Edible Woman
Everywhere at once 2010 - Psichedelia

Everywhere at once

L'incedere indolente di un pomeriggio finalmente caldo di una primavera ancora restia ad avviarsi. Il traffico del post ora di punta che sembra gongolare ancora in preda alla digestione di un pranzo veloce infrasettimanale. Poi, come in una scena di "Un giorno di ordinaria follia", tutto prende un impeto diverso, aggressività di spintoni inaspettati, voglia di spaccare un muro di gomma sclerotizzato da quel sole aspettato troppo tempo. S'infrange tutto, e vengono fuori gli Edible Woman. Come meglio non potevamo ricordarceli. Sei mani che si moltiplicano per dieci, a dar forma ai brani del nuovo lavoro "Everywhere at once", uscito poche settimane fa per Sleeping Star.

Contratture facciali attente alle battute di una batteria scrosciante e moderata, isteria muscolare che vuole seguire la scia di una voce lasciata indietro a rincorrere scatti melodici, la finta flemma di una tastiera che altera i dictat del nervosismo e lascia scivolare il tutto quasi in un limbo riflessivo. Fin qui la descrizione delle atmosfere, restituite anche dal vivo dal terzetto di Fano.

Addentrandoci nei riferimenti aulici e altri, con poche remore attribuisco le ispirazioni post-kraut allo splendido album che è "Deceit" dei This Heat ("-"). Bisogna poi inquadrare le divagazioni acide nella maestria primordiale dei Greatful Dead ("A small space odissey"), come pure le ingerenze ammiccanti ("Goran Sarajlic") ad un modello che mi ricorda i Them di Van Morrison (o per essere più comprensibile dovrei parlare a questo riguardo di indie-rock con le contropalle?).

E non è poco. Chè fondere queste idee senza essere manieristi la dice lunga sull'ampia ma autonoma visione di un certo tipo di musica, che con la produzione giusta riesce negli intenti. E il risultato non delude, ascoltare per credere.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.