Giordano Sangiorgi, patron del Meeting Delle Etichette Indipendenti, ha preso carta e penna per rispondere alla lettera aperta che i Perturbazione hanno scritto, "contro il nulla del MEI" (vedi altre news). E' la seconda volta che succede, dopo il le dichiarazioni (vedi altre news) de I Dischi De L'amico Immaginario (etichetta co-gestita da Cristiano Lo Mele, chitarrista dei Perturbazione). In linea con quanto fatto in questi ultimi giorni, riceviamo e pubblichiamo integralmente.
Carissimi,
vi ringrazio tantissimo per le vostre riflessioni. Sono veramente utili. Ci sarebbe tanto da dire e tanto da scrivere, veramente tanto , grazie ai vostri spunti. Ci provo, semplicemente, a nome di tutti noi. Così, spontaneamente e appena ricevuta la vostra meditata lettera. Di getto, quindi.
Il MEI è cresciuto, anche al di fuori delle nostre forze, pur non avendo nessun grosso sponsor ne' pubblico nè privato - perchè probabilmente - ha risposto ad un'esigenza che è diventata piu' grande rispetto alla partenza nel lontano '97. Oggi, di fronte al mercato globale della musica che vuole essere detenuto da 2-3 major in tutto, il progetto è quello di non investire piu' in musica nazionale e regionale, cancellando di fatto tali identità per vendere in tutto il mondo le stesse canzoni cantate per lo più in inglese, con lo stesso videoclip programmato in tutto il mondo. E' stato naturale per molti artisti italiani anche di "grido" (diciamo così per capirci) mettersi in proprio e cominciare ad autoprodursi il proprio master e andare a cercare un'etichetta indipendente (non piu' major, ma neanche un'indie rock). L'hanno fatto tanti nomi importanti della musica d'autore. Questo tipo di artisti - non esattamente solo questi -, con il loro pubblico, hanno cominciato ad avvicinarsi al Mei. E sono i nomi che in qualche modo "coprono" magari tutto il resto, anche agli occhi di chi invece dovrebbe, a nostro avviso, considerarli alla stessa stregua degli altri. Perchè noi, credeteci, abbiamo continuato a "investire" come Mei in tutto il mondo piu' underground e meno noto.
Abbiamo creato un circuito di oltre 30 festival per emergenti che cerca di far venire fuori ogni anno il nuovo che c'è in Italia, diamo quasi tutto il nostro spazio a nomi che sicuramente non sono di "cassetta", facciamo incontri, convegni e dibattiti che non ci portano che ulteriori spese ma che servono a riflettere sul futuro della nuova musica italiana. Tutto l'anno attraverso AudioCoop ci "sbattiamo" senza ritorni economici perchè arrivino alle indies un po' di diritti dalla Siae - e in questi anni qualcosa è arrivato, salutato con soddisfazione: prima non arrivava nulla -, abbiamo attivato una convenzione coi festival piu sconosciuti perchè possano pagare meno di Siae e altre cose ancora, noiose e burocratiche ma che possono portare direttamente qualche euro in piu' alle piccole indies perchè possano poi reinvestirle, anche per quelle che magari non partecipano al Mei. Ospitiamo al Mei, a scambio, senza ricevere soldi e quindi pagando noi i noleggi delle strutture, molte realtà mediatiche e non solo, che lavorano per sostenere il circuito indipendente, dando quindi una mano indiretta anche a loro.
Purtroppo, come dicevo, non abbiamo nè grossi sponsor ne' grosse risorse pubbliche e siamo costretti a fare proposte economiche equilibrate ma non gratuite come ci piacerebbe se avessimo grandi fondi europei o tante altre opportunità che a noi non sono concesse. Lo faremmo volentieri.
Riteniamo che il Mei abbia fatto bene ad accogliere la sfida di mescolare le carte cercando di diventare - senza dare giudizi - una fotografia di tutto quello che si muove nella nuova scena musicale italiana, ben sapendo che questo avrebbe creato riflessioni, dibattito e contraddizioni, ma che sono quelle che si trovano ogni giorno nella vita quotidiana di ognuno anche musicale. Ad esempio: essere indies ma poi farsi distribuire da una major, essere indies ma poi farsi recensire da un giornale edito dall'attuale Presidente del Consiglio e così via...
