Mirko di Mai Dire Martedì era itpop prima di te

Un accenno di depressione, uno studente fuori corso, storie d'amore troppo intense e una chitarra emotiva: "Guarda che alle volte se ci pensi cioè la vita fa troppo schifo"

"Sono Mirko, volevo fare un pezzo, scazza?"
"Sono Mirko, volevo fare un pezzo, scazza?"
31/10/2018 - 11:39 Scritto da Pietro Raimondi

Estetica trasandata, atteggiamento vagamente rock (qualsiasi cosa voglia dire), chitarrina emotiva al collo, storie d'amore troppo intense, neologismi, immaginario legato ai fenomeni pop, a Internet e ai videogiochi, rifugio nell'infanzia, una virgola di depressione, e pochissima voglia di uscire di casa. Cos'è? La playlist Indie Italia? Forse sì, ma nel lontano 2008, cinque anni prima che Spotify arrivasse in Italia, mentre il pop alternativo italiano era ancora ben lontano dai palazzetti, in mezzo a tutta la proposta culturale del nostro Paese, un nome rispondeva già a perfezione al canone che sarebbe nebulosamente nato su Diesagiowave anni dopo: Mirko. Mirko chi? Mirko di Mai Dire. Il "giovane d'oggi" che suonava al campanello degli studi Mediaset durante la trasmissione della Gialappa's Band. 

Certo, per creare il personaggio di Mirko i riferimenti di Fabrizio Casalino erano l'estetica emo-rock, MSN, la Playstation 2, lo slang generico-milanese fatto di "sbattoni", "tranzolli", "scazza", e forse la sua precedente imitazione di Gianluca Grignani, quindi chiaramente non avrebbe potuto immaginare il revival anni '80, la trap, i synthoni e quel tipo di suono, ma l'attitudine c'era già tutta. Come testimonia questa esibizione live di "Guarda che alle volte se ci pensi cioè la vita fa troppo schifo". 

Nel 2017 Casalino ha pubblicato un album di Mirko e se l'avesse prodotto Cantaluppi probabilmente questo articolo sarebbe la news con le sue date sold-out o con il suo disco di platino. Sentite l'inicpit della title track: "Voglia di sbattermi zero, vieni te e fammi la spesa, che quello che avevo nel frigo oramai cammina per strada". Ma anche il pezzone "Stai tranzollo" a metà tra buddhismo e revanche nietzschiana: "Avessi il numero di cellu dell'altissimo, io lo chiamerei a suo carico". Per non parlare dell'amore tossico di "Ludo ti amo passo e chiudo": "Strinigimi forte la mano, andiamo a San Patrignano, vediamo come ci troviamo e se ci scazza torniamo". 

Casalino, tra l'altro, aveva individuato un nodo cruciale per capire la generazione che sfotteva: la generazione prima. Mirko era un pigro studente eternamente fuoricorso, di famiglia abbiente, con un padre illuminato da ideali rivoluzionari e poi arricchito, come testimonia con lucidità impressionante: "Mio padre è uno sporco fascista e non lo capisco, però lo rispetto che ha prodotto il mio disco". Vi lasciamo con il pezzone eterno che è "Ho sognato Lola Ponce" e una domanda: ma non è che è stato proprio "Mai Dire" a influenzare i gusti, il taglio e il senso dell'umorismo della generazione che poi ha infiammato Facebook e Instagram? A questo punto è sensato pensare che Mirko, per prenderci tutti per il culo, abbia realmente iniziato l'Itpop. Non è assurdo pensarlo per chi è abituato a ridere di un fenomeno artistico per poi prenderlo sul serio, per poi riderne di nuovo, ma con più amarezza.

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L'articolo Mirko di Mai Dire Martedì era itpop prima di te di Pietro Raimondi è apparso su Rockit.it il 2018-10-31 11:39:00

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