Cristina Donà - Riolo Terme, 03-02-2000

Io e Sherwood incontriamo Cristina dopo il suo esordio stagionale al teatro di Riolo Terme per la tournée di "Nido". E' stanca ma è molto rilassata, tanto che a metà intervista si lascia andare e ci concede alcune chicche.

Veramente un bel personaggio, non c'è che dire. E poi ringraziamo il mitico Maurizio Raspante, tour-manager di Cristina, nonché complice dei Santa Sangre, gruppo di cui aspettiamo impazienti il successore dello splendido "Ogni città avra il tuo nome".



Rockit: Parliamo un po' dei tuoi esordi e dicci qualcosa in più anche della tua passione nei confronti di Springsteen...

C. Donà: Beh, parlo sempre di Springsteen perché è stato lui che mi ha fatto amare la musica rock e sono affezionata un casino a questo personaggio. Adesso non lo ascolto più, ma è pazzesco l'effetto che mi fa ogni qualvolta che sento un suo pezzo, soprattutto da "Born in U.S.A." a ritroso.

E' un po' una passione giovanile che è rimasta indelebile nel tempo, tanto che quando un anno fa è venuto in Italia per il suo tour ho tentato in tutti i modi di dirgli "Grazie", perchè non mi interessava il suo autografo ma solo vederlo e ringraziarlo... significa che andrò in New Jersey! (la patria di Springsteen, ndr).

Chiusa questa piccola parentesi, ti posso dire che io ho cominciato cantando in camera mia ancora prima di iniziare a suonare con la chitarra; fin da piccola avevo questa passione e, nonostante la mia pigrizia - aspetto di me che cito spesso - sono riuscita a coltivare questa passione arrivando fin qui.

Anzi, ti dirò di più: da piccola, quando improvvisavo delle melodie mie... piangevo, ma non in modo disperato, bensì erano solo delle lacrime, tanto che confessai questa cosa alla mia maestra di canto. Ad un certo punto mi stancai di interpretare cose di altri e decisi di scrivere cose mie, pensando: "Ma se quelli lì scrivono le canzoni (Cristina si riferisce alle varie icone giovanili, ndr), allora posso farlo anch'io". Così viene fuori L'aridità dell'aria, una gran bella prima canzone devo dire...

Successivamente ho scritto Senza disturbare e Le solite cose e poi mi è capitato di partecipare alla presentazione de "I disertori" (è il tributo a Ivano Fossati, edito dalla Columbia/Sony, da parte di artisti dell'area rock. Tra gli altri sono presenti: Afterhours, Yo Yo Mundi, La Crus e Mau Mau, ndr), organizzata in maniera molto informale in club a Legnano che si chiama "Il Circolino".

In quell'occasione c'era anche Manuel (Agnelli, ndr) e allora pensai che fosse quella l'occasione giusta per cantare delle cose anche mie, tanto che lui subito non disse nulla, ma alla fine della serata mi raggiunse e disse: "Sai che i tuoi pezzi..." e così da lì il rapporto si è consolidato...

Rockit: Come sei arrivata a selezionare il materiale di "Tregua"? Avevi una serie di canzoni fra cui scegliere?

C. Donà: Diciamo che il materiale del primo disco non era tantissimo, soprattutto perchè io sono molto pignola. Scrivo tanto: appunti, testi... ma alla fine le cose che scelgo per una canzone sono poche...

Rockit: Ti aspettavi, per quanto riguarda il primo album, l'accoglienza entusiastica della critica?

C. Donà: Quando è uscito il disco ero convinta di aver fatto un buon lavoro che, tra l'altro, era poco mainstream - aspetto che per la critica italiana poteva risultare positivo.

Certo è che a quei livelli non ci speravo per niente, e comunque non me l'aspettavo, tanto che avevo una rassegna stampa da paura, al punto che persino "Playboy" arrivò a recensirmi un primo di aprile, tanto che credevamo fosse uno scherzo... (risate)

Rockit: Come mai la scelta del colore viola nel booklet dell'ultimo disco?

C. Donà: Beh, forse perchè tutto è partito dall'abito, di colore viola e di conseguenza ci siamo adeguati... e poi la mia amica che ha relizzato il vestito è una fan del viola...

Rockit: Sei stata ospite di molti artisti nei loro lavori: quale esperienza ti è piaciuta di più?

