Sanremo non è il diavolo

A cura di Fausto 'Fausti'ko' Murizzi e Roberta Accettulli
special guest: Roberto Nigelli
Abbiamo incontrato Manuel Agnelli nei bagni (!!!!) del Tittitwister, il locale dove la band milanese ha presentato i brani del nuovo album in una dimensione live che davvero ha fatto ricredere anche chi era rimasto spiazzato dal primo ascolto di 'Non è per sempre'.

Ne è venuta fuori una intervista - chiacchierata che davvero dovrebbe far pensare molti, non solo per gli argomenti affrontati ma anche per il luogo in cui è avvenuta... :-)))



Rockit: 'Non è per sempre' dopo 'Hai paura del buio?': come mai?

AFTERHOURS: Non ha un significato particolare, i titoli rappresentano sempre il periodo che viviamo, non si riferiscono a quello che è passato. Diciamo che 'Hai pura del buio?' era un album più rabbioso, catartico. Però era molto negativo nella sostanza, poi era più frizzante, con tutti gli accordi in maggiore, per cui sembra un album più positivo di quello che è. Questo in realtà è tutto in minore, un po' scuro, un po' malinconico, però nella sostanza 'Non è per sempre' è più reattivo, è più positivo sicuramente.

Rockit: 'Elettronica analogica vintage', giusto?

AFTERHOURS: Sì. Abbiamo cercato di adattare a quello che facciamo noi, cioè i pezzi pop, l'elettronica analogica. Non volevamo rifare i pezzi dei Can, degli Amon Duhl...

Rockit: Però è pieno di citazioni questo album...

AFTERHOURS: E' pieno di citazioni come tutti gli album degli Afterhours, però stavolta ho voluto scriverli nella presentazione, prima che qualcun altro dicesse qualcosa che non c'entrasse proprio niente, per cui l'abbiamo detto noi: se volete trovare dei riferimenti guardate che sono questi. Ed alla fine abbiamo ascoltato tantissima di questa roba negli ultimi 12-16 mesi, ed a livello di suoni ci interessa molto, perchè l'elettronica che si fa adesso, in alcuni casi è fantastica - Nine Inch Nails, ecc. ecc. - in altri casi secondo me è un pò inflazionata. Anche dai Garbage, ad esempio, mi aspettavo molto di più, siccome alla fine rientrano comunque in un filone non troppo interessante. Per cui pro tools, campionamenti ecc. ecc. ci hanno un pò stufato.

Quindi abbiamo usato questo tipo di elettronica che è molto più seventies da un certo punto di vista, vedi le scatolette analogiche che non c'entrano niente con l'elettronica di oggi.

Rockit: Poi alla fine questo disco è comunque più eterogeneo...

AFTERHOURS: Da una parte, come canzoni sì, perchè il pop diventa ancora più pop mentre invece 'Milano circonvallazione esterna' è uno dei pezzi più difficili che abbiamo mai fatto, da un certo punto di vista, per cui il contrasto aumenta. E' vero che però nell'atmosfera, che è un tantino più malinconica, è abbastanza compatto. E' un album 'scuro', infatti molti han detto che è l'album più pop che abbiamo fatto, forse nelle strutture sì, mentre come atmosfera questo secondo me è più difficile di 'Hai paura del buio?', che invece aveva pezzi più duri, però era più frizzante, quindi secondo me era più facile da ascoltare.

Rockit: Perchè 'Non si esce vivi dagli anni ottanta'?

AFTERHOURS: Perchè si sta un pò sottovalutando il fatto che il ritorno agli anni '80 vuol dire anche ritorno ad un modo di vedere le cose molto superficiale e molto piatto: menefreghismo, qualunquismo, e soprattutto arroganza, cheerano un pò gli stilemi degli anni '80. C'è un grossissimo pericolo secondo me di tornare indietro...

Anche questa storia delle BR sembra uno degli altri espedienti per far sì che la gente si stacchi dalla politica, ne venga spaventata completamente, come era successo alla fine degli anni '70. Poi negli anni '80, mi ricordo che io da ragazzino rifiutavo completamente la politica, perchè mi aveva saturato, mi spaventava, era un mondo troppo violento, e non vorrei che succedesse la stessa cosa adesso.

Rockit: Voi a livello sociale la prendete 'in trasversale' con i testi, non andate mai dritti, come ad esempio gli Estra.

AFTERHOURS: Io sono convinto che nello scrivere colpisco abbastanza il bersaglio (ride, ndi)... poi alla fine ho un mio stile che in realtà mi viene molto naturale, ormai. Però a giudicare da come canta le canzoni il pubblico forse siamo più diretti di quello che sembra.

Rockit: A livello di tematiche stavolta avete giocato a fare i 'misteriosi'...

AFTERHOURS: Questo album è sicuramente un pelino più introspettivo: 'Hai paura del buio?' parlava comunque di cose personali, però così universali che alla fine ognuno si poteva riconoscere molto facilmente nei temi dei testi. Questo forse è vero che è un pò più introspettivo, per certe cose magari uno fa più fatica a riconoscersi, però è quello che sentivo...

Rockit: E 'Superenalotto'?

AFTERHOURS: 'Superenalotto' è uno dei nostri tipici giochi che capiamo solo noi... Ma va bene così...

Rockit: Mentre 'Milano non è la verità', e non 'non è l'America'?

AFTERHOURS: Esatto! Milano secondo me rappresenta perfettamente un certo tipo di concezione della vita, l'apparire a tutti i costi, l'essere efficiente, il raggiungere risultati a tutti i costi. E la cosa più incredibile è che veramente i milanesi pensino di essere la realtà, e che tutto il resto sia distorto. Ed invece è incredibile, ma sono loro quelli distorti. Appena esci da Milano ti accorgi di come sia una realtà fittizia, per cui 'Milano non è la verità'.

Rockit: Come gli architetti...

AFTERHOURS: Eh, sì, noi ci viviamo a Milano - a parte che io mi sono trasferito a Bologna - però in realtà Milano è pesante da vivere. Da un certo punto di vista è così spietata che non ti permette di sederti, Bologna è molto più confortevole, ed infatti si produce molto meno, e questo è un vero peccato, perchè all'interno di un certo giro ci si sente tutti più o meno a casa, e quindi non si è portati a reagire più di tanto, è facile trovare giustificazioni.

E' facile sentirsi legittimati a vicenda; Milano è molto più fredda e molto più spietata, per cui uno deve fare molto di più per ottenere dei risultati, e forse questo alla fine è utile, però se devo viverci, e non devo fare il professionista di qualcosa, è una città orribile.

Rockit: Ma alla fine culturalmente è Milano che tira...

AFTERHOURS: Culturalmente Milano non esiste: Milano è una città dove si realizzano cose, non si creano, e questo è un grossissimo limite. Però è vero che in altre città si creano, ma poi non si realizzano. Comunque Milano ha una grossa mancanza, perchè è una delle più grosse città europee, una delle più importanti, ma la vita culturale è veramente molto mediocre rispetto alla posizione che dovrebbe avere, e questo è assurdo.

Rockit: Come mai siete tornati subito in studio dopo la tournèe di 'Hai paura del buio?'?

AFTERHOURS: Perchè in realtà avevamo i pezzi, durante i soundcheck abbiamo improvvisato molto. E' un album più sonoro questo. Le canzoni le stiamo suonando da poco tempo, è un pò l'inizio che ci crea un pò di difficoltà, all'inizio del tour dobbiamo centrare ancora un certo tipo di meccanismo.

Ci siamo accorti che le canzoni di 'Hai paura del buio?' funzionavano anche con le mani legate dietro la schiena e la testa nel cesso; queste sono molto più difficili da rendere, perchè c'è molta più sfumatura in questo disco. Abbiamo giocato molto sulle sfumature, ed è importante non perderle, per questo siamo usciti con la nostra produzione quest'anno e per questo sarà più difficile, ma cercheremo di renderla al meglio.

Rockit: 'Non è per sempre' è un disco che comunque avete realizzato in meno tempo rispetto al precedente.

AFTERHOURS: Sì, più che altro qua le cose sono andate sempre comunque subito bene. Addirittura il disco era pronto agli inizi di dicembre, volendo, però poi ci siamo presi un pò di tempo perchè non volevamo farci fregare dall'entusiasmo, ed infatti abbiamo ragionato su molti pezzi, ne abbiamo scartati tre, abbiamo lavorato molto di rifinitura, e siamo molto contenti di averlo fatto.

