Jocelyn Pulsar
Il gruppo spalla non fa il souncheck 2010 - Cantautoriale, Pop, Indie

Il gruppo spalla non fa il souncheck

Con la mole di uscite discografiche odierne più o meno sotterranee più o meno ufficiali vale veramente la pena mettersi a recensire un disco uscito già da qualche mese? Forse no. Ma lo faccio lo stesso. Un po' per senso di colpa, il ritardo è dovuto solo ed esclusivamente a me medesimo, e un po' perchè comunque penso che il quinto disco di Francesco Pizzinelli da Forlì e proprietario della sigla Jocelyn Pulsar meriti quel surplus di attenzione che una recensione in più potrebbe eventualmente donargli. D'altra parte cinque dischi in cinque anni al giorno d'oggi non sono bazzecole. I suoi sono tutti pressochè simili. Cambiano le storie e lui è molto bravo a scrivere e cantare storie. Aumenta volendo anche la qualità del suono ed infatti è la prima volta che Francesco si affida alle mani di un produttore uscendo dal suo studio-cameretta. Il produttore in questione è Enrico Berto degli Amari e si sente. Pur mantenendo il suo stile ormai veramente inconfondibile e personale fatto di pigra e bassa fedeltà nostrana, batterie che sembrano midi anche quando midi non sono, il risultato in un qualche modo è più brillantemente pop ed efficace.

E' indie-pop e ci senti dentro tutti i riferimenti del caso, ma è indie-pop come se questo fosse stato inventato in Italia. A Forlì per l'esattezza, tra una piadina con la salsiccia alla Festa Dell'Unità e una partita del Cesena. Come se i padri fondatori del genere fossero Carboni e Samuele Bersani. Un po' ruffiano, un po' sentimentale è l'esatto opposto dell'urgenza punk. Eppure di cose da dire ne ha. Solo che lo fa con calma. Ha anche molte cose da ridire. Ma lo fa sempre con garbo ed ammiccante ironia. Con queste nuove otto canzoni prosegue la missione già intrapresa con "Cosa fischietta l'artista vero" (del 2007) di rappresentare una sorta di autocoscienza popolare della "nuova scena indie italiana" (risate) e anche la scansione di quell'immenso hard disk che si trova in testa, pieno zeppo di immaginario e cultura pop, cult, trash degli ultimi trent'anni fatta di slogan, frasi fatte, proverbi, detti, spot televisivi, quotidianità e provincia. Se vogliamo il nostro bel paese realmente reale. A tutto ciò si aggiunge una nuova vena autobiografica dai toni amari. Storie di un'estate passata da solo a sudare la notte insonne sul divano davanti alle televendite e cercare di combattere l'inerzia delle abitudini che non vogliono cambiare anche quando chi c'era ora non c'è. E poi c'è MTV, il Risorgimento, la Notte Rosa della Riviera Romagnola, una dissertazione sulla tecnologia (walk-man, lettori cd con l'anti-shock, iPod) dove sembra che il progredire dei supporti non sia altro che una malinconica ricompattazione per la riproposizione dei precedenti e molto altro ancora. In definitiva, a mio parere, è un nuovo bignamino di artigianato pop.

Un altro bel disco di Jocelyn Pulsar. Nè meno, nè più. Se gli altri vi piacevano vi piacerà anche questo. Se non li conoscevate sbrigatevi perchè visto l'andazzo e la prolificità del ragazzo tra un paio di mesi potrebbe essere già l'ora dell'uscita del sesto capitolo.

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