Galea, l’insolenza dei 20 anni

Tre anni fa partecipava a X Factor, ma al tempo era solo una ragazza intonata che sapeva suonare la chitarra. Oggi, Claudia Guaglione ha costruito la sua identità e vuole dimostrarlo a Sanremo, con una canzone che parla dei migliori anni della sua (e della nostra) vita

Galea - foto di Maredit
Galea - foto di Maredit

Claudia Guaglione, classe 2000, made in Puglia, precisamente in Barletta. In arte Galea per l’origine etimologica del suo cognome, perché – spiega la ragazza –, i guaglioni erano dei garzoni che lavoravano sulle galee, quelle navi da guerra o da commercio che navigavano il Mediterraneo prima, dopo e durante il Medioevo. Cantautrice, nel 2017 ha partecipato a X Factor e, dopo i singoli Diverso e , quest’anno partecipa a Sanremo Giovani con I nostri 20, prodotta da Antonio Filippelli: una canzone che racchiude tutta la fortuna e la sfortuna di avere quegli anni liberi e melodrammatici, cantati con carattere, una voce profonda e un timbro fortemente riconoscibile. E con due occhioni giganti e insolenti, che guardano fissi in camera ­per niente impauriti, dall’angolo della sua cameretta. Da dove risponde per raccontarci meglio come nasce e come sta crescendo Galea e la musica, tra l’indie folk, l'indie rock e il cantautorato.

 
 
 
Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da Galea (@sonogalea) in data:

Quando hai capito di voler dedicare totalmente la tua vita alla musica?

La musica c’è sempre stata nella mia vita. Non c’è stato un momento in cui ho capito di voler cantare nella vita, perchè l'ho sempre fatto. Il primo strumento che ho utilizzato per avvicinarmi alla musica è stata la mia voce: per tantissimi anni le basi karaoke su Youtube sono state pane quotidiano, finchè a quindici anni mio padre mi ha regalato una chitarra. Da quel momento sono stata più indipendente, ho capito meglio i miei gusti e sono nate le prime vere canzoni, che all’inizio erano in inglese. Dopo il liceo mi sono iscritta a due facoltà diverse. Prima ingegneria, ma sono durata tre settimane, poi ho rinunciato agli studi. Allora mi sono iscritta a lettere, ho dato un esame, ho preso 30 e ho abbandonato: con l'università non avevo abbastanza energia mentale nè voglia di concentrarmi sulla musica. E questo mi faceva stare male, finchè mi sono resa conto che volevo esplorare questo mondo e nessun altro.

Un paragone tra X Factor e Sanremo, visto che hai pertecipato a entrambi? 

A livello di impatto emotivo è simile, nel senso che in entrambi i casi ho percepito una sensazione di confusione, di straniamento. Rimango un po’ incantata dall’ambiente televisivo, probabilmente perchè ho visto tanta televisione nella mia vita e ritrovarsi dall’altra parte è davvero strano. Tuttavia, si tratta di due esperienze molto diverse tra loro. Consiglierei X Factor a qualcuno che ha le spalle già forti, perché a differenza di Sanremo ci sono dinamiche televisive un po’ più calcolate e sei sola, su un palco gigante. Mentre Sanremo (oltre al fatto che mi sembra più spontaneo e reale) ci arrivi con una discografica e una squadra dietro, che ti accompagna.

Galea - foto di Maredit
Galea - foto di Maredit

Come è andata l’esperienza di X Factor?

Ho partecipato a X Factor tre anni fa, avevo 17 anni, sapevo suonare la chitarra ed ero una ragazza intonata, punto. Alle audizioni avevo portato Amore che vieni, Amore che vai e Across The Universe ai Bootcamp, poi mi sono fermata. Ma non avevo un’identità precisa – non che oggi sappia perfettamente chi sia, cambio idea ogni giorno su cosa voglio fare! –, ma al tempo sapevo solo cantare ed ero molto più confusa di oggi. L’esperienza è stata sicuramene formativa: ho incontrato tanti artisti e mi sono confrontata con coetanei, ma soprattutto con persone più grandi di me, e questo mi ha aiutato a capire dove potevo migliorare e in cosa, a concentrarmi e a impegnarmi di più.

E come sta andando l’esperienza di Sanremo?