Rockit: Vi considerate già i paladini del rock italiano?

AFTERHOURS: Io credo che questa sia una cosa molto imbarazzante. Noi siamo sempre molto autocritici nei confronti di noi stessi - infatti autocritici nei confronti degli altri non esiste (ride, ndi) - e quindi chiaramente i commenti positivi ci fanno un piacere enorme, ci legittimano, ci spingono ad osare il più possibile, però nello stesso tempo sono un'arma a doppio taglio, e noi li accogliamo sempre con molta diffidenza, perchè poi sono quelli che ti fanno sedere sui risultati.

Il fatto di aver realizzato un album così diverso da 'Hai paura del buio?' è la dimostrazione che non vogliamo sederci sui risultati: era fin troppo facile fare un disco come il precedente, perchè ormai i meccanismi erano quelli, però sinceramente non volevamo farlo. So che così è più difficile, che andremo incontro a critiche, però è un po' il percorso che abbiamo sempre fatto, come quando siamo passati dall'inglese all'italiano, per cui andremo avanti così.

Rockit: Ed è qua che si vede l'artista! Rispetto al modo di comporre, da 'Germi' a 'Hai paura del buio?' a 'Non è per sempre', è cambiato qualcosa nella scrittura delle canzoni?

AFTERHOURS: A livello di band sicuramente sì, perchè la band si è rodata tantissimo, e molti di questi pezzi, diciamo il 70%, sono nati su improvvisazioni. Anche per questo molte canzoni sono più difficili. Non è cambiato nulla nelle intenzione, però nei fatti sì. Diciamo che adesso c'è più gente che porta degli input, per cui magari è anche più difficile razionalizzarli e marcarli con le nostre caratteristiche, però è anche un bene. Penso che la band sia veramente granitica al punto da riuscire a superare anche situazioni di estrema difficoltà.

Rockit: Quindi c'è meno Agnelli e più Afterhours?

AFTERHOURS: Sicuramente sì... Meno Agnelli no, ci sono più Afterhours. Non sono d'accordo sul fatto di avere apportato meno rispetto al passato, siccome c'è sempre la mia parte. Sono stati gli altri che hanno apportato di più, credo che in questo disco ci sia di più, ci sia più roba.

Rockit: Avete anche un sesto elemento dal vivo.

AFTERHOURS: Sì, perchè già così è molto difficle rendere i pezzi nuovi, ci metteremo un po' prima di renderli alla perfezione. Il sesto elemento ci aiuta a fare un concerto, e non a fare gli esecutori, con le mani dappertutto... Potevamo anche andare in giro in cinque, ma sarebbe stata una cosa molto forzata, così siamo un pelino più leggeri, ed all'inizio è un pò difficile. Ma ci voleva sicuramente.

Rockit: La parola dunque è sperimentazione?

AFTERHOURS: La parola è sperimentazione, ma non per farci le seghe a casa nostra. Se devo avere il disco del mese su 'Rumore' ecc. li ho già avuti, e sedersi su queste cose sarebbe veramente meschino. Per cui la parola in questo momento è con ogni mezzo necessario cercare di essere 'distubanti', quindi di entrare anche nei circuiti di diffusione ufficiali e di portare un certo tipo di approccio nei confronti della musica e di cultura che non sia quello a cui sono abituati i ragazzi o certa gente.

In questo senso se uno sente 'Non è per sempre' su Radio Deejay e si compra il disco e ci trova 'Milano circonvallazione esterna' o 'L'estate' o 'Non si esce vivi dagli anni '80', lì rimane contaminato. Altrimenti continuiamo a contaminarci a vicenda, e non ci serve a un cazzo. In realtà siamo molto più ambiziosi di quanto lo siamo adesso: vorremmo essere più disturbanti possibile per la situazione. In questo momento tutta la scena italiana ha un pò il dovere di rendersi conto che dobbiamo un pò uscire dal ghetto, uscire dalla nostra situazione.

Rockit: Credi che ci siano altri che lo stanno facendo?

