Le man avec les lunettes - via Skype, 20-08-2008

(Il gruppo al completo - Foto di Marco Becker)

Il primo ottobre uscirà per MyHoney e Zahr Records "Plaskaplaskabombelibom", il loro nuovo album di inediti. I Le Man Avec Les Lunettes sono cresciuti: formazione allargata e una maggiore esperienza accumulata macinando chilometri in tutta Europa. E tanti progetti all'orizzonte. Sara Scheggia ha intervistato Alessandro Paderno e Fabio Benni.



Nuovo disco e famiglia allargata. Quanti siete ora?
Fabio: Sei. Dalla formazione originaria di due persone, io e Ale, abbiamo coinvolto altri musicisti: una violoncellista, una chitarrista che suona anche la fisarmonica, un bassista e un batterista. Nei lavori precedenti eravamo io, Ale e un terzo componente che ora non c’è più. Questa è la formazione che ha partecipato alla stesura del lavoro: è stata un’esigenza, ora riusciamo a riproporre i brani più fedelmente di quanto facessimo in passato. Insomma, adesso ci si ritrova in tanti nel furgone.

Lavoro, peraltro, registrato in assoluta autonomia…
F: Sì, abbiamo registrato e mixato tutto da soli nell'arco di due anni, utilizzando i ritagli di tempo libero, in due-tre studi. Un’uscita abbastanza sofferta, abbiamo dovuto sospendere più volte i lavori, riiniziarli, e nel frattempo giravamo l’Italia col tour precedente. Poi ci siamo dati una mossa e siamo riusciti a completarlo… cos’era, oggi? Ieri?

Tra un po’ farete delle date in Norvegia. Avete già girato vari festival e città tra Svezia e nord Europa. Merito dei contatti personali?
A: A settembre faremo un festival a Bergen, poi Oslo e un’altra città: cinque giorni, tre concerti. Nel 2005 abbiamo fatto l’Emmaboda, e un paio di mesi fa abbiamo girato Germania, Francia, Danimarca, Svezia… ci muoviamo.

F: Il lavoro è tutto di Alessandro, dei contatti che ha. Lui è un po’ il procuratore.

A: Più che altro amici con cui abbiamo suonato, o che abbiamo ospitato quando erano in tour in Italia. Ci si scambia un po’ i favori.

Com’è suonare in nord Europa?
F: Pagano poco…

Come in Italia, allora…
A: Molto meno! L’Italia è un paradiso in confronto! Chiaramente siamo sconosciuti, la gente non sa chi si trova davanti. Ma è una bella soddisfazione. Nei festival il fatto che ci siano tanti gruppi permette di avere un grosso pubblico, Emmaboda per esempio fa 3-5mila persone. Facendo un tour hai serate che sono solo tue, ma non avendo avuto promozione in Europa la gente del locale si trovava questa band italiana, senza conoscerla. Il prossimo tour estero sarà con un booking e con una promozione fatta un po’ come la si fa in Italia, su webzine, riviste, etc. Comunque stupisce che ci sia tanta gente attenta e interessata, anche ad una band che viene da lontano…
F: Seimila chilometri in dieci giorni, robetta. Spesso ci accoglievano con dei piccoli catering, pensavano più che altro a rifocillarci piuttosto che a mettere sul palco gli amplificatori. Hanno una testa diversa. Prima a posto col cibo, c’è tempo per montare tutto... Insomma, non si scandiscono molto le tempistiche come da noi.

Però ora la girerete un po’, l’Italia…
F: Il disco dovrebbe uscire il 1 ottobre, una co-produzione di My Honey e Zahr Records. Poi sì, inizieremo a girare per un paio di mesi qui. Per l’estero si vedrà, abbiamo dei contatti, forse tra la fine dell’anno e inizio 2009 ci saranno altre stampe.

