I Vincent Vega sono uno dei tanti gruppi che non riescono ad uscire dallo stereotipo del "rocker". La formula è sempre la stessa. Chitarre e riff non hanno né una costruzione accurata né il disordine del punk. I testi sanno tanto di poetica forzata, come a voler rappresentare un'idea tormentata senza riuscirci in modo naturale. Ci sono tutti gli elementi del genere, dal pezzo carico a quello lento e meditativo. C'è anche l'improbabile cover di "America" (che, sia chiaro, è stata una canzone fighissima, ma una cosa così tamarra davvero è credibile solo in bocca a Gianna Nannini e nei tempi in cui la cantava lei). Con questi presupposti, non c'è molto da fare. Non basta prendere il nome da "Pulp Fiction" e musicare una poesia di Pasolini ("A Me", presente in "El Paso") se mancano le idee di base. E qui mancano, non c'è originalità. Ed è brutto, perché non è vero che a chi scrive recensioni non frega niente di tutta la fatica di un disco, perché lo sappiamo quanto lavoro ci sia dietro, nessuno vorrebbe mai arrivare a dire "questo è un disco inutile", però a volte bisogna farlo. E questo, mi dispiace, è davvero un disco inutile.
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La recensione Pelle di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-03-03 00:00:00
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