AFTERHOURS: Che lo stanno facendo sì. Che lo sappiano intenzionalmente non lo so. Sicuramente punte come i Prozac+ piuttosto che i C.S.I. l'hanno già fatto, i Marlene Kuntz sono altri che potrebbero farlo, ma tanti potrebbero farlo. E secondo me è il momento di farlo.

Rockit: Sta cambiando molto, comunque, anche da parte del pubblico?

AFTERHOURS: Il pubblico c'è, è enorme. In questo senso dico 'comprate i dischi dei gruppi italiani e registratevi quelli stranieri'. Perchè in realtà ai gruppi stranieri se vendono 5-10 mila copie in meno non cambia un cazzo, mentre a quelli italiani cambia molto. In questo senso il pubblico si deve rendere conto di far parte di una scena vera e propria.

Rockit: Noi?

AFTERHOURS: E' chè senza di noi poi vi beccate la Pausini e Bocelli, e senza di voi noi non siamo niente. E' questo un rapporto di simbiosi.

Rockit: Quindi quando tu dici 'contaminare' lo intendi come sviluppare la consapevolezza della scena?

AFTERHOURS: Sì, sviluppare la consapevolezza che questa scena già esiste, già c'è questa gente che canta i pezzi in coro, non solo nostri ma anche di altri, e quindi è una cosa che già esiste. Bisogna rendersene conto, e bisogna veramente, se non se ne accorgono naturalmente, sputarglielo in faccia.

Rockit: Una cosa così diversa a Sanremo ci starebbe?

AFTERHOURS: Sanremo non è il diavolo. Il diavolo è il modo di concepire la musica in un certo modo. Credo che ci siano trasmissioni televisive che sono qualitativamente peggio di Sanremo. Se una certa scena andasse a Sanremo, e gli fosse permesso di essere quello che è, non ci vedrei niente di male. Se mi facessero suonare LIVE, e quindi mi facessero fare quello che voglio io, le mie canzoni come voglio io senza fare il pagliaccio, ci andrei, sicuramente.

Il problema è che Sanremo è mondo dello spettacolo, e quindi dentro si muovono un sacco di pagliacci, e quando ci vai devi un pò diventare pagliaccio. Questo è il grosso problema. Però, al di là di questo, secondo me veramente con ogni mezzo necessario vuol dire tutto, vuol dire veramente contaminare in qualsiasi modo. Se ci suicidiamo facendo gli integralisti non andremo da nessuna parte. Una situazione così favorevole per riuscire a a scardinare certi sistemi io non l'ho mai vista in quindici anni.

Rockit: Adesso ci sono due televisioni che mandano video, che fanno molta promozione. Ma non sarebbe il caso che si suonasse, a parte Sanremo, molto di più dal vivo su queste televisioni, evitando i soliti playbacks?

AFTERHOURS: In realtà è ora di finirla di piangerci addosso, nel senso che abbiamo fatto gli ultimi due anni con la scena in grande crescita, e noi a continuare a lamentarci che non ci si dava lo spazio, non ci si dava l'attenzione, ma perchè non ci passano di qua, ma perchè non ci passano di là... Non ci passano, basta. Quindi adesso é il momento di dire 'Va bene, allora facciamo da soli, veniamo fuori da soli'. Se queste televisioni non vogliono passarci, cazzi loro, vorrà dire che arriveranno in ritardo quando questa cosa funzionerà. Però, veramente, dobbiamo farlo da soli.

I gruppi se ne devono rendere conto, e secondo me l'unico modo è quello di riuscire ad aggregarci, lo so che è una cosa che dà fastidio. Però la politica dell'orticello ha veramente prodotto una situazione più frammentaria di quello che dovrebbe essere. Fare un festival enorme con 10-15 gruppi della scena, i C.S.I., i Marlene Kuntz, gli Afterhours, i La Crus, gli Ustmamò, gli Almamegretta, te li dico a raffica adesso, potrei stare mezz'ora a citarne, secondo me facciamo 10 mila persone a sera in tutte le città d'Italia, e facciamo vedere a chi forse non vuole ancora accorgersene che questa scena esiste. Però sta a noi smettere di lamentarci, e cominciare a fare. Perchè se no veramente non succede niente.

Rockit: Questa consapevolezza quando ti è nata?

