Vinegar Socks - via Chat, 30-11-2009

Una vera e propria folgorazione musicale: i Vinegar Socks sbucano dal nulla con un disco che ha dell'incredibile, fatto da strumenti di legno e canzoni senza tempo. E poi colonne sonore prestigiose, etichette americane impegnate nel sociale, concerti in cucina e favole sospese tra due oceani. Nicola Bonardi chiacchiera con il violinista Paolo Petrocelli.



E' interessante che dopo avervi dipinti come un gruppo che fa musica senza tempo, ma assimilabile a quella di un medioevo mitologico... facciamo l'intervista in chat, no?
Eh, sì! E' una delle nostre caratteristiche quella di muoverci tra "tempi" diversi...

Fino a meno di un mese fa non sapevo nemmeno della vostra esistenza... da dove spuntate?
Dunque tutto ha avuto inizio nei primi mesi del 2008 con l'incontro a Roma tra me, violinista, e Jordan De Maio, il cantante e chitarrista americano. Jordan è di Providence, una città vicino Boston, vive qui a Roma da quasi cinque anni... terminati gli studi all'università in America, si era preso un periodo di vacanza prima di intraprendere il dottorato, così ha fatto un viaggio in Europa, ha girato un po', finché non è arrivato a Roma. Qui ha trovato la donna della sua vita, e non è mai più tornato in America a fare il dottorato! Jordan dall'America si era portato dietro la sua chitarra resofonica, le sue canzoni, i suoi accordi, i suoi testi, ha cercato qualcuno con cui fare musica... e ha trovato me.

Una situazione molto romantica. Tra l'altro ascoltando il disco si avverte una sensibilità molto più europea che americana, non trovi?
Assolutamente sì. Bè, Jordan è nato nel New England... una delle zone più "europee" dell'America e sicuramente molti dei suoi punti di riferimento artistici sono qui in Europa. Quello tra me e lui è stato un incontro veramente fortunato: io venivo da una formazione musicale del tutto diversa, diplomato in violino al conservatorio di Santa Cecilia, a Roma, e laureato in musicologia. Insomma, inizialmente ero molto più "accademico" ed impostato se vuoi, insieme però abbiamo condiviso due approcci alla musica differenti: quello mio "classico" e quello suo puramente "creativo". Ne è uscito un modo di lavorare alle canzoni veramente interessante e soprattutto molto attento all'arrangiamento.

In effetti ciò che si nota è il fatto che le canzoni non hanno strutture canoniche.
Abbiamo combinato una logica compositiva "classica", con quella "pop", "folk", "indie", ma devo dire, che lo abbiamo fatto con estrema naturalezza.

Stavo giusto per chiederti quanto ci fosse di studiato in questa combinazione...
La cosa che ci ha dato un grande entusiasmo è stato constatare proprio la naturalezza con cui si combinavano le nostre idee e sensibilità musicali, abbiamo cominciato a lavorare ai brani a febbraio 2008.... e a giugno 2008 eravamo già sul palco di MTV (la band era una delle finaliste di Operazione Soundwave, il programma dedicato alle band emergenti, NdR) e del Circolo degli artisti di Roma.

Trovo che, al di là di una base già di grande valore, l'inserto degli altri strumenti, in particolare del mandolino, abbia qualcosa che sta tra il geniale e il magico...
Si, in particolare in Italia, la presenza di uno strumento come il mandolino in una band "indie" è certamente originale...

A che immaginario vi rifate? Vi siete ritrovati in ciò che ho scritto del vostro disco?
Assolutamente sì! I nomi a cui ci hai accostato sono certamente giusti. Sai, molti ci domandano a quali artisti ci ispiriamo. E' come se fosse difficile definire, categorizzare la nostra musica e di questo siamo fieri… sembra veramente difficile scrivere qualcosa che non rimandi in maniera palese a qualcosa di già detto, già scritto. Jordan possiede una cultura musicale veramente ampia, che va dal blues-folk americano fino alle più importanti esperienze indie e alla musica classica. Io mi sono formato come musicista classico, ma le mie orecchie ne hanno ascoltate di tutti i colori... sono stato uno dei pochi fortunati italiani ad aver avuto l'opportunità di essere presente alla reunion dei Led Zeppelin a Londra! Insomma sembra banale, ma veramente i nostri punti di riferimento sono sparsi qua e là tra le pieghe della storia della musica.

A proposito di Led Zeppelin, che ne dici della quantità incredibile di reunion che ha caratterizzato questo decennio?
Credo siano due i motivi principali di queste reunion: il primo è l'assenza in questi anni di nuove band che riescano a coinvolgere grandi masse di ascoltatori, anche a livello culturale... Insomma i Led Zeppelin, i Beatles, i Nirvana, non sono solo canzoni... sono una vera e propria corrente culturale. Il secondo è la qualità incredibile della musica appartenente agli anni 70, 80, 90 che ha lasciato un segno profondo... la gente non vuole dimenticare quella musica.

A volte sembra che non sia più possibile dire nulla di nuovo e quindi tanto vale tornare indietro... poi uno s'imbatte nei Vinegar Socks e pensa che forse tornando indietro in un certo modo... si possa anche andare avanti.
Sai, devo dire che la principale qualità di Jordan è propria questa. Creare qualcosa di nuovo da una sensibilità musicale ispirata al passato... con strumenti fatti di legno.

Ho notato che nei testi ricorre più volte la parola "bible", c'è una componente spirituale marcata nelle liriche di Jordan? Di cosa trattano generalmente?
Jordan cura moltissimo la scrittura dei testi. Le canzoni dei Vinegar Socks sono fortemente legate al vissuto del cantante. "Bible" ricorre spesso, hai ragione... in alcuni brani si parla di religione e di tematiche sociali, ma non vi è alcun tipo di denuncia ideologica, non in maniera dichiarata almeno. I testi spesso sono favole... favole realmente vissute tra due oceani.

Tornando al discorso di prima, sulla musica nuova suonata con strumenti "vecchi", mi torna in mente un aneddoto di Paolo Benvegnù ai tempi degli Scisma. Raccontava che, dovendo esibirsi con i Venus in Francia, restò di sasso vedendoli fare le prove tra di loro in una stanza d'abergo e capì di aver sbagliato tutto, vista la quantità di macchinari, campionatori e simili di cui gli Scisma si servivano: i Venus con contrabbasso, violino e chitarra erano decisamente più potenti.
Noi non proviamo mai in saletta o in posti insonorizzati e ti assicuro che viviamo un suono più travolgente proprio quando proviamo nella cucina del casale di Jordan, piuttosto che quando inseriamo i jack ai nostri strumenti per esibirci live.

Tra l'altro avete una formula esportabilissima: un cantante madrelingua inglese e una musica che può essere apprezzata ovunque e in qualsiasi contesto.
Puntiamo molto su questo...

Siete autoprodotti ma avete anche una distribuzione americana, giusto?
Siamo distribuiti in America dalla Grinding Tapes Records di Boston. In qualche modo la musica che abbiamo creato è tornata così nel luogo dove era nata. Stiamo cominciando a fissare le prime date europee e stiamo progettando un tour in USA per l'estate 2010.

Com'è nato il contatto con Grinding Tapes?
Durante questi mesi abbiamo ricevuto alcune proposte da etichette indipendenti italiane e straniere ma nessuna di queste ci ha convinto. Volevamo legare il nostro nome ad un'etichetta "onesta", che davvero condividesse lo stesso nostro approccio artistico. Grinding Tapes si è dimostrata per questo primo disco il "partner" ideale: gli artisti del loro roster sono sicuramente vicini al nostro mondo musicale. Ci hanno dato un piccolo contributo utile alla produzione del cd e poi hanno questa cosa molto carina: danno la possibilità alle loro band di decidere un'associazione o fondazione a cui devolvere un dollaro per ogni cd venduto. Noi abbiamo deciso di devolvere il "nostro" dollaro alla Sacco e Vanzetti Foundation di Boston (fondazione che si impegna a stanziare borse di studio per chi si occupa di repressione politica, diritti civili, immigrazione e altre tematiche, NdR). Altra nota di merito è che stampano tutti i loro album con materiali riciclati. Non sono la solita etichetta che chiede soldi alle band per pubblicare un album a cui non sono artisticamente interessati...

Dimmi della copertina meravigliosa che correda il cd, è anch'essa fuori dal tempo, sembra fatta per il vinile...
La copertina è il frutto del lavoro di un nostro amico grafico bravissimo, Daniele Catalli, e del suo Piri Piri Atelier. Per quanto riguarda il vinile, effettivamente ci abbiamo pensato, stiamo valutando per il prossimo futuro la possibilità di incidere una perfomance live, in un contesto particolare, e stamparla su vinile in poche copie.

I Vinegar Socks siete solo tu e Jordan?
Si, gli altri due ragazzi che ci hanno affiancato fino a settembre, hanno collaborato con noi in occasione dei primi concerti e hanno partecipato alla registrazione del cd. Ora abbiamo deciso di proseguire come duo, a cui affianchiamo un contrabbassista (al momento Matteo Locasciulli, figlio del cantautore Mimmo Locasciulli) e in base alle occasioni, pensiamo di aggiungere occasionalmente un percussionista/polistrumentista.

Mi piacerebbe farvi suonare nel mio salotto. Fate house concerts?
Adoriamo fare house concerts. Cercheremo sempre più contesti "intimi": come puoi ben immaginare la nostra musica si presta molto ad essere suonata in situazioni "domestiche".

Certo, anche se non ho difficoltà ad immaginarvi accompagnati da un'intera orchestra...
Tra i nostri desideri infatti c'è anche quello di fare un concerto accompagnati da una piccola orchestra da camera, vedremo. Per ora abbiamo partecipato alla colonna sonora del film "Dieci Inverni", che sarà al cinema dal 10 dicembre, contiene anche due brani di Vinicio Capossela... puoi ben immaginare quanto siamo onorati nel condividere con lui questo progetto. Rai Trade ha pubblicato il cd della colonna sonora, che uscirà in concomitanza con il film. Porteremo avanti la collaborazione con produzioni cinematografiche e teatrali, crediamo molto nella capacità delle nostre musiche di accompagnare le immagini di un film o la recitazione in genere. Il 15 gennaio faremo un grande concerto al Circolo degli artisti di Roma per presentare ufficialmente il disco e poi saremo impegnati in una serie di concerti in Italia e Europa.

Toglimi un'ultima stupidissima curiosità: che cosa significa Vinegar Socks? Calzini d'aceto?
Il nome è nato casualmente. Avevamo da poco fondato il gruppo, dovevamo decidere come chiamarci. Jordan chiese consiglio alla sua compagna. Lei disse: "Bè, tu hai sempre i calzini bucati... chiamatevi calzini bucati!". Lui non era molto convinto, gli piaceva però la parola calzini "Socks", ha aperto a caso un libro di poesie che aveva vicino a sé, ha puntato il dito e la prima parola che ha incontrato è stata "vinegar"… da lì "Vinegar Socks". La cosa divertente è che in un secondo momento abbiamo scoperto che i calzini all'aceto sono un antico rimedio popolare contro la febbre. Imbevi i calzini di aceto e poi l'indossi… dicono faccia passare la febbre. Noi però non ci abbiamo ancora mai provato.

---
L'articolo Vinegar Socks - via Chat, 30-11-2009 di Nicola Bonardi è apparso su Rockit.it il 2009-12-09 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia