Le band, un po’ come gli amori cantati da Antonello Venditti, a volte non finiscono ma "fanno dei giri immensi e poi ritornano". Prendete i The Visionaire, gruppo che dal 2021 è disperso nella periferia veronese ma "con un tallone d’Achille nella Berlino Ovest", luogo che ha tra l'altro ispirato il suo stesso nome, preso in prestito dal noto locale Der Visionaere.
Un gruppo che conta tra le proprie fila cinque (non più giovanissimi) ragazzi, nati tra le metà degli anni ’70 e la decade successiva: tre di loro, Sebastiano Meneghini, Marco Magnabosco e Alessandro Monaco sono originari di Soave, mentre Andrea Castagna e Zeno Camponogara vengono da Verona. Un gruppo di amici, tutti con un lavoro, extra-musicale, totalmente opposto che cercano di lasciare ogni volta fuori dalla sala prove, nel tentativo di ricreare quel piccolo universo musicale, da loro definito come "una semplice, sincera, onesta e vissuta introspettiva ricerca creativa, foce di una confessionale ammissione di sbagli e desideri".
Una caccia senza sosta, alla ricerca della giusta ispirazione per nuovi pezzi, spintasi anche al di fuori dei confini italiani. Fra loro c’è chi ha sentito il bisogno di allontanarsi da casa. Marco è infatti volato a Berlino Ovest, inviando segnali come se trasmettesse da una torre di controllo — o, come dicono loro, "da un'antenna" — che gli altri hanno poi decodificato in brani, testi, idee.
E questa permeabilità agli stimoli offerti dal mondo che li circonda è legata a doppio filo con le strade diverse che ognuno di loro ha imboccato per arrivare alla musica: chi grazie ai vinili dei genitori, chi imbracciando la prima chitarra dopo un rapporto fallimentare con il flauto alle medie, chi ritrovandosi al basso per necessità, chi passando dal pianoforte all’elettronica e chi ereditando una batteria. "Suoniamo tutti dai nostri ricordi più belli", raccontano.
In periferia, si sa, è facile fare conoscenze tra ragazzi. E infatti i The Visionaire si incrociano da giovanissimi, perdendosi tra vari progetti paralleli per poi ritrovarsi solo più tardi, quando i rispettivi percorsi tornano a convergere. Una stabilità, raggiunta proprio nel 2025 e concretizzata da un disco previsto per l'anno prossimo, prodotto da NOS Records Label e attualmente in lavorazione presso i Dirty Sound Studio di Verona.

Ad ogni modo, qualcosa è già arrivato: un EP uscito nella seconda metà del 2022 che si intitola Pictures e due singoli, 24 Minutes(2022) e Actress (2023), entrambi accompagnati dai videoclip del fotografo Luigi Miano. Una prima prova sulla media distanza frutto dell'unione di cinque fotografie di vita e momenti sospesi, mentre i singoli successivi proseguono questo filo rosso fatto di salvezza, abbandoni, dipendenze, ripartenze, spazi vissuti. "Tutti pecchiamo - ci spiega la band - e il desiderio di ciò che ci attira ci riporta sempre davanti a quel fuoco: più proviamo a spegnerlo, più ci coinvolge".
Definire il loro suono è complesso, perché - dicono - "in una band ci sono tante teste", ma se proprio bisogna trovare un punto comune, questo sta tra new wave, post-punk ed elettronica anni 2000. Di certo, il loro forte non è parlare o incasellare la loro musica in compartimenti stagni che rispondono al nome di generi. "Dare troppe spiegazioni - ci dicono - è limitante e l’arte non ha bisogno di questo”. Preferiscono parlare di sensazioni più che di significati, di spunti riflessivi che cambiano a seconda dell’ascoltatore, di quella libertà che fa sì che "un live possa essere stato fantastico mentre per gli altri un disastro, eppure eravamo sullo stesso palco nello stesso momento".
Il futuro che attende i The Visionaire ha due direzioni molto chiare. La prima è sicuramente un cambio di lingua. "Nei prossimi lavori canteremo in italiano, per far entrare di più gli ascoltatori nei nostri testi". Uno dei brani del nuovo album - che potrebbe intitolarsi Calling Myself - sarà già in italiano. L'obiettivo, nonostante il disco sia in lavorazione e i titoli ancora materia da sala prove, è fissato.
La seconda direttrice è la dimensione live, quella che alla fine tiene in piedi tutto. "Il contatto con il reale - sottolinea il gruppo - è di base quello che non ti fa smettere". Da qui nasce Base Balera, la rassegna che i The Visionaire hanno iniziato a organizzare in un locale della loro zona, un tempo vera balera, trasformando i suoi sotterranei in una piccola sala concerti. Proprio lì ospitano amici e artisti — tra gli altri Futura Dischi, Scissor Saladd e Dischi Sotterranei — in un circuito che cresce appuntamento dopo appuntamento. "Forse potevamo avere idee migliori, ma queste sono le nostre. E credo continueremo a girarci intorno".
Perché, in fin dei conti, quello che chi vive la musica deve fare è non smettere mai di girare, non smettere di tornare. Come i membri di una band che scompaiono, cambiano rotta, lanciano segnali a distanza e poi si ritrovano, ancora una volta, nella stessa stanza a suonare insieme.
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L'articolo The Visionaire: ritorni necessari da Berlino Ovest di Luca Barenghi è apparso su Rockit.it il 2025-11-24 23:07:00

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