C. Donà: Mi chiamano 'prezzemolina', ma alla fine sono tutte partecipazioni naturali. Con La Crus e Afterhours ancora di più, mentre con Marco Parente, che ho conosciuto durante il tour di "Tregua", la cosa è venuta a consolidarsi pian piano. E poi qualcuno ha scritto che io e Marco siamo 'gemelli divisi dalla nascita', per cui puoi capire le affinità.

Tra l'altro stiamo cercando di organizzare verso maggio, noi due assieme agli Scisma, una serie di serate che vanno sotto il nome di "Cantiere iperpop", in cui tutti suonano tutto e non ci si riduce al solito set di mezz'ora...

Rockit: Quindi una sorta di reprise de "L'isola di Wyatt" al quale tu hai partecipato, no?

C. Donà: Sì, ho fatto un concerto in Toscana a luglio del '99 in cui mi sono divertita molto...

Rockit: Quando R. Wyatt si è espresso nei termini che conosciamo su "Tregua", la tua vita artistica ha subito qualche tipo di pressione, anche in vista della seconda opera?

C. Donà: Io sono una che sente tantissimo queste cose... oddio, le aspettative!

Mi è pesato un po', perchè in realtà non mi sono mai esposta così tanto... e se cominci questo mestiere a 18/20 anni ti abitui prima, se cominci a 30 anni, con un minimo di stabilità dietro, è molto più difficile.

Se poi fai una cosa che alla critica e al pubblico non piace è ancora di più un casino venirne fuori, perchè hai meno tempo per recuperare. Ma a un certo punto ho pensato: "Che vadano al diavolo!" e ho cominciato a lavorare.

Poi la gestazione di "Nido" è stata più difficile di un parto cesareo, ma alla fine sono contenta...

Rockit: Il tuo lavoro è cominciato prima con Mauro Pagani e poi è finito nelle mani di Manuel Agnelli. Era previsto questo percorso?

C. Donà: Beh, il mio grande sogno era quello di farmi co-produrre il disco, non perchè non mi fidassi di uno dei due, ma perchè era una bella idea: mettere insieme due produttori che hanno fatto e fanno tanto per il rock italiano ma su due piani comunque diversi.

In realtà non è stato possibile perchè allora Manuel era impegnato col suo gruppo e con i Massimo Volume e non si sapeva bene se alla Mescal il discorso andasse a genio. Comunque il problema nasceva già al momento della pre-produzione perché i due non si conoscevano e io ho pensato fosse troppo facile risolvere la questione con una semplice presentazione formale.


Rockit: "Nido" sembra azzardare qualcosa in più rispetto alla prima esperienza, tanto che alcuni passaggi quasi 'lo-fi' non sembravano immaginabili. Come sei arrivata a ciò?

C. Donà: La mia prima intenzione era di fare comunque una cosa diversa dall'esordio, ma non per principio, ma perchè mi sentivo diversa io. Mi stavano un po' strette le chitarre elettriche distorte, e comunque tutto ciò che doveva assumere le sembianze rock.

Così ho cominciato a lavorare su delle sonorità diverse e pensavo che Mauro Pagani potesse aiutarmi in questo senso, ma a un certo punto è stato lui stesso a chiamare Manuel perchè non riusciva più a seguire il progetto e non riuscivamo proprio a capirci. Manuel ha detto sì, e i rapporti con Mauro sono rimasti comunque buoni e lo apprezzo tantissimo come musicista.

Rockit: Alla fine sei riuscita a riavere Manuel...

C. Donà: Io sono stata fortunatissima nel riavere a fianco Manuel, siccome lui era già molto impegnato e avrebbe potuto benissimo rifiutare. Tra l'altro è stato molto rispettoso del lavoro già svolto in precedenza e di quello che era già stato fatto.

Poi ogni tanto lo guardavo e pensavo, ironicamente: "Guardalo... ogni cosa che fa mi piace!". Un po' come dire: è arrivato con la sua bacchetta magica e riesce ad aggiustare tutto. Poi Manuel mi piace molto come produttore, perchè 'non lascia traccia', non si fa sentire... un po' come Daniel Lanois (produttore, fra gli altri, di alcuni album degli U2, ndr), che apprezzo anche come musicista.

