SIAE, Umberto Palazzo lancia una class action su Facebook

Il leader del Santo Niente attacca il sistema di ripartizione dei diritti d'autore

Una class action contro la SIAE, per protestare contro la modalità di ripartizione dei proventi derivanti dai borderò, che privilegia pochi grandi nomi e penalizza la grandissima maggioranza dei musicisti iscritti. Questo, in estrema sintesi, il contenuto di una nota pubblicata su Facebook da Umberto Palazzo.

Dichiara Palazzo: «Io propongo un'azione politica che porti al cambiamento di questa palese ingiustizia, tramite una nuovo regolamento e propongo che si inizi con una class action, che, anche se ha poche possibilità di vittoria in tribunale, può fare molto rumore e portare l'opinione pubblica dalla nostra parte. E' il momento giusto: si parla di modernizzare il paese e di scardinare vecchi e ingiusti privilegi, quindi ci conviene attaccare prima che si scopra (che qualcuno s'inventi) che abbiamo qualche privilegio che non sapevamo di avere. Inoltre se saremo in tanti, oltre a far rumore, ci costerà poco».

L'attenzione si concentra soprattutto sulla ripartizione dei diritti derivati dalle esibizioni dal vivo. Palazzo riporta che la divisione è basata non sull'analisi dei borderò stilati al termine di ogni serata, ma su alcuni controlli campione.

Per quanto riguarda i djset, vengono prese in considerazione 500 serate all'anno, alle quali vengono inviati degli ispettori: «Tutto il ricavo annuo di tutte le feste da ballo che si fanno in Italia viene poi ripartito fra i pezzi più suonati in quelle serate scelte in maniera arbitraria, cioè nessuno legge quei borderò verdi che vengono compilati a centinania di migliaia». E ancora: «La cosa che forse non sapete, infinitamente più grave, è che dal 2007 anche per il 75 per cento dei concerti (i programmi musicali rossi) la ripartizione si fa nello stesso modo e l'obiettivo è chiaramente quello di arrivare al 100%, cioè non dare più nulla ai piccoli soci. L'altro 25% è analizzato ad estrazione».

Leggi la nota completa di Umberto Palazzo

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L'articolo SIAE, Umberto Palazzo lancia una class action su Facebook di Redazione è apparso su Rockit.it il 2012-02-16 00:00:00

COMMENTI (11)

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  • AMA 12 anni fa Rispondi

    @Umberto Palazzo

    Sono d'accordo con la tua protesta, ma alcuni punti del tuo discorso - a mio modesto parere - non sono corretti.

    cito da Umberto: non iscriversi serve a poco, anzi fa arricchire ancora di più i supersoci.

    Falso. SIAE è uno dei pochi enti in europa, che ha un costo fisso annuale,
    e perdere utenti, significa perdere 10milioni l'anno.
    Se prendiamo ad esempio il mondo bancario, mi chiedo perché tenere un conto con una banca che ti chiede oltre 100€ anno, quando ci sono conti correnti meglio gestiti, a costo zero, e che rendono più soldi in % ed efficienza. Quindi la domanda è perché rimanere associati ad un ente fallimentare?

    Altra cosa importante - la meritocrazia.
    SIAE è un crogiolo di sprechi, clientele, di poltrone per i trombati in politica. Quando non sanno dove mettere l'amico di turno, si sa che in SIAE un posto si trova sempre, perciò mi permetti di non credere che i borderò sono il problema?

    E' la stessa identica cosa della politica nazionale!
    Esiste chi evade ... (e sempre ci saranno i delinquenti) e allora tassiamo gli Italiani all'inverosimile! e che palle!!

    Diciamo la verità cari dirigenti SIAE, non sapete fare il vostro lavoro?
    Fate come il presidente Tedesco. Alzi le chiappe e lasci il posto ad altri più bravi di te!

    Annullare i borderò è solo l'ennesima scusa per celare l'inefficienza SIAE.
    Non sono in grado (mentalmente) di concepire come possono ripartirli correttamente, anche se sappiamo che OCR e scanner a tamburo, e rilevazione digitale delle radio, permettono questo ed altro, ma con un presidente "testa di legno" di novant'anni, e un DG che pensa solo ad alzare il suo indegno stipendio, cosa possiamo pretendere.

    Ecco perché sono d'accordo con la class action, ma vorrei ricordare a tutti che anche oggi, potete andare alla procura della vostra città e denunciare la SIAE. Non costa nulla.

    Chiudo con una riflessione.
    Iscriversi ad altre società di raccolta è utile per chi fa musica che oltrepassano i confini Italiani. Il mondo è grande, e in molte altre nazioni, apprezzano quello che in Italia una certa casta, snobba e tartassa!
    Quindi vi chiedo perché rimanere iscritti in SIAE? Con quali benefici?

  • pakito66 12 anni fa Rispondi

    @umberto non ho un profilo facebook, come si fa a contattarti per aderire alla class action?

  • umbertopalazzo 12 anni fa Rispondi

    prima o poi suonerai in un locale dove si compila un regolare borderò perché i gestori non hanno nessuna voglia di mettersi contro la siae. Ancor prima di iniziare a suonare avrai arricchito (per quanto di una cifra del tutto irrilevante per loro, ma non per te) quegli straricchi di cui si diceva. ti capiterà per forza, se vorrai suonare. La Siae ha il monopolio e c el'ha per legge, non ci sono alternative. Le società di collecting private hanno solo dei loro micronetwork, molto micro, nel tessuto interstiziale che c'è nei buchi creati dalle nuove tecnologie, che possono essere sigillati in un battito di ciglia e secondo me lo saranno presto. GLi iscritti all'estero devono comunque passare per la siae. Monopolio, appunto. Vuol dire "non ci sono alternative"

  • latossegrassa 12 anni fa Rispondi

    quindi confermi che la siae, nonostante la facciata da paladino dei diritti d'autore, non è altro che uno strumento di racket vero e proprio, sbirri della peggior specie, di quelli che nemmeno conoscono il codice che però affermano di applicare.
    quindi, semmai dovessi allargare il garage, farne un autosilos, insomma arrivare al livello in cui rischi che altra gente (tv di massa, pubblicitari, altro) lucri sulle spalle delle mie composizioni... (non è il mio caso, che data la roba che faccio mi sono autocondannato al garage abusivo)
    arrivato a questo punto mi GUARDEREI BENE dall'affiliarmi a quella che è a conti fatti un'associazione a delinquere. cercherei una qualsiasi alternativa differente alla siae per tutelare i miei diritti. oppure pagherei qualche brutto ceffo per gambizzare chi mi copia, mi pare quasi un trattamento equo.

    oltre a ciò, è vero che se uno punta in alto avrà bisogno di organi di tutela, ma è anche vero che la stragrande maggioranza degli iscritti *sogna* di uscire da quel garage, ma non ce la fa e non ce la farà. e la siae è una concausa del suo non farcela. continuare a iscriversi e foraggiarla è come un viaggio della speranza, come pagare uno scafista per raggiungere l'altra sponda del mediterraneo, con in più la consapevolezza che di tutto il barcone se ne salveranno uno o due. come scrisse qualcun altro uno su mille ce la fa, ma novecentonovantanove non ce la fanno.

  • umbertopalazzo 12 anni fa Rispondi

    comunque si potrebbe obiettare che la siae continuerebbe ad esistere comunque perché ci saranno sempre autori a cui servirà. Non tutti hanno come fine nella vita di restare per sempre a suonare in garage. Condizione e scelte che non sono affatto maggioritarie fra i musicisti e i produttori

