Yo Yo Mundi - telefonica, 29-08-2001

Ben tredici anni sono trascorsi da quando gli Yo Yo Mundi hanno mosso i primi passi nell'ambiente musicale. Da allora sono maturati progressivamente, da band festaiola a gruppo adulto, intimista e giocherellone allo stesso tempo, serio e divertente. Una maturazione soprattutto umana, quella del gruppo di Acqui Terme, che si è poi ripercossa sul lato artistico-musicale e li ha portati a collaborare con diversi musicisti che con gli Yo Yo Mundi condividono molti aspetti della vita: Ivano Fossati, Andrea Chimenti, membri dei Violent Femmes (ovvero Gordon Gano) e dei Thin White Rope. Stanno per terminare il tour di "Sciopero" il loro ultimo, particolarissimo disco che rappresenta un lavoro fuori dagli schemi, essendo la stesura sonora di una pellicola cinematografica del 1925. Raggiungo al telefono Paolo Archetti Maestri, voce e chitarra del gruppo, uno di quei musicisti con i quali fa veramente piacere scambiare due parole, anche al di là della inevitabile routine di un'intervista…



"Sciopero" è un progetto nato nel 1994. Come mai è stato pubblicato soltanto sette anni dopo?

Forse bisognerebbe chiederlo alle case discografiche… Scherzi a parte, gli organizzatori del Festival Internazionale di Cinema Muto, per "Musica delle Ombre" ci avevano chiesto di comporre le musiche per accompagnare le immagini di "Sciopero", pellicola del 1925 del regista sovietico Ejzenstejn, così come avevano chiesto ai C.S.I. di musicare un'altra pellicola per la stessa rassegna. In pratica siamo stati i primi gruppi rock a fare un tale esperimento, che prima era toccato solo a musicisti jazz o classici. Rispetto al lavoro che si sarebbe dovuto fare, abbiamo commesso un'ingenuità: abbiamo scritto i brani ad orecchio, con una sincronizzazione a vista e non elaborata in chiave elettronica. Abbiamo scritto per mesi e quando è giunto il momento conclusivo siamo andati ad occhio, senza uno schema preciso. Ma questa ingenuità ha permesso a "Sciopero" di vivere ancora oggi, crescendo, maturando, evolvendosi con noi, fino al 1998 nel concerto di Cosenza, che in parte è riproposto sul disco, e infine con l'aggiunta di nuove lavorazioni in studio effettuate tra il 2000 ed il 2001.

Come siete riusciti ad abbinare, per la tournèe, l'aspetto classico degli Yo Yo Mundi dal vivo con questo progetto particolare?

Facciamo più che altro date "normali", come le abbiamo sempre fatte e ogni tanto proponiamo dal vivo l'idea di "Sciopero". Solo in alcuni casi, però, accompagnamo le date con le immagini. "Sciopero" riesce bene soprattutto nelle manifestazioni cinematografiche e questo esperimento è piaciuto in ogni posto dove l'abbiamo proposto.

Lo "sciopero" è ancora uno strumento utile? Non rischia di essere associato più che altro al passato, dove il senso era veramente rispettato?

Oggi il mondo del lavoro è cambiato, ed il lavoratore non è più attaccato soltanto da un padrone, come in passato, ma da più parti: c'è un padrone senza volto, in un insieme che sembra ricordare le scatole cinesi. Oggi lo sciopero è associabile alla forma di protesta tipo quelle di Genova o di Copenaghen, non è più lo sciopero dei soli lavoratori, ma di tutte le persone, per la difesa dei diritti di tutti, come esseri umani. Ci deve essere sempre il rispetto ed in Italia è stato sempre sostenuto dalla sinistra, senza per forza dire che siamo legati a questo o a quel partito, non è un cosa che interessa particolarmente agli Yo Yo Mundi.

Ma questo vostro schierarvi apertamente non vi ha mai causato problemi con il mercato discografico?

