Sono tante le iniziative a sostegno del popolo palestinese che, soprattutto in queste ultime settimane, stanno prendendo forma su tutto il territorio italiano. Dopo lo sciopero nazionale del 22 settembre, che ha visto una larghissima partecipazione popolare, dopo eventi come Nessun dorma, con diversi nomi della scena italiana sotto lo stesso palco, ecco un altro live che vale la pena di raccontare. Si tratta diSHOEGAZA, in programma il prossimo27 settembre all'Arci Bellezza di Milano: "non un semplice gioco di parole, ma un vero e proprio manifesto", spiega Valentina Zona, giornalista, musicista e tra le organizzatrici dell'evento. "L’idea era di incorporare il nome di un luogo, simbolo di indicibili sofferenze e profonde ingiustizie, all’interno del genere che amiamo, lo shoegaze, come a voler fare entrare quella parte di mondo ferito dentro il nostro, di mondo, dentro di noi e quello che siamo, dentro la musica che ci nutre".
SHOEGAZA si svolgerà all'interno della Palestra Visconti, il palco sotterraneo - sotto ogni punto di vista - dell'Arci Bellezza, con la partecipazione di quattro band della scena shoegaze italiana: Cosmetic, Chiaroscuro, Edless e Brina. Generazioni diverse, provenienze diverse, ma tutti uniti dallo stesso scopo, ossia dare un chiaro e inequivocabile sostegno alla popolazione palestinese, vittima di un genocidio - come certificato dall'ONU - da parte dello stato di Israele. Non si tratta di qualcosa di puramente simbolico: i proventi del concerto andranno a Medici Senza Frontiere, che dall'inizio del conflitto sta aiutando come può i civili gazawi. Abbiamo sentito gli organizzatori di SHOEGAZA per farci raccontare questa iniziativa.
Come e quando e soprattutto perché avete deciso di fare questa serata?
Alberto Molteni (direttore artistico Arci Bellezza): Questo evento nasce da un’iniziativa dal basso, una spinta attivata in prima persona da alcuni tra nostri soci, “attivi”, come è bello possa accadere in un’associazione. L’idea è arrivata da Valentina Zona (giornalista musicale e voce della band Can D) e Manfredi Lamartina (giornalista e chitarrista della band Novanta). Insieme a loro e al DJ/promoter Davide Depo de Polo abbiamo progettato e sviluppato SHOEGAZA. In questo momento storico è impossibile distogliere lo sguardo e l’attenzione da quello che sta succedendo nei territori occupati. Abbiamo cercato di raccogliere nella Palestra Visconti questa scena underground come in un abbraccio, per fare sì qualcosa di concreto ma anche per sentirci meno soli in questo sgomento collettivo; per testimoniare l’impegno, la solidarietà e la partecipazione emotiva nei confronti di un popolo martoriato come quello di Gaza, che proprio in questi giorni sta vivendo un ulteriore escalation di violenza e orrore. I proventi del concerto, al netto delle spese vive, andranno a Medici Senza Frontiere, realtà internazionale che da anni opera in prima linea nei territori di guerra e che proprio a Gaza ha un presidio che, sebbene a fatica, continua a offrire supporto alla popolazione.
Valentina Zona (giornalista, Musicista e PR): SHOEGAZA vuole suggerire che Gaza “ci è entrata dentro”. Tutto è nato dal desiderio di riunire la comunità shoegaze intorno a qualcosa di urgente e importante: una presa di posizione contro il genocidio, accompagnata dalla voglia fare qualcosa di concreto, costretti come siamo alla più totale impotenza. Da una mia storia su Instagram, una specie di call to action, la risposta è stata pazzesca: decine e decine di repost, centinaia di DM; in poche settimane, con l’aiuto di Manfredi che è in costante contatto con le band, e di Arci Bellezza con il suo supporto organizzativo e logistico, abbiamo messo tutto in piedi e ora siamo qui: SHOEGAZA è realtà.
Da cosa viene la vostra passione per lo shoegaze? come pensate stia la scena italiana?
Manfredi Lamartina (giornalista, Musicista e Founder di Shoegaze Blog): Lo shoegaze, per me, è il punk della gente introversa: una definizione che ne riassume bene le caratteristiche principali, fatte di empatia, delicatezza e rumore. L’aspetto più interessante è che si tratta di un suono tutt’altro che nostalgico o passatista: le band che hanno riportato lo shoegaze al centro dei discorsi che contano non hanno alcuna tentazione vintage, perché vivono questa musica nel modo più libero, espressivo e sincero possibile. C’è una freschezza incredibile nei giovani gruppi. In Italia, poi, lo scenario è ancora più vivace: da anni la nostra scena è tra le più riconosciute al mondo e oggi una nuova generazione sta suscitando entusiasmo in Europa e negli Stati Uniti, ovvero lì dove lo shoegaze è diventato il suono della Gen Z. Anche se da noi se ne parla poco, non significa che la scena non esista, né che le cose non stiano accadendo.
Davide "Depo" de Polo: La mia passione per lo shoegaze nasce tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90. Ascoltare quella musica mi faceva sentire meno solo, era come avere il mio mondo da teenager solitario avvolto dalle sonorità di chitarre distorte e riverberate che mi abbracciavano e scuotevano al tempo stesso. Mentre imperava il grunge e poi il brit pop, lo shoegaze era la mia nuvoletta felice per pochi intimi, una colonna sonora che si mescolava al mio vissuto, in sospensione tra felicità e malinconia, tra assenza e presenza, tra amore e perdita. Il mio percorso artistico in questo genere, prima da musicista e poi da promoter/dj, è una sorta di missione: adoro scoprire nuove band e aiutarle ad emergere, promuovendole per farle conoscere a più gente possibile. La scena italiana c'è ed è unita e solidale, una sorta di collettivo che interagisce e si aiuta a vicenda.
Chi suonerà?
Alberto Molteni: Siamo molto fieri della line-up che siamo riusciti a costruire, e grati alle quattro band che hanno accolto il nostro invito. I Cosmetic, provenienti dalla profonda provincia romagnola, dove sono nati agli inizi degli anni 2000, sono ormai un cult e una garanzia in fatto di musica "altra": sono capaci di incorporare nella propria scrittura pop elementi alt-rock, emo e shoegaze con testi in italiano. I Chiaroscuro sono una giovane band shoegaze, il cui album d’esordio eponimo è perfetto non solo per la Gen Z, ma per chiunque ami le chitarre toste e le malinconie fragorose. Edless è un progetto caratterizzato da una sperimentazione alternativa, in cui suoni analogici e digitali si fondono per dare vita a una melodia chiara e diretta. Hanno suonato in apertura per i Black Honey, gli Italia 90 e gli American Football. I Brina sono un trio che evoca suoni onirici fatti di progressioni lente e avvolgenti, ambientazioni ipnotiche sorrette da un'emotività intensa.
Perché sono importanti iniziative "piccole" di questo tipo?
Alberto Molteni: Le iniziative “piccole” sono spesso quelle più autentiche, perché nascono dalla passione e sono slegate dalle classiche dinamiche di profitto. Esistono - e vanno sostenuti - spazi in cui si respira libertà creativa, dove l’arte non deve rispondere a logiche commerciali, ma può esprimersi diversamente. È proprio lì che nascono le cose più interessanti: nei circoli, nei centri sociali, nei festival indipendenti. Le subculture, come lo shoegaze, o altre scene “minori”, hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nel ridefinire il linguaggio musicale e culturale, anche restando spesso un po' ai “margini”. Supportarle significa preservare la diversità: è una forma di resistenza all’omologazione, un atto politico e culturale. È un modo per dire che questa cosa è preziosa, anche se non riempie gli stadi.
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L'articolo SHOEGAZA: chitarrone distorte contro il genocidio di Redazione è apparso su Rockit.it il 2025-09-23 10:33:00
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