Tre anni fa (quando ho partecipato a X Factor), il mio progetto musicale a mala pena stava in piedi e non sapevo se davvero volessi fare questo mestiere. Ero al liceo ed era tutta un’altra storia. Ora sono più focalizzata e ho capito che voglio fare musica nella mia vita. Sanremo, vedremo come andrà: al momento sono molto contenta de I nostri 20, il pezzo che sto portando. Si tratta del primo pezzo arrivato grazie a delle scelte calibrate e ponderate insieme anche alle persone con cui sto lavorando. C’è una rete sotto e sono molto più tranquilla di prima, perchè se dovessi cadere, ci sarebbe qualcuno con cui ricominciare.

I nostri 20 parla di cosa significa avere vent'anni:  qual è la più grande cirtica che faresti alla tua generazione?

Forse è una tendenza generazionale, ma non ne sono sicura, quindi parlo per me stessa: la pigrizia. Quando mi pongo un obiettivo, un po’ per insicurezza un po' per indecisione, temporeggio molto prima di cominciare e mi faccio prendere dall'apatia.

Galea - foto di Maredit
Galea - foto di Maredit

Il più grande "valore"?

C’è molta creatività e molta capacità di problem solving, grazie anche all’uso di Internet. L’uso che fanno i millenials di Internet e dei nuovi strumenti è, poi, molto diverso da quello della generazione Z: i millenials utilizzano i social in maniera più egoista, mentre la generazione Z crea una vera e propria rete attraverso i social. C’è molto sostegno e un’attenzione alla politica e alle questioni sociali incredibili. Un atteggiamento molto positivo.

Quale musica ascoltano i ventenni e quale musica ascolta Galea?

Ho ascoltato tantissimo pop da piccola. Poi, verso i quattordici-quindici anni ho avuto la classica crisi adolescenziale che ti porta a rifiutare tutto quello che hai ascoltato fino a quel momento. Allora, ho cominciato ad ascoltare roba che credevo non ascoltasse nessuno, ma che, in realtà, è altrettanto mainstream (però tu ti senti unica e diversa, e va bene così!). Per tanti anni ho ascoltato parecchio indie rock e parecchie chitattone, così mi sono convinta di voler fare per forza quello (mi viene in mente Sneil Mail o Soccer Mommy). Finchè, recentemente, ho assecondato la ricongiunzione con l'altro lato di me (Lana del Ray, ma anche Clairio, che ha preso l’indie rock e l’ha reso più fresco con l’aggiunta di suoni elettronici, più anni '20): adesso sono questi i miei ascolti. I ventenni ascoltano sicuramente più rap di me. Quello è un genere che non ascolto, ma non voglio avere pregiudizi: è una lacuna che voglio colmare.

Di cosa parla Diverso?

Quel singolo parla di riconoscere le nostre fragilità e le nostre insicurezze, e cercare di instaurare un dialogo con l’altro proprio sulla base di queste fragilità. Creare un ponte tra noi e gli altri, nella comprensione e nella riconoscenza reciproca delle nostre fragilità e nei nostri punti deboli.

E quali sono i tuoi punti deboli?

In Diverso dico: "Ti ho visto chiedere scusa / A chi ti sorpassa da destra". Uno dei miei punti deboli è proprio questo: sentirsi sempre dalla parte del torto e doversi sempre giustificare per ogni cosa, anche quando ho ragione.

, invece, di cosa parla?

Può essere inteso in tanti modi diversi. C’è chi ci vede la speranza e il fatto di cercare sempre un sentiero, trovarlo e questa volta percorrerlo per bene. Eppure  era nato come la descrizione di quell’atteggiamento recidivo di chi sbaglia per l’ennesima volta e dice "okay la prossima volta sarà diverso". E, invece, ricade sempre negli stessi errori come in un circolo vizioso, e con un atteggiamento autolesionista. Mi piace, però, se gli altri interpretino il singolo in modo positivo.

Galea - foto dai social
Galea - foto dai social

Cosa sono le "sottigliezze metafisiche" di cui parli nel testo di ?

È una citazione di Manzoni che mi ha fatto conoscere mia madre, professoressa di lettere. Non so se Manzoni intendesse queste "sottigliezze metafisiche" nello stesso modo, ma per me sono quelle paranoie intorno le quali facciamo dei viaggioni assurdi. Che da piccole cose, da sottigliezze – appunto –, diventano montagne insormontabili.

Cosa succederà dopo Sanremo?

Sicuramente arriverà un disco d’esordio. Quindi, nonostante tutto, spero che la pandemia non fermi questo progetto. È la volta buona, lo sento.

---
L'articolo Galea, l’insolenza dei 20 anni di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2020-11-05 13:30:00

Tag: singolo

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia