Nel costante tentativo di incasellare brani e dischi in compartimenti stagni che rispondono al nome di generi, ci dimentichiamo spesso quanto la musica, almeno quando resta lontana dalle logiche più rigide del mainstream, sia ancora uno degli ultimi luoghi in cui la parola "libertà" non suona fuori posto. Una causa che a Veronica Carotta, in arte Veronica+, sembra stare particolarmente a cuore.
Südtirolese di nascita ma milanese di adozione — "come tutti (o quasi) noi musicisti", sottolinea sorridendo — Carotta è la prima a confessare che, nonostante mille dichiarazioni di insofferenza verso il pop italiano, alla fine non riesce davvero a farne a meno. Seguendo il detto, 'Se non puoi battere il tuo nemico, fattelo amico', Veronica+ ha quindi scelto di trattare il pop alla sua maniera, "con parole un po’ +crude, cattive, a volte +street, a volte +punk".
La sua relazione con la musica nasce presto, molto prima della sua battaglia musicale riot, quasi da Arancia Meccanica più che da artista emergente. "Dopo essermi fatta un’immensa cultura su cavalli, killer e piante — anche se sulle piante sarebbero più lamentele sulla loro mancata sopravvivenza in casa mia — scrivo e pubblico la mia prima canzone a 19 anni. Era in inglese, un mancato tentativo di nascondermi dietro un’altra lingua". In realtà, racconta, quella spinta creativa era lì da sempre, ben prima della tecnica e della consapevolezza. "Eviterei di definire 'canzone' la prima cosa che ho fatto a 6 anni sui cavalli. Però direi che, in un certo senso, ho sempre saputo che fare una bella canzone sarebbe stata la mia aspirazione più grande. Ovviamente la bella canzone non arriva mai, perché siamo sempre alla ricerca di qualcosa di più".
Negli anni dell’adolescenza studia canto e pianoforte, ma è la formazione accademica al CPM di Milano, in cui "ho avuto la possibilità di conoscere la musica in un senso più profondo e di provare a osare con le produzioni". È lì che impara a muoversi tra radici e deviazioni, tra tecnica e istinto, tra studio e libertà totale.
Un approccio che Veronica+ descrive come un processo ancora aperto, irrisolto e in costante mutazione. "Ho collaborato con tanti produttori e musicisti, ma sento di non aver ancora trovato una persona completamente allineata con la mia visione musicale". L’eccezione, almeno per il momento, è Saver, con cui sta cercando di definire una nuova identità sonora. "Mi sto trovando molto bene e sono sicura che andremo in una direzione interessante insieme".
Ma quindi, che musica fa Veronica+? La risposta a questa domanda è un'immagine più che un'etichetta. "Mi piace definirla bassi distorti e carri armati di snare - ci spiega Carotta - un ibrido di urban, rock, punk ed elettronica con serum pazzi". Questo melting pot sonoro, trova la propria origine nella convinzione maturata dalla cantante tirolese secondo la quale "oggi parlare di generi è quasi impossibile: siamo pieni di suoni nei nostri computer. Preferisco parlare di canzone come una cosa in costante movimento, che ha sempre bisogno di un momento di apertura armonica o melodica".
Un'idea di assoluta libertà applicata alla musica che, oltre al suo percorso artistico permea i suoi ascolti. "In questo momento non sono affezionata a niente in particolare, devo dire purtroppo - ammette ridendo - anche se generalmente impazzisco per i Nirvana e per FKA twigs. Se esistesse una wishlist in paradiso, prima di diventare polvere chiederei un featuring con loro".
Ed è proprio la felice assenza di punti cardinali a cui aggrapparsi, il motore che ha portato alla scrittura di Calma!!!, l'ultimo singolo di Veronica+. Il casus belli di questo pezzo è stata infatti una frattura, una saturazione totale. "Nella vita, come nel mio mestiere, tendo a sovraccaricarmi di impegni e responsabilità. Questa volta l’avevo fatto più del solito".

Così prende, parte per la montagna, da sola, un’intera settimana dedicata a un unico obiettivo: la calma (con tre punti esclamativi). "Ho staccato il cellulare e internet. Mi cibavo di libri, documentari storici, meditazione, disegni a matita, animali e silenzio".
La struttura del pezzo riflette un'esperienza "intesa come un viaggio curativo, cristallizzato in un momento mindfulness, lo chiamo così, a 01:12. Proprio lì, dove normalmente un brano esploderebbe, ho infatti deciso di inserire dei rumori bianchi". Una scelta che sembra dire "basta correre, fermiamoci un po’ ogni tanto per dedicare un po' di tempo a noi stessi".
Momenti in cui minuti e secondi sembrano fermarsi. Una sospensione temporale che Veronica+ ritrova anche nella dimensione del live, affrontandola con indubbia lucidità. "Una sensazione che mi porto dietro da qualche concerto è che devo semplificare il più possibile le cose che faccio. E se voglio suonare o fare di più, devo prepararmi almeno un anno prima per farlo senza ansie o paure".
Nessuna traccia di autocompiacimento, né di pose da palcoscenico: solo la consapevolezza che la libertà (quella vera) non è puro istinto, ma un lavoro quotidiano. Un equilibrio fragile tra ambizione e misura, desiderio e calma, sempre alla ricerca di quel "+" che può anche non arrivare mai. Ed è proprio lì, in quella tensione costante, che Veronica+ sembra aver trovato il suo bellissimo equilibrio.
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L'articolo A Veronica+ il pop non piace, ma lo fa meglio di chi lo ama di Luca Barenghi è apparso su Rockit.it il 2025-11-24 22:47:00

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