AFTERHOURS: A cavallo di quest'anno. L'anno scorso era una anno di grandissime speranze. Tutti noi speravamo che la scena ufficiale si sarebbe accorta di noi, ed avrebbe spinto questa cosa individuandone poi il potenziale, anche a livello di businness, perchè no. In Inghilterra l'avrebbero fatto da un casino, prima ancora, ma anche in Germania, anche negli Stati Uniti. In realtà questa è la grossa cosa: dimostrare a questa gente che non stanno vedendo che questo è un grosso businness, è fresco, è una novità, prende un sacco di gente, che ormai non vuole più ascoltare gli 883, che non ne hanno neanche per le palle. E' chiaro che sembro un pò semplicistico a parlare di queste cose... In realtà non è neanche tanto difficile da capire: ogni scena che si è aggregata a Seattle o Manchester aveva o una caratterizzazine regionale, o comunque musicale. Nel nostro caso la scena italiana può rappresentare un businnes enorme anche all'estero. Sta succedendo qualcosa qua! Può finire male, può finire bene, ma almeno che ci si provi a farlo, altrimenti così ci facciamo sparare nella testa in ginocchio, ed è veramente ridicolo.

Rockit: La tua è una pubblicità in favore di questo?

AFTERHOURS: Sì, io ho intenzione, per quanto mi è possibile - visto che adesso esce il disco avrò modo di parlarne un pò con tutti - di comunicare queste cose agli altri gruppi perchè si rendano conto che andare primi in classifica è un'ambizione molto meschina. C'e qualcosa di più grosso che possiamo fare.

Rockit: Anche uscire dalla classifica, dall'idea della classifica?

AFTERHOURS: No, io non voglio mettermi contro di loro. Io voglio dire siate più ambiziosi di così, non abbiate l'ambizione di andare primi in classifica e vendere 300.000 copie, abbiate l'ambizione di contaminare la musica italiana, che secondo me è un'ambizione molto più grossa ma anche un pò meno meschina, se vogliamo. Anche perchè se tre o quattro gruppi ce la fanno comunque, alla fine poi vengono riassorbiti dal marasma di merda che li circonda, quindi o ce la fa anche la base, oppure alla fine saranno cazzi amari, in ogni caso...

Rockit: Dopo la fitta stagione delle posse, ora voi?

AFTERHOURS: Le posse sono un grandissimo esempio di come un grossissimo potenziale sia stato sprecato per la politica del proprio orticello, per le lotte interne, le invidie e la pochissima lucidità e consapevolezza di quello che stava succedendo. E' già un esempio, non deve succedere ancora. Semplicemente questo. Era una cosa enorme, era sicuramente un fenomeno con un potenziale incredibile, perchè finalmente parlava la gente delle cose che gli succedevano, al di là della qualità musicale che è rimasta sempre molto bassa, tranne alcuni episodi. Però il potenziale sociale di questa cosa era enorme, e questa gente si è veramente involuta nella propria carriera, ed è una cosa che qua deve succedere.

Rockit: Ma tu quanto pensi che gli altri siano disposti a mettersi in gioco?

AFTERHOURS: Non lo so. Io penso che molti siano diffidenti rispetto al fatto che la scena sia molto eterogenea proprio dal punto di vista musicale. Facciamo cose diverse, spesso non ci piaciamo musicalmente... Però penso che bisogna veramente superare questi limiti, perchè l'approccio nei confronti della musica è lo stesso, e noi culturalmente siamo comunque molto simili, anche se facciamo cose molto diverse, è questo che bisogna capire!

Superare le antipatie, le rivalità e le differenze musicali. Perchè comunque poi alla fine quello che ti ritrovi sono Bocelli, la Nannini ecc. ecc.

Rockit: Quanto le case discografiche vogliono questo?

AFTERHOURS: No, le case discografiche non hanno capito un cazzo, e continueranno a non capire un cazzo!

Ma diciamo che le case discografiche sono l'ultimo anello delle catene di multinazionali in Italia, non vendono un cazzo, mentre in Inghilterra l'export è uno dei primi tre export al mondo, qua è l'ultima cosa. E' chiaro che dentro ci finiscano i manager di minor talento, quindi è logico che è pieno di deficienti che non capiscono veramente che c'è un businness, e non lo stanno sfruttando. E' solo questo.

Da loro non dobbiamo aspettarci assolutamente niente. Secondo me era dagli anni '70 che non sucedeva una cosa così. Tanta gente che paga fior di biglietto per venire a vedere dei concerti di gruppi che vendono pochissime copie... E' una cosa pazzesca, esiste la base, esiste un movimento cazzo! Questa gente non sa vendere i dischi! Basta, non ci sono altre spiegazioni...

Rockit: Poi sono gli stessi managers a lamentarsi che i gruppi vendono pochi dischi, e lo scaricano. E' tutto un circolo vizioso...

AFTERHOURS: Mah, alla fine della fiera è un pò come in Parlamento, si scambiano un po' le sedie... Però parlare di queste cose alla fine è superfluo. Ripeto: basta piangersi addosso! Siamo noi che dobbiamo reagire, sennò è inutile...

Rockit: Avete avuto molte copertine?

AFTERHOURS: Probabilmente martedì (25/05) ci sarà quella del 'Mucchio', avremo anche la copertina di 'Fare Musica' a Luglio, mentre Rumore non c'è l'ha data, ma evitiamo di fare polemica. Sta di fatto che lo spazio dato ai gruppi italiani è tanto, però potrebbe essere di più, nel senso che certa gente potrebbe crederci di più. Forse hanno fiutato che c'è un pericolo di restaurazione e non vogliono essere trascinati nel gorgo; in quel caso, però, il gorgo li trascina lo stesso, per cui è inutile cercare di pararsi il culettino, tanto o va bene o va male per tutti.

Rockit: Ma la stampa il suo ruolo lo gioca, anche se in maniera marginale?

AFTERHOURS:Io penso che i giornali diano tantissimo spazio a questa cosa. Anche TMC2 non è una televisione rivoluzionaria, però dà un sacco di spazio alla musica italiana, tanto di cappello, perchè ci sono altri che non lo fanno.

Rockit: L'importante è avere non diciamo media...

AFTERHOURS: L'importante è avere tutti i media, Radio Deejay come Rai Uno, come Canale 5. Se ci autolimitiamo non andiamo da nessuna parte. Dobbiamo assolutamente dappertutto, e cercare di contaminare con ogni mezzo necessario. Lo ha detto Malcom X, quindi...

Rockit: Questa è la cosa fondamentale dell'intervista, che però sui giornali non è venuta fuori...

AFTERHOURS: E' chiaro che sono cose che sbilanciano, e quindi il giornalista è un pò imbarazzato perchè non sa bene quanto in realtà può sbilanciare... Voi sbilanciate! Io sto parlando a tutti così: ai musicisti, ai promoters, ai managers... L'unico pericolo è alla fine di farsi portavoce generazionali e diventare veramente dei Papetti... Il problema è che se non lo fai alla fine rimani in questa mediocrità, per cui... Va bene, rischiamo di fare queste cose, vaffanculo! Rischiamo, facciamo... Finiamo male, ma almeno finiamo!

Rockit: Rischi questo come hai rischiato anche su un testo come 'Sui giovani d'oggi ci scatarro su'?

AFTERHOURS: Sì, un pò è così. Non abbiamo mai voluto essere molto accondiscendenti ... Anche l'ultimo album non è molto accondiscendente nei confronti del nostro pubblico, perchè da un certo punto di vista è spiazzante rispetto all'altro. Però è quello che vogliamo essere. Non per forza spiazzanti, ma per forza noi stessi.

Rockit: Per un gruppo che tira le fila questo è indicativo. Dire che la strada non è quella dei clichè da seguire è importante. E poi, alla fine le chitarre ci sono sempre!

AFTERHOURS: Sì, da quel punto di vista è pieno di chitarre. Non le abbiamo usate nel solito modo, ma è strapieno di chitarre. Lo avete visto sul palco...

Spento il microfono e salutato il sempre disponibile Manuel, abbiamo continuato la nostra chiacchierata con Giorgio Prette, Dario Ciffo, Andrea Viti e Giorgio Ciccarelli, il 'sesto elemento', dando loro l'arrivederci al prossimo concerto, prima di andare a mangiare una meritata piadina romagnola.

---
L'articolo Sanremo non è il diavolo di Faustiko Murizzi è apparso su Rockit.it il 1999-06-30 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia