No Seduction - via Chat, 14-02-2010

La musica dance nelle le sue diverse declinazioni: quella che dovrebbe far evadere dalla quotidianità e quella che muove le persone e vuole descrivere il quotidiano. Cliché a parte: i No Seduction sono convinti e coerenti con ciò che fanno, il file sharing come base per un nuovo tipo di cultura, la condivisione come prima regola del web. Un modo per uscire dalla mentalità chiusa di Chioggia, qualcosa che va oltre il download, più fisico: umano. L'intervista di Giovanni Continanza e Oscar Cini.



Rivendicazione sociale, crisi, condivisione, electro-militante: basta per descrivere i No Seduction?
Diremmo che in buona parte potrebbe andare. La parola militante non ci è mai piaciuta troppo, ci ricorda i militari o qualcosa del genere. Ci limitiamo a raccontare la nostra quotidianità, che alla fine è quella di tante, troppe persone che appartengono alla generazione di chi "non si sente a casa" in nessun posto. Proviamo a ironizzare sulla precarietà che investe le vite intere di persone che vanno dai 20 ai 50 anni.

Raccontare la quotidianità del Nord-Est. Mi ricorda una chiaccherata con i Red Worms' Farm: le nevrosi, la ripetitività, l'oppressione lavorativa. Ed in effetti c'è molto di tutto ciò in "S.P.U.P.P.A."...
Grandissimi i Red Worms Farm... Ci hanno influenzato parecchio, e non solo musicalmente, proprio per il loro approccio al tipo di mentalità che c'è da queste parti. Noi lo facciamo notare in maniera diversa, più ironica, ma crediamo che a vivere in Veneto si venga per forza influenzati dalla cultura del lavoro: oppressiva, nevrotica, ripetitiva.

Non a caso Pordenone, pieno Nord Est, ha accolto una delle scene più interessanti della musica alternativa italiana: il Great Complotto. Secondo molti è nata grazie ai dischi rock importanti nella base di Aviano. Trovo punti di contatto tra "S.P.U.P.P.A" e la musica di quel periodo: un'elettronica "sporca", sperimentale...
Qui da Aviano siamo piuttosto distanti... E nemmeno la radio dei militari prende bene. Chioggia è una città molto isolata, geograficamente e culturalmente, siamo dovuti uscire per poterci confrontare e contaminare con le altre realtà. Poi il resto l'ha fatto la rete.

Il merito è anche di cosa si ascolta, voi No Seduction cosa ascoltate?
Ovvio, gli ascolti sono molti e diversi tra loro. Alcune cose degli anni zero legate alla scena americana di marchio DFA, o gente come Rapture o !!!. Ultimamente abbiamo rincarato la dose con l'elettronica, ci piacciono sia le cose sperimentali che puramente dance, un equilibrio molto interessante lo troviamo negli Hot Chip. Infine l'esplosione della scena electro: Boys Noize, Modeselektor, Deadmau5 e Riva Starr (quest'ultimo italianissimo, tra l'altro), in Veneto questi suoni hanno creato un grosso seguito, c'è un gran fermento.

I Rapture ed i !!!, si tratta di almeno sei anni fa. Oggi? Si può dire che è ritornata un'attenzione palpabile verso un certo tipo di elettronica dance?
Il cambiamento è in atto da un pezzo ma pensiamo non abbia ancora preso una direzione precisa, non si possono trarre grosse conclusioni su una cosa del genere. L'electro si sta massificando, ma certe uscite dell'ultimissimo periodo mostrano anche un ritorno della disco e dell'italo. Poi quando i Crookers remixano Lady Gaga e Beyoncé, da palpabile diventa evidente. No?

Ma nei dischi del decennio scelti da Rockit solo un disco, "Romborama" dei Bloody Beetroots, è rientrato nella lista...
Negli anni zero ci riesce durissima non pensare all'apporto dell'elettronica nella musica. Basta pensare a "Kid A" dei Radiohead. Poi c'è da dire che la scena electro italiana si è sviluppata con un po' di ritardo rispetto ad altri paesi, ma questo ritardo l'Italia lo subisce in ogni cosa, non solo nella musica. In ogni caso, restando nell'ambito dell'elettronica dance, l'Italia ha una tradizione solidissima, lo dimostra l'esplosione (meritatissima, secondo noi) di fenomeni mondiali come i già citati Crookers. Un anno e mezzo fa, in Italia, chi se li filava?

In un'intervista di qualche tempo fa Marco Philopat dichiarò che negli anni 90 la scena electro non ha preso piede in maniera massiccia anche per colpa di un certo scetticismo da parte degli ambienti vicini alla controcultura, i centri sociali ma non solo... Secondo voi?
Si, in buona parte è anche vero. Ma quelli erano anche altri tempi. Molti tra gli alternativi preferivano i live rispetto alle discoteche, e i centri sociali hanno avuto il merito di dare fiducia a band underground che non trovavano spazi altrove. Ora molti locali imitano i centri sociali, i centri sociali sono cambiati a loro volta, e le rockstar di oggi sono i dj. Insomma oggi è tutto diverso.

Il consolidamento di una scena passa anche dalla libera circolazione delle idee. Voi ci credete molto: "S.P.U.P.P.A" è liberamente scaricabile, ed è aperto ad ogni tipo di remix. Che valore date alla condivisione?
La condivisione e la cooperazione sono tutto di questi tempi. Viviamo senza riferimenti, senza certezze che una volta erano consolidate, quasi scontate. Contaminarsi, condividere idee, cooperare per un obiettivo, sono cose che con l'aiuto dei mezzi tecnologici e di comunicazione, oggi, hanno un potenziale che non è stato ancora compreso appieno, almeno non da tutti. Noi ci abbiamo creduto moltissimo, abbiamo deciso di restare coerenti con il nostro approccio. E questo va a braccetto anche con il nostro impegno sul territorio. Dove proviamo (e da dove ti stiamo scrivendo ora) si fanno concerti, sono passati artisti di tutti i tipi, e lo scambio e il confronto con altre realtà e altri musicisti negli ultimi tre anni è stato continuo. Qualcosa di anche più fisico del download. Di più umano, se vogliamo.

Cosa intendete per "impegno sul territorio"?
Parallelamente al produrre musica, organizziamo attività al ChioggiaLab. E' un piccolo spazio che autogestiamo assieme ad altre persone e che è riuscito, negli ultimi tre anni, a far passare un'idea di cultura completamente diversa da quella che si respira in città. Siamo riusciti a fare veramente tanto. In tempi non sospetti hanno suonato nomi come Le lucidella centrale elettrica, Beatrice Antolini, abbiamo ospitato personaggi come Scott McLoud e David Daniell. Inoltre Rocco da qui conduce la sua trasmissione su Radio Sherwood ogni settimana. Le opportunità di confrontare punti di vista e modi di fare sono state moltissime. E' una realtà davvero stimolante.

Sicuramente tutti questi contatti vi avranno aperto a nuove collaborazioni, da qui nascono i remix?
Per certi versi si, anche se la questione dei remix merita un discorso a parte. Siamo venuti a contatto con ogni remixer dei nostri pezzi in maniera diversa. Da un'amicizia e un interesse reciproco e naturale per gente che abita vicino e che fa cose interessanti (è il caso dei 2 Guys in Venice) all'incontro casuale ad un festival (Home Alone). La scelta è stata molto in base al gusto, abbiamo ricevuto anche altri remix interessanti, e ne continuano ad arrivare ancora. Abbiamo cercato di mettere nell'Ep le cose più diverse tra loro, ognuno ha un suo approccio personale al "rifare" la canzone...

Cambiando argomento, mi ha colpito molto questa frase tratta dalla vostra bio: "E' il soggetto che diventa rete, è la rete che fa il soggetto". Derrick de Kerckhove, famoso sociologo, afferma che fenomeni come Facebook oppure Twitter minano il concetto basilare di rete, portando all'atomizzazione dell'individuo. Ditemi la vostra.
E' certamente riduttivo parlare di queste cose così, via chat, senza la possibilità di approfondire. Si può dire, però, che l'atomizzazione degli individui è un processo che va avanti da un sacco di tempo, nato molto prima di Facebook e Twitter, prima anche del web. I social network come sono ora sono assolutamente funzionali a questo, sono figli di un'idea che mette al centro il profitto e non l'uomo. La rete dovrebbe essere un mezzo a disposizione di tutti e per tutti, a servizio di quel principio di condivisione e cooperazione di cui si parlava. Invece si tenta sempre più di controllarla (e non serve andare in Cina): il profitto deve venire prima di tutto, la gente deve rimanere davanti allo schermo ad assistere ad una realtà filtrata.

E invece sugli approcci al mondo della rete da parte del nostro Governo, come la proposta di "chiudere" Facebook per via dei gruppi che si sono formati dopo la recente aggressione al Presidente del Consiglio?
Come da prassi, si esasperano gli aspetti più superficiali per poter intervenire in maniera indisturbata su aspetti molto più pesanti. In questo periodo il file sharing e il principio di condivisione proprio della rete sono sotto un attacco pesantissimo, in Italia è stato bloccato Isohunt e lo stesso si vuole fare per PirateBay. Ma di questo nessuno parla. Uscendo poi dalla rete, le stesse dinamiche avvengono riguardo il ritorno al nucleare o alla privatizzazione dei beni comuni come l'acqua.

Oppure il ministro Brunetta che propone di tassare tutti gli oggetti dotati di memoria per pagare i diritti alla SIAE...
Brunetta vuole anche diventare sindaco di Venezia, qui sfioriamo grottesco. Parlare di SIAE, poi, è come parlare di mafia, i metodi sono esattamente gli stessi.

Ancora un paio di domande, ritorniamo a parlare del disco: l'avete registrato al Fiscer Prais, lo studio di Rico degli Uochi Toki. Come è andata?
In realtà abbiamo registrato al Natural HeadQuarters di Max Stirner, a Ferrara. Poi siamo andati a mixare e masterizzare i pezzi da Rico al Fiscer Prais. E' andata molto bene, ci siamo conosciuti ad una serata "Belli Dentro" a Marghera dove suonavamo e lui faceva da fonico agli Altro, gli abbiamo mandato le tracce e si è messo subito al lavoro. Ci è piaciuto il suo approccio, il dare un suono "pop" a un qualcosa che non nasce pop.

Ultima: immaginiamo un vocabolario tutto vostro, che significato assume per i No Seduction la parola "crisi"?
Cambiamento.

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L'articolo No Seduction - via Chat, 14-02-2010 di Giovanni Continanza è apparso su Rockit.it il 2010-02-15 00:00:00

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