Zukar: il successo della trap è un post sbornia

E riprendersi non è facile, soprattutto se sei giovane: dopo il botto bisogna fare i conti col domani e saper andare avanti. In un mercato in evoluzione, le riflessioni della manager di Marra, Fibra e Madame a 5 anni dal libro “RAP, Una storia italiana”. In un’edizione aggiornata che riparte dal '16

Zukar Rollup © Giovanni Gastel
Zukar Rollup © Giovanni Gastel
25/06/2021 - 16:00 Scritto da Carlotta Fiandaca

Sono passati cinque anni dall'uscita di RAP, Una storia italiana, il libro con cui Paola Zukar ripercorre la storia del rap nel nostro Paese. Presente sulla scena dagli anni '90, "la signora del rap" collabora con le più grandi case discografiche e fonda nel 1984 la Big Picture Management, agenzia che produce Fabri Fibra, Marracash, Clementino, Kina, Madame e altri. Nel 2018 fonda TRX Radio, la prima app radio dedicata esclusivamente al rap.

È da poco uscita una nuova edizione del libro (edita da Baldini+Castoldi), ampliata e aggiornata con una cinquantina di pagine in più. Per raccontare l'esplosione della trap in Italia e cosa è successo nel rap dal 2016 a oggi. L'abbiamo intervistata per rileggere insieme alcuni passaggi importanti di questa storia.

Paola Zukar - 2017 - foto di Cosimo Nesca per Rockit.it
Paola Zukar - 2017 - foto di Cosimo Nesca per Rockit.it

Come mai la scelta di approfondire l'avvento e l'affermazione della trap in Italia? 

RAP, Una storia italiana si proponeva di raccontare il percorso del rap in Italia, dall'underground al mainstream. Pensavo nel 2016 di aver detto tutto quello che avevo da dire: il libro mi sembrava completo. Poi, nel 2016/2017 è successo di tutto. Più volte, in questi anni, ho pensato: "Cavolo, ho consegnato le bozze proprio quando stava esplodendo la trap". Nel libro mancava Sfera, Ghali, Charlie Charles, la DPG: una parte importantissima su cui non potevo sorvolare. Complice la pandemia ho pensato fosse doveroso aggiornare questa storia. Per raccontare in maniera più completa possibile il percorso del rap fino al raggiungimento del mainstream, e della trap fino alle sue vette. Adesso mi sembra che siamo in un periodo di stallo (finalmente!) e in teoria dovrei aver raccontato quasi tutto.

C'è un capitolo in cui parli delle giovanissime star di oggi, vulnerabili e fragili. Dai tour annullati da attacchi di panico e malattie psicosomatiche, alle tragiche morti di giovani trapper americani. Cosa sta succedendo?

Oggi puoi imparare molto di più e molto più in fretta. I ragazzi hanno a disposizione un'infinità di strumenti. È tutto nel palmo della mano. Ad esempio, i tutorial su YouTube: qualunque tipo di formazione (seppur semplice) la puoi ricavare dal web, se sai cercare. La tecnologia, le start up e tutto il resto ovviamente ha portato a un cambiamento culturale. Nel caso dei giovani, succede che i ragazzi si pongano l'obiettivo di arrivare in alto, raccolgano tutti gli strumenti per fare il botto, e magari ci riescono. Ma nessuno si chiede come fare a durare nel tempo. E per riuscirci non bastano le conoscenze apprese con i tutorial o su internet. Questo crea frustrazione.

Copertina del libro RAP, Una storia italiana di Paola Zukar
Copertina del libro RAP, Una storia italiana di Paola Zukar

I giovani arrivano impreparati al successo?

Esatto. Tutti siamo arrivati impreparati al successo, tutti arrivano impreparati al successo. Solo che se sei un po' più grande e hai più strumenti emotivi per gestire questa cosa, allora riesci in qualche modo a sopravvivere. Non bastano la conoscenza, le skills, la capacità di andare avanti. Serve molto di più. Essere così, senza pelle, ancora acerbi e arrivare a quella esposizione (anche sui social), è veramente difficile da gestire.

Ti piace la trap?