Nelle recensioni sui vostri lavori avete mai trovato qualche accostamento musicale, magari ricorrente, che vi dà fastidio? Qualche paragone scomodo?
A: Direi di no: citano sempre delle band molto valide, quindi nessun fastidio. Poi il fatto che ci azzecchino è un’altra cosa. Chiaro, se devi descrivere un disco devi dare riferimenti conosciuti, e ad ognuno possiamo ricordare qualcosa. I Beatles sicuramente, oppure citano spesso i Granddaddy: Fabio li ascolta, io credo di aver ascoltato un solo loro pezzo.

F: O i Flaming Lips, che io non ho mai ascoltato e che, invece, Ale conosce molto bene.

A: Una volta ci hanno paragonato ad un gruppo italiano piccolo, come noi, non mi ricordo chi fossero. Quello mi aveva fatto un po’ ridere, non era esattamente la coordinata di riferimento!

E per quando riguarda la classificazione di generi e sottogeneri? Pop, indie-pop, twee… vi ci ritrovate?
F: Non mi chiedo molto in che genere rientriamo. Fai canzoni come se facessi torte: le fai, se sono buone bene, altrimenti fanno schifo. Non mi alzo la mattina e dico “voglio fare una bella canzone twee”!

Come lavorate per la stesura delle canzoni?
F: Si parte separati. Poi ci scambiamo un semplice provino e ci si lavora insieme in studio, aggiungendo piccoli pezzi e creando il vestito della canzone. Tante volte per pigrizia ce li scambiamo via mail.

Vale anche per i testi?
A: Di solito la gran parte dei testi li scrive Fabio. A me capita di proporre solo musica, o qualche parola, qualche linea. Poi completiamo.

F: A volte ci siamo trovati in due a farli, con un vocabolario in mano.

Avete mai pensato di scriverli in italiano?
F: Io no.

A: Esiste solo un pezzo dei LMALL in italiano, che è su una cassetta, ma è stato un po’ per gioco.

F: Lì diciamo solo due parole in italiano, è come un mantra. Non so se vale.

Cassette, revival vintage, lo-fi.
A: Prossimamente usciremo con una nuova etichetta americana su cassetta, la Foxpop. Un anno fa avevano detto che non le avrebbero più prodotte, in realtà ho letto girando su alcuni blog che le cassette negli Stati Uniti sono diventate un business per le persone che sono in prigione, per esempio. Comunque, qualsiasi formato è interessante: sarebbe noioso stampare tutto su cd, sempre tutto uguale.

F: Noi poi ci siamo dati da fare tra vinili, trasparenti, cassettine… roba strana. E prima o poi ci si ritorna a quei formati.

Beh, qualcosa ci si dovrà pur inventare per cercare di vendere qualcosa…
F: L’importante è che la musica circoli. Che sia su iTunes o sul vinile, fa poca differenza.

A: Soprattutto per un gruppo come il nostro: non dobbiamo e non ci vogliamo vivere, facciamo musica per il piacere di farla. Tutte le modalità con cui il pubblico viene in contatto con noi non possono che farci piacere.

Mi pronunciate esattamente il nome del disco?
A: Proprio come si legge: Plaskaplaskabomebelibom.

Ha un significato? In che lingua è?
A: Sulla copertina del disco è spiegato. Stavo parlando in chat con un’amica norvegese che mi descriveva il suono della pioggia. A Bergen stava piovendo, mi ha scritto che faceva “più o meno cosi”. Usavo quella parola come nickname su msn e Fabio, vedendola, l’ha proposta come titolo del disco. Un onomatopeico, una parola inventata per descrivere un suono.

C’è, però, un titolo strano (“Se På Stjärnorna”). Altro onomatopeico?
A: No, quello è in svedese. Vuol dire “guarda le stelle”.

F: Una delle due frasi che Ale sa in svedese…
A: E’ anche per le quattro date fatte con le Rough Bunnies, queste due cugine svedesi. In furgone ci insegnavamo a vicenda parole in italiano e nella loro lingua. Con loro abbiamo poi fatto un split, uscito nel 2006 e promosso con quel tour. Le avevamo conosciute a Emmaboda, e ne eravamo rimasti impressionati.

