Cosmo Parlato Soubrette 2009 - Techno, Pop

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Terzo disco, dopo "Che cosa c'è di strano?" (2005) e "Remainders" (2006) per Gennaro Cosmo Parlato, in arte senza Gennaro, che molti di voi conosceranno per le sue apparizioni a "Markette" di Chiambretti. Ma mentre i due dischi precedenti sono cover stravolte di celebri brani di celebri icone gay anni '80, italiane e straniere, quest'ultimo "Soubrette", prodotto da Stefano Fontana, è prevalentemente un disco di inediti. Parlato, d'altronde, è autore da tempo: ha piazzato, guarda un po', suoi brani a Rettore, Viola Valentino, Fiordaliso e Mina (a proposito di icone gay) e anche in "Soubrette" è presente un omaggio a Giuni Russo, "Albatros", non una cover, ma un brano originale. Date le premesse, tutto l'album non poteva che giocare volutamente e insistentemente sui luoghi comuni dell'immaginario gay. Fin dalla confezione: la foto in negativo e solarizzata che sta dietro ai titoli cita una foto di Grace Jones, un'altra la famosa foto col cane di David Bowie, un'altra cita pose da Malgioglio e da Marc Almond. Nella tracklist, a questo proposito, spiccano "Savoir Faire", titolo anche di un disco del 1984 di Loredana Berté, cui collaborarono Ivano Fossati, Phil Palmer, Enrico Ruggeri (che in "Soubrette" duetta con Parlato nella pessima "Agguato a Marrakech"), e "Sabrina", film culto con Audrey Hepburn (e dai) del 1954: solo che qui la protagonista non è la figlia dell'autista di un miliardario Usa, ma "sogna di fare tv", "luci e pailettes", "fa la spogliarellista al Crazy Blue" e "non è una femmina ma lo diventerà". Il brano, secondo quanto ha dichiarato Parlato, esprime "ammirazione per chi ha la forza di ribellarsi a un corpo che non le appartiene". Sottoscrivo. Tutto il lavoro parte da buone intenzioni, così come sarebbe buona l'idea di unire techno (a tratti progressive o acid) e neomelodico, con forti influenze degli anni 80 di Battiato (anche qui non è un caso, se avete presente la corte che all'epoca ruotava intorno al catanese), ma in realtà il gioco non è riuscito. Musicalmente, il disco regge per i primi quattro brani ("Soubrette" a me piace davvero; e pure "Savoir Faire" non è niente male): ma poi il richiamo del sangue (Parlato è nipote di un cantante melodico napoletano) è troppo forte e tutto si rovina. Contenutisticamente, potrebbe essere divertente che banali e tradizionalissime canzoni d'amore siano stravolte dal fatto che l'amore che si canta è proprio quello ostracizzato dalla tradizione: quello omosessuale. Sarebbe divertente, però: se le canzoni stesse non fossero maledettamente serie, interpretate con maledetta serietà. Perché, anche se il gioco, la forzatura del luogo comune è consapevole e cercata con ostinazione, il tormento d'amore è vivo e reale. Cerco di spiegarmi: la piccola parte d'Italia che considera l'amore omosex come uno dei tanti legittimi modi d'amare (e io mi ci metto) non può trovare divertente questo disco perché non è divertente qualcuno che soffre per amore; né la parte musicalmente smaliziata d'Italia (e mi ci metto anche qui) può trovare bello questo disco, costruito così insistentemente nel solco di una tradizione melodica male attualizzata da elettronica e dance. È che forse questo è un disco volutamente nazional-popolare, che ha l'ambizione di farsi ascoltare nelle camerette degli/delle adolescenti terroni/e (nel senso tamarro del termine) che impazziscono per "Amici" e Gigi Finizio, nelle cucine delle mamme spignattanti litrate di sugo di pomodoro, negli antri vaporosi e confessionali delle parrucchiere della parte più provinciale di questa Italia tutta. Da un punto di vista politico (Parlato è molto engagé per i diritti dei gay), perfetto. Dal punto di vista estetico, ributtante.

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La recensione Soubrette di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-07-02 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • wowowow 15 anni fa Rispondi

    terrone non ha un senso "tamarro", è solo un insulto.Ma tanto è inutile anche solo sottolineare questo razzismo velato e diplomatico tanto che è viscido e squallido.
    Comunque condivido in parte l'opinione sul disco poichè è vero che reggono solo i primi pezzi, tuttavia credo che non abbia rilevanza il fatto di essere nipote di blablabla..non credo che un nonno influenzi le scelte artistiche e il gusto musicale.... MANIA DI CRITICA??? VOLONTà DI RENDERE PIù ACCATTIVANTE UNA RECENSIONE?? o sei semplicemente un padano? (nel senso di tamarro ovviamente......)

    inoltre è da dire che IN QUESTO CASO melodia e musica elettronica non danno un incrocio godibile, ma artisti/e come MEG (ex 99 posse) riescono a fonderle benissimo, dando una nuova chiave di lettura alle tradizioni melodiche della nostra terra.

  • rivoluzio 15 anni fa Rispondi

    È che forse questo è un disco volutamente nazional-popolare, che ha l'ambizione di farsi ascoltare nelle camerette degli/delle adolescenti terroni/e (nel senso tamarro del termine) che impazziscono per "Amici" e Gigi Finizio, nelle cucine delle mamme spignattanti litrate di sugo di pomodoro,

    di' un pò,usi parole a cazzo o non ho colto il senso tamarro di terroni associato inoltre all'ignoranza?