No, perché cerchiamo di non mettere la politica nella nostra musica…

Beh, però, pubblicare un disco con il titolo "Sciopero" e con la stella in centro è un messaggio piuttosto esplicito…

Nel disco raccontiamo la storia con la musica e proprio il fatto di non aver aggiunto dei testi dimostra che non ci interessava andava oltre. Lo sciopero è un diritto e noi lo vediamo non come una cosa triste e vincolata per forza ad un partito, ma solo come uno strumento che dovrebbe garantire l'equità. La politica nella musica è necessaria solo creativamente e per noi corrisponde all'amore che nelle nostre canzoni è verso tutto e tutti.

Musicalmente parlando il disco è molto introverso, malinconico, meditativo. Insomma, con meno alternanze tra gli Yo Yo Mundi festosi, folk e quelli più riflessivi. Sarà questa la nuova linea del gruppo?

"Il disco è stato molto frainteso, come gli ultimi nostri dischi. Nei primi lavori eravamo più divertenti e lo siamo anche oggi, ma siamo maturati ed oggi gli Yo Yo Mundi sono proprio così, tra il divertente ed il malinconico. Il nostro pubblico più attento si è accorto di questo e ancora ci segue. Rimangono forse un po' delusi quelli che vogliono venirci a vedere dal vivo soltanto per ballare.

Siete usciti con il marchio de "Il Manifesto" ed alla fine il prezzo imposto di 15.000 lire era d'obbligo… (…e molto gradito…)

Abbiamo un bellissimo rapporto con loro, si sono fidati ciecamente del nostro lavoro e ci hanno detto che erano orgogliosi di pubblicare un nostro disco. Quello è il prezzo che loro impongono, con distribuzione in edicole, librerie e negozi di dischi. E' importante abbassare i prezzi dei dischi, e le grandi case discografiche tra un po' dovranno prendere sul serio l'argomento, perché ormai vendono poco anche i grossi nomi. Per noi è stata una piacevole novità uscire in edicola con un progetto particolare e questo ha aiutato l'idea di un lavoro diverso dalla solita linea del nostro gruppo.

Nella vostra discografia si contano almeno un paio di dischi sui quali avete lavorato ma che non hanno mai visto la luce. Come mai?

Chissà, credo per questioni di immagine, per i pezzi poco radiofonici, per il nostro modo di vedere le cose, per la nostra coerenza. Non è per motivi politici, piuttosto per motivi di mercato. Le major cercano ciò che è vendibile e noi, nonostante tutti i nostri dischi abbiano sempre avuto ottime recensioni, non abbiamo registrato grosse vendite, ma ci solleva il fatto che anche i grossi nomi, ormai, quando raggiungono le diecimila copie vendute sono già soddisfatti…

Ed ora vi gestite quasi da soli, tra la Scioperorecords ed il sostegno della Mescal…

Sì e va molto meglio, per ora. Per la nostra etichetta usciranno due gruppi italiani tra qualche mese e poi una compilation.

Siete sempre stati un gruppo che ha collaborato con artisti particolari e molto vicini al vostro modo di fare musica. Anche per il prossimo lavoro state pensando a qualche collaborazione?

Si, anche se per ora l'unico nome certo è quello di Beppe Quirici. Ne vorremmo fare molte di più, ma ci sono due limiti: quello di vivere ad Acqui Terme, cittadina lontana dalle grandi città e che quindi limita nel poter contattare gli artisti che fanno i tour promozionali e poi è un discorso di budget disponibile molto ristretto. Le case discografiche frenano molto su questo aspetto, non investono sulle collaborazioni, a meno che non si tratti di grandi nomi che danno poi un ritorno commerciale al prodotto.

Per concludere, puoi anticipare qualcosa del prossimo disco degli Yo Yo Mundi?

Sarà molto "francese" come lavoro, perché quella terra la sentiamo molto vicina al nostro modo di fare musica. La Francia è evoluta dal punto di vista artistico-musicale e tende sempre a valorizzare ciò che propongono i gruppi francesi. Tutto questo è chiaramente dimostrato da fatto che negli ultimi anni per molti artisti è arrivato il successo internazionale, soprattutto per quanto riguarda la musica elettronica.

---
L'articolo Yo Yo Mundi - telefonica, 29-08-2001 di Christian Amadeo è apparso su Rockit.it il 2001-09-07 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia