Ten Dogs - via Mail, 07-10-2010

Perchè le canzoni stiano in piedi con solo pochi accordi, una voce e un chitarra - piccola o grande a seconda dei casi - ci vuole un talento del tutto particolare. E non solo, un immaginario, un panorama da guardare, tanto meglio se è un lago che bagna diversi paesini della provinicia biellese. Ten Dogs è cresciuto in uno di questi, ha imparato a scrivere storie d'amore, e pian piano si è schiarito le idee su cosa vuol dire essere un cantautore. Uno dei più promettenti, aggiungiamo noi.



Affidabile come dieci cani messi insieme: così descrivi Ten Dogs, alter/ego musicale e compagno fedele. Perché la parola fiducia fa da biglietto da visita alla tua presentazione?
L´immaginario del cane è nato per caso un giorno in macchina. All'inizo aveva a che fare con il senso di arrabattato, sudicio e randagio che sentivo essere presente nel progetto, dovuto alla scelta di strumenti cheap e facilmente trasportabili. Poi, dopo qualche mese, mi sono accorto che forse questi dieci cani erano usciti spontaneamente come simbolo di affidabilità, legata alla tematica della canzone d'amore, la più frequentata nei miei testi. Fedeltà dei cani, e calci in culo inaspettati dai padroni.

Le suggestioni del Lago (il Viverone) e il tè alle erbe a riempire i pomeriggi. Il quotidiano che diventa ispirazione o un immaginario costruito intorno al progetto musicale?
Costruito no. Nella mia casa vicino al lago si possono trovare delle tisane memorabili e passare dei pomeriggi incredibili. Non esiste un vero confine tra l'immaginario e la realtà. È la condanna dei cantautori, dello scrivere usando la prima persona intendo, e di raccontare cose che potrebbero benissimo essere successe. Ma anche no.

Quando arriva Ten Dogs? Nasci come batterista "heavy" e lentamente arrivi alla musica gentile o quest'ultima fa parte di un'evoluzione naturale dei tuoi ascolti?
Suono la batteria da quando ho 12 anni, e ne ho passati almeno la metà a cercare di suonare la doppia cassa più veloce che potevo e sui tempi più dispari possibili. Poi ho suonato altri generi più tranquilli per un po', finché ho capito che non mi andava più di stare in un gruppo. La chitarra già la suonavo per imitazione di certi miei amici e compagni di classe diplomati in classica al conservatorio. L'evoluzione progressiva c'è sempre e per forza, ma credo che, per quanto riguarda le cose da fare in musica, valgano anche le scelte decise e veloci, per non parlare dei tagli netti.  

Ci sei tu e c'è Andrea Suriani (My Awesome Mixtape) che produce questo lavoro e ti fa da alchimista dei suoni. Siete amici sul serio o l'incontro nasce sul piano puramente professionale?
Suri è il mio vicino di casa da sempre. A 6 anni giocavamo con i Lego, a 12 sui Rollerblade e a 18 lui si è comprato una scheda audio per registrare. Ten Dogs non sarebbe quello che è senza di lui. Io faccio la spesa e scelgo gli ingredienti, lui li dosa e decide il tempo di cottura. 

Belle & Sebastian e K Records sono due riferimenti musicali che per attitudine e mood ti stanno bene addosso?
Alla grande. B&S tutta la vita... melodia, melodia e stop. K Records anche, mi piace l'attitudine casereccia e la fissa per la loro cittadina Olympia, che mi sa che inconsciamente ho mutuato e reinterpretato anche io con l'attenzione per il mio paesino e il lago. Ma il lo-fi, in generale, come scelta da sfigati a prescindere no. Se posso registrare con un Neve e un U87 (preamplificatori e microfoni professionali, NdR) perché devo usare il microfono del pc? 

Da dove arriva "Next Year"?
Dalla chitarra classica che ho preso in prestito da mio cognato 4 anni fa e mai restituita. Il testo dalla voglia di andarmene da dove sto. Anche se ora sono in fase regressiva da qualche mese e mi godo l'autunno che arriva in Piemonte. 

"Girl Who Must Be Loved": esortazione, desiderio o rammarico?
La canzone è nata come un'esortazione. Poi è diventata un desiderio e poco dopo un rammarico, tristissimo e doloroso. Adesso è soltanto una canzone che mi piace ancora molto.

Credi che sia oggi possibile la nascita di un new acustic movement all'italiana? Penso a te, a nomi tutelari come Bob Corn e giovani promesse come Brown and the leaves. A legarvi non credo ci sia solo una chitarra acustica appesa al collo ma un rispetto, una fascinazione territoriale non consueta....
Può darsi. Credo che il punto su cui ruotano questi progetti sia la scelta dell'individualità come campo da esplorare per un'espressione artistica compiuta. La differenza più grande per me sta nella scelta tra partecipare ad un'esperienza comune, suonare in un gruppo, o invece fare da soli. Poi sulle scelte che spingono ognuno a capire gli strumenti da usare, l'immaginario e le sonorità da costruire e i testi da scrivere, non posso dire molto. Io ho un'idea piuttosto precisa di quello che deve essere Ten Dogs, ma non saprei se esiste davvero una visione comune e generalizzata.  

 Cosa fa Roberto quando non suona l'ukulele?
Dà ripetizioni di greco e latino, sta alla reception di un hotel, scrive la tesi, va ai concerti e salta la corda per tenersi in forma. Oltre ovviamente a bere il tè e le tisane.  

Quando arriverà il primo long-playing e cosa troveremo dentro?
Arriverà spero a gennaio o febbraio 2011 e ci saranno dentro 10 canzoni completamente inedite.  

Dove ti piacerebbe suonare fuori e dentro l'Italia e con chi vorresti dividere il palco nel prossimo futuro?
Mi piacerebbe suonare in posti piccoli dove la gente sta seduta e mi ascolta. Ma anche diventare cosí bravo a reggere il palco da spettinare una folla inferocita con soltanto l'ukulele e la batteria elettronica. E andare in tour con gli Herman Dune.  

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L'articolo Ten Dogs - via Mail, 07-10-2010 di Ester Apa è apparso su Rockit.it il 2010-10-07 00:00:00

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