Tutte le strade portano a Leiden

Prima dj, ora musicista di strada, ma sempre votato al rap. Ecco tutti i percorsi che hanno portato alla formazione musicale di Leiden

Leiden – foto stampa
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Leiden – o Leida se preferite – è una città olandese sul Vecchio Reno, poco distante da Amsterdam. Le sue viuzze e i ponti che passano sopra al fiume ricordano il percorso variegato di un musicista di Pescara, che ha scelto il nome della città come moniker. Leiden – il cantante, non la città – di strade ne ha imboccate parecchie. Ha iniziato giovanissimo come dj, ma poco dopo ha scoperto il rap e ha deciso di votare la sua vita alla musica, che continua a coltivare pagando l'affitto facendo il cameriere. Avanti così fino alla sua ultima avventura: il busking. Ora si esibisce nelle stazioni metropolitane di Milano – dove vive adesso – perché si è accorto "che suonare per strada può essere un’ottima scuola per migliorare in live e farsi davvero le ossa", dice.

In tutti questi incroci di strade, viuzze e percorsi musicali continua a sperimentare. Il suo nuovo singolo si chiama Leggerezza, un brano che arriva in camera tua e ti prende su di forza per portarti a una festa (è successo davvero). Tutte queste strade hanno portato alla musica di Leiden, poliedrica e mai uguale. Lo abbiamo incontrato in un vicolo, alla scoperta di qualche nuova ispirazione per farci raccontare la sua storia.

Come ti sei formato a livello artistico?

Mi avvicino alla musica a 12 anni, facendo il dj in maniera amatoriale nel locale di mio zio alle feste di compleanno di amici vari. Verso i 14 anni durante un filone primaverile (il primo giorno di primavera si marinava la scuola) scopro il freestyle e il rap, così m’innamoro totalmente della scrittura e passo tutta la mia adolescenza a scrivere brani rap.

Dopo aver passato uno stallo musicale nel 2019 prende vita il progetto SottoSopra, eravamo un gruppo crossover con due frontman, io e Murai. Quest’esperienza cambia completamente la mia visione della musica: lavorando a stretto contatto con dei musicisti sento il bisogno di ampliare la mia conoscenza, così inizio a studiare pianoforte e canto. Nel 2021 mi trasferisco a Milano per seguire un master in Songwriting in CPM.

Leiden – foto stampa
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Chi ti aiuta per produrre le tue canzoni?

Fortunatamente nel corso degli anni sono riuscito a costruire un team solido con il quale collaboro. Gli ultimi brani hanno la produzione di VIANI, mentre quelli precedenti sono prodotti da MicroMega, che si occupa di tutti i master. Per quanto riguarda l’immagine invece collaboro con Ela Falone, i video sono a cura di Alessio Santapaola e le grafiche hanno la firma di Ragno236.

Da che genere musicale prendi ispirazione? 

Partendo dal fatto che mi piace fare una canzone diversa dall’altra, non è facile racchiudere in un genere la musica che amo fare. I miei brani hanno varie sfaccettature e includono elementi di diversi, organizzati in strutture classiche e memorizzabili. La definizione che trovo più appropriata è alternative pop.

Genere ed etichette a parte, definisco la mia musica nuda. Quando scrivo mi spoglio completamente, è l’unico modo che conosco per farlo, quindi in ogni brano c’è un pezzo sincero e intimo di me. Racconto a un foglio la mia vulnerabilità e tutti possono leggerla.

Quali sono i tuoi ascolti?

Adesso ascolto davvero di tutto. Questa cosa mi permette di contaminarmi e creare cose diverse, prendendo spunti qua e là. Sono cresciuto a pane e rap, nel tempo poi ho imparato ad apprezzare anche altri generi, in particolar modo l’elettronica.

In generale do molta attenzione al testo, in Italia le due penne di riferimento che ho sono Manuel Agnelli e Francesco Bianconi. Sono molto ispirato e spronato dal percorso che ha fatto Salmo (lo seguo dal 2012), facendo musica nuova è riuscito a essere dov’è.

Leiden – foto stampa
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Qual'è la storia di Leggerezza?

Leggerezza è nato in un periodo abbastanza pesante della mia vita.
Il primo anno in cui mi sono trasferito a Milano l’ho dedicato solo alla musica, vivendo con pochi euro in tasca.
Ho passato giornate intere a scrivere chiuso in casa, mi svegliavo presto la mattina e fino a tarda sera scrivevo in compagnia di caffè e sigarette. Leggerezza è nata raccontando di questo, la prima strofa parla della solitudine che vivevo in quel periodo e di come mi aggrappavo ai ricordi pur di tirare avanti.


Abitavo in un monolocale a Rogoredo con il mio migliore amico, che la maggior parte delle giornate lavorava.
Una sera quando è rientrato io avevo appena finito di scrivere la prima strofa di Leggerezza e stavo davvero di merda, lui lo ha capito e per farmi staccare mi ha trascinato a ballare.
Il resto del brano è il continuo effettivo della serata.

Quello che ho cercato di trasmettere con questa canzone è che a volte per stare meglio basta davvero solo staccare con una serata (anche con un pizzico di irresponsabilità adolescenziale) lasciare che un drink segua l'altro, il corpo si muova a ritmo e la testa si svuoti.

Qual è il live che ti è rimasto più impresso?

Ultimamente mi sono esibito per OpenStage all’Internet Festival di Pisa. Suonare in piazza fra i passanti è stato molto diverso da come me l’aspettavo. Non c’era un pubblico che era lì per ascoltarmi, ma ho dovuto cercare perennemente il contattato visivo con le persone per farle fermare, così ho anche capito quali dei miei singoli attirano di più l’attenzione. Quando le persone si fermano, vuol dire che quello che stai facendo sta funzionando, ci sei dentro.

Da quest’esperienza mi sono reso conto che suonare per strada può essere un’ottima scuola per migliorare in live e farsi davvero le ossa, tanto’è che ho iniziato a farlo con regolarità nelle stazioni metro di Garibaldi e Bicocca.

Cosa farai oltre a suonare in metro?

Nasco come rapper, negli ultimi due anni ho studiato molto per imparare a cantare, suonare uno strumento e scrivere canzoni con una struttura più definita.
Ultimamente però sento il bisogno di riprendere le vecchie abitudini e fare un po’ di rap fatto bene.

Certamente una cosa non esclude l’altra. Musicalmente voglio avere la libertà di fare ciò che voglio, di non essere una cosa sola e basta, fare tre brani l’uno diverso dall’altro ed essere comunque me stesso.
Ho tante sfaccettature, l’unico piano che ho per il futuro è farle uscire tutte, una alla volta, e dimostrare (in primis a me stesso) che un artista può davvero sentirsi libero di essere tale.

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L'articolo Tutte le strade portano a Leiden di Redazione è apparso su Rockit.it il 2024-02-20 16:37:00

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