Timoria El Topo Grand Hotel 2001 - Rock

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Qualcuno parlava di una band talmente stanca di viaggiare senza vento da oltrepassare il punto di non ritorno, cadendo nel lungo scivolo che conduce direttamente al nulla artistico.

La generazione cresciuta col Sangue Impazzito sembrava per molti versi rassegnata al fatto che i Timoria stessero per concludere la loro corsa... non restava che sperare in una miracolosa scintilla che consentisse di invertire la rotta, risalendo la corrente e tornando con nuova forza a visitare i luoghi abbandonati.

Per fortuna i Timoria stanno cercando di virare bruscamente e, saltata a pie' pari la transizione di 1999, Omar Pedrini ha deciso di riprendere il discorso da Eta Beta, andando lentamente a ritroso fino a 2020 Speedball, provando a respirare da lontano l'odore dell'irripetibile Viaggio Senza Vento.

A quanto pare l'orgoglio poetico di Joe ha trovato la forza per regalarci un altro viaggio, conducendoci all'interno del controverso El Topo Grand Hotel, ennesimo prodotto dell'ex quintetto bresciano che, pur avendo perso quel prezioso tassello, e' ormai diventato uno stabile e affiatato sestetto.

La nuova avventura va avanti per immagini e scene che si susseguono, aprendo con il singolo Sole Spento, ispirato da una lettera di un carcerato a Omar, che ci convince subito del fatto che i Timoria sono qui per dare battaglia, poggiandosi sulla parte piu' ruvida e sofferta della loro melodicita'.

Suggestioni fiabesche conducono le due voci soffuse di Cielo Immenso seguita dallo space-poprock corale di Mandami un messaggio.

Dopo lo struggente lamento di Vincent Gallo Blues, la linea blues prosegue nel sostenuto incedere di Joe che se ne va a spasso dopo aver salutato tutto e tutti.

Il ritmo si alza in Supermarket brano che sicuramente portera' sensazioni gia vissute ai piu' affezionati.

La breve scena acustica di Neve (il capostazione) prepara il campo al funk giocoso di 1971 (live in Amsterdam), racconto di un allegro fine settimana nella ariosa citta' olandese.

Il sincopato andamento reggae di Magico esplode in un impetuoso ritornello chitarristico, trasportato da un testo in preda a strascichi visionari.

Diego Galeri e il maestro Enrico Ghedi scrivono il Ferlinghetti Blues, la musica che accompagna una lettura originale di Lawrence Ferlinghetti.

Elena Skoko dei Cut esegue un duetto di gran classe con i Timoria nel pop obliquo di Sunday, brano apparentemente estraneo al sound di Pedrini e compagni.

Alcuni degli istinti punk gia visti in 2020 Speedball sembrano riapparire in Valentine (l'ultima tentazione di Joe) ipotetico b-side di Weekend.

Dopo la molle ballata moderata di Febbre, e' tempo di lasciarsi trasportare dal funk circolare di Mexico, brano docile ma incisivo che si giova della partecipazione degli Articolo 31.

La cantilena rock di El Topo Grand Hotel attinge a piene mani dalle capacita' gospel dei Timoria che giocano a farsi il controcanto in un brano dal testo deviato, che sfuma nella recitazione spagnola di Alejandro Jodorowskj.

L'alieno Mork (proprio quello di Ork...) arriva in soccorso a Joe, proponendogli di seguirlo per scappare dal mondo che lo circonda, abbandonando la finzione per salvare la dignita', ma mantenendo il ricordo di dodici anni trascorsi in un furgone con la scritta Timoria...

Ombre lunghe sul rock rallentato di Alba Fragile, brano tetro e denso di tristezza che preludono alla seconda versione di Cielo Immenso che chiude il viaggio, con Joe che puo' finalmente riposare...

Che dire... un album pieno di Timoria... un album vero e suonato perche ce n'era bisogno... un album con il quale i Timoria sembrano voler urlare al mondo che esistono ancora e anche se il grido non e' ancora forte come un tempo, vale la pena sforzarsi di ascoltarlo, perche El Topo Grand Hotel se lo merita.

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La recensione El Topo Grand Hotel di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-02-23 00:00:00

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