Roma-Helsinki: l'Erasmus musicale della famiglia Scoccia

Lei si chiama Biancamaria, in arte Whitemary, rivelazione dell'elettronica; lui Ranieri ed è membro dei NOOA. Vengono da L'Aquila e il loro sogno coincide con il loro lavoro: fare musica. Solo che lei sta in Italia e lui in Finlandia. Chi vive meglio? Chi guadagna di più? Chi è più soddisfatto?

A sinistra Biancamaria Scoccia, in arte Whitemary, a destra suo fratello Ranieri
A sinistra Biancamaria Scoccia, in arte Whitemary, a destra suo fratello Ranieri

In una diretta Twitch di qualche tempo fa abbiamo avuto come ospite Biancamaria Scoccia, aka Whitemary, una musicista su cui puntiamo forte già dal 2019, quando l'abbiamo eletta a CBCR, e che in quell'occasione si era connessa con noi per raccontarci del suo singoloCredo che tra un po'. Nel corso della chiacchierata, Whitemary ci ha rivelato di avere un fratello anche lui musicista. Il suo nome è Ranieri, la sua band si chiama NOOA e vive ormai da qualche annoin Finlandia, a Helsinki. E che, a quanto pare, se la passi parecchio bene, pur non essendo una star nazionale nel Paese. Quindi ci siamo chiesti: quanto è grande la differenza tra il fare musica in Italia e in Finlandia, soprattutto dopo un anno e mezzo assurdo come questo? Abbiamo deciso di mettere a confronto le vite di Whitemary e di Ranieri, per avere un quadro esemplificativo tra le vite così simili e allo stesso tempo così diverse di due fratelli.

Come e quando hai cominciato a suonare?  

Whitemary: Ho iniziato da bambina. I nostri genitori ci fecero iniziare con delle lezioni di pianoforte, ma ricordo che già adoravo cantare (Sei bellissima, Il gatto e la volpe e Generale mia top 3). Con mio fratello è una passione che abbiamo coltivato insieme negli anni, studiando e suonando insieme. 

Ranieri: Nostro padre ci ha tramandato la sua passione per la musica. Sin da quando eravamo piccoli abbiamo “giocato” con i suoi strumenti. A 14 anni ho iniziato a prendere lezioni private da un batterista de L’Aquila e da lì non mi sono più staccato dalla musica.  

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Dove vivi?  

W: Vivo a Roma, da quasi 10 anni.

R: Da circa 4 anni vivo ad Helsinki, Finlandia.

Che musica fai?  

W: Ho suonato jazz, nu soul, e i repertori orribili per matrimoni, una categoria speciale. Da 5 anni mi sono spostata completamente sulla musica elettronica, prima con Concerto e poi con Whitemary.

R: Ultimamente mi sono interessato alla musica elettronica e pop. La cosa che mi piace di più è combinare diversi stili musicali e cercare di creare nuove idee, prendendo inspirazione da questi ultimi.  

Quanto seguito ha la scena musicale in cui ti trovi?  

W: Poco, ma c’è un bel sottobosco in movimento che mi basta per continuare a suonare.

R: In Finlandia la scena musicale è ben rispettata. Band e cantautori che si esibiscono dal vivo e suonano la loro musica riescono subito a catturare l’attenzione di un pubblico. Nei locali e nei festival di Helsinki è molto più facile imbattersi in progetti originali che in cover band.  

Whitemary - foto stampa
Whitemary - foto stampa

Riesci a vivere di musica?  

W: Non ancora al 100%. Prima riuscivo a guadagnare abbastanza: con un po’ di concerti al mese, jam ed eventi, l’insegnamento in una piccola scuola, live con Concerto, e ogni tanto lavori di grafica, riuscivo a stare tranquilla. I miei mi davano comunque una mano, ma con il Covid ho dovuto chiedere molto di più.

R: Il concetto di “vivere di musica” qui è visto in modo diverso che in Italia. Ci sono molte opportunità di essere autosufficienti: cercando comunque di seguire il proprio obbiettivo. Non è raro che ad alcuni colleghi artisti capiti di dover fare un lavoro secondario, e comunque essere in grado di seguire i loro progetti. 

Quanto guadagni a concerto?  

W: Dipende. Negli anni, io e gran parte dei miei amici con cui spesso suono siamo riusciti ad arrivare ad un cachet di 80/100€ a musicista, per quanto riguarda concerti di “lavoro e intrattenimento”. Per i progetti personali è diverso, spesso si va anche solo a rimborso spese perché ne vale comunque la pena. Poi se il progetto ingrana il cachet si alza e a quel punto ti aiutano anche a mettere tutto in regola. Ah, non parliamo  dei borderò Siae, questi sconosciuti. La cosa che mi dà fastidio è che spesso si pensa che solo l’artista che fa successo ha il diritto di guadagnare  bene. Tutti gli altri sono sfigati, scarsi, sottopagati che non si meritano un cachet giusto. Una band che fa intrattenimento in un locale x sta lavorando e va pagata non solo per le 2 ore di concerto, ma per le ore di soundcheck, prove, trascrizione delle parti, ore di studio per ogni live.

