Valerio Berruti, lo scultore che sa unire Paolo Conte e i Massive Attack

L'artista piemontese, noto per le sue sculture monumentali, ha da sempre un legame profondissimo con la musica. Dopo aver lavorato Lucio Dalla, Ryuichi Sakamoto e molti altri, per la sua mostra a Milano ha coinvolto Daddy G, ma anche Rodrigo D'Erasmo e Samuel dei Subsonica. L'abbiamo incontrato

- Scatto dalla personale di Valerio Berruti a Milano - foto per gentile concessione dell'artista
05/08/2025 - 12:31 Scritto da Redazione

Era il 2009 quando Lucio Dalla pubblicava Angoli nel cielo, il suo ultimo album in studio. Il disco aveva una copertina abbastanza particolare, un disegno molto essenziale raffigurante un bambino con indosso una sorta di scatola a forma di volatile. L'autore dell'illustrazione, intitolata I can fly, è Valerio Berruti, artista conosciuto principalmente per le sue sculture imponenti, spesso con dei bambini come soggetti. Ma non solo: nel novero delle sue opere si trovano affreschi, installazioni, disegni, animazioni e molto altro ancora.

Quella con Dalla non è una collaborazione eccezionale per Berruti, anzi. Nel corso degli anni si è trovato a contatto con delle vere e proprie leggende della musica: si va da Ryuichi Sakamoto, il quale ha realizzato le musiche per la sua video-animazione Kizuna, a Paolo Conte, questa volta nell'opera La figlia di Isacco, con cui ha stretto un legame ancora solido ("Ogni anno gli porto sei bottiglie del mio Pelaverga", ci racconterà), fino a Ludovico Einaudi per La giostra di Nina

Proprio in questi giorni, Berruti è tornato al centro del discorso. Al Palazzo Reale di Milano è possibile visitare la sua più grande mostra personale mai realizzata, intitolata More than kids. Oltre a lavori realizzati durante la sua attività artistica, in questa mostra c'è anche spazio per opere del tutto inedite: come Don’t let me be wrong, la grande scultura allestita nel cortile del palazzo e musicata da Daddy G dei Massive Attack, ma anche le video-animazioni Lilith, con la colonna sonora di Rodrigo D’Erasmo, e Cercare silenzio, con il suono di Samuel Romano, storica voce dei Subsonica. A Milano Marittima invece, in occasione del Mare d’Arte Festival, ha fatto la sua comparsa l'installazione Non basta il canto delle sirene, con una sirena-bambina sul mare.

Vista l'occasione, l'abbiamo raggiunto per farci raccontare il suo percorso artistico e gli incontri con questi musicisti incredibili.

Dentro alla mostra di Berruti
Dentro alla mostra di Berruti

Chi era Valerio Berruti da bambino, nelle campagne del Piemonte?

Ero un bambino sereno, felice che amava aiutare il papà (falegname) e disegnava sempre.

Quelli che si vedono nella mostra "non sono solo bambini: sono noi". In che senso?

I “miei” bambini sono un tramite, una metafora. L’unico espediente che ho trovato finora per far sì che ci sia immedesimazione pura, che tutti coloro che vedono le mie opere possano pensare di sentirsi rappresentati. E non c’è solo la tenerezza del ricordo, anzi. In questa mostra, più che mai, sento di dover dire la mia sulla situazione attuale. Imbarazzante pensare che i bambini di Gaza siano qualcosa che non ci tocca ed è impossibile, a mio avviso, vedere le mie sculture ora e pensare soltanto alla propria infanzia. Chi vedrà A safe place (due grandi sculture che raffigurano bambini in un salvagente) o la grande scultura Don’t let me be wrong credo non possa pensare ad un’estate al mare o ad una bimba sognante. Il merito principale è la musica associata a queste immagini.

Dici. "L’arte, certo, deve essere anche bella ma la bellezza è uno strumento, non il fine". Ce lo puoi spiegare meglio?

Mi piace moltissimo che ci siano due livelli di lettura. Chi vuole restare in superficie può vedere disegni, affreschi, animazioni o sculture raffiguranti bambini. Può immedesimarsi, può vederci i suoi genitori o i propri figli. Oppure può addentrarsi e vedere qualcosa di più, dei messaggi chiari e diretti che in questa mostra ho voluto rendere più che mai espliciti. È una personale a Palazzo Reale, ho sentito l’urgenza di chiarire il mio punto di vista attraverso le mie opere.

Non basta il canto delle sirene
Non basta il canto delle sirene

Quanto è legato il lavoro di More than Kids e quello di Milano Marittima?

Sono legati solo temporalmente, in realtà…è stato un luglio caldissimo! Non basta il canto delle sirene sarà collocata in modo permanente sulla banchina nord del porto canale di Cervia, lato Milano Marittima in occasione di Mare d’Arte Festival. L’opera è un raro esempio di scultura monumentale completamente circondata dal mare e rappresenta una sirena-bambina alta sei metri e che al calar del buio si accenderà di luce come se emergesse dall’acqua. La mostra More than kids, invece, è stata appena inaugurata e prosegue a Palazzo Reale di Milano fino al 2 novembre. Sono davvero entusiasta dal riscontro che sta ottenendo.

