Miavagadilania Il mare ci salirà negli occhi 2010 -

Il mare ci salirà negli occhi precedente precedente

Lo schianto adolescenziale con i Marlene Kuntz ha lasciato tracce indelebili, che si riconoscono anche nel più piccolo sibilo di chitarra. Dieci ondate di note intense e dolorose, fin troppo angoscianti almeno nella prima lunga ed estenuante parte (vedi l'iniziale "Scintille"). Il mare protagonista dei testi è in perenne burrasca per la quasi totalità della durata del disco, salvo qualche momento di tregua in cui si recupera l'affanno. I suoni restano sempre in tensione e l'animo fragile e scolorito. L'eccessivo tormento paralizza qualsiasi possibilità di poterne parlare meglio. "Notte illune" e "Fili rossi" allentano la presa oppressiva per indirizzare verso melodie cullanti che chiamano in causa Afterhours e qua e là Giardini di Mirò e Moltheni. La sensazione è che quando si spinge troppo su sonorità più cupe il contraccolpo è così pesante da svilire anche il resto. Sarebbe meglio divagare di più per risalire dall'oscurità.

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La recensione Il mare ci salirà negli occhi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-12-14 00:00:00

COMMENTI (3)

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  • esplanade 13 anni fa Rispondi

    complimenti, bravissimi

  • marioitch 14 anni fa Rispondi

    album bellissimo... cresce ad ogni ascolto! complimenti!

  • miavagadilania 14 anni fa Rispondi

    Volevamo dirvi che il nostro disco è in download gratuito a questo link:

    mediafire.com/?yjykcnyty4j



    "Moralmente e fisicamente, ho sempre avuto la sensazione dell’abisso, non soltanto l'abisso del sonno, ma l'abisso dell'azione, del sogno, del ricordo, del desiderio, del rimpianto, del rimorso, del bello, del numero”.
    Charles Baudelaire

    IL MARE CI SALIRA’ NEGLI OCCHI è un manifesto di un rock scuro e tagliente, con momenti larghi di quiete ed esplosioni in crescendo od improvvise. È un viaggio liquido e notturno, dove montano tempeste e si alzano le creste delle onde, mentre lo si affronta ad occhi chiusi. Tra spettri, loops, cori, note gravi e fughe ritmiche. Perché chi è pronto a naufragare non tema nulla e l’amore e il dolore siano le coordinate, siano la melodia che ci indica la rotta.