R: Abbastanza per quelle che sono le ore lavorative. Questo significa non meno di 250€ a performance indipendentemente dal tuo seguito e dalla musica che suoni.  

Nel corso del 2020, come si è comportato il governo del tuo paese per salvaguardare il settore  musicale?  

W: Purtroppo non ho ricevuto nessun aiuto economico, non sono riuscita a dimostrare di avere un certo numero di giornate lavorative (mea culpa per un certo verso). In generale preferirei guadagnare perché lo stato investe sullo studio e sviluppo di concerti dal vivo in sicurezza, su nuove norme e modi per suonare, piuttosto che avere sovvenzioni ma continuare ad aspettare.

R: Il governo finlandese ha distribuito vari aiuti alle persone che lavorano nell’ambito artistico. Io sono stato molto fortunato avendoli ricevuti per ben due volte al momento. Questi “grant” o borse di studio sono state già usate sin da prima della pandemia per permettere ad artisti di concentrarsi sui loro progetti e venivano rilasciati diverse volte in un anno.

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Quando hai potuto riprendere a esibirti dal vivo?  

W: Dall’estate 2020 ho fatto qualche concerto: con tutto il pubblico seduto, poi in piedi su dei segnaposto, su una terrazza senza pubblico e poi eventi in streaming. In tutti i casi strane esperienze. 

R: Abbiamo ripreso i concerti ed eventi solo in questa estate 2021.  

Quanto è difficile farsi produrre un disco per la tua esperienza?  

W: Per me non è stato complicato. Oggi, con un computer puoi produrre un disco seduto anche in un bar (Fred  Again, Actual Life), e per il resto bisogna essere un po’ tutto fare, grafici, fotografi, videomaker. Iniziare non  è difficile e credo bisogni anche distaccarsi dall’idea che se uno non ha una discografica alle spalle non può  pubblicare musica. La cosa migliore che ho fatto è stato far uscire Alter Boy!!! da sola, fregandomene dei  numeri, del New Music Friday (che ha anche un po’ scocciato), di un editore, di tutto. Ora io e 42 Records ci siamo trovati, ma non so se sarebbe mai capitato senza l’incoscienza e anche un po’ di menefreghismo messo  in quel primo ep.

R:  Il mercato della musica è molto cambiato ultimamente, solo pochissime persone hanno la possibilità e l’opportunità di avere un produttore esterno. Per adesso, noi stiamo ricoprendo il ruolo di produttori nel nostro progetto.  

Qual è il lato migliore del fare musica in Italia/Finlandia? E il peggiore?  

W: Il migliore credo sia la quantità di cultura, ma soprattutto storicità, a cui puoi attingere continuamente. Il peggiore è la considerazione che c’è del lavoro del musicista. Ma è una nazione (fondata sul lavoro, e questa  cosa fa tanto ridere) che ha poco rispetto di tantissime categorie di lavoratori.

R: In particolare la Finlandia ha una popolazione di 5 milioni di abitanti: sono relativamente pochi in comparazione con altre nazioni in Europa, questa può essere sia una buona cosa che brutta. 

I NOOA (Ranieri è quello più a destra)
I NOOA (Ranieri è quello più a destra)

Cosa invidi della scelta dell’altra/o?  

W: La capacità e il coraggio di resettare tutto da zero, tutto nuovo in un posto completamente diverso. Altri ritmi, altro cibo, altra cultura, altro tipo di relazioni sociali, regole completamente diverse, e una lingua difficilissima (riporto “buon appetito”, l’unica frase che ho imparato: hyvää ruokahalua).

R: Di Bianca invidio più che altro il suo coraggio e la sua forza di volontà nel mettersi in gioco in situazioni difficili.

Andresti in Finlandia/Torneresti in Italia? Perché?  

W: Non andrei in Finlandia perché nel frattempo ho costruito tanti rapporti di lavoro e di amicizia qui in Italia, a Roma ho praticamente una famiglia parallela allargata, e comincio ad intravedere delle prospettive, quindi cercherò ancora di insistere. Berlino però resta il mio sogno all’estero, per l’impianto del Berghain mollerei il Colosseo.

R: Vorrei poter riuscire a mantenere un piede in Finlandia e un piede in Italia. Mi sento felice quando torno in Italia perché ci sono le mie radici, ma sono comunque contento di tornare in Finlandia perché qui ho scoperto un punto di vista diverso per fare ciò che mi piace. 

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L'articolo Roma-Helsinki: l'Erasmus musicale della famiglia Scoccia di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2021-07-09 14:16:00

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