Alcune cose mi piacciono molto. Tha Supreme, ad esempio, anche se lui parla ovviamente e chiaramente alla propria generazione. Della trap colgo l'approccio musicale, ma per il resto sono tagliata fuori da quel tipo di malinconia chiusa in cameretta. O da quel tipo di lusso sfrenato, talvolta fasullo. Perchè il mercato italiano non conosce quel lusso lì, può solo imitarlo. Poi, c'è differenza di mercato tra la trap americana e quella italiana: parliamo di un paio di zeri in più, almeno. A volte anche di più, se pensiamo ai trapper centro-sudamericani.

Quanto è grande il mercato della trap in Italia?

Il mercato italiano è davvero piccolo. E quel lusso che vedi non so quanto sia "affittato", fake, una via di mezzo, oppure se spendano davvero tutti i soldi che hanno in quello, senza pensare troppo al domani. Anche quest'aspetto mi sembra un chiaro esempio di superficialità immediata. Che prima o poi dovrà fare i conti col domani.

Paola Zukar e Carlotta Fiandaca - 2017 - foto di Cosimo Nesca per Rockit.it
Paola Zukar e Carlotta Fiandaca - 2017 - foto di Cosimo Nesca per Rockit.it

Che fine farà la "Boutique Trap", come la definisce Marracash?

Non so che tipo di sviluppo potrà avere un modo di pensare di questo tipo, che comunque non appartiene solo alla trap. Sembra che alcuni personaggi esistano per riempire i social media e basta. Se non ci fossero quelli, forse tanti esempi non esisterebbero, ma è un modo inutile di porsi. E dopo un po' è fine a se stesso. Però, ok: l'esposizione del lusso estremo fa capire agli altri che ce l'hai fatta, bene. E quindi? Ora che si fa raga?

Oggi in Italia il rap è l'unico ascensore sociale pulito insieme al calcio secondo te? E la scuola allora, ancora niente?

Oggi la scuola è ancora peggio del 2016. La pandemia ha mostrato l'assenza di preparazione (non di tutti, ma di molti), l'incapacità di adattarsi ai cambiamenti e quella di capire i ragazzi. I professori sono lì per insegnare, far crescere gli alunni, ma non c'è un gran rapporto tra di loro. Se un professore ha sette, otto rimandati per classe, se ti parlano per minacce, non va bene. Uno dovrebbe farsi delle domande. Bisognerebbe sostituire il concetto di punizione con quello di educazione nel vero senso del termine. Sono contenta perché tanti professori usano il rap a scuola, è una cosa che mi piace moltissimo e che faccio volentieri.

Vieni contattata da professori e studenti per tenere delle lezioni a scuola?

Sì, è bellissimo. Mi ha chiamato un liceo scientifico di Messina, la mia scuola di Genova (ragioneria e turistico, ndr) e altre scuole. Del nord, del centro, del sud. Il confronto con i ragazzi è d'ispirazione per me e le loro domande sono sempre intelligenti e coinvolgenti. Peccato non dare loro qualche strumento in più. Gli strumenti se li trovano da soli sul cellulare, ma magari poi non riescono a parlarne in classe con i professori. Perché molti insegnanti sono presi dal loro programma, (sacrosanto, per carità, ma c'è anche dell'altro). 

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Parliamo di Madame. Cosa ci dici della sua musica?

Il grande pregio di Madame è che è attenta, ma non ha timore di esprimere se stessa per come è. Mentre, spesso, tante donne hanno cercato di rimanere nel recinto e colorare dentro le righe, perché era richiesto questo. Ora è richiesto altro e Madame può essere e deve essere d'ispirazione in questo senso. Ciò che più mi appassiona del linguaggio di questa giovane artista è il fatto che sia totalmente sfaccettato, variegato, mai uguale.

Se ascolti Il mio amico, Voce e Marea ti chiedi: che c'entrano l'uno con l'altro?

Nulla, esatto. Eppure il denominatore comune è sempre lei. Questi sono sono i tre singoli più rappresentativi ed esposti di Madame. Sono diversissimi tra loro, ma le calzano tutti a pennello. Come tre vestiti: uno da lavoro, uno da sport, uno da sera. Si tratta di una caratteristica che mancava davvero nella musica femminile. Le voci italiane femminili sono molto belle, ma per il mio gusto dicono sempre troppo poco.

Per te Madame è "una rondine che non fa primavera". In che senso?

Nel senso che artiste così ne nascono veramente poche, e lei rappresenta un validissimo esempio da seguire.

