C'è qualcosa che da un po' di tempo a questa parte manca nel panorama della musica "giovane" italiana: il rock mainstream. Quello capace di mettere d'accordo pubblico e critica. Abbastanza alternativo da piacere a chi ha fatto della spocchia una filosofia di vita e abbastanza pop da essere apprezzato dal grande pubblico. E più di tutto c'è un'abilità che è fondamentale possedere per passare il confine della nicchia e diventare l'artista "che mette d'accordo": è l'abilità di scrivere la Ballata. Con la B maiuscola. Bene, a quanto pare un gruppo che potrebbe colmare questo vuoto a forma di band da stadio esiste, e si chiama One Way Ticket. "Quello che resta" è la Ballata che Ligabue vorrebbe essere ancora in grado di scrivere, e nella stessa direzione vanno "Spigoli", "Fase di decollo", "Non ti ho mai chiesto": belle, robuste, a un passo dal tamarrismo, con una vena di ribellismo romantico. La voce stentorea di Maurizio Maremonti, poi, deve essere stata creata dal Signore delle Ballate. Ma comunque calza bene anche ai pezzi con ambizioni più artistiche, come "Secondo atto" o "Accade tutto mentre dormi", e a quelli riff-assolo-capelli al vento ("Supermarket", "Sondaggio d'opinione"). Se avete implorato di poter ascoltare un po' di rock di quello che si faceva una volta – nemmeno tantissimo tempo fa, tipo prima che Francesco Renga si mettesse in testa di essere Pavarotti – questo è il vostro disco.
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