Veniamo più strettamente alla musica. Cosa rappresenta Paolo Conte per te?

È talmente importante nella mia vita da esser stato il mio primo pensiero quando Luca Beatrice mi ha scelto per il Padiglione Italia della Biennale di Venezia. Volevo assolutamente condividere con lui quella che è stata una delle esperienze più importanti della mia vita. Poco tempo fa, durante la prima parte della mostra More than kids alla Fondazione Ferrero di Alba abbiamo dialogato insieme ad Arturo Galansino (co-curatore della mostra insieme a Nicolas Ballario) e ci siamo rivolti parole di grande stima e affetto reciproco.

Hai disegnato l'ultima copertina di Lucio Dalla, uno che ha copertine davvero iconiche nella sua discografia. Cosa pensi quando la riguardi e quali altre copertine sue ami?

Lucio è indubbiamente una delle persone più straordinarie che abbiano abitato questa terra. L’ho conosciuto perché l’ho invitato a cantare ad una mia festa a Verduno, complice un’amica comune. Lui stava per uscire col nuovo album e mi ha chiesto di fargli la copertina. Gli ho regalatoI can fly con un bambino che si costruisce una scatola alata per poter volare, uno dei miei lavori preferiti. Adoro la copertina di Henna realizzata da Mimmo Paladino.

Nel silenzio
Nel silenzio

Qual è la tua copertina di un disco preferita?

Sono un patito di vinili, che però non scelgo mai per la copertina. La più bella che mi viene in mente, a prescindere dal contenuto, è Splay di Jim Black, realizzata dal grande Yoshitomo Nara.

Come nacque il rapporto con Sakamoto e qual è il lascito del maestro per te?

La curatrice della mia mostra in Giappone mi ha chiesto se avessi in mente un musicista per l’animazione che stavo realizzando lì a Tokyo, dove ho vissuto per qualche mese per preparare la personale al Pola Museum. Ho risposto che avrei voluto conoscere un musicista giapponese. Alla domanda se avessi già qualche idea ho risposto ovviamente Sakamoto, senza sperarci minimamente. È nata così una delle collaborazioni più importanti della mia vita. Siamo stati legati anche dal fatto che l’ultimo giorno di apertura della mostra c’è stato il terribile terremoto del 2011. Lui era rimasto molto colpito al pensiero che mentre la terra tremava il nostro video, Kizuna, risuonava nelle sale del museo. Mi ha proposto di farlo diventare un progetto benefico per donare aiuti alla Croce Rossa e così abbiamo venduto il video e la musica su iTunes chiedendo la collaborazione di altri artisti e musicisti, un’esperienza davvero toccante.

Che rapporto hai con la musica? Dicci tre band o artisti che oggi ti suscitano emozioni forti.

Non vivo nemmeno qualche minuto al giorno senza musica. In questo momento (escludendo gli artisti con cui sto collaborando e che quindi ovviamente adoro) ti direi Bon Iver, Fontaines D.C e Fast Animals and Slow Kids.

A safe place
A safe place

In quale delle tue fasi creative entra la musica?

Credo ci entri senza che io me ne accorga. Vivo e quindi disegno ascoltando musica, sempre: è inevitabile non esserne influenzato. Posso dirti che quando ho realizzato le opere per Palazzo Reale avevo in mente esattamente i musicisti con cui poi ho collaborato. 

Come sei entrato in contatto con Daddy G e chi sono per te i Massive Attack?

Grazie a Giorgio De Mitri, un amico comune che quando ha visto la grande scultura Don’t let me be wrong mi ha chiesto quale fosse il musicista che secondo me avrebbe potuto musicare l’animazione. Io non avevo dubbi, basti pensare che ho fatto le prime prove dell’animazione con Teardrop come sottofondo. Dopo un po’ di tempo ho ricevuto una videochiamata da Daddy G e Stew Jackson, sono venuti ad Alba e hanno registrato dei suoni all’interno della scultura, compreso il battito del cuore di G la prima volta in cui è entrato. 

E con gli altri artisti coinvolti nel progetto, come vi siete interfacciati? Come si trova la quadra tra le sensibilità per dare vita a un progetto comune in questi casi?

Il metodo che uso è praticamente sempre lo stesso da Ludovico Einaudi, che ha musicato La giostra di Nina alle ultime animazioni con Samuel Romano e Rodrigo d’Erasmo ovvero lavorare interamente insieme al progetto. Immagino alcuni fotogrammi, li disegno, li metto in sequenza per far vedere quale sarà l’idea di fondo e poi racconto quello che ho in mente. A quel punto entra in gioco un lavoro a quattro mani totale in cui i musicisti intervengono nel mio lavoro e io, di conseguenza, disegno lasciandomi influenzare dal ritmo e dai suoni.

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L'articolo Valerio Berruti, lo scultore che sa unire Paolo Conte e i Massive Attack di Redazione è apparso su Rockit.it il 2025-08-05 12:31:00

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