Dopo Status, Vero, Squallor e altri album fortemente autoreferenziali, dopo qualche riuscitissimo esercizio di stile come Santeria, ecco la vera bellezza: "il rap adulto". Tu cosa ne pensi?

Il rap adulto è una meraviglia, senza dubbio. È un po' una chimera, qualcosa che tutti pensavano non esistesse e invece, esiste. Ci volevano solo degli artisti che potessero maturare, crescere e continuare ad avere voglia di fare questa musica. Fibra, Marra, Gué, Salmo. La cosa ancora più bella è che non si tratta solo di "rap adulto", ma "generazionale": piace anche ai ragazzini più giovani, fino a gente della mia età. E questo è un segnale davvero inedito.

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Persona di Marracash (uscito a dicembre 2019) è il disco più venduto del 2020. Perchè?

Ci sono dei motivi oggettivi per cui un album come questo sia straconsiderato. E meno male: significa che c'è ancora un gusto e la capacità di riconoscere un lavoro fatto meglio di un altro. Quel disco è profondo, intelligente, sincero, spontaneo. Oggi il mercato è aperto e tutti possono partecipare, ognuno con quel che ha: chi con la sua cazzata, chi con la sua roba filosofica, chi con la sua roba peso. C'è lo streaming e ognuno può scegliere quello che vuole ascoltare. Io sono davvero felice che un album come Persona sia stato premiato.

Come vedi il futuro del music business, tra streaming e musica live?

Lo streaming si è rafforzato. C'è voglia di ascoltare musica sempre e ovunque, ma alla fine c'è e ci sarà sempre bisogno di vedere e sentire quella musica live. I live streaming durante la pandemia sono stati simpatici, ma non c'è quella magia, non c'è sabba, la calca, la massa, quell'urlo che genera il concerto dal vivo. Che non è altro che il motivo per cui sono tutti lì. La cosa bella è proprio essere lì tutti insieme, all'unisono, in quel momento. A capire e condividere quel tipo di musica.

Quanto alle edizioni?

Le edizioni, invece, sono un vero e proprio asset (come si dice anche in finanza). Tant'è che sono entrati tantissimi player per acquisire cataloghi ed edizioni. Si tratta di un bene duraturo, come l'oro: se tu hai un'edizione di Springsteen, ad esempio di Born To Be Wild (ma anche di Born To Be Wild degli Steppenwolf) hai un asset. Un bene che non deperirà mai. Ci sono tanti investimenti in questo momento su quelle canzoni semi eterne. È un filone interessante e il copyright sta resistendo: se questo bene è frutto del mio ingegno, devo essere rimunerato oltre che riconosciuto.

Come sarà il mondo della musica, in generale?

Sarà un mondo molto interessante, e speriamo che altre questioni (che in questo momento stanno galoppando a mille) non distolgano l'attenzione: c'è corruzione, non c'è identità politica, c'è una vena di follia nel mondo che spaventa e la musica è un bene che può aiutare. Ma va gestito con amore, va tutelato come tutte le bellezze, come un patrimonio prezioso per tutti.

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TRX Radio nasce nel 2018. La pandemia ha cambiato i vostri piani?

TRX era un esperimento, e come tale ha subito molto tutto quello che è successo. Pensa che avevamo inaugurato il nostro fantastico studiolo a febbraio 2020, e subito dopo abbiamo dovuto chiudere. Poi abbiamo riaperto, ma non siamo mai riusciti ad andare a mille. Aspettiamo con ansia questo 2022 nella speranza di esserci davvero lasciati alle spalle tutto questo casino e ripartire con calma.

La fase più bella di TRX Radio?

La parte davvero bella è stata la sperimentazione: abbiamo realizzato 2G Rap, un programma con Tommy Kuty e Rebecca Kazdi per far conoscere i rapper di seconda generazione. Abbiamo messo in laboratorio tante voci che meritavano di essere ascoltate. Sembrava una di quelle radio libere degli inizi dove ognuno diceva la sua. Poi, abbiamo lanciato la prima stagione di Zeitgeist con Carlo Pastore e Gué Pequeno, dove si racconta la storia del rap in decadi.

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L'articolo Zukar: il successo della trap è un post sbornia di Carlotta Fiandaca è apparso su Rockit.it il 2021-06-25 16:00:00

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