Ricordo un video del precedente disco, “Agin Again”, molto particolare. Ce ne sono altri in cantiere per le nuove canzoni?
A: L’idea c’è, ma non sappiamo ancora di quale. Probabilmente lavoreremo ancora assieme a Luca Lumaca, che è proprio quello che ha curato “Agin Again”, usando la termografia.

F: Già, ha usato una telecamera stranissima che costa un patrimonio e che serve a misurare la quantità di calore. Viene usata anche per alcune materie scientifiche, è molto strana. Lo abbiamo girato in poche ore, proprio a casa sua.

A: Ci fidiamo di Luca, all’ultimo momento tirerà fuori qualche idea realizzando in tempi rapidi. Per ora, però, ancora non sappiamo nulla.

In una canzone dell’album si capta qualcosa come “ho messo i piedi sulla maglietta di un mio amico”. Di cosa parlano i vostri testi?
A: In quel caso lì, non è una cosa successa davvero! In generale, sono immagini: magari ti ricordi qualcosa dopo un po’ di tempo e nella tua testa la realtà cambia. Oppure nello scrivere il testo, per far suonare bene le parole, alla fine ti vengono frasi come queste. Immagini inventate, tutto qua. Non evocano qualcosa in particolare. Tra l’altro è uno dei pochi pezzi che ho scritto io, per i testi devi chiedere a Fabio!

F: Sono quasi sempre frutto del caso, di immagini o situazioni. Poi mescoli, rimescoli e saltano fuori delle cose apparentemente casuali, ma se te li rileggi ti fanno ricordare cose passate, almeno a chi li scrive.

Questo disco è sicuramente più “pieno” e più curato. Complesso, e più pulito. Voi che ne dite?
F: Sono intervenute altre persone, ed è stato un valore aggiunto. Poi ci teniamo a variare molto, soprattutto sulle voci: arrivi ad un livello che vuoi risentirti sempre in maniera diversa. Non ci piace usare sempre i soliti strumenti, vogliamo sempre non ripetere i suoni, magari usare microfonazioni un po’ strane. Arrangiare i pezzi in maniera meno banale possibile è quello che ci interessa e ci piace fare.

A: C’è una coerenza di fondo che nell’altro lavoro non c’era. Lì avevamo messo insieme dei pezzi usciti su diversi dischi, ora il ragionamento è diverso. Trovare un filo conduttore che però non renda le canzoni sempre uguali se stesse. Alla fine è il primo album vero e completo che facciamo.

Abbiamo parlato di estero, soprattutto di Svezia. Collaborazioni italiane, invece?
A: Sul disco c’è un pezzo cantato tutto da Francesca Amati dei Comaneci. In un altro pezzo invece c’è Ilaria degli A Toys Orchestra. Alla tromba, poi, c’è Alessandro dei My Awesome Mixtape. Sono band che apprezziamo molto, e siamo molto contenti che abbiano partecipato al disco. Direi che le collaborazioni italiane ci sono, eccome.

F: Chi non ha suonato ci ha fatto la copertina: tutto il lavoro di grafica è dei Tiger Tiger!, foto e copertina del disco

Bene. Oltre al disco e al tour, altre news?
A: E’ tutto ancora in divenire. Per ora abbiamo altre uscite al di là di “Plaskaplaskabomebelibom”: il 26 agosto esce un’altra raccolta per un’etichetta americana, la Series Two Records, con materiale vecchio e anche uno dei pezzi nuovi. Dentro al cd forse inseriremo un buono sconto per il disco che uscirà in Italia. Poi la compilation su cassetta per la FoxPop. Infine, una fanzine spagnola, El Planeta Amarillo, inserirà un nostro pezzo in un cd allegato, insieme ad una nostra intervista.

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L'articolo Le man avec les lunettes - via Skype, 20-08-2008 di Sara Scheggia è apparso su Rockit.it il 2008-09-01 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • enver 16 anni fa Rispondi

    candidi e generosi. azionisti di maggioranza.
    e disco arbre magique.