Stefano Meneghetti, il musicista con la telecamera

Un ex videomaker che, dopo aver lavorato per Gary Numan, Battiato e molti altri, ha deciso di realizzare il sogno di una vita. Stefano Meneghetti appende la videocamera al chiodo per mettersi dietro a un mixer e creare il suo progetto ambient sperimentale

Stefano Meneghetti in pausa – foto stampa
Stefano Meneghetti in pausa – foto stampa

Stefano Orfeo Meneghetti è arrivato alla musica seguendo uno strano percorso. Classe '64, nato a Milano, ora vive in Veneto, ha collaborato come grafico e video maker per Gary Numan, Franco Battiato, Byetone, Lorenzo Palmeri e molti altri. Pure il cognome è molto "cinematografico", visto che basta cambiare una N con una R per trasformarlo in un Mereghetti della musica sperimentale.

Il suo sogno però, è sempre stato quello di produrre musica insieme a compositori, autori, musicisti e anche DJ. E ora ce l'ha fatta. La poltrona da regista non gli stava così scomoda, solo che ora, invece della videocamera, usa un mixer. È su quel banco tra manopole e tasti che lo troviamo, e gli chiediamo di raccontarci questo cambio di ruolo.

Quando hai cominciato a fare musica?

Fare musica, per me, è vita intellettuale e anche esperienza spirituale… mi consente di approfondire il mistero della realtà.

Non essendo un vero e proprio musicista, non so suonare fondamentalmente nessuno strumento. Ho avuto bisogno di tempo per avere il coraggio di iniziare a comporre qualcosa di mio. Sicuramente la tecnologia mi è venuta in aiuto. Ho iniziato imparando a usare Ableton e da lì il cammino è stato costellato da una serie di tappe alle volte meravigliose altre volte estenuanti e frustranti.

Essendo di formazione grafico ho iniziato a comporre delle idee sonore “visuali”, un po' come faceva Italo Calvino con i suoi libri. Una volta abbozzate le idee le passo ad amici musicisti, DJ e produttori internazionali che mi aiutano a far evolvere il progetto. Un esempio per tutti è stata la collaborazione con Luca Urbani (SOERBA) persona dal sensibile talento e dalla naturale disponibilità che ha contribuito cantando in uno dei miei brani.

Con chi collabori?

Per ogni progetto mi piace collaborare e confrontarmi con musicisti e/o produttori differenti. Mi piace camminare assieme a persone differenti ogni volta che inizio un nuovo viaggio.
C’è un proverbio africano che dice: “Se vuoi andare veloce, corri da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme a qualcuno”

Spesso utilizzo portali come Resident Advisor per trovare i collaboratori più adatti e affini per un mio progetto musicale.
Questo mi piace e mi stimola sia dal punto di vista umano che di collaborazione.

Stefano Meneghetti al piano – foto stampa
Stefano Meneghetti al piano – foto stampa

Definisci la tua musica con un aggettivo

Probabilmente la definire musica visuale. Infatti spesso mi piace creare un video d’accompagnamento che ha per me lo stesso valore espressivo dello stesso brano. La creazione di video musicali la faccio sia per i miei brani sia per brani scritti da altri musicisti.

Quali sono i tuoi ascolti e a chi ti ispiri?

Qui si apre, come potete immaginarvi, un universo di referenze.
Direi che potrei menzionare: David Sylvian, Alva Noto, Fabio Perletta, Luigi Turra, Ryuichi Sakamoto, Holger Czukay, Jon Hassell, Mark Hollis, Battiato, Teho Teardo… e infine i suoni della natura e della vita in generale.

Genesi e significato complessivo del tuo ultimo lavoro?

Il mio ultimo lavoro si intitola Fu un lampo magnifico! – Tam Đảo Ascoltare il silenzio. Un progetto inspirato dai mondi che mi ha fatto intravvedere Franco Battiato.

Posso dire che l'incontro con Franco Battiato, persona rara dall’anima antica, è stato un punto di svolta significativo per il mio cambiamento. Questo progetto musicale è un occasione per esplorare ulteriormente queste esperienze e vuole essere un sentito ringraziamento ai mondi, alle persone, ai luoghi che ho incontrato, esplorato, assimilato.

Tappeti acustici che variano nel tempo, in cui si innestano racconti e ambienti sonori. È più da considerarsi come un viaggio, un camminare cambiando di volta in volta le frequenze di una radio, avendo alle volte la fortuna di sintonizzarsi su delle frasi di Franco Battiato, Alejandro Jodorowsky, Mme Michelle Thomasson, Raimon Panikkar, Paolo Terni, Isao Hosoe.

Fu un lampo magnifico! è dedicato ai luoghi e alle persone che ho incontrato finora. Ci sono influenze di vario genere: da Battiato, con il suo album Campi magnetici, alla ricerca che diventa stile di Teho Teardo. Da Brian Eno alle composizioni di Gustav Mahler, senza dimenticare la sensibilità intuitiva di Holger Czukay. Poi ci sono luoghi, la Sicilia, Istanbul, il medio oriente, la natura nella sua totalità. Tante influenze, perché esperienze e percorsi diversi ci portano inevitabilmente a essere personaggi poliedrici in perenne mutamento.

Questo album è un progetto trasversale, difficile da inquadrare in un genere e inadatto ad ogni tipo di classificazione. In alcuni brani, interamente strumentali, il tema viene esposto e destrutturato. Unisce elementi acustici a suoni elettronici, per generare un forte impatto emotivo e un effetto quasi destabilizzante. L’ascoltatore deve perdersi per potersi ritrovare.

Handpan nello Steinway – foto stampa
Handpan nello Steinway – foto stampa

Qual è il ricordo che ti è rimasto più impresso di questo percorso?

Gli aneddoti che ho sono tutti in relazione alle varie collaborazioni che ho avuto. Uno dei più stravaganti è successo in studio di registrazione quando Yannick Da Re (percussioni) insieme a Giuseppe Azzarelli (compositore e pianista), ha voluto provare a suonare la partitura per pianoforte mettendo sulle corde dello Steinway un handpan per vedere come le varie risonanze potessero interagire tra di loro… un disastro.

Progetti futuri?

Partendo dal concetto di silenzio di John Cage vorrei provare ad avventurarmi nel esplorare il vuoto. John Cage accennava al fatto che l’uso del silenzio è importante quanto le note. Ma a pensarci bene, veramente silenzio non è mai. In qualsiasi situazione, persino dentro a una camera anecoica, si può udire qualcosa…

Nei suoi lavori Cage non usa mai il silenzio assoluto, ma semmai le varietà di suono generate dalla natura o dal traffico, che normalmente passano inosservate e non vengono considerate musica perché secondo John Cage i rumori “sono utili alla nuova musica quanto le cosiddette note musicali, per il semplice motivo che sono suoni”. E continua: “la musica è in primo luogo nel mondo che ci circonda, in una macchina per scrivere, o nel battito del cuore, e soprattutto nei silenzi. Quando lo vogliamo ignorare ci disturba, quando lo ascoltiamo ci rendiamo conto che ci affascina”.

Anche in questo caso abbozzerei le tracce sonore e poi cercherei musicisti che possano essere affini a questa nuova avventura.

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L'articolo Stefano Meneghetti, il musicista con la telecamera di Redazione è apparso su Rockit.it il 2023-11-09 10:49:00

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