A questo punto si siede al tavolo il batterista, Christian Calcagnile, che durante il concerto ha colpito molto me e Sherwood per il suo modo di suonare...

Rockit: La cosa che ci ha impressionato molto è la struttura delle canzoni, siccome non ho visto (è Sherwood a parlare) il chitarrista fare un 're' o un 'do'. Quindi, quando tu componi, come scrivi? Fai degli accordi normali?

C. Donà: Sì, assolutamente! Sulla mia chitarra faccio tutto secondo accordi. Poi, quando rielaboro con la band, vengono fuori queste strutture 'oblique'...

C. Calcagnile: Effettivamente io non mi sono mai trovato a suonare un pezzo 'dritto' con lei e quando è successo è stata lei che non lo ha voluto... ma sono contento così, perchè trovo che sulle sue canzoni stia male, e poi rispecchiano la mia formazione e mi trovo a mio agio così...

C. Donà: Ascoltava i Toto! (urlando nel registratore :))), ndr)
C. Calcagnile: Beh, erano gli ascolti che avevo a 14 anni, ma Jeff Porcaro alla fine era un batterista che faceva delle cose comunque non convenzionalmente rock...

Rockit: Forse alla fine Pagani era il produttore ideale per questo tipo di sonorità, a differenza di Manuel che ha un background più rock...

C. Donà: Ma diciamocela tutta: alla fine ce lo siamo fatti da soli... è questa la verità! (risate)
La cosa bella di "Nido" rispetto a "Tregua" è che quando Manuel è arrivato noi avevamo già in mano una serie di pezzi arrangiati, e lui non ha fatto altro che riconoscere quelli che erano più 'singolabili'- che non è una malattia mentale, ma la tendenza a capire quali possano essere i due, tre pezzi tali da convincere i discografici a produrre il tuo disco - cosicchè poi hai l'opportunità di fare un album che contiene anche delle cose 'strane', o comunque azzardate...

Rockit: Alla fine "Nido" sta andando decisamente meglio di "Tregua": gira il video sulle tv musicali, la promozione sembra azzeccata...

C. Donà: Beh... io è dalla fine di "Tregua" che insisto sul fatto di realizzare un video, anche se il discorso del primo album è un po' complicato perchè è uscito quando Videomusic stava chiudendo e MTV sarebbe stata visibile di lì a poco.


Rockit: Sei soddisfatta di come è venuto il video?

C. Donà: E' molto semplice e mi ritrae abbastanza fedelmente, nel senso che sono una casinista di natura, una che accumula oggetti...

Rockit: Una curiosità: come mai questa foto con la testa tagliata in copertina?

C. Donà: E' stata un'idea della grafica, e appena l'ho vista non ero convinta, ma ripensandoci mi è piaciuta perchè è un'idea forte...

Rockit: ...un'immagine dove 'non c'è l'immagine'?

C. Donà: Beh, sì, può piacere come non piacere, ma rimane impressa!

Rockit: Personalmente avevo collegato questa scelta alla volontà di rifiutare un canone sociale in cui 'l'immagine è tutto', riportando il verso di una pubblicità...

C. Donà: Certo, quest'aspetto c'è anche, ma non è stata realizzata a tavolino. Una figura intera sarebbe stata più normale, è naturale.

Rockit: E perchè "Nido"?

C. Donà: Perchè "Nido" è una parola forte, un po' come "Tregua". Mi ha colpito molto l'immagine dei nidi sugli alberi d'inverno, tanto che mi fermo ad osservarli attentamente ogni volta che me ne accorgo...

Cerco sempre, come ho fatto già col primo lavoro, di trovare qualcosa, qualche idea, che possa rappresentare tutto l'insieme...

Rockit: Mentre "Tregua" nasceva per un altro specifico motivo, giusto?

C. Donà: Beh, la canzone omonima è dedicata a Kurt Cobain, ma più in generale il disco vuole esprimere un bisogno di pausa... una ricerca di un 'fermo-immagine' per capire cosa sta succedendo, se vuoi relativo alla vita di Kurt e alla sua morte, di cui non si saprà mai se è stato un suicidio o un omicidio...

Rockit: Parlaci un po' di Deliziosa abbondanza...