Crediamo che alla fine noi stessi - senza voler assurgere al ruolo di censori e moralizzatori, un ruolo che non ci appartiene, così come ancora meno quello di critici - altro non siamo che lo specchio di queste normali e semplici contraddizioni. Crediamo pero' che accettando questa sfida abbiamo permesso alla fine - insieme a tanti altri - di poter "sdoganare" il termine "indipendenti" che - credeteci, ma ve l'avranno detto altri- intorno alla prima metà degli anni '90 sembrava veramente il sinonimo di "sfigati" e cose simili. Forse, oggi, invece, è diventato troppo di tendenza, forse adesso tutti si sentono tali anche se non lo sono. Probabilmente, tutto questo è vero.
Noi pero' possiamo garantire che indipendenti lo siamo veramente nella costruzione di questo progetto. Che è accogliente e ospitale - a volte pure troppo, come ci è stato rimproverato, da una parte e dall'altra - verso chiunque si mostri leale e corretto, come voi in questo caso.
E siamo contenti che siate fieri del riconoscimento ottenuto, che vale come abbiamo sempre detto come "un amichevole pacca sulla spalla" che significa: andiamo, stiamo facendo un bel tragitto...
Per questo - pur con gli errori che certamente avremo fatto, e ne faremo ancora, ma sicuramente in buona fede - vi chiediamo di partecipare anche con un intervento come questo che ci avete inviato, che sia critico anche forte, ma costruttivo e riflessivo. Non abbiamo nulla da nascondere e crediamo che il confronto aperto sia utile a tutti. Di qua, al Mei, dietro questo computer, ci sono uomini e donne, ragazzi e ragazze, non stipendiati da nessuno se non dalla propria voglia di fare un grande momento di incontro e di confronto di gran parte della nuova scena musicale italiana, sperando di cavarci un salario minimo alla fine "della fiera". Crediamo poi banalmente che se volete condividere questo riconoscimento con qualche d'un altro, piu' giovane e meno "dentro", sia un segnale anche questo piu' bello e piu' forte.
Credeteci, è possibile passare ancora due giorni al Mei , tranquilli e rilassati con amici senza grossi problemi.
Ed è ancora, praticamente del tutto, un incontro tra etichette indipendenti, perchè molte che sembravano non esserlo anni fa, sono obbligate in qualche modo dal mercato a diventarlo oggi. Credo che anche loro - vedendo questa nostra realtà - possano svolgere un ruolo contro la cancellazione della musica del nostro paese e la mc-donaldizzazione della musica popolare. E' sufficiente, insieme, compreso il sottoscritto - che qualche volta sbanda e fa degli errori - guardare, come ci hanno sempre detto, "la luna, non il dito" e scoprire un mondo di centinaia e centinaia di ragazzi, di autoproduzioni e di tante altre belle realtà che arrivano al Mei grazie allo sforzo di tutti e che qualche anno dopo riescono, grazie alla loro capacità creativa, artistica e da autoimpresa, a farcela - è un modo di dire, per capirsi - , grazie anche, oltre a loro stessi, a qualcuno - come noi, ma come tanti altri - che una volta l'anno riesce a dare maggiore forza al percorso dell'essere indipendenti nel nostro paese. A dargli forza, dignità e visibilità aumentando la forza di ogni singolo nel suo lavoro quotidiano. Un momento di unione come il Mei, pur con tutte le diversità di ognuno, serve anche a questo.
Vi ringrazio ancora della bella lettera e spero quindi di potervi sentire magari telefonicamente, ci tengo particolarmente. Ci temiamo particolarmente tutti ad avervi con tutti i vostri dubbi ancora con noi.
Un saluto forte,
Giordano Sangiorgi
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L'articolo Giordano Sangiorgi: "partecipate coi dubbi" di Redazione è apparso su Rockit.it il 2005-10-27 00:00:00
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