. 

Storia nella storia: dentro il tuo xenoverso racconti in una trilogia (Lontano 2036, X Agosto 2048 e Arakno 2100) un futuro distopico, che non sembra poi così diverso dal nostro presente. Viviamo già in una preoccupante società orwelliana?

In questo momento la mia sensazione è questa. Ho voluto spiegare il presente utilizzando altri tempi. È interessante vedere come si possa comprendere e analizzare meglio il nostro tempo e la nostra storia, partendo dal futuro. La mia è una cyberfavola che nasconde una verità: questi sono tempi di cambiamento, e come tutti i cambiamenti possono spaventarci, dandoci la sensazione di affacciarci a un universo straniero e di sentirci incastrati in un eterno presente. La rivoluzione? Rompere il presente facendolo viaggiare.

In X Agosto 2048 rappi l’intera poesia di Pascoli, svelando come il linguaggio hip hop sia talmente universale da avvicinarsi a una poetica lontana da noi, che condivide la musicalità dei versi e l’esigenza narrativa. Da dove nasce l’idea di recuperare la poesia?

L’intero album gioca a mescolare passato, presente e futuro. Spesso attingiamo dai frammenti del passato, confinandoli però nel loro contesto culturale. Ho voluto riadattarla nel nostro presente, per riportarla nel futuro, per dimostrare come esiste un continuum tra le tre dimensioni, e che ogni elemento apparentemente lontano da noi nasconde ancora una linfa vitale e una vivida capacità narrativa da cui potremmo ancora imparare.

Rancore - foto di Giovanna Onofri
Rancore - foto di Giovanna Onofri

In un verso della title track ("Perso, io mi sento perso, vivo nel continuo dubbio di uno Xenoverso, ma non posso dirti che cosa sia lo Xenoverso") evidenzi il rischio di perdersi in questa dimensione alternativa. Quali sono i criteri per conservare la nostra identità?

Fare pace con le diverse versioni di noi, rompere gli schemi che si celano dietro la parola io. Il mio criterio è la creatività, la sperimentazione. Vedere le cose da un altro punto di vista è quasi salvifico, perché pone anche te in un altro punto di vista, rendendoti più cosciente delle tue potenzialità.

Coerentemente con i testi, le sonorità dell’album appaiono tetre, ansiogene, e prospettano un’idea di futuro non certo fiduciosa. Cosa ti spaventa del futuro?

Mi spaventa del futuro che non vedo un futuro. O meglio, non riesco a pensarlo, a differenza di altre età in cui riuscivo quantomeno a immaginarlo. Forse del futuro non mi spaventa niente perché non c’è, ma allo stesso tempo tutto perché vedi l’abisso, ma non il fondo.

L’unico futuro certo è quello che per fortuna attende voi artisti quest’estate, quando ripartiranno i tour, tra cui anche il tuo, a Bologna il 29 giugno. Raccontaci le tue sensazioni dopo due anni di stop.

La musica è vita, proprio per questo i live sono necessari per chi fa il nostro lavoro. Il nuovo disco sembra nato per essere "raccontato" sul palco, è quasi il suo habitat naturale. Non vedo l’ora di tornare a scambiare energie con il mondo e con le persone che mi seguono.

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L'articolo Rancore, almeno tu nello Xenoverso di Beniamino Strani è apparso su Rockit.it il 2022-04-27 12:45:00

Tag: roma album

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