Il favoloso mondo di Amélie Manuale della redenzione 2010 - Rock, Pop, Grunge

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Furbo. Davvero furbo chiamarsi Il favoloso mondo di Amélie, visto quanto il pubblico sia affezionato al film. Furbo è anche inserire una cover di "Impressioni di settembre" in un momento in cui anche i 12enni la conoscono grazie ai Marlene kuntz. Grandi trovate, ma devi prenderti la responsabilità delle tue azioni, delle aspettative che si creano a livello poetico legate al tuo nome e alle tue scelte citazioniste. Forse il trio pratese non ha pensato alle conseguenze di scegliersi un'eredità così pesante.

"Manuale della redenzione" soffre innanzitutto di un vizio di forma, cioè la necessità di inserire tanti brani in un disco, di cui la metà riempitivi. L'altra metà, pesantemente influenzata da uno stereotipo pop-rock che pretende una struttura dei pezzi rigidissima, è dominata da una voce monocorde che si appende a testi che tradiscono le aspettative poetiche di cui prima.

La cover di "Impressioni di settembre" è quasi imperdonabile, per lo meno per chi conosce bene l'originale e le interpretazioni più famose (vedi Battiato). Per la loro natura pop, alcuni brani hanno potenziali da singoli radiofonici uguali a mille altri che ogni giorno passano inosservati nelle nostre frequenze. In sostanza, manca la forza per essere rock e il guizzo ammiccante per essere pop. Una rivisitata alle priorità e una maggiore ricerca personale potrebbe guidare Il favoloso mondo di Amélie sulla strada della redenzione musicale, per adesso c'è solo smarrimento.

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La recensione Manuale della redenzione di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-04-06 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • martelloradioazioni 13 anni fa Rispondi

    in impressioni di settembre una reinterpretazione un pò diversa la potevano sperimentare

  • botti 14 anni fa Rispondi

    Furbo. Davvero furbo fare della critica sul nome di un album.
    La questione può essere vista solo in due termini: o gli Amèlie hanno intuito che darsi un nome estratto dal titolo di un film è l'arma vincente per vedersi spalancare le porte del successo - e se funziona consiglio a tutti i gruppi emergenti di farlo - o probabilmente la furbizia ha poco a che fare con questa scelta, per cui il commento è decisamente fine a se stesso.
    Furbo anche criticare la scelta di una cover, che tra l'altro sembra essere l'unico pezzo ascoltato da chi ha recensito l'album, vista l'insistenza con cui vi si fa riferimento.
    È ovvio, misurarsi con l'originale di un pezzo (e le successive interpretazioni) è sempre una scommessa; cosa che porta a definirla come una scelta coraggiosa piuttosto che furba, che ha poco a che fare con un piano calcolatore. (Aggiungerei che vorrei conoscerli, i 12enni che ascoltano i Marlene).
    Detto questo, ognuno esprime la propria opinione sulla qualità di un lavoro, ma imputare ad un album un vizio di forma perchè contiene troppi brani è decisamente criticabile: basta ascoltarlo il disco per capire che è difficile scovare dei brani semplicemente "riempitivi" e con essi la stereotipia nel genere e nei testi, dove la banalità lascia il posto alla ricercatezza e di commerciale rimane veramente poco.
    Per quanto riguarda lo smarrimento niente da eccepire; se si parla di quello provato nel leggere la recensione di cui sopra.