C. Donà: Beh, alla fine è la fotografia di una società di cui faccio parte anch'io, nel senso che sono la prima ad essere vittima del consumismo e tutti sembriamo essere dei 'posseduti' dalle cose che abbiamo.

Jim Morrison una volta disse: "Le cose che possediamo ci possiedono", per cui non le cose che abbiamo... cioè il rapporto che noi abbiamo con le cose, tanto che anch'io, quando faccio le valigie, penso sia tutto utile e non riesco a fare a meno di nulla.

Rockit: ...e di Così cara?

C. Donà: Ci tenevo a scrivere un testo sull'argomento del turismo sessuale, siccome giro nella rete e mi sono accorta che è un problema molto diffuso, tanto che esistono delle agenzie che organizzano viaggi per questi uomini, apparentemente normali o comunque persone normali che non hanno delle deviazioni, ma che possiedono tanti soldi e ciò li legittima ad abusare di donne belle, giovani, e spesso bambine.

Rockit: Mi sembra inevitabile la domanda su Mangialuomo?

C. Donà: Beh, questa canzone è una riflessione sul fatto che alla fine la natura umana è questa, che ci porta ad abusare del più debole, cosa che in fondo facciamo tutti nella nostra vita quotidiana. Immaginiamoci poi come si comporta uno che ha il potere...

Rockit: Da cosa dipende il fatto di collocarlo in fondo al cd?

C. Donà: Beh, un po' come è stato per Tregua nell'album omonimo, ovvero una canzone comunque forte, che avesse la forza, appunto, di chiudere il lavoro.

Rockit: Un'ultima cosa: la collaborazione di Wyatt in Goccia...

C. Donà: Abbiamo spedito un dat dove dentro c'era Nido, Goccia e Cibo estremo, convinti del fatto che se Wyatt avesse deciso di intervenire, di sicuro l'avrebbe fatto sulla title-track, perchè cantata in falsetto, etc., etc.

E invece è successa una cosa che non si pensa mai, ovvero che lui ha messo le mani su cose che noi pensavamo distanti dal suo genere... e siamo stati comunque fortunati, perchè diverse persone che in Italia apprezzano il suo lavoro e gli hanno spedito cose simili alle sue produzioni, a livello di suono, sono poi rimaste a mani vuote.

Magari se gli avessi spedito solo Nido anch'io, a quest'ora, non avrei ottenuto un bel niente... mentre Robert ci ha mandato 16 tracce di roba!

Rockit: E "Volo in deltaplano": a chi è venuta l'idea del reverse?

C. Donà: La canzone, in realtà, nasce piano e voce, ma quando l'abbiamo registrata Manuel girava per lo studio (a questo punto Cristina si alza per imitare Agnelli nei suoi movimenti, ndr) dicendo decine di volte: "Prova a cambiare registro!", "No, così non va, non mi piace!".

A quel punto torno a casa disperata, prendo una cassetta dove avevo registrato l'organo, che poi è rimasto, ...ho provato ad aprire altre piste e ad un certo punto è comparsa questa base che, in realtà, è un pezzo mio dal vivo di cui non vi dico il titolo.

Però vi rivelo che quando alla fine del pezzo c'è la strofa "Ballano un valzer/si stringono forte" parte una versione di Sole suonata con Pagani. E se ci fate caso si sente l'effetto delle ombre quando io dico: "E' solo un passaggio di ombre"; come anche quando canto: "Passano veloci le auto" si sentono come dei clacson... ma il risultato è stato fortutito.

E quindi tutti questi rumori rappresentano bene il mio volo in deltaplano che mi ha dato queste sensazioni...

Rockit: Quindi la versione originale è quella che sentiamo nell'album?

C. Donà: Nel momento in cui sono tornata in studio col mio 4 piste e ho dato la cuffia a Manuel gli dissi: "Senti un po' qua!". Lui l'ha riascoltata 5 volte, contentissimo... e mi viene in mente che era successa più o meno la stessa cosa per Labirinto, tanto che sembra quasi un'abitudine, ormai, trovare soluzioni del genere quando succede che ci siano cose che non convincono; ma alla fine il pressing e la forza di arrivare alla meta ti spingono a trovare soluzioni che poi sembrano miracoli.

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L'articolo Cristina Donà - Riolo Terme, 03-02-2000 di Faustiko Murizzi è apparso su Rockit.it il 2000-04-09 00:00:00

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