  • umbertopalazzo 12 anni fa Rispondi

    in realtà nulla se non una tassa di quattro o cinque euro sarebbe dovuta alla Siae se l'autore delle composizioni non fosse iscritto ad essa o ad altra società internazionale convenzionata.
    Il problema è che per far valere questo diritto bisogna ingaggiare una battaglia con la sede locale Siae che di default dice sempre che bisogna pagare comunque. La più grave anomalia della Siae rispetto ai suoi equivalenti internazionali è che svolge funzioni di esazione per conto dello Stato che finiscono inevitabilmente per diventare più importanti delle funzioni di raccolta del diritto d'autore ed è per questo che ha l'aspetto arcigno e non collaborativo che ci mostra quotidianamente. Sono pochi i gestori di quei locali dove normalmente si svolgono i concerti di base che abbiano voglia di intraprendere una battaglia frontale con la Siae, perché sanno di non trovarsi davanti la Società degli Autori, ma un ufficio delle tasse collegato ad altri apparati di controllo e repressione dello stato (e chi ha gestito un locale sa che basta una folata di vento per essere spazzati via).
    E' molto differente il caso di impresari indipendenti che non abbiano un'attività continuativa, quindi non hanno un'attività economica identificabile con un locale che per forza di cosa deve fornire una proposta articolata per la quale è indispensabile venire a patti con la Siae per mantenere buoni rapporti e non rischiare di subire ritorsioni che potrebbero essere letali per l'esitenza stessa del locale.
    Inoltre può variare il potere contrattuale e politico dell'organizzatore. Ovviamente un impresario che compra anche grandi quantitativi di biglietti per grandi eventi ha un rapporto con la Siae molto diverso rispetto a al gestore di un microlocale che fa concerti per cento persone.
    Un altro problema è che spesso gli ispettori della Siae sono genuinamente ignoranti delle sfumature della legge, ma sono propensi ad usare il pugno di ferro con quelli che per loro sono comunque dei trasgressori della legge.

  • latossegrassa 12 anni fa Rispondi

    chi fa pezzi propri, ed esclusivamente pezzi propri, può anche fare a meno del borderò della siae e rilasciare (con meno costi per il locale) un'autocertificazione in cui si dichiara che i brani eseguiti non sono depositati, che l'artista non è iscritto, ecc.
    e non parlo di iniziative più radicali e cruente perché sennò magari ci passo cazzi, semmai ne parliamo al bar, ahahah!!
    comunque in linea di massima sì, sto con @ciccioformaggio.

  • umbertopalazzo 12 anni fa Rispondi

    non iscriversi serve a poco, anzi fa arricchire ancora di più i supersoci. I locali sono comunque tenuti a pagare la siae e le possibilità che il programma musicale del concertino sia analizzato sono una su quattro. Se gli autori non sono iscritti comunque bisogna stilare una lista di pezzi eseguiti, se nessuno dei pezzi risulta depositato i soldi vanno in tasca ai quelli già ricchi da fare schifo. Non iscriversi è fargli un favore

    Proporre ad altri l'azione? Sono i nostri diritti, i nostri soldi e la nostra battaglia. Ma se non ci muoviamo noi perché dovrebbero farlo altri? Quale interesse potrebbero averne? Quale motivazione li potrebbe spingere? Sono le categorie sociali interessate che devono lottare per i loro diritti. Se sono troppo pigre per ribellarsi è inevitabile ed anche giusto che soccombano.

    Chiaramente la digitalizzazione potrebbero farla domani, ma questa è un'altra cosa che non vogliono per dirottare i soldi nellet asche di chi li ha già.

  • aerock 12 anni fa Rispondi

    Non solo la musica dal vivo ma anche la ripartizione dei proventi forfettari di radio e webradio che dovrebbe anche passare al dettaglio (questo non vuole dire alzare i loro costi).

    Basterebbe digitalizzare tutto per avere una situazione più chiara e onesta delle cose. Siamo nel 2012 e tutte le altre collecting societies europee già lo fanno. Inoltre ne approfitto per ricordare che la SIAE con i borderò raccoglie anche i proventi di SCF...

  • ciccioformaggio 12 anni fa Rispondi

    Io sarei più radicale:
    1) smettere di iscriversi alla siae
    2) smettere di depositare brani in siae
    3) togliere il saluto a chi lavora in siae
    4) smettere di pagare le multe della siae