Come ho portato a teatro i Fast Animals and Slow Kids

Il maestro Carmelo Patti racconta il lavoro di arrangiamento che c'è dietro al tour teatrale della band di Perugia. Come trasportare 15 anni di rock ed energia sul palco in uno show "da camera" con l'orchestra, senza perdere stile ed energia

Da sinistra Alessandro, Jacopo, Aimone e Alessio
Da sinistra Alessandro, Jacopo, Aimone e Alessio

La prima e l'ultima data saranno a Perugia (Teatro Morlacchi), ed è giusto così. In mezzo Milano (Arcimboldi), Roma (Auditorium della Conciliazione), Firenze (Teatro Verdi), Torino (Teatro Alfieri), Padova (Gran Teatro Geox) e Bologna (Teatro EuropAuditorium). Dal 29 marzo (qua il calendario, ma alcune date sono esaurite) i Fast Animals and Slow Kids saranno impegnati in qualcosa di nuovo e affascinante, il loro primo tour nei teatri. Si chiama “Una notte con: FAST ANIMALS AND SLOW KIDS - Concerto in 4 atti per piccola orchestra da camera”.

Lo show sarà del tutto inedito, la formazione pure. Accanto ad Aimone Romizi (voce, chitarra, percussioni), Alessio Mingoli (batteria, seconda voce), Jacopo Gigliotti (basso) e Alessandro Guercini (Chitarre), infatti, ci sarà una piccola orchestra da camera di sei elementi formata da Francesco Chimenti al violoncello (Sycamore Age, Motta, Nada), Franco Pratesi al violino (Sycamore Age, Nada), Matteo Del Soldà alla viola (Quartetto Archimia, Vision con Roberta Montanari), Daniel Boeke ai legni (Stargaze, Oerknal Ensemble, Sycamore Age), Ivan Elefante alle trombe e al flicorno e Francesco Pellegrini al fagotto (The Zen Circus, Mobrici).

"Sarà", dice la band, "un viaggio in quattro atti per ripercorrere la nostra storia". Gli arrangiamenti sono stati affidati al Carmelo Patti che, insieme ai FASK, ha dato una nuova veste ai brani che hanno segnato 15 anni di musica (molta della quale dal video). Abbiamo chiesto al maestro, che molti di voi avranno conosciuto come direttore d'orchestra sul palco di Sanremo (ad esempio con Mahmood e Blanco nel 2022), di raccontarci come ha lavorato assieme alla band alla realizzazione di un simile show, e quale sia l'importanza di eventi come questo. 

 

Partiamo da un punto: di “normale” in un progetto del genere non c'è nulla! Anche se l’operazione di unire sonorità più classiche a quelle del pop e rock è stato fatto più volte, la musica ha un linguaggio in continua evoluzione, così come la scrittura orchestrale. Ogni volta che inizio un progetto di questo tipo, oltre a cercare delle connessioni con il linguaggio musicale degli artisti con cui collabori, cerco un contatto con la contemporaneità. Anche se si lavora con strumenti che arrivano dal “passato”, la scrittura e il gesto musicale espresso deve parlare al presente. 

Io conoscevo già alcuni brani dei FASK, avendo collaborato in passato con loro agli archi di due album, e questo mi ha aiutato. Inoltre in questi ultimi anni ho interagito più col pop che con il rock, quindi lavorare al loro live mi è sembrata una grande opportunità.  I raggazzi mi hanno dato carta bianca e poi ci siamo confrontati. Il mio lavoro è fatto anche di interazione con gli artisti, è una scrittura a quattro mani. L’obiettivo è interpretare con la propria musicalità il pensiero musicale degli artisti. Ci metto molto del mio background musicale, ma è fondamentale trovare un punto di incontro.

Giusto l’anno scorso, ho lavorato a due concerti sinfonici per il Ravenna Festival, uno con Claver Gold e l’altro con La Rappresentante di Lista, quest’ultimo è stato registrato e uscirà in aprile. Mi capita poi spesso di fare questo tipo di lavoro e il processo è sempre simile. In questi casi io procedo così: c’è all’inizio una fase conoscitiva di brainstorming, forse la più importante. In questa fase cerco di intercettare i gusti e i riferimenti musicali degli artisti e capire come immaginano un progetto del genere. Dopo questa fase recettiva, c’è una fase più attiva in cui io propongo delle idee, a volte anche distanti da quelle che hanno in mente loro. Poi arriva il punto di incontro e parte il lavoro più tecnico di scrittura.

La cosa forse più complicata è quella di riuscire a trasmettere anche in una dimensione di questo tipo la stessa energia che trasmette in un suo live una band come i Fast Animals and Slow Kids. L’equilibro tra emozionalità ed energia è molto delicato. Sicuramente i brani più "complessi" da riarrangiare sono quelli più popolari, perché nell’immaginario collettivo sono riconoscibili con una sonorità ben precisa. È un po’ come nella cucina, quando si propongono delle rivisitazioni di ricette tradizionali, bisogna scegliere gli ingredienti con molta cura.

Penso che eventi di questo tipo siano utili, preziosi. Si costruisce un filo conduttore tra la tradizione e il presente. È importante dal punto di vista culturale in quanto abbiamo la responsabilità di conservare un patrimonio culturale, come quello della musica classica, degli strumenti e comunicarlo alle generazioni di oggi. Come accennavo prima, la musica è un linguaggio in continua evoluzione. Contaminare il rock o il pop con la musica “classica” è mettere in relazione idee, punti di vista, culture, che arricchiscono il nostro modo di comunicare. Oggi non esisterebbe la musica elettronica, se non ci fosse stata una particolare ricerca di suono sugli strumenti tradizionali nella prima metà del Novecento, molte canzoni e non solo evergreen non esisterebbero se gli artisti non avessero scoperto Debussy, Chopin, l’opera. Anche la musica contemporanea prende spunto dal pop e dal rock. La contaminazione, l’incrocio di culture è sempre stato il motore propulsore della musica e non solo.

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L'articolo Come ho portato a teatro i Fast Animals and Slow Kids di Carmelo Patti è apparso su Rockit.it il 2